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Autore: Kitri    27/02/2013    13 recensioni
"Ancora una volta il ragazzo non rispose. Si limitò a seguire con gli occhi quella meraviglia, che passando davanti al suo tavolo non si era sottratta ad un nuovo gioco di sguardi, regalandogli l’ultima intensa emozione".
Un colpo di fulmine e una serie di coincidenze, un amore che porterà i due protagonisti a riscoprire se stessi.
La mia prima fanfiction!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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LA FESTA DEGLI SPECIALIZZANDI 
 
 
«Sei in ritardo di mezz’ora!» disse Usagi entrando nella macchina di Seiya e fingendosi irritata, visto che, in fondo, sapeva che non ce l’avrebbe mai fatta a essere pronta per le otto, ritardataria com’era.
«E tu sei bellissima!» rispose, invece, Seiya ammirando la sua collega, che quella sera era spettacolare. Di certo l’avrebbero invidiato tutti nel vederlo arrivare con lei, così bella e corteggiatissima.
«Levati quell’espressione dalla faccia, Seiya, se vuoi che rimanga su questa macchina» rispose acida Usagi, facendogli una smorfia.
Era abituata ai complimenti maschili e non le provocavano nessun effetto particolare, se non una specie di fastidio per la ridicolaggine di cui erano capaci gli uomini di fronte a una donna bella.
 
La sala era già piena di gente elegante e sorridente.
Gli specializzandi del primo anno, per i quali era stata organizzata quella tradizionale festa, erano euforici. Allegri e rumorosi, continuavano a divertirsi e a scattare foto ricordo della loro serata.
I medici e gli infermieri presenti perché liberi dal lavoro, ormai abituati a quella tradizione annuale, sembravano un po’ meno euforici, ma comunque si godevano la festa in tutta tranquillità.
Mamoru, bellissimo ed elegantissimo con il suo smoking nero, chiacchierava tranquillamente con i suoi amici di sempre, in un angolo della sala, di fronte alla scalinata di ingresso.
C’era Heles, accompagnata dalla sua fidanzata Michiru, e poi Motoki e sua moglie Reika, tornati quella mattina dalla Polinesia. Il viaggio dei due sposi e i meravigliosi luoghi che avevano visitato erano appunto l’argomento di conversazione.
Chiacchieravano allegramente, contenti di essersi ritrovati tutti insieme dopo parecchio tempo.
Quando Reika e Michiru si allontanarono un attimo per andare al bagno, i tre amici rimasero soli.
«Allora ragazzi – esordì Motoki sorridente e rilassato dalla lunga vacanza – Cosa mi raccontate? Ci sono novità?».
Heles, che non vedeva l’ora che arrivasse il momento di parlare con il suo amico e metterlo al corrente di tutto ciò che era successo in quelle due settimane, ovviamente fu la prima e l’unica a rispondere.
«La mia vita non è cambiata di una virgola, piuttosto chiedi a Chiba quante belle novità ci sono per lui!» esclamò, rivolgendo un sorriso ammiccante verso Mamoru.
Anche Motoki con aria interrogativa guardò l’amico, il quale, invece, a sua volta si girò verso la solita chiacchierona di Heles per fulminarla con lo sguardo.
La ragazza ignorò categoricamente la pseudo-minacciosità di quegli occhi blu.
«Chiba si è innamorato» esclamò portandosi una mano davanti alla bocca, come per rivelare un segreto.
«Non dire cavolate Heles!» la rimproverò Mamoru, continuando a fissarla severo.
Motoki, nel frattempo, aveva assunto un’espressione più che sorpresa, quasi shockata. Poi scoppiò a ridere fragorosamente e avvicinandosi a Mamoru gli poggiò le mani sulle spalle per congratularsi.
«Ho atteso per dieci anni questo momento e appena mi sono allontanato per due settimane è successo. Ma comunque sono contento per te!» disse tra il divertito e il quasi commosso, mentre Mamoru pensava di strangolare Heles, che, invece, continuava a ridere per la situazione in cui l’aveva messo.
Anche Motoki, ovviamente, ignorava le espressioni di Mamoru.
«Chi è lei?» continuò, curiosissimo di sapere chi fosse la donna che aveva fatto capitolare un dongiovanni incallito come il suo migliore amico.
Ancora una volta fu Heles a intervenire.
«Eccola!» esclamò puntando lo sguardo verso la scalinata di ingresso, dove Usagi aveva appena fatto la sua comparsa sotto al braccio di Seiya.
Motoki e Mamoru si voltarono contemporaneamente.
Il giovane neurochirurgo rimase letteralmente senza fiato.
Usagi era bellissima! Indossava un abito nero stretto e lungo, con uno spacco davanti, che si apriva poco al di sopra del ginocchio, permettendole di camminare. Un ricamo verde cominciava proprio da quel punto per finire all’altezza del seno dopo averle sottolineato la vita sottile. Le spalle completamente nude erano coperte solo dai lunghi capelli biondi leggermente ondulati. Ma, sicuramente, quello che di più bello indossava quella sera erano la luce dei suoi occhi azzurri e quel sorriso dolce e radioso.
«Devo dire che hai sempre avuto donne bellissime, ma questa le supera di gran lunga. È una favola!» esclamò Motoki piacevolmente colpito, avvolgendo con complicità un braccio attorno alle spalle del suo amico.
A quelle parole, Mamoru sorrise sornione, mentre continuava a bearsi della vista di Usagi.
«Non correre, Motoki! Non l’ha neanche sfiorata: ha troppa paura!» intervenne Heles con tono canzonatorio.
La ragazza non aveva intenzioni cattive, tutt’altro! Sperava che così facendo Mamoru fosse spronato a reagire e a prendere una qualsiasi iniziativa, invece di starsene lì imbambolato. Abituata a come era normalmente, in queste condizioni non era per niente un bello spettacolo.
Motoki sbarrò gli occhi per la sorpresa e la guardò con una espressione interrogativa. Doveva assolutamente sapere tutto quello che si era perso nelle sue due settimane di assenza. Heles comprese perfettamente.
«È una specializzanda in chirurgia del primo anno. Ma non credo sia questo il vero problema. Il nostro amico ha avuto un colpo di fulmine, è stato amore a prima vista, e ora ha paura delle conseguenze. L’avresti mai detto?».
Motoki stentava a crederci. Quella situazione era paradossale.
«Ahahahah! Questa è bella! Forse avrei fatto meglio a non partire. Ah, se solo avessi saputo che cosa mi sarei perso! Mamoru, un colpo di fulmine!» e continuò a ridere.
«E non è tutto! Pensa che è anche geloso. Chissà in questo momento quali torture sta pensando di infliggere al povero dottor Kou?».
Motoki diventò di colpo serio.
«Allora è più grave di quello che pensassi».
«Anche io ho detto la stessa cosa» rispose Heles di rimando, annuendo.
I due medici continuavano a discorrere tra loro e a prenderlo in giro come se lui non ci fosse.
Mamoru era completamente assente e non prestò il minimo di attenzione a quanto dicevano. Continuava muto a seguire la sua Usagi, che nel frattempo era stata circondata dai colleghi e sembrava già divertirsi.
Ancora una volta provò un sentimento di gelosia nei confronti di quella ragazza, felice accanto a Seiya e ai suoi amici. Contemporaneamente cresceva la rabbia verso se stesso e verso la propria incapacità di controllarsi. Non si riconosceva più e questo lo rendeva molto nervoso.
Riportò l’attenzione ai discorsi di Heles e Motoki. Seccato, se la prese con loro.
«Andate al diavolo tutti e due! Smettetela di parlare e ridere di me» disse, alzando il tono di voce e allontanandosi.
Ora aveva decisamente bisogno di bere qualcosa, possibilmente forte.
 
Appena entrata nella sala, Usagi aveva notato subito Mamoru e i suoi occhi blu che la ammiravano, ma altrettanto velocemente aveva distolto lo sguardo, fingendo indifferenza, per non dare adito agli altri di farsi strane idee.
Pochi secondi erano, però, bastati per notare quanto fosse ancora più attraente con il suo smoking nero e per consentire al suo cuore di saltarle nel petto come fosse impazzito. Le sembrò che tutti i sentimenti che aveva cercato di reprimere in quei giorni, ignorandoli, adesso si stessero ribellando e tentassero di venire fuori con prepotenza.
Cercando di non apparire agitata e nervosa, aveva salutato i colleghi con un enorme sorriso e volentieri si era messa in posa per qualche foto insieme.
Ho bisogno di bere e, soprattutto, di mangiare!” pensò.
E così, dopo pochi, minuti si allontanò dagli altri e da Seiya, per dirigersi verso il tavolo del buffet.
 
Usagi sorseggiava lentamente un buon vino bianco, lasciando che le bollicine le grattassero piacevolmente la gola, e nel frattempo assaggiava tutte le varianti di tartine e stuzzichini che erano in bella mostra sul lungo tavolo.
Non c’è che dire, il cibo è un vero toccasana in determinate situazioni!
«Dottoressa Tsukino, non immaginavo che mangiassi così tanto!» esclamò, all’improvviso, una voce alle sue spalle.
L’ultimo boccone le andò di traverso e cominciò a tossire. Proprio l’ultima persona di cui aveva bisogno per calmarsi.
«Se continui così, credo che entro fine serata il vestito cederà» continuò Mamoru divertito.
Usagi neanche si voltò, più che altro per l’imbarazzo di incontrare lo sguardo invadente di lui.
«Dottor Chiba, non ho problemi di linea e posso mangiare quanto mi pare» gli rispose decisa, mentre sentiva i suoi occhi blu insistenti piantati su di lei. Un brivido corse lungo la sua schiena.
Mamoru sorrise per come lei avesse sempre la risposta pronta.
Proprio in quel momento Naru li chiamò.
«Dottor Chiba, Usagi! Una foto ricordo della serata?» chiese, mostrando loro la macchina fotografica.
«Perché no?» rispose Mamoru e, afferrando la spalla di Usagi, la abbracciò per mettersi in posa.
Un leggero fremito di piacere invase entrambi al contatto tra la mano calda di lui e la spalla liscia di lei. Usagi imbarazzatissima provò a sorridere ma, non appena udì il click, corse via con la scusa del bagno.
 
Tutta la scena non era sfuggita a Seiya, che non aveva perso d’occhio Usagi neanche per un secondo. Che il dottor Chiba avesse puntato la sua collega, non c’erano dubbi, anzi, era fin troppo palese anche ad altri colleghi. Dentro di sé, però, anche quello che prima era solo un sospetto stava cominciando a diventare certezza, cioè che la stessa Usagi non fosse insensibile al fascino del bel neurochirurgo.
Così, appena la vide andare via, le corse dietro, senza avere un’idea precisa di che cosa dire o fare, e la raggiunse nell’attimo in cui lei si fermò a salutare la dottoressa Tenou e un uomo sconosciuto, forse anche lui un medico.
Le prese il braccio con delicatezza, come per avere la sicurezza che non potesse più fuggire, e salutò le due persone che aveva di fronte.
«Vieni a ballare?» le chiese dolcemente, quando la dottoressa Tenou e quello che aveva scoperto essere il dottor Furuhata si allontanarono.
Usagi non ne aveva molta voglia, ma non se la sentì di rifiutare quella richiesta pronunciata in maniera così dolce e supplichevole.
Seiya, contento, la condusse verso il centro della sala, in mezzo alle altre coppie di ballerini.
Danzavano lenti su quelle melodiose note suonate dall’orchestra e Mamoru da lontano li osservava, mentre sorseggiava il suo vino in compagnia di Taiki Kou.
«Hai capito il piccolo Seiya! – esclamò il cardiochirurgo, a cui non era sfuggita la scena di suo fratello in compagnia della bella collega – A quanto pare stasera si porterà a letto la ragazza più corteggiata di tutto l’ospedale» continuò con orgoglio fraterno.
Mamoru sentì un tuffo al cuore.
«Ballare con una donna non significa portarsela a letto. E poi, sinceramente, non credo che la dottoressa Tsukino sia così stupida!» esclamò con una punta di acidità, raggelando al solo pensiero.
Anche se Usagi la mattina prima aveva urlato il contrario, adesso sembrava non sottrarsi alle avances di Seiya.
Osservò ancora i due ragazzi, infastidito. Lui continuava ad accarezzarle la schiena nuda con la mano sinistra, mentre con la destra le aveva scostato una ciocca di capelli dal viso, sul quale ora indugiava con le dita. Lei sorrideva, mentre gli sussurrava qualcosa all’orecchio. D’un tratto poi si erano allontanati.
Mamoru fremeva, ma che poteva mai fare se non starsene lì impotente a guardare? Dopotutto, non aveva alcun diritto su di lei.
 
«Seiya, non farti strane idee in testa! – disse Usagi avvicinandosi all’orecchio del suo amico e sorridendo – E ora basta ballare, raggiungiamo gli altri di là» e così dicendo lo trascinò via.
A malincuore, il ragazzo aveva sciolto il suo abbraccio. La desiderava più di ogni altra cosa al mondo, si era innamorato di lei subito, dei suoi occhi, del suo sorriso, della sua solarità. Non poteva permettere che quella serata rimanesse solo un’occasione persa, soprattutto adesso che avvertiva più che mai la minaccia di Chiba.
Faceva questi pensieri mentre la seguiva nel grande corridoio che conduceva all’altra sala e, all’improvviso, agendo di impulso, le afferrò il braccio con forza facendola voltare verso di sé.
Usagi sgranò gli occhi per lo sconcerto, quando si ritrovò le labbra di Seiya schiacciate sulla propria bocca, mentre due braccia vigorose la stringevano con prepotenza.
Con tutta la forza che aveva spinse contro il suo torace per allontanarlo.
«Ma sei impazzito?» gridò.
«Perdonami, io … » farfugliò Seiya imbarazzato.
Usagi, notevolmente alterata, non aggiunse altro, semplicemente voltò le spalle per andarsene.
Seiya continuava a darsi dello stupido per aver agito di impulso e per aver bruciato la sua forse unica possibilità con la donna che amava. Ma, dentro di sé, assieme al rimorso, la rabbia e la gelosia crescevano a dismisura e alla fine non riuscì più a controllarsi.
«Se ci fosse stato Chiba al mio posto non avresti reagito così!» le gridò con tutta la rabbia che aveva dentro. mentre lei si allontanava.
Usagi si fermò di scatto e si voltò a guardarlo.
«Ancora con questa storia? Ma che cavolo dici!».
«Andiamo, ma non hai visto come ci guardava mentre ballavamo. Se avesse potuto, mi avrebbe ucciso senza alcun problema. E tu? Vuoi forse negare che non provi niente per lui? – fece una breve pausa, mentre un sorriso sprezzante compariva sul suo volto - Toglimi una curiosità, siete già stati a letto insieme? In caso contrario, allora, ti consiglio di rimediare quanto prima, sarebbe un grande aiuto per la tua carriera e … ».
PAFFF! Un sonoro ceffone sul volto di Seiya.
Gli occhi di Usagi erano diventati di fuoco.
«Non ti permettere mai più di dire una cosa del genere! Io non ho bisogno di vendermi per andare avanti nel mio lavoro» urlò con tutto il fiato che aveva in gola, incurante di eventuali testimoni.
Sconvolta, corse via.
«Vaffanculo, Usagi Tsukino!» le urlò dietro Seiya, mentre lei si dileguava.
Alcune persone si voltarono a guardarlo curiose.
“Sono un cretino a essermi innamorato di te!” pensò.
Poi, andò a prendere le sue cose e abbandonò la festa, sicuro che Usagi non avrebbe fatto fatica a trovare un altro passaggio per il ritorno.
 
Era trascorsa più di mezz’ora da quando Mamoru l’aveva vista correre verso la veranda dell’hotel palesemente agitata, mentre Seiya era andato via da solo.
Avrebbe voluto seguirla per capire cosa fosse successo e tentare di tranquillizzarla, ma pensò che forse sarebbe stato meglio evitare altre chiacchiere. Tuttavia era passato già un bel po’ e di Usagi neanche l’ombra.
Così, con calma, cercando di non farsi notare, si avvicinò alla porta che dava sulla veranda.
Vide che era ancora lì, seduta con la schiena appoggiata a una colonna del porticato e le gambe distese sul muretto. Aveva i piedi scalzi e il vestito sollevato fino alle ginocchia, forse per stare più comoda.
Non riusciva a cogliere la sua espressione, dato che se ne stava immobile col viso voltato verso la finestra a guardare nel vuoto, ma capì che era triste.
Vederla lì da sola, assorta nei suoi tristi pensieri gli fece male.
“Va’ da lei!” sussurrò una voce dentro di sé.
Un’idea balenò nella sua mente.
Si voltò e si diresse rapido verso il tavolo del buffet. Prese due calici di vino bianco e una fetta di torta alle fragole. Poi si apprestò a raggiungere la ragazza.
Non aveva la presunzione di farle tornare il suo splendido sorriso, ma sperava almeno che accettasse un po’ di compagnia.
Entrò silenziosamente nella veranda, senza che Usagi se ne accorgesse e, quando le fu vicino, le porse il piatto con la torta.
«Spero che almeno questa ti tiri un po’ su di morale. So che in mensa fai razzia di torta alle fragole» le disse, destandola dolcemente dai suoi pensieri.
Usagi guardò quel piatto davanti a lei e poi volse lo sguardo sorpreso verso Mamoru.
«E questo per mandarla giù meglio» aggiunse lui, porgendole anche il calice di vino.
La ragazza sorrise senza proferire parola.
«Sono contento di vederti sorridere! – esclamò Mamoru sorridendo di rimando - Ti dispiace se rimango a farti compagnia? Qui si sta decisamente bene lontano da tutti quei medici».
Usagi rise. Poi, dopo aver sistemato una ciocca di capelli dietro l’orecchio, piegò le ginocchia verso di sé per fargli spazio sul muretto.
«Certo, resta!».
 
Mamoru osservava rapito ogni piccolo gesto di quella donna che lo faceva impazzire senza fare niente. Era bellissima, e su questo non c’era alcun dubbio, ma non era per niente ingessata e impettita come altre donne, che avevano, invece, la continua necessità di sentirsi sempre perfette e impeccabili.
Lei era naturale, spontanea e sicura di sé.
Accoccolata in quell’angolo buio, incurante di sgualcire lo splendido vestito, con i piedi nudi e i capelli leggermente scarmigliati, Mamoru pensò che fosse quanto di più bello e dolce avesse mai visto.
La guardò mangiare con appetito la sua torta di fragole. Sembrava una bambina ingenua, ma sussultò quando si leccò maliziosa un dito sporco di panna, guardandolo divertita.
“Ma che mi stai facendo?” si chiese, sentendo il cuore accelerare
 
Il cuore di Usagi batteva forte mentre lui prendeva posto di fronte a lei, con la schiena appoggiata all’altra colonna che delimitava il muretto.
Mamoru aveva avuto un pensiero dolcissimo solo per lei e, anche se era stato inconsapevolmente la causa della sua lite con Seiya e dei suoi ultimi grattacapi, fu contenta che proprio lui fosse venuto a salvarla da quel mare in tempesta in cui stava annegando. L’ennesima contraddizione nella mente di Usagi.
 
«Hai litigato col tuo cavaliere? L’ho visto andar via di fretta mezz’ora fa» azzardò Mamoru, curioso di sapere qualcosa di più.
Usagi si rabbuiò nuovamente al pensiero di Seiya e delle cattiverie che le aveva urlato poco prima. Cercò, però, di non far trasparire ulteriormente il suo stato d’animo, così con una specie di sorriso scrollò le spalle e si decise a rispondere.
«In realtà, è stata tutta colpa mia. Ho sbagliato, non avrei dovuto accettare di venire con lui a questa festa, l’ho indotto a farsi strane idee».
Per Mamoru fu tutto più chiaro, Seiya ci aveva provato con Usagi e lei lo aveva respinto.
Si sentì stranamente sollevato da quella scoperta, ma cercò, per quanto possibile, di mascherare il sorrisetto compiaciuto che stava per nascere sul suo viso.
«Senti, – disse, all’improvviso, ridestandosi dai quei pensieri – io mi sto annoiando e tu non sembri da meno. Che ne dici se ti riaccompagno, visto che sei anche rimasta a piedi? Magari, se ti va, ci possiamo fermare per un frappè al volo – poi, portandosi la mano destra sul petto e la sinistra in alto, aggiunse - Giuro che non mi faccio strane idee!».
Usagi scoppiò a ridere per la battuta e alzò lo sguardo al cielo sospirando. Poi, guardando di nuovo negli occhi il suo bel dottore, rispose.
«Direi che è una splendida idea e che adoro il frappé!».
Al diavolo tutto e tutti! In quel momento, per qualche strano motivo, aveva solo bisogno di lui.
Saltò giù dal muretto veloce e si appoggiò al braccio di Mamoru per infilare le scarpe.
«E adesso portami via di qui, dottor Chiba!» esclamò, con il sorriso più dolce e sensuale che lui avesse mai visto e che in un secondo lo fece sciogliere. 
  
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