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Autore: Chibi_saru    13/09/2007    1 recensioni
Raccolta di 100 fic (si, proprio 100) sulla coppia SanzoxGoku attraverso 100 prompt predefiniti. [Storia HomoxHomo][Dal 6° captolo in poi capitoli Inediti]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Rapporto Geometrico

Goku restava lì, appollaiato sulla cima di quel grande albero guardando sotto di lui alla ricerca di qualcosa che non sapeva nemmeno lui.
Vedeva Gojio e Hakkai che combattevano strenuamente contro Zenon e Shien, sentiva il sudore che si sperdeva per la valle e il sangue che impregnava il terreno.
Sentiva che quello che stava facendo era sbagliato, sapeva che rimanere lì, come spettatore e non come attore, era qualcosa di così totalmente ingiusto e contro natura da riuscire a farlo vergognare in una maniera che non avrebbe mai creduto possibile.
Lo sapeva.
Eppure rimaneva lì, spaventato e in fondo stanco di essere ferito ogni singola volta, con le lacrime agli occhi e le mani piantate sulla corteccia ruvida quasi a sorreggere quella sua decisione. Doveva trattenersi dallo scendere ad aiutare quei compagni così disordinati e casinisti ma, forse, non era nemmeno quello.
Doveva farsi violenza da solo per non tornare indietro, reclamare quel calore che, in un certo senso, poteva definire suo e lasciare perdere la sua dignità e il suo orgoglio. Lasciare perdere ogni cosa che non fossero state delle ametiste violacee.
Sapeva di essere ripetitivo, sapeva di essere così penoso da poter essere paragonato ad un verme, eppure i suoi pensieri, i suoi spasmi, anche la sua vita, perché no, tendevano sempre verso quel qualcos’altro che aveva chiamato nella prigione.
Non faceva differenza quanto venisse calpestato, quanto ogni suo tentativo di "qualcosa" venisse ignorato con una naturalezza disarmante, era comunque prigioniero di quel qualcosa che Sanzo non voleva fare nascere.
Tentare di scappare - dato che era ormai evidente la totale riluttanza del biondo a qualsiasi relazione con lui - era l’unica soluzione che gli rimaneva, codarda e riprovevole ma comunque l’ultima.
Strinse più forte il tozzo e ruvido ramo conficcandoci le unghie fino a sanguinare e mordendosi il labbro fino a farlo diventare livido. Sanzo non era nemmeno lì, non era nemmeno venuto a vedere se, chi lo sa, il suo stupido animaletto – o forse la sua stupida palla al piede – avesse bisogno del guinzaglio per tornare a casa.
Era semplicemente chiuso nella sua vita fatta di ricordi troppo impalpabili perché Goku potesse leggervici dentro; semplicemente troppo intento a chiudersi nella sua sofferenza da accogliere la sua mano tremante.
Ormai non seguiva più la battaglia che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi, non aveva nemmeno notato la comparsa di Homura, lì, davanti a quella che aveva imparato a considerare , e ormai amava farlo, la sua famiglia. 
Gojio con il viso contratto dallo stupore e dalla preoccupazione e Hakkai livido per la stanchezza. Cosa avrebbero detto se avessero saputo che lui, vile codardo, era semplicemente a pochi passi da loro a guardare la loro disfatta?
Sorrise amaramente abbassando la testa e cominciando a piangere lacrime silenziose ed invisibili.
Non sarebbe mai potuto tornare da loro a testa alta e nemmeno strisciando come un cane, era andato troppo in là, così in là che Sanzo non era venuto sentendo i suoi richiami d’aiuto.
Ora era ancora più sporco di quell’eretico chiuso nella grotta.
Si odiava, si odiava in maniera così totalizzante e disperatamente agonizzante da non voler altro che la morte o una vita da peccatore.
Non meritava altro, né comprensione né amore. Sanzo aveva assolutamente ragione a respingerlo con così tanto ardore e disprezzo. 
Cosa era lui se non un eretico orrore?
Era sporco e, diamine, sporco doveva restare. Doveva vivere nel lordume e sguazzarvici come il più sudicio dei porci. Doveva abbandonare quella luce che rischiarava la sua vita, semplicemente non la meritava.
Avrebbe seguito Homura e vissuto dietro di lui come il mostro che era; quel Dio che sapeva il suo passato e quello di cui era capace, quel Dio che, con un destino simile al suo, sentiva vicino a lui.
Due eretici sporchi di colpe commesse, era giusto che stessero assieme. No?
Era così forte delle sue decisioni che non riuscì nemmeno a respirare quando, all’orizzonte, vide una figura snella e slanciata avvicinarsi. Era così dannatamente sicuro che non poteva fare altro che boccheggiare e sentirsi male.
Era così dannatamente poco sicuro, che le lacrime non furono alto che la pulizia che gli bastava per tornare da lui.
Sporco di tutte le sue colpe non esitò a scendere da quel nascondiglio improvvisato e lasciare che tutte le sue paure scivolassero fuori da lui per ricreare quelle catene che lo legavano al biondo.
Le parole volavano via e l’unica cosa che non poteva fermare era la felicità e il calore che, quella mano sulla sua testa, gli procuravano. Non sapeva che cosa fosse quella sensazione strana, era come una droga o meglio, come una malattia.
E lui si sentiva infetto fino al midollo.

*

 

"So… so di essere solo… solo una palla al piede… solo… per te ma… io mi… preoccupo per te e…"
"Che diamine hai detto a questo moccioso Homura?"
"Assolutamente nulla…"

*

Goku pregava e si avvicinava sempre di più a quella luce, pregava e si contorceva nel tentativo di esser purificato in più parti possibili. Anche se non ne era degno… e lo sapeva perfettamente.

*

"Io sono di cattivo umore per la pioggia Scimmia… tu non c’entri. E poi… io non volevo uno schiavo"

*

Non era di molte parole Sanzo, eppure diceva sempre quelle che servivano. Semplicemente quelle giuste per lui.
Sanzo se ne era andato da un po’ e Hakkai e Gojio erano rimasti un po’ a guardare le sue iridi dorate perdersi all’orizzonte prima di volare via, come due spiriti della notte, senza disturbare le sue riflessioni.
Ora erano semplicemente lui e quel Dio che era tanto simile a lui. Lui, quel Dio e tutte le sue convinzioni in frantumi.
"Io… non so semplicemente cosa fare"
Homura si era mosso piano, come un felino che si avvicina alla sua preda, Goku la sentiva, la sua presenza incombente, non osava avvicinarsi e toccare la sua pelle ambrata ma il suo respiro era così caldo sul suo collo.
"Lo capisco… tu hai ancora bisogno della sua luce, vero?"
L’Itan abbassò la testa colpevole e colpito, vittima e carnefice.
Lui aveva ancora così disperatamente bisogno di Sanzo da essere quasi soffocante quello che provava per il biondo, amore e nient’altro.
Ci aveva messo un po’ a capirlo.
"Lo amo…"
Il respiro sul suo collo era diventato freddo ma non meno piacevole. Eppure non avrebbe voluto il collo del Dio sulla sua pelle.
"E lui, ti ama?"
"Credo… credo di si"
Le mani grandi ed incatenate dell’altro andarono a prendere la sua per portarsela poi, elegantemente, alla bocca.
"Ma, anche io ti amo, come facciamo?"
Goku spalancò quegli occhi dorati di bambino e lo guardò spaesato, mai avrebbe… sperato… che qualcuno gli dicesse di amarlo così, senza alcuna garanzia, per il solo gusto di dirglielo.
Sentì la sua sensibile carne della mano venire torturata dai denti del moro e la lingua dello stesso lambire poi il piccolo succhiotto che si era venuto a formare.
"Oh, non importa, io so aspettare… che divertente, ora siamo l’eterno triangolo"

*

La mattina dopo arrivò quasi troppo in fretta per il demone che, pensieroso, sedeva sul sedile dietro di Hakuryu. 
Non aveva avuto ripensamenti, era Sanzo quello che amava, non Homura ma aveva mentito al Semi-Dio. 
Sanzo non lo amava.
E questo lo avrebbe portato a cedere, di nuovo, sotto il peso del suo sentimento… e questo lo preoccupava più di ogni altra cosa.
"Cosa ci fai qui scimmia?"
Goku si voltò verso il biondo che, ora, lo guardava in maniera strana e, Goku, registrò, quasi felice.
Sorrise imbarazzato e ancora succube di tutte quelle preoccupazioni.
"Io, vorrei… ecco…"
"Oh, bene, hai pure perso la parola ora…"
"Sei cattivo, Sanzo!"
"Tsk"
Il biondo si sedette nel suo solito posto lasciando a Goku la visuale dei suoi capelli al vento. Il demone non sorrideva più… non faceva più niente, nemmeno respirare.
Era, schiacciante, quello che provava. Troppo opprimente. Decisamente troppo.
Portò in avanti la testa fino a poggiarla delicatamente nello schienale davanti. Era scoppiato a piangere e non sapeva nemmeno quando era successo.
Diamine se lo amava.
"Sanzo… lo sai vero?… che ti voglio bene…"
"Che diamine ti sei fumato, scimmia?"
Un sorriso amaro comparve tra le labbra della scimmia
"A me più che un triangolo mi sembra una bella linea retta."


Fine


Note: Ultimo capitolo di quelli già postati <3 Da ora in poi saranno tutti Inediti ^O^

  
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