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Autore: Marie Claire    26/02/2013    3 recensioni
/crossover Axis Powers Hetalia e Inazuma Eleven/pairing vari/
cosa succederebbe sele Nazioni cominciassero a sparire, portando il mondo nel caos?
e se dietro ci fosse un complotto?
America si vedrà costretto ad accettare la proposta di Giappone di chiedere aiuto ai nostri giocatori di calcio preferiti per combattere il misterioso rapitore, che sembra avere piani più minacciosi di quanto pensino ...
tratto dal primo capitolo:
La bocca s’incurvò in un ghigno soddisfatto, che stonava sui lineamenti delicati del suo viso.
Il primo passo era stato compiuto.
La rinascita di Pangea si avvicinava sempre di più.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Dylan Keith, Edgar Valtinas, Mark Kruger, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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First victim: England
 
-Regno Unito, Yorkshire, villa Valtinas, ore 11.01-
–signor Edgar, è rimasto ad allenarsi più a lungo del solito oggi.
Il ragazzo guardò sorridendo James, il suo maggiordomo.
–ti prego di scusarmi se ho fatto tardi, ma ho perso la ricognizione del tempo.
–nessun problema, my Lord. Ho già ordinato ai domestici di apparecchiare la tavola per il pranzo. Appena si sarà cambiato dirò di servire le portate.
–ti ringrazio, James.
Il maggiordomo fece un ultimo inchino, per poi uscire dalla stanza.
Edgar si tolse la divisa della squadra inglese, si ripulì e indossò una camicia bianca dal taglio elegante abbinata a dei pantaloni scuri.
Raccolse i capelli azzurri indietro in una mezza coda, come suo solito, e finalmente scese nel salone.
Aveva fatto bene a prendersi una vacanza. Da quando era ritornato in Inghilterra dopo il Football Frontier International praticamente si divideva tra college, ricevimenti di gala e doveri da capitano della nazionale, senza mai un momento di pace.
Poi suo padre, Edgar Senior, gli aveva proposto di trasferirsi per un po’ alla residenza estiva di famiglia, Pansy House, per respirare dell’aria diversa da quella della caotica Londra. E lui aveva accettato subito.
Oltretutto, lì allenarsi dava più soddisfazione, in mezzo ai prati verdi e i ruscelli. Persino uno fissato con l’etichetta e il galateo come lui veniva incantato da quel paesaggio.
Il suo stomaco fece un sonoro grugnito, che Edgar nascose abilmente con un colpo di tosse. Quel posto risvegliava anche il suo appetito, pensò davanti alla magnifica zuppa inglese fumante servita dal cuoco.
Prima che potesse assaggiare quella prelibatezza, una scossa fece tremare la magione.
Subito si alzò, allarmato. Cosa stava succedendo?
Seguì un altro scossone, più potente. E ancora.
Cercava di mantenere la calma, ma le vibrazioni erano davvero tante, e la servitù si stava agitando.
–sotto al tavolo! Tutti sotto al tavolo, svelti!-disse, per poi prendere riparo anche lui.
Cominciavano a crollare addirittura dei pezzi d’intonaco, mentre i tremori non accennavano a fermarsi, anzi, crescevano d’intensità.
Avrebbe finito la sua vita sepolto dalle macerie? Come avrebbero fatto ad accorgersi della loro scomparsa? Vivevano lontani dal centro abitato più vicino …
Stranamente, così come erano venute, le scosse cessarono.
Edgar e i camerieri si alzarono titubanti, ma sembrava essere tutto nella norma, se non che ora vistose crepe si allargavano a vista d’occhio nella sala.
Da quando il Regno Unito si verificavano terremoti del genere?
 
 
-Regno Unito, Yorkshire, una villetta nella brughiera, 10.01, stesso giorno-
Era davvero una bella giornata, pensò soddisfatto Arthur Kirkland, alias Inghilterra, stiracchiandosi.
Gli uccellini cinguettavano, il sole splendeva, e un leggero venticello agitava le chiome degli alberi del suo giardino.
E, cosa più importante, non c’erano scocciatori in giro.
Nessun Francia in giro ad importunarlo con proposte indecenti, nessun wanker esagitato a disturbare la sua quiete.
Dopotutto, dopo una settimana di meeting estenuanti e esasperanti, una breve pausa la meritava, no?
–AHIO!
… a quanto pare, no.
Escursionisti, perché si spingevano sempre dove non dovevano, bloody hell?!
Sbuffò seccato e andò a controllare.
Le fatine e i folletti erano già tutti radunati intorno all’intruso, curiosi come al solito.
Avvicinatosi, si rese conto che non si trattava di un escursionista.
Era una ragazzina. Quanti anni poteva avere, quattordici? Aveva i capelli biondi raccolti in due code alte, ed era vestita elegantemente, indossava un vestito lungo color crema e degli stivali alti neri con i tacchi.
Là fissò stranito. Quello non era l’abbigliamento adatto per una scampagnata , ma per un ricevimento, come si poteva girare per i campi conciati in quel modo?!
Infatti l’abito era sporco di terra, mentre gli stivali erano rotti e pieni di fango.
Il suo disappunto svanì quando vide che stava rabbrividendo.
Doveva essersi persa, e il suo dovere, da gentleman e da compita Nazione, era rassicurarla e portarla in un posto sicuro.
–va tutto bene?-disse con un tono inizialmente incerto.
La ragazza alzò gli occhi su di lui.
Per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Aveva gli occhi di un blu assurdo, della stessa tonalità del cielo.
Una tonalità chiarissima, che si poteva osservare soltanto nella brughiera.
La stessa tonalità … di quelli di America.
Arrossì violentemente, guadagnandosi un’ occhiata interrogativa da parte della ragazzina.
Perché gli veniva in mente quell’idiota mangia-hamburger in un momento del genere?!
–sai dirmi da dove vieni?-continuò più dolcemente.
Lei non rispose. Si limitò ad afferrargli il braccio.
Aveva la mano stranamente fredda, notò.
Troppo fredda. Gelida.
Fece appena in tempo a pensarlo, che avvertì un forte giramento di testa e crollò al suolo.
 
Si tirò su da terra, e controllò se l’uomo davanti a lei fosse davvero svenuto.
Dopodiché, senza nessuna esitazione, lo prese e se lo caricò sulle spalle.
Erano bastati un paio di occhioni smarriti per fargli abbassare la guardia. E dire che da una Nazione come lui si sarebbe aspettata per minimo un po’ più di buonsenso!
La casa di Laurasia era finita nelle mani di un rammollito. Ma ci avrebbe pensato lei a mettere le cose a posto.
Entrò nel cottage. Andò in ogni stanza, osservò le fotografie sugli scaffali, alcune nascoste, altre in bella vista, vide i cimeli di guerra, sebbene non fossero loro ad interessarla. Il motivo per cui si trovava là era un altro. setacciò ogni angolo da cima a fondo, prima di trovare ciò a cui mirava.
Un grosso librone nero, con una stella a cinque punte disegnata sopra.
La bocca s’incurvò in un ghigno soddisfatto, che stonava sui lineamenti delicati del suo viso.
Prese il volume in mano, accarezzandolo.
Il primo passo era stato compiuto.
La rinascita di Pangea si avvicinava sempre di più.
 
 
 
  
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