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Autore: IrishBreeze    13/09/2007    0 recensioni
Trascino la mia testa piena di dubbi e di fiducia in essi in soggiorno, mi appoggio al divano, e aspetto.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Doubt, the Trust in it

Sporgo le labbra e ci lascio una cicatrice di lucidalabbra rosato.

La mia pelle è color pasta di zucchero, e il rosa attorno alle mie labbra fa sembrare i denti giallognoli.

Mi lecco la cicatrice rosata con la lingua, e mi trasformo con un bel marroncino bronzo.

Va meglio.

I miei occhi vagano sulla mia figura ansiosa nello specchio. La matita è ben stesa, e le sopracciglia sono lunghi artigli di Dio che si protendono al cielo. E le sbatto. Le sbatto. Le sbatto.

I miei occhi mi guardano di rimando e non capisco se sono io che guardo lo specchio o se è lo specchio che guarda me.

Il mio cappotto è nero e lungo, ed è stretto in vita. E' stretto in vita e nero e lungo, ed è un bel cappotto da donna molto costoso. E' la cosa più costosa che possiedo, e mi cade bene, e sembro una pesca in un sacco della spazzatura, ma mi cade bene, e mi piace.

Mi avvio lentamente verso il salotto, passo dopo passo, un piede di fronte all'altro, seguendo la stessa e perpetua linea immaginaria. Come fanno i gatti. E' così che si cammina. Ancheggio e muovo i piedi, e arrivo al salotto.

Mi siedo placidamente sul divano, e aspetto.

Quello che poi trovo è tutto un dire. Mi trovo sonnolente, e trovo un ragazzo, che è Zach, so che è Zach, mi batte la spalla. Credo che voglia che io mi svegli. Niente di più facile.

Il mascara mi appiccica le palpebre, e sento che devo sembrare davvero molto molto volgare. Zach sta ridendo e capisco benissimo il perché.

“Oh, stai zitto.”

“Non sai nemmeno perché sto ridendo.”
“Lo so. E’ per me.”

Annuisce con le risa negli occhi. Dovrebbe volermi molto bene, questo ragazzo, eppure ride un po’ troppo.

“Sai” dice, “Sai che se hai dei problemi tu…”

Lo interrompo con una mano, e istintivamente mi chiedo come sia possibile interrompere con un mano. Un flusso di suoni, di pensieri, parole che stanno per essere messe al mondo. E io fermo tutto con una mano. Con una torsione del polso potrei lanciare tutto al vento, e allora sì che ci sarebbe da ridere.

“Sono a posto così”

“Non ti ho offerto una birra”

Ridacchio educatamente con una mano sulla bocca. Lui mi guarda, e ride, ride. Ha gli occhi lucidi dalle risa.

“E’ assurdo come-“

“No, perché deve essere assurdo?”

Lo guardo sorridendo. Mi sembra di avere conquistato una strana forma di sicurezza. La mia forma traballante, anche l’idea stessa di me (perché è quello che sono per tutti voi, un’idea) in posizione precaria sul divano, Zach che mi resuscita dal sonno… E’ tutto così vacillante che la sicurezza del pericolo mi infonde una strana malizia.

E Zachh comunque non mi ha risposto. Si limita a sorridermi di rimando, come ha darmi ragione, ma non ride più. Sorride. Un po’… assente.

“C’è qualcosa che non va, Zach?”

“Oh no. Pensavo a te, sai.”

Pensavo a te, sai. Zach parla sempre come un cantautore confidenziale. Uno yankee timido con troppo polvere di America nel naso per non essere spensierato.

“Tu pensi che ci sia qualcosa di sbagliato in me.”

Il cantautore confidenziale si gira con aria contrita. So di aver detto una cazzata, e lui sa che io lo so.

Non gli piace molto questo mio atteggiamento, per questo abbasso gli occhi, ma rido fra me e me.

“Lo sai che non è per questo.”

Già, lo so. Per il cantautore confidenziale tutto è sempre dovuto, perché lui sa, e vorrebbe che anche gli altri sapessero. Non mi stanco mai di deluderlo. Per cui scendo un gradino, e mi avvicino a lui.

“Sì, beh…”

“Quel sì sembrava ammettere che c’è qualcosa di sbagliato in te.”

“No! E poi tu hai detto che non intendevi quello!”

“E allora perché annuivi?”

Guardo Zach. E’ un bel ragazzo, alto, dai perforanti occhi marroni. Nessuno ha mai occhi perforanti e marroni. Forse non sono nemmeno perforanti, giusto marroni.

“Annuivo perché… Per far procedere il discorso”, mento.

Lui mi crede, lo sa che i miei discorsi hanno sempre poco senso, e un sì ha quasi sempre poco senso.

“Insomma, sai perché sono qui. Perché tu sei qui sul divano.”

“Immaginavo. E non è il fatto di stare sul divano, giusto?”

“No no. E’ il come.”

Già, il come. Beh, era ovvia che sapessi perché fosse venuto. Solitamente non è tipo da scomodarsi per nulla. Però…

“Zach, so che mi vuoi bene e tutto quanto, lo so. Ma se sei qui per farmi la predica comincia ora e finiamola qui.”

Mi aspetto un bel “nooo, io sono qui per aiutarti”, ma il suo sguardo forse perforante e dagli occhi marroni mi guarda divertito e dice ok. Giuro, ha parlato dagli occhi.

“Penso che dovrest piantarla ti prenderti in giro. Guarda la realtà in faccia, e realizza chi sei davvero. Queste messinscene non ti serviranno a nulla, credimi.”

“Io non-“

“E tra l’altro, lasciami dire che con le tue azioni stai aumentando in modo esponenziale il casino che già c’è nella tua testa .Il che non è un bene. Dovresti trovare un equilibrio, sai? Metterti il cuore in pace e…”

“Lasciam-“

“..e realizzare che non ti potrai mai nascondere dietro un vestito. Non funziona, non per te. Io ti conosco, te lo dico da amico. Non ce la faresti. Devi sempre sbandierare al mondo ciò che sei, tu. Hai un bisogno fisico, te lo dico io, di digerire questa sicurezza. Non incasinarti.”

Mi pare che abbia finito, il vecchio e stremato cantautore confidenziale. Insomma, è poco vecchio e davvero troppo poco stremato. E dovrebbe esserlo. Mantiene un aria calma e serena, e aspetta che finisca i discorsi cominciati e interrotti da lui stesso.

“Zach. So di non essere una donna.”

Diritto, punto al bersaglio. Che mi guarda vivamente sorpreso e ilare.

“Ma che cazzo stai dicendo, tu sei una donna”

“Ma..! E tutti quei discorsi prima, che cosa volevi….

Quello che poi trovo è tutto un dire. Mi trovo sonnolente, e trovo un ragazzo, che è Gus, so che è Gus, mi batte la spalla. Credo che voglia che io mi svegli. Niente di più facile.

“Dove è finito Zach?”

“Zach? Non saprei… Ti svegli?”

“Sono già sveglio.”

“Ti alzi?”

Guardo Gus dal basso in alto. E’ enorme, anche lui, mi domando se qui solo io sia così minuscolo. A. MinuscolA. Minuscola?

“Senti Gus, Zach mi ha detto una cosa che-“

“Oh, ma la pianti di ascoltare Zach?! Non devi mai ascoltare Zach, lo sai.”

Sembra molto allegro, il vecchio Gus. E’ tutto barba e occhi scoloriti. Siamo un gruppo di amici dagli occhi insipidi.

“Comunque… Che vuoi?”

“Sono qui per portarti fuori di qui, sempre tu voglia.”

Lo voglio Gus, lo voglio. Non so cosa tu intenda con qui, ma ti seguirò dovunque, ti seguirò sempre. Se me lo chiedi con gentilezza. E se ci sarà un asciugamano dove andremo.

“Sempre tu, sei sempre tu che ti infogni in questi posti pericolosi… Poi arrivo io e in qualche modo ti recupero. Se solo Zach aiutasse. Nah. Zach fa lo stronzo e si diverte. Tanto sa che poi passo io. Eh.”

Gus quando parla fa un sacco di versi strani. Modula la voce, la crea, ed escono questi suoni di angelo.

Gus è un uomo divertente, in fondo, anche se si sforza di non esserlo. Ha una pessima opinione di Zach, eppure non può fare a meno di considerarlo il suo migliore amico.

“Comunque Gus…. Era iniziata che mi truccavo. Ero bellissimo, bellissimo davvero. Poi mi siedo sul divano ed è tutto finito. Perché?”
“Ti sei accartocciato come un sacco di panna, caro mio. Eh. Sei bello sì, ma non pretendere che duri.”

“Che razza di risposta è?!”

Gus sorride. Il ritorno del cantautore confidenziale!

“Scherzavo. Per la durevolezza della tua bellezza. Ma il resto è verità”

“Beh, così mi può andare bene”

Stiamo camminando da un bel po’, ed è un bel po’ che non mi guardo i piedi. Questo perché mi fido di Gus, e so che mi porterò fuori di qui, qualunque posto sia il qui. Forse mi porterà semplicemente fuori, e punto.

“Sai Gus… Comincio a pensare che tu e Zach non siate persone. Siete metafore

“E cosa te lo fa pensare?”
“La vostra assoluta mancanza di moralità. Zach mi fa discorsi astrusi e mi lascia quando, alle strette, deve darmi una risposta chiara. Quindi appari tu, e mi porti fuori. Non ti sembra perlomeno strano?”
“Non ci vedo nessuna differenza dalla realtà delle cose.”

Qui incespico, e ammutolisco. Stavo quasi per fermarmi, quando mi accorgo dello sbaglio.

“La tua o la mia realtà delle cose?”

“Oh, siamo arrivati.”

“Siamo al mio divano.”
“E’ qui che dovevi stare, no?”

“Sì ma…”

“Ci vediamo dopo.”

Sporgo le labbra e ci lascio una cicatrice di lucidalabbra rosato.

La mia pelle è color pasta di zucchero, e il rosa attorno alle mie labbra fa sembrare i denti giallognoli.

Mi lecco la cicatrice rosata con la lingua, e mi trasformo con un bel marroncino bronzo.

Va meglio.

Sento di essere disgraziatamente bello così, e non procedo nel make up. La mia non è vanità. E’ un partire in vantaggio dall’illusione.

Passo davanti allo specchio a muro, e faccio qualche giravolta. Sono in mutande, ed il mio cappotto nero mi guarda curioso dall’attaccapanni vicino allo specchio, ma gli faccio la linguaccia e lo lascio là.

Sento che fra un po’ verranno Zach e Gus. Sento che succederà qualcosa, e sento che gli vorrò bene.

Trascino la mia testa piena di dubbi e di fiducia in essi in soggiorno, mi appoggio al divano, e aspetto.

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Ecco la seconda FanFiction con Innominato (XD) Zach e Gus. Mi sono affezionata a loro ç_ç
Sinceramente non mi esalta molto, apparte alcune cosette che credo di riprendere in futuro!
  
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