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Autore: bik90    27/02/2013    4 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Anche se era andata a dormire che albeggiava, Eleonora la domenica mattina non si alzava mai troppo tardi. Aveva una cosa molto importante da fare e alla quale non mancava mai. Davide lo sapeva bene. Si alzò, costatando che nemmeno un elefante sarebbe riuscito a svegliare l’amico, e si recò in bagno. La puzza di vomito le arrivò immediatamente alle narici e le fece arricciare il naso. Qualcuno durante la notte doveva essersi sentito male.
Che schifo, pensò mentre si lavava e vestiva.
Passò dal salone dove Giacomo era ancora profondamente addormentato e arrivò in cucina per prepararsi un tè. Notando che non c’erano limoni in frigorifero, decise di rubarne uno dall’albero del giardino della famiglia al piano terra e ne approfittò per arrivare al bar e prendere i cornetti per i suoi amici. Risalì e fece colazione con calma cercando un bigliettino su cui scrivere un messaggio per quando gli altri si fossero svegliati. Sorrise leggermente mentre chiudeva l’evidenziatore giallo che aveva trovato e lo attaccava al frigo con una calamita. Rientrò in punta di piedi nella camera da letto e come aveva immaginato trovò le chiavi della macchina di Davide nella tasca dei jeans. Le prese e uscì di casa. Aveva un appuntamento cui non mancava mai per nessun motivo. Glielo doveva per tutto quello che aveva fatto per lei nella sua breve vita. Parcheggiò al posto libero che trovò ed entrò prima nel negozio di fiori. La donna nel vederla le preparò il mazzo che di solito comprava senza nemmeno farla parlare e le rivolse un sorriso triste sapendo a chi fosse destinato. Eleonora ringraziò e camminò verso il cimitero. Sebbene fosse diventata una frequentatrice abitudinaria da un anno a quella parte, ogni volta rimaneva sorpresa da come aumentassero le lapidi delle persone che morivano e le si stringeva il cuore. Superò il prato con lo sguardo bassò e lo sollevò solo quando arrivò davanti alla cappella di famiglia. Fece un respiro profondo ed entrò aprendo con la propria chiave. L’interno era illuminato dalle ampie vetrate nella parte alta delle pareti. Si fermò davanti alla lapide che le interessava e un sorriso increspò le sue labbra mentre accarezzava le lettere dorate. Sistemò i fiori nei vasi e notò che come al solito ce n’erano di freschi.
<< Ciao nonno >> disse quando ebbe terminato guardando la foto << Hai visto che sono venuta anche questa settimana? >>.
Alzò i suoi grandi occhi verdi sulla foto che ritraeva un signore anziano ma sorridente con un paio di occhi azzurri fenomenali. Immediatamente sentì una lacrima scivolarle sulla guancia sinistra e il labbro inferiore le tremò. Era passato un anno eppure la ferita per quella perdita ancora non si era rimarginata. Ripensarci le faceva ancora un gran male.
Ennio Domenghi, suo nonno. Forse la persona più importante della sua vita, l’unica figura maschile di riferimento, l’unico che le avesse veramente voluto bene e che l’avesse voluta conoscere ancor prima di nascere. Le era stato accanto sempre, da quando era nata finché non aveva iniziato a muovere da sola i primi passi nella sua vita. I suoi genitori erano troppo presi dal lavoro per stare dietro a una bambina cagionevole di salute che soprattutto nei primi anni aveva dato abbastanza problemi. Suo padre era dell’idea che bastasse portare a casa lo stipendio affinché tutto andasse bene, sua madre lavorava fuori e non poteva occuparsi di lei. Affidarla ai nonni era sembrata a entrambi l’idea migliore e l’uomo non si era opposto. Aveva assorbito tutto di lui, pregi e difetti e suo nonno si era affezionato in modo quasi viscerale a quella nipotina. Eleonora non aveva mai frequentato l’asilo, passava le giornate coi nonni paterni che arrivarono perfino a insegnarle a leggere e a scrivere all’età di quattro anni. Quando poi nacquero le sue sorelle, la scusa per scaricarla a casa dei suoceri fu quella di non riuscire a gestire due o tre bambine così piccole insieme. Così Eleonora, che era la più grande e quella che aveva trascorso più tempo con loro, si ritrovò a passare intere settimane in particolare con nonno prima che sua madre o suo padre si ricordassero di lei. Non le era mai pesato stare con i due anziani; anzi, i giorni in cui non li vedeva erano i peggiori. Con una mano accarezzò i contorni del ritratto sentendo le lacrime scendere copiosamente e non fare nulla per fermarle. Quello era l’unico momento in cui si concedeva di essere debole, di piangere senza ritegno; solo lì davanti alla persona che l’aveva cresciuta.
<< Mi manchi ancora tanto, sai? >> disse asciugandosi gli occhi << Delle volte mi tornano in mente tutte le cose che abbiamo fatto insieme e mi si stringe il cuore. Te ne sei andato troppo presto, nonno. Io ho ancora bisogno di te, anche di un tuo solo sguardo >>.
Altre calde lacrime le rigarono il viso. Era sempre così quando andava al cimitero. Per tutta la settimana si ripeteva che la volta successiva sarebbe stata migliore, che non avrebbe pianto, che il dolore sarebbe stato minore. E invece ogni volta doveva ricredersi perché quella sofferenza non spariva; era sempre lì, pronta a riaffiorare con prepotenza, a farle ricordare quello che aveva perso. Anche se era il ciclo della vita, anche se era normale che accadesse, Eleonora non riusciva a farsene una ragione. Agli occhi di tutti si era ripresa dalla morte dell’adorato nonno, solo lei sapeva che non era vero. Si accasciò per terra con la schiena contro la parete e iniziò a parlare, a raccontare a quella muta lapide i suoi pensieri e ciò che le era accaduto. Toccò perfino l’argomento di Martina. A suo nonno aveva già detto di come la facesse sentire bene parlare con quella ragazza su internet ma ancora non aveva dato voce agli ultimi avvenimenti. Per chiunque sarebbe stato assurdo, per lei no; aveva bisogno di mantenere un contatto con quella persona e quello era l’unico modo. Ascoltare la sua voce le dava anche modo di riconsiderare gli eventi, di vederli sotto un’altra luce, di riflettere e pensare su quello che faceva. E spesso le conclusioni cui arrivava non le piacevano per niente. Quando terminò, si alzò in piedi. Con i polpastrelli sfiorò nuovamente le lettere che componevano il suo nome e sorrise in modo nostalgico mentre suonava la campana del cimitero per avvisare che stavano per chiudere.
<< Tornerò la settimana prossima, nonno >> disse calandosi sul volto il cappuccio del giubbotto affinché nessuno vedesse i suoi occhi rossi << Ti farò sapere cosa succederà con quella stupida ragazzina >>.
Il pensiero di Martina le illuminò il volto per un attimo. Era strano, ma quella ragazza, che aveva visto appena quattro volte, riusciva a farla sentire meglio. Avevano parlato parecchio e lei si era mostrata per quello che era veramente, nemmeno con Davide l’aveva mai fatto.
 
<< Giorno >> mormorò Lavinia entrando in cucina mentre sbadigliava.
Davide era in piedi da un quarto d’ora e aveva messo sul fuoco la macchinetta del caffè. Contraccambiò il saluto poggiando la fronte sulla cappa.
<< Ci sono i cornetti >> disse il ragazzo indicando il sacchetto di plastica sul tavolo.
<< Giorno ragazzi >> si affacciò Paolo tenendosi la testa con entrambe le mani << Che serata ieri! >>.
Lavinia e Davide risero. Anche loro si erano divertiti.
<< Stronzi, volete parlare più piano? >> mugugnò risentito Giacomo << Mi avete svegliato! >>.
Il ragazzo dai capelli ricci gli lanciò contro uno strofinaccio e prese quattro tazzine per versare il liquido scuro.
<< Cornetti! >> esclamò l’ultimo ragazzo che era arrivato nella stanza contento << Ehi, dov’è Eleonora? >> aggiunse con la bocca piena.
<< Giacomo fai schifo! >> lo rimproverò l’unica ragazza del gruppo.
<< E’ uscita, la domenica mattina va sempre al cimitero >> rispose Davide sedendosi.
<< Ah, dal nonno? >> domandò Lavinia.
L’altro annuì.
<< Tutte le domeniche? >> ripeté Paolo.
<< Guarda che è migliorata, prima ci andava tutti i giorni. Ah, Paolo, hai la macchina vero? >> aspettò di veder annuire l’amico << Devi dare un passaggio a me e a Lavinia >>.
Tutti i presenti lo guardarono con aria interrogativa.
<< Ele ha preso la mia macchina per uscire stamattina >> spiegò stringendosi nelle spalle.
<< Cosa? Ma non ha ancora preso la patente! >> esclamò il ragazzo con gli occhi azzurri.
Con una sola occhiata, Davide lo mise a tacere.
<< Guida meglio di tutti noi messi insieme. Aveva sedici anni quando ha iniziato >>.
Giacomo emise un lungo fischio.
<< Sua madre è una in gamba allora >> disse << La mia ancora non si fida >>.
<< Sua madre non sa che guida >> tagliò corto l’amico alzandosi in piedi << Cerchiamo di rendere almeno presentabile questo posto e ce ne andiamo >>.
 
Davide si era fatto accompagnare sotto casa di Eleonora e la trovò ad aspettarlo per ridargli le chiavi dell’auto.
<< Grazie, brutto >> disse la ragazza.
<< Figurati >> le rispose con un sorriso << Com’è andata? >>.
L’amica si strinse nelle spalle.
<< Come sempre >> si limitò a dire << Vado, lo sai che mia nonna ci tiene che siamo puntuali >> aggiunse riferendosi al fatto che la domenica lei e le sue sorelle pranzavano sempre dalla nonna paterna.
Davide annuì.
<< Vieni a vedermi alla partita di calcetto, vero? >>.
Eleonora asserì convinta.
<< Alle cinque, no? Sento anche Lavinia, magari la passo a prendere >>.
<< Penso che venga con Giuliana ma sentila lo stesso >>.
<< Okay, a oggi pomeriggio allora >>.
 
<< Sei sempre così musona, Marty? >>.
A quella domanda la ragazza dai capelli rossi avvampò mentre camminava e Simona scoppiò a ridere.
<< Dai, Michi lasciala stare >> rispose al suo posto l’amica << Ha dei problemi di cuore >>.
<< Davvero? >> fece l’altra.
Martina guardò Simona desiderando incenerirla con gli occhi. Quel pomeriggio la sua compagna di classe le aveva presentato una sua amica con la quale giocava a pallavolo.
<< E a chi sono rivolti? >> incalzò Michela << Non dirmi anche tu per quel Davide Molarte, per favore! >>.
<< Ehi! >> esclamò fintamente indignata Simona << Non puoi dire che non è bellissimo! >>.
<< Per me è tutto fumo e niente arrosto >>.
Quanto vorrei che lo pensasse anche Eleonora, si ritrovò a riflettere Martina con le guance rosse.
Guardò la nuova conoscenza. Aveva la sua stessa età ma era davvero molto più alta della media, magra con gli occhi scuri e i capelli neri tagliati corti. Non frequentava il liceo scientifico ma il classico, per questo non l’aveva mai vista a scuola. Era simpatica, mentalmente si promise di andare a vedere la loro prossima partita.
<< No, non è per lui >> rispose infine seguendo le due ragazze.
Stavano andando a vedere la partita di calcetto di un amico di Michela, la ragazza pareva tenerci molto.
<< Meno male >> disse l’amica facendo finta di asciugarsi il sudore dalla fronte e ridendo subito dopo.
<< E’ per la sua amica! >> disse l’altra sedicenne facendo l’occhiolino a Martina e dando una giocosa gomitata a Michela.
La ragazza alta si fermò un istante a fissare la rossa che avrebbe voluto sprofondare in una voragine. Ma come le era venuto in mente di dirlo?
<< Non…non è…così… >> mormorò.
<< Ma davvero? Ti piace Eleonora Domenghi? Che figata! >>.
Quel commento spiazzò non poco Martina che dovette sbattere un paio di volte le palpebre per assicurarsi che fosse reale.
<< Mi stavi già fulminando con gli occhi per averlo detto, eh? >> rise Simona.
<< No, è solo che… >>.
<< Oh >> intervenne Michela << Tranquilla, non mi piace andare a spifferare gli affari degli altri. Simona lo sa bene >>.
<< Grazie >> rispose Martina riprendendo a respirare normalmente con un sorriso << Io non…non è una cosa che… >>.
<< Ho capito, non ci sono problemi. Però che forza. Com’è quando ti piace una ragazza? >>.
Di nuovo la ragazza divenne rossa.
<< Ma che domande fai, Michi! >> disse Simona << E’ la stessa cosa, no? >>.
<< Penso…penso di sì >> mormorò la terza che era a disagio se messa al centro dell’attenzione.
Il campo di calcetto era all’aperto con i gradini per sedersi tutt’intorno. Mentre entravano, Martina notò immediatamente Davide che si stava riscaldando insieme ad altri ragazzi. Sobbalzò per la sorpresa. Se c’era lui allora voleva dire che… Corse con lo sguardo per tutti gli spalti finché non individuò un gruppetto di persone che parlavano tra loro attendendo che la partita iniziasse. Involontariamente strinse la mano dell’amica nel vedere Eleonora. Simona seguì il suo sguardo e sgranò gli occhi.
<< Ma che coincidenza! >> esclamò subito dopo.
<< Ma che dici? >> ribatté l’altra in preda all’ansia << Ora sicuramente penserà che la sto seguendo >>.
<< Calmati e continua a ignorarla. Tornerà da te con la coda tra le gambe. È una tecnica che ha sempre funzionato >>.
Ha sempre funzionato con i ragazzi forse, avrebbe voluto risponderle.
<< Andiamo a sederci lì >> propose Michela indicando la fila superiore a quella in cui erano sedute Eleonora e le sue amiche e sorridendo.
<< Ottima idea >> accettò Simona trascinandosi Martina.
Merda, merda, merda, merda!, pensò la ragazza dagli occhi verdi sempre più nervosa.
Incrociò lo sguardo della più grande e fu come se il cuore le saltasse in gola. Quello sguardo era meraviglioso, come si poteva restare indifferenti? Era bellissima. Si fissarono in silenzio e per la prima volta Eleonora non pareva contrariata, non era arrabbiata. Nei suoi occhi vi lesse una gioia che mai prima di quella volta aveva visto. Le parve perfino che le sorrise. Incredibile, Simona aveva ragione allora. Mantenere il punto era servito a qualcosa. Quel piccolo gesto bastò a farle intravedere un raggio di sole in quel grigiore che era la sua vita. La partita iniziò subito dopo e immediatamente la bionda iniziò a fare il tifo per il suo amico e la sua squadra. Martina preferì restare in silenzio mentre Michela le indicò chi era il ragazzo che conosceva. Apparteneva all’altra squadra che era nettamente in difficoltà. Nel primo quarto d’ora Davide segnò quattro volte e la ragazza dai capelli rossi raccolti in una alta coda dovette ammettere che comprendeva perché la maggior parte delle ragazze del liceo gli sbavano dietro. Per fortuna lei non apparteneva a quel gruppo.
<< Stai sbavando! >> disse ironicamente rivolta a Simona che non staccava gli occhi dal ragazzo.
<< Anche tu! >> le rinfacciò prontamente l’altra dandole una gomitata nello stomaco.
fecero una piccola pausa dopo tre quarti d’ora esatti e con fastidio Martina vide Davide avvicinarsi ad Eleonora per farsi passare dell’acqua. Anche un semplice sfiorarsi di dite le procurava…cosa? Gelosia? Era gelosa di quel ragazzo? Oh cavolo! Scattò in piedi facendo sobbalzare per lo spavento l’amica seduta accanto.
<< Che hai? >>.
<< Ho bisogno di un bagno >>.
<< Scendi gli scalini, sulla destra >> le spiegò Michela mentre la partita riprendeva.
La ragazza ringraziò prima di allontanarsi e non appena fu dentro aprì il rubinetto del lavandino. Fece un respiro profondo e si gettò sul viso l’acqua gelata.
Calma Martina, continuava a ripetersi.
Ma come faceva a calmarsi? Eleonora era così attraente anche se indossava dei jeans strappati e un paio di nike colorate. Invece lei non lo era per niente. Si guardò allo specchio. Avrebbe dovuto truccarsi, lo sapeva. Aveva due occhiaie che avrebbero spaventato chiunque e il vecchio jeans non l’aiutava per niente. Si voltò di scatto nel vedere nel vetro la figura della più grande. Era davvero lì davanti a lei. E le sorrideva perfino. Involontariamente strinse il bordo del lavandino al quale si era appoggiata.
<< Ciao >> disse Eleonora avvicinandosi << Come…come stai? >>.
<< Bene, grazie >> rispose Martina sperando che non notasse quanto batteva forte il suo cuore << Tu? >>.
<< Non mi hai più cercata da venerdì >>.
<< Nemmeno tu l’hai fatto >>.
<< Quando parlavamo su internet, non ci facevamo questi problemi >> continuò la diciottenne << Sono contenta di averti incontrata >>.
<< Sul serio? >>.
<< Perché non dovrebbe essere così? >>.
<< Non rispondermi con un’altra domanda! >> esclamò la più piccola non riuscendo però a non sorridere e quelle parole fecero scoppiare a ridere l’altra.
Una risata che le parve bellissima, proprio come lei. Eleonora scrollò il capo e la sua cascata di capelli d’oro le incorniciò il viso. Martina fu costretta a inghiottire un groppo di saliva e si ritrovò con la gola secca.
<< Sei mai stata a cavallo? >> le domandò subito dopo.
<< A cavallo? >> ripeté l’altra << No, veramente… >>.
<< Vuoi venirci con me domani pomeriggio? >>.
Il cuore di Martina fece le capriole nel petto.
<< E’ un sì? >> incalzò Eleonora vedendo che non rispondeva e che si limitava a fissarla come imbambolata.
Le si avvicinò per accarezzarle il viso. Voleva sentire nuovamente quanto era liscio e Martina glielo permise.
<< Sì ma ho il nuoto… >>.
<< Ti prometto che torneremo in tempo! Mi piace, sai? >>.
<< Cosa? >>.
<< La tua pelle >> rispose la più grande con sincerità << Allora >> continuò cambiando argomento << Hai smesso di avercela con me? >>.
La sedicenne avvampò per il complimento e quasi non sentì il resto della domanda.
<< Solo se la smetti di fare la stronza! >>.
<< Io non sono stronza! >> ribatté Eleonora esibendo uno sguardo da cane bastonato.
<< Lo dirai ai tuoi amici? >>.
La diciottenne chinò il capo a quella domanda e Martina capì che era un no.
<< Non sarà una bugia >> tentò di giustificarsi l’altra notando che il suo sguardo si era incupito << Io voglio solo trascorrere un po’ di tempo con te, è chiedere troppo? >>.
Trascorrere un po’ di tempo con te.
Trascorrere un po’ di tempo con te.
Trascorrere un po’ di tempo con te.
L’aveva detto davvero? La tecnica di Simona funzionava benissimo!
<< Davvero vuoi trascorrere del tempo con me? >>.
<< Non farmelo ripetere per favore >> rispose Eleonora mentre le sue guance s’imporporavano e si passava una mano tra i capelli.
Agli occhi di Martina era bellissima quando d’imbarazzava, non l’aveva mai vista in quel modo.
<< Dai rispondimi! >>.
<< Smettila, bimba. Le tue orecchie ci sentono benissimo! Ti passo a prendere domani alle tre. A proposito, dove abiti? >>.
L’altra si affrettò a darle l’indirizzo sapendo di non poter pretendere di più da lei. Già quel poco che le aveva detto le stava facendo sentire le farfalle nello stomaco.
<< Ele >> disse prima che la ragazza dai capelli biondi sparisse << Possiamo…possiamo almeno salutarci? >>.
Eleonora parve rifletterci per un attimo prima di risponderle. Non voleva perderla e un semplice saluto non avrebbe guastato nulla. C’erano tanti ragazzi che salutava semplicemente, e poi l’avevano vista accompagnarla in segreteria. Ed erano amiche su facebook. Il suo unico cruccio era Davide ma sarebbe riuscita a gestirlo. Almeno lo sperava.
<< Okay >> rispose << Allora a domani, bimba! >>.
 
<< Forza, sputa il rospo >>.
<< Non so a cosa ti riferisci >> disse Martina con un sorriso beato sulla faccia.
Simona inarcò il sopracciglio destro e le diede un pizzico.
<< Ehi! >>.
<< E’ da ieri che si vede che c’è qualcosa nell’aria. Da quando sei tornata dal bagno dopo Eleonora Domenghi >>.
L’amica rise sottovoce senza riuscire a smettere di sorridere. Era quasi l’intervallo del lunedì mattina, questo significava che presto l’avrebbe vista.
<< E dai, per quanto tempo vuoi tenermi sulle spine? Che vi siete dette? >>.
<< Si capisce così tanto che abbiamo parlato? >>.
L’altra le diede una manata sulla fronte scuotendo il capo.
<< Solo lei può stamparti quel sorriso ebete sul viso e soprattutto significa che deve essere stata gentile >>.
<< Oh >> fece Martina mentre gli occhi le si illuminavano.
<< Sei una stronza! >> le urlò Simona lanciandole il temperino e alzandosi in piedi.
Uscirono nel corridoio nel momento in cui si aprì la porta dell’aula di Eleonora. La ragazza dai capelli rossi si bloccò nel vederla. La diciottenne stava parlando con un’amica mentre Davide era al telefono subito dopo di lei. Indossava una felpa rossa della nike, jeans e converse bianche ai piedi e i capelli erano fermati da un fermaglio sul lato sinistro.
<< Ciao >> disse la più piccola raccogliendo tutto il coraggio che aveva.
Eleonora la guardò strizzandole l’occhio.
<< Ehi, ciao >> rispose scendendo le scale antincendio.
Fu solo un attimo ma bastò a scaldarle il cuore. Simona le diede un altro pizzico per farla tornare al presente.
<< Ora mi racconti tutto! >> disse abbracciandola.
 
<< Ehi, ma quella ti ha salutata? >>.
Eleonora guardò l’amico per un attimo senza capire cosa volesse.
<< Sì, perché? >>.
<< Ma chi è? >>.
<< Non è la ragazza che le stava per prendere? >> chiese innocentemente Lavina sgranocchiando un cracker.
<< Sì, quella. Si chiama Martina >> rispose Eleonora.
<< Perché ti ha salutata? >>.
<< Qual è il problema, Davide? Ho accettato la sua amicizia su facebook, non vedo perché non ci dovremmo salutare per strada >>.
<< Si chiama gentilezza >> enfatizzò l’altra ragazza che non vedeva nemmeno lei il senso di quella discussione.
<< Oggi la saluti, domani ci inizi a parlare e magari tra qualche settimana ti chiederà anche di uscire con noi! >> esclamò il ragazzo.
<< Da quando siamo un gruppo chiuso? >> ribatté prontamente l’amica infastidita.
<< Il punto è che si prenderà troppa confidenza! >>.
<< Non la conosci nemmeno! >> la difese Eleonora alzando il volume della voce << E neanch’io >> si affrettò ad aggiungere in un sussurro, improvvisamente imbarazzata.
<< Ehi, fate un respiro profondo e calmatevi >> intervenne Lavinia frapponendosi tra i due.
<< Vado a parlare con Alfredo, mi sta chiamando >> fece Davide allontanandosi verso un altro ragazzo che stava giocando a pallone con gli amici.
<< Tutto bene? >> continuò la ragazza quando tornarono a sedersi sulla panchina << Non vi ho mai visti urlare l’uno contro l’altro >>.
<< Sì, è lui che esagera >> tagliò corto Eleonora stizzita dal comportamento infantile dell’amico.
Ed era solo un saluto, non osava immaginare quale uragano si sarebbe scatenato se avesse saputo tutta verità. Un motivo in più per continuare a tenerlo nascosto.
 
  
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