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Autore: Sorrow    13/09/2007    3 recensioni
Perchè prima o poi, anche le gocce di pioggia toccano terra.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Riku, Roxas, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~
2. Hikari

"Donna toki datte
No matter the time
Non importa in quale tempo,

zutto futari de.
we'll always together.
saremo sempre insieme.

Donna toki datte,
No matter the time,
Non importa in quale tempo,

soba ni iru kara.
I'll be by you're side.
ti starò sempre accanto.

Kimi to iu hikari ga watashi wo mizukeru,
The light called "you" finds me,
La luce che sei tu mi trova,

maionaka ni.
in the middle of the night.
nel mezzo della notte."

Hikaru Utada, Hikari.

 

 

Nero. O forse indescrivibile. Come puoi chiamare tutto ciò che non è illuminato dalla luce, tutto quello che non puoi vedere?
Quello che si cela dietro le tue palpebre, è forse il buio? Il buio non è nero? O... quale altro colore? Il buio non ha un colore.
E' solo quello che resta di ciò che non è illuminato. Il buio è un'alternativa. Il buio è debole.
Mi alzai, non vedendo nulla tastai tutto ciò che mi stava intorno, cercando un appoggio, cercando la finestra, non riuscivo a stare nell'oscurità, mi terrorizzava, mi rendeva inquieto, instabile.
E poi... mi ricordava te.

Come tu lo adoravi, invece.

Riuscii a sentire il balconcino della finestra e aprii le porte, tirando su le persiane, facendo entrare la fioca luce della luna piena nella stanza, sentendo il freddo pungente invadere la camera, accorgendomi che fuori pioveva a dirotto.
Misi un braccio fuori, la mano completamente bagnata in pochi secondi.
Mi asciugai la mano nel mio pigiama, chiudendo la finestra per non congelarmi.
Chissà dove eri, se stavi bene o se stavi male... chissà se stavi piangendo e avevi bisogno di me... mi chiedevo sempre da piccolo se avevi mai pianto. Se ti fossi mai sentito solo... mi è sempre sembrato che tu fossi intoccabile da tutto, che fossi stato sempre forte anche se soffrivi, forse perchè non volevi turbarci, e farci stare in pensiero per te.
E invece... dentro di te si stagliava la più grande delle inquietudini, sentivi il dolore invaderti, e comprendevi che non era quello che veramente volevi... che forse non sapevi veramente cosa volevi. Forse dovevi andare via da tutti e tutto, lasciare ciò che avevi ora e cercare diperatamente qualcosa di nuovo, per capire se questo qualcosa era "quel" qualcosa che volevi.
E sei scappato, te ne sei andato.
Sei fuggito egoisticamente, lasciando soli chi ti voleva bene... coloro che non hai mai permesso di aiutarti, che non volevi rendere parte ai tuoi problemi.
Avevi paura di sembrare debole? Avevi paura di un giudizio? Dannazione! Che idiota!
Solo un orgoglioso come te poteva fare una cosa simile, solo un pauroso e codardo come te poteva aver paura dei suoi amici.
Noi eravamo tutto ciò che avevi e adesso sei solo davvero, perchè anche se troverai qualcosa o qualcuno eravamo noi la tua vera casa, ne sono sicuro!
Sembravi così maturo e intelligente... ma la verità è che sei terrorizzato da tutto ciò che può giudicarti, hai paura di tutto e tutti.
Ma se continuerai a chiuderti in te stesso e rimanere solo... visto che è solo colpa tua, sei tu che ti escludi, che non fai avvicinare nessuno... continuerai per sempre ad avere paura di tutti e non uscirai mai da questa trappola, perchè hai bisogno di qualcuno al tuo fianco che ti sostenga e ti faccia capire che non devi aver paura, devi solo esser forte e coraggioso.

Forte e coraggioso. Come me. Proprio come me...
Mi odio.
Tutto gira intorno alla mia vita, al Keyblade Master.
A me, che sono inutile, una persona contro tutto il mondo, un eroe.

Costretto ad esserlo.
Vidi una luce fuori, una luce nel buio delle ombre scure della notte...
Che cos'era? Ah, come se mi importasse.
Tutto quello che volevo fare era trovarlo e ammazzarlo, dargli così forte il Keyblade adosso fino a fargli sentire il dolore che ho provato io quando l'ho visto aiutarmi a chiudere quella porta.
Sapeva benissimo che soffrivo, che tutti soffrivamo, e che avremmo continuato a stare male per te, mentre te la ridevi fiero della tua impresa, ti stavi chiudendo dentro Kingdom Hearts. Che coraggio. Che cazzata.
Lo so io ben come sei fatto. Che sei solo un codardo. Solo un codardo.
E adesso mi hai lasciato tutto il peso adosso della tua cazzata, devo persino venirti a cercare. Ti sei sacrificato per il bene di tutti, hai sempre adorato fare l'eroe ed essere al centro dell'attenzione, e per questa volta mi hai lasciato essere tutto quello che desideravi. Perchè sapevi che avevo cominciato ad odiare questa posizione scomoda, tutto questo lavoro, essere colui che deve salvare tutti.
E' così stancante dover fare tutto.
Mi piacerebbe troppo stare a guardare come fai tu, ma non mi hai lasciato fare neanche questo.
Ti odio.

...
Mi alzai di colpo, la luce fuori si era fatta fortissima. Corsi alla finestra, saltando fuori, il Keyblade alla mano.
-Chi è là?- Urlai, mentre mi inzuppavo correndo tra e pozzanghere e la pioggia. Non ero stato molto cosciente.
Nessun rumore sospetto, forse un leggero rumore aureo provenire da quell'angolo stranamente illuminato, o forse era una mia impressione, la luce non fa rumore giusto?
Mi avvicinai pianissimo, i vestiti completamente bagnati, il Keyblade stranamente freddo.
-Fermati! Non avvicinarti, è molto pericoloso!-
Riconobbi la voce. Era la sua. Era fredda e decisa, come nessun'altro ragazzo della sua età poteva avere, ma aveva un tono di dolcezza nonostante tutto, non suonava come un rimprovero, ma solo come un'avvertenza.
-Ri...ku?- Sussurrai così piano e lentamente, che lo scroscio della pioggia coprì la mia voce.
Ne ero certo, era lui, ma avevo paura ad ammetterlo... o forse non ero veramente così sicuro?
-E' meglio che tu torni nella tua stanza a riposare, Custode della Chiave.- Il modo in cui disse l'ultime tre parole era stato freddissimo, e si era girato, mi aveva dato la schiena. Quell' ombra iniziò a camminare lento nella direzione opposta alla mia.
-Riku? Sei tu...?- Domandai a voce alta, facendo un passo avanti, seguendolo.
Lui si fermò, incrociando le braccia.
La pioggia si era intensificata, la luce dietro di me era fortissima, potevo sentire l'aria intorno più calda.
Sembrava indeciso sul rispondere, oppure su quello da dire. Mi avvicinai piano, cercando di vedere il suo viso. Ero a qualche centimetro da lui, aveva la testa china, come se stesse... piangendo. Mi venne naturale pensare che lo stava facendo...
Non riuscii a capire se veramente lo stesse facendo, ma mi sembrò di sentire che singhiozzasse.
Tutto questo non era un comportamento da Riku.
Era come se mi permettesse di avvicinarmi, anche se in realtà non potesse... ero quasi davanti a lui.
-Se sei tu... rispondi ti prego...- Mormorai ancora, indeciso, cercando piano di alzargli il cappuccio del sopprabito nero come la notte. Vidi una piccola parte del viso... era così alto quel ragazzo... possibile che Riku fosse cresciuto così tanto?
Con un gesto velocissimo mi prese la mano, e la bloccò tra le sue dita, facendomi un male cane.
-Non so di cosa tu stia parlando.- Rispose deciso, scagliandomi in avanti, facendomi cadere a terra, completamente in acqua. Stavo congelando.
Tutto intorno si fece ancora più freddo, la luce sparì di colpo e un strano cerchio dalla luce scura, quasi viola vorticava velocemente davanti al ragazzo che credevo fosse Riku. Mi parve che da quando avevo cercato di scoprire se era veramente il mio migliore amico scoprendogli il volto, lui si fosse fatto diffidente e nervoso, come l'aria fredda e pungente che mi stava torturando.
Mi rimisi in piedi guardandolo entrare dentro quel grande vortice.
Pensai che la situazione era strana. Non ero certo che fosse davvero lui, ma qualcosa dentro di me mi diceva che era lui...
E mentre il ragazzo era quasi sparito in quel buco nero, mi venne la brillante idea di saltarci dentro e seguirlo.
-Ehi! Aspetta!- Urlai, muovendomi a stento visto che il gelo mi aveva paralizzato.
Lui si girò, guardandomi mentre scompariva tra quelle spire violacee... -SORA!-
Mi girai di colpo verso la porta della casa, vidi Aerith e Paperino sulla porta con un ombrello.
Ca... volo. Proprio adesso, dovevano arrivare?
Rivolsi lo sguardo ancora una volta verso il vortice nero... ma era scomparso.
-Che cosa ci fai qui fuori?- Mi chiese Aerith, stringendomi in una coperta che si bagnò all'istante, ero davvero zuppo.
Sentii le mie gambe cedere e cadetti a terra, accorgendomi che il mio Keyblade era sparito da un pezzo senza che io lo volessi, pensando a come mi ero fatto scappare Riku, senza combattere.
Tutto scorreva tra le mia dita, e scappava libero, io non valevo nulla, ero solo il grande strumento di tutti per ottenere la vittoria. E scoprii poi che era vero.
L'uniche persone che dovevo trovare e raggiungere erano i miei amici, che non volevano nulla da me, che non si aspettavano che li salvassi o che li donassi qualcosa, ma erano miei amici perchè mi volevano bene.
Forse dovevo cominciare ad essere egoista come Riku? Abbandonare tutto e tutti?
Non l'avrei fatto.
Avevo un conto in sospeso con tutto, e lo avrei risolto senza scappare, come un vero eroe, visto che il destino aveva deciso così.

Ti avevo visto. E non ti avevo picchiato. Forse perchè non ero veramente sicuro che fossi tu, o forse perchè stavi piangendo.
Non riuscivo ancora a crederci.

Chissà perchè lo stavi facendo...
A chi stavi pensando.
Forse a Kairi. Lei ti è sempre piaciuta.

Avevo da poco iniziato a ripensarti, quando Aerith mi chiese per l'ennesima volta se volevo dell'altro thè.
-NO GRAZIE.- Le risposi cercando di farle notare la mia scocciatura.
Erano tutti preoccupati per me. Non avevo detto una parola di quello che era successo.
Leon entrò nella stanza, guardandomi dall'altra sponda del letto.
-Che ti è saltato in mente ieri sera?- Mi chiese facendomi sembrare un deficente. Forse lo ero stato.
-Ho...- Iniziai, interrotto. -Pioveva a dirotto, faceva un freddo cane e hai pensato di scappare dalla finestra? Bisogna proprio avere una mente fantastica.-
-Ho visto...- Riprovai a parlare mentre l'altro continuava il suo rimprovero.
-E poi perchè scappare? Che diavolo hai per la testa? Sei pensieroso, serio, non sei più il ragazzino vivace di una volta, c'è qualcosa che non va? Devi dirlo ai tuoi compagni e risolvere.-
-Leon...- Disse Aerith, non ascoltata.
-Non è che vuoi attuare qualche strano piano...-
-LEON! Ascoltalo!- Impartì Aerith, seria.
Per fortuna aveva detto qualcosa.
-Ho visto Riku.-
-Riku?!- Esclamarono tutti e due, sporgendosi verso di me.
-Si. E aveva quel soprabito nero, quello dell'organizzazione tredici.-
All'idea che Riku facesse parte di quell'organizzazione di pazzoidi, e che fosse ancora una volta un mio nemico, lo stomaco mi si contorse.
Non dicevano nulla, avevano tutti e due gli sguardi bassi, pensierosi...
-Credete che... faccia parte di quella banda?- Domandai, incerto.
Alzarono la testa, evidentemente stavano anche loro pensando a questo.
-E' impossibile, Riku non è un Nobody, è vivo.- Rispose Leon, la mano come al solito posizionata sulla fronte.
-Riku può fare tutto quello che vuole con l'oscurità e gli Heartless.- Ribattei ancora io, iniziando a considerare che veramente lui potesse essere diventato uno di quei esseri.
-Gli Heartless sono diversi dai Nobody. Riku ha il controllo totale sull'oscurità, ma non sui nessuno, di cui non conosciamo la reale natura. Sono semplicemente gusci vuoti.-
-E se fosse diventato lui stesso... un Nobody?- Questa ipotesi mi fece rabbrividire.
-Allora significherebbe che il nessuno che hai visto non è Riku, ma solo un suo riflesso senza sentimenti e dalla propria autonomia. Come un'altra persona dalle stesse sembianze però senza capacità di amare o odiare. E significherebbe pure...-
Leon si fermò, indeciso su come dirmelo. Tanto lo sapevo benissimo.
-...che Riku è morto.- Conclusi io, il cuore mi batteva fortissimo all'idea di una morte inaspettata del mio migliore amico, sembrava che volesse scoppiare.
-Non è morto. Non credo proprio. Dovresti saperlo, siate amici da sempre, è una persona forte.-
Il pensiero continuava a fluirmi veloce in mente, diversi Riku distesi a terra apparivano nella mia mente, mentre io piangevo solo e triste...
-Sora...- Iniziò Aerith, con un sorriso stentato sulla bocca. -Sei sicuro che sia proprio lui... lo hai visto in volto?-
Aveva toccato un tasto dolente. Mi sarebbe tanto piaciuto non rispondere...
-No. Ma... l'ho sentito che era lui.-
L'espressione di Aerith si fece comprensiva, anche se sicuramente non poteva capire come stavo male.
-Magari è stata solo un'impressione, non sei sicuro che sia veramente lui, è meglio che non te ne preoocupitanto, forse è stato solo un'inganno dei Heartless...-
Un inganno. Solo lui ha quella voce. Solo lui ha quel respiro...
Quel respiro... potevo sentirlo ancora, forte e calmo sulla mia fronte, quando dormivamo sulla terra umida del rifugio segreto, oppure veloce e affannato quando gareggiavamo l'uno contro l'altro, per vedere chi dei due era più forte...
Tempi diversi, che spesso facevo rivivere nella mia testa, per rassicurarmi, per farmi sentire come un tempo...

A casa.

 

~

Blu, come il mare tranquillo che onda dopo onda avanza nel tempo. Kairi. Marrone, come il terreno che ci accompagna passo dopo passo nella vita. Riku. Azzurro, come il cielo che ci tranquillizza con la sua infinita bellezza. Sora.

Sora? Sono io. Io sono Sora.
Noi eravamo tutto e tutto siamo, noi eravamo il mare, la terra e il cielo, abbandonando quel luogo, lo abbiamo fatto declinare, noi eravamo le isole del destino. Ora siamo tre elementi persi, e dell'isola in noi resta solo un ricordo.
Soltanto riunendoci la ritroveremo. Saremo completi. Perchè il mare ha bisogno del cielo e della terra, la terra di mare e cielo e il cielo del mare e della terra.
Mi ricordo ancora benissimo quel giorno. Mi feci prendere uno spavento.
Dormivamo tutti e tre sotto quella grande palma nella baia. Quel giorno faceva un caldo pazzesco e avevamo lavorato un sacco.
Kairi decise di andare a casa sua a rinfrescarsi e aspettare noi due, che dovevamo andare a casa mia, per prendere un suo quaderno con i compiti delle vacanze, che mi aveva imprestato.
Eravamo seduti nella mia cucina, io e Riku, quel ricordo è vivido nella mia mente, come se fosse un pezzo importante della mia vita. E questo mi spaventava.
Stavo sul davanzale del ripiano della cucina, mentre tu eri seduto su una sedia di fronte al tavolo.
-Non ho fatto neanche un compito. Kairi li ha fatti tutti, ne ho copiati una decina circa.- Gli dissi, mentre muovevo le gambe formando dei piccoli cerchi a mezz'aria.
Riku mi guardò impassibile con la testa apppoggiata alla mano. Sembrava proprio interessatissimo. - Si, bravo.- Il suo sguardo si rivolse infine verso il panorama al di fuori della finestra.
-Lo sai... oggi mi ha detto che staremo sempre insieme e non ci separeremo mai.- Lo dissi probabilmente perchè volevo attirare la sua attenzione, avevo un sorriso da ebete sulla faccia, sicuramente sembravo uno stupido.
-Che novità! Sarà la millesima volta che te lo dice. E che cosa dedurresti da questa nuova confessione?- Mi rispose sarcastico, sempre con quel tono che dava l'impressione di essere interessato quanto io sono interessato a una lezione di matematica.
-Che mi ama.- Feci, con il sorriso ancora più largo e scemo. Avevo dovuto aver una faccia davvero spaventosa, perchè Riku mi guardò stralunato. O forse era stata l'affermazione?
Continuò a guardarmi, l'espressione che si faceva sempre più stanca e impassibile.-Si ti ama, Sora.- Gli occhi si rivolsero al pavimento.
Non capii la sottigliezza del suo umorismo, ma continuai a sparare cavolate. -La prossima volta voglio baciarla.-
Alzò la testa e mi osservò con attenzione, prima di scoppiare a ridere in una risata divertita.
Cercai di mantenere la calma e rimanere serio. -Che c'è?! E' vero, voglio farlo.-
Di colpo la sua espressione si fece pensierosa. -Ah beh, se vuoi farlo davvero.- Concluse, risostenendosi la testa con la mano.
Rimasi in silenzio per qualche secondo, pensando alle implicazioni del gesto.
-Però, io non ho mai baciato nessuno.- Dissi, guardandomi le scarpe.
-No Sora, la mamma ricordi?- Rise lui, facendo la battuta.
-Cavolo dai!- Sembravo davvero teso... -La mamma è la mamma. Ma io non sono capace di dare un bacio vero.-
-Neanche Kairi penso.- Fece Riku, osservando i pesci nella vasca che nuotavano tranquilli.
-Non ha baciato mai nessuno?!- Chiesi sorpreso, guardandolo.
Mi lanciò un occhiata ovvia. -Chi vuoi che baci se non te?-
-Te, per esempio?- Replicai, guardandolo leggermente scocciato.
-Non ho mai baciato Kairi, e non credo che lo farò prima di te.- Rispose, facendomi un gesto più che ovvio di sfottò.
La tensione era nell'aria, ci guardavamo tutti e due con uno sguardo di sfida.
-Allora vuoi baciare Kairi.- Continuai, imbronciato.
Sospirò rumorosamente, forse arrabbiato. -Non voglio baciare Kairi, non ne ho bisogno.-
-Perchè?- Avevo più di qualche dubbio. Per fortuna che un anno fa ero più ingenuo di un bambino narcotizzato pensantemente.
-Ma che cazzo mi frega.- Esordì, lasciandomi completamente spiazzato.

Si protrasse il silenzio per qualche minuto penso, finchè non parlai ancora.
-Tu hai mai baciato una ragazza?-
I suoi occhi erano spalancati verso di me, al limite della sopportazione. -Ma cosa ti interessa?- Questionò trattenendo volgarità varie.
-Era... per sapere...- Dissi con la voce spezzata mentre osservavo quello che faceva.
Si era alzato dalla sedia e ora era davanti a me, mi guardava dritto negli occhi, era così alto da raggiungermi anche se ero seduto su quel ripiano elevato.
-E anche se fosse?- Mi domandò. Il suo sguardo era strano, uno di quei sguardi alla Riku, incomprensibili.
Lo osservai anche io, spaventato. -Chi hai baciato?-
Sperai non Kairi.
-Non è importante chi.- Finì, prendendomi il viso con una mano, osservandolo.
-Che fai?- Chiesi, ancora più spaventato, mentre mi passava l'indice leggermente sulle labbra. Un atteggiamento che nella mentalità di oggi avrei definito piuttosto equivoco.
-Niente. Che sto facendo?- Domandò a sua volta sorridendo.
Mi mandava in furia quel suo modo idiota di comportarsi, ma in quel momento ero sull'orlo di un attacco di cuore.
-Umh... boh.- Mugolai, sbattendo gli occhi confuso.
Per qualche secondo nessuno di noi disse qualcosa, io lo ossevavo mentre mi muoveva la testa interessato, esaminandomi come se fosse in cerca di qualcosa.

-Allora non sai come si bacia una ragazza eh?- Mi chiese, la sua voce era stranamente seria.
-Già...- Annuii, pensando che probabilmente lui lo sapeva come si faceva, e mi avrebbe preso in giro per il resto della mia vita.
Mi guardò per un istante, diffidente. Una volta mi vergognavo di questo ricordo. E' strano, e sopratutto fa pensare cose strane, non ho mai avuto il coraggio di raccontarlo a qualcuno, in un mondo di gente così normale.
-E se...- Appoggiò le sue mani sulla mensola. -... Ti insegnassi io come si fa?-
Non so come mi venne, ma dissi una cazzata tale, che ancora mi chiedo da dove fosse spuntata. -Ma tu non sei una ragazza.-
Penso mi volesse spaccare la testa contro il muro, lo sguardo assassino era più che evidente sulla faccia contorta.
-Ma và. Pensavo di essere una piccola donnina emancipata. Grazie del chiarimento tesoro.-
Non sapevo se ridere o piangere, avevo una paura boia, Riku non era normale, quando veniva fuori con le proposte idiote.
Le sue sfide, in cui avrebbe sicuramente vinto, e mi avrebbe sfottuto fino al minimo particolare.
Sfide in cui io, se non avessi partecipato, avrei dimostrato solo di essere un codardo.
Vidi Riku guardare fuori della finestra, aveva cominciato a piovigginare. Sentivo il suo respiro caldo e al sapore di frutti sulla mia spalla, cosa che mi rendeva ancora più inquieto.
Alla fine cosa poteva essere una lezione di "come dare un bacio a una ragazza" data dal tuo migliore amico? ... normale? Non mi venne nessun aggettivo più rassicurante in quel momento.
-Allora? Devo aspettare di essere vecchio prima di ricevere una risposta? Guarda che io lo faccio per te.- Si lamentò, guardandomi serio negli occhi.
-Emh...- Cominciai ancora indeciso. -Va bene... ma...-
-Ma niente. Le condizioni le impongo io qua. Sono io l'insegnante.- Mi ammonì, sogghignando.
-O-ok... - Feci, guardandolo terrorizzato.
Lui ricambiò lo sguardo, che era perplesso. -Vuoi che non lo faccia? Sembra che stia per tagliarti la testa...-
-No no...- Negai, pensando tutto il contrario. Mi avrebbe umiliato.
-Non ti mangio.- Sorrise ancora una volta, prima di avvicinare le sue labbra troppo chiare per essere vere, alle mie.
Non so se ricordarlo come umido, o strano, oppure inaspettato tutto quello che Riku fece.
Mosse pianissimo le labbra contro le mie, cogliendomi di sorpresa. Mi aspettavo un bacio... diverso.
In pochi secondi mi ritrovai immobile mentre lui muoveva lentamente la lingua leggera nella mia bocca. Una sensazione terrbile da sopportare, ma troppo bella per essere dimenticata. Mi vergongnavo, ero un bambino.
Troppo, per essere descritto. Per ciò mi vergognavo di ricordarlo soltanto. Perchè era come... proibito.
Dalla mia testa ancora infantile, dai miei insopportabili, credo per Riku, limiti.

~

Perchè me lo sono ricordato?
Ah... che significa?

Ha ancora importanza...?
Nel buio della notte, mi perdo, dimentico, ricordo.
Di cose che non voglio, di cose che vorrei eliminare, per non sapere più niente di te.
Per lasciarci vagare ognuno per la nostra strada, senza concludere quello che abbiamo iniziato.
Qualsiasi cosa sia.

Nell'oscurità, una luce mi sorprende.
Un'idea? Una liberazione, un'affermazione.

Non ti darò anche questa soddisfazione. Soffriremo insieme e finalmente saremo alla pari.
Non vincerai ancora.

 

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Come avevo detto, nulla è mai certo fino alla fine X°D
Che carucci quei due. Riku è da prendere a pugni, Sora è così ingenuo... a volte sembra che abbia 3 anni, per fortuna che ricorda con una mente da ragazzo sano e adolescente xD
Al prossimo capitolo e recensite!
L'idea per questo capitolo mi è venuta ascoltando l'Utada United 2006, precisamente ascoltando Hikari. Adoro quella canzone live, che poi è anche il main theme di KH1 xD

Vi luvvo!

 
  
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