Non avevo sogni e bruciarli non ho potuto
Come ombra passavo nelle vite degli altri.
Ombra, inesistente fanciulla non ancora sbocciata al mondo.
Una fanciulla mai esistita.
Tendi la tua mano verso di me.
Prendimi.
Sono tua.
Di luce vestita
col mio cuore ho deciso di arrivare al fondo
Al fondo da cui sarei potuta risalire con passi scaltri
Di luce mi sono coperta.
Di luce ho bruciato.
Salendo le chine della mia vita.
Ho bruciato la fanciulla mai esistita.
Sono una donna.
Donna.
Ma solo grazie alla tua mano.
[dal quaderno]
Luceombra.
Come sempre, un
altro giorno.
La pesantezza invade il mio cuore. Mi spoglio degli abiti e mi lavo.
È così difficile tentare di vivere... Basta poco, e ti infrangi
sugli scogli di un'esistenza troppo dura.
Mi guardo allo specchio.
Come sempre, sono orribile ai miei occhi.
Basta un piccolo incantesimo...
Un ricordo: Non ti trucchi spesso, vero? -No, decisamente no, sono trascurata!
-Non è vero... Secondo me non ne hai bisogno, sei bella!
Sono davvero bella? Lo sono?
Prendo la crema e la passo sul volto.
Un tocco di fard per colorare il viso pallido.
Rossetto.
Sottolineo i miei occhi con un tocco di kajal; un filo di mascara ed ecco degli
occhi da gatta.
I miei veri occhi.
Raccolgo i capelli in una coda; amo i miei capelli, sono morbidi e lievemente
mossi. Non fanno mai cio' che vorrei, ma cosa importa? D'estate hanno riflessi
del colore del grano; d'inverno sono di un caldo colore indefinibile, a metà
fra il castano e l'ombra d'un cenere...
Sono come me: indefiniti e irrefrenabili.
Sono triste.
Vedo allo specchio una figura un po' troppo magra, ma innegabilmente femminile.
Per anni mi hanno derisa, solo perchè il mio seno è piccolo, perchè
ho le gambe lunghe e magre, perchè sono filiforme.
Metto il reggiseno, le calze velate nere;
prendo una minigonna nera, scivolo in una camicia del colore del vino rosso
come il sangue.
In linea con me stessa, prendo gli anfibi, quasi le uniche scarpe che uso. Sono
alti, fasciano i miei polpacci magri e scattanti fin sotto il ginocchio.
Guardo nello specchio. Sono io.
Se potessi, correrei per sfogare il mio odio verso un'umanità corrotta
e fallita; non potendo correre, svelo la donna che è in me, e che nei
lunghi mesi prima degli esami resta chiusa nel bozzolo. Li odio, li odio e la
mia bellezza servirà ad accecarli e a punirli.
Loro non mi avranno mai, mai!
Le gambe sono sempre magre, anche dopo 3 anni, ma i muscoli che già c'erano
sono sempre piu' forti: una vita passata a camminare ti disegna polpacci e coscie,
rendendoli eleganti e scattanti.
Non sarò mai loro.
Esco.
Gli anfibi scivolano leggeri sulla strada.
Il mio passo è leggero e veloce.
Cosa vede in me la gente?
Ho occhi cupi, un volto altezzoso. Traspare il mio intimo sentire?
È bello vedere gli uomini girarsi verso di te e lanciare occhiate desiderose...
È bello sapere che nessun uomo potrà mai avermi.
Allontanarsi da chi non ti permette, con il suo scherno, di evolverti. E scivoli
piano in te stessa; prima creatura acerba, poi, scoprendoti, diventi una donna.
Io mi sono scoperta dando fondo alla mia riserva d'amore.
Io mi sono scoperta guardandomi nello specchio imperfetto d'un'altra donna.
Due donne.
Così simili e così diverse. Corpi così morbidi, capaci
di unirsi dolcemente o follemente.
Siamo così belle...
Vorrei incontrare qualcuno che conoscevo una vita fa, guardarlo e dirgli che
le ferite non sono ancora rimarginate, ma che lo sguardo cupido che vedo nei
suoi occhi è per loro balsamo.
Gli anfibi scivolano
sull'asfalto che copre i marciapiede.
Lascio che il vento scorra sul mio corpo, lascio che la musica guidi il ritmo
dei miei passi.
Adoro muovermi, e troppo spesso l'inerzia mi bloccca, e l'ansia mi assale tremenda.
Chissà se sarò mai libera dal dolore e dalle ferite infertemi.
Ora brandisco il mio corpo come una spada, affilata come lei; bella e terribile
come lei.
Sono una donna con un uomo dentro. Costruire se stessi è tremendo, ma
rende forti.
Come acciaio forgiato, vibro la mia certezza d'essere donna contro il mondo.
E vivo.