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Autore: dragon_queen    27/02/2013    5 recensioni
"Feci viaggiare lo sguardo per il cielo scuro, sul quale spiccavano tante e infinite stelle. Conoscevo l'astronomia, il vecchio Einar me l'aveva insegnata. Fissando quindi la posizione degli astri, riuscivo ad intuire il nome del pianeta sul quale in quel momento mi trovavo, a quel punto più che sicura che non fosse il mio: Midgard.
D'improvviso delle luci in lontananza, segno che gli abitanti di quel mondo non avevano tardato ad accorgersi del mio arrivo. Che avrei dovuto fare?
Combattere e proteggermi o arrendermi e aspettare di scoprire il mio destino?"
* * * * * * *
Rebekka è una ragazza combattiva, ma che, coinvolta in un'avventura più grande di lei, incontrerà qualcuno che la farà capitolare. Non ha ricordi del suo passato, ma sa che nasconde qualcosa di importante. E se poi infiliamo anche una strana convivenza con alcuni dei nostri Vendicatori e il dio degli inganni, allora sarà tutta da ridere. E Loki troverà finalmente qualcuno che saprà guardare al di là delle sue malefatte?
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La prima parte della storia sarà attinente al film, mentre la seconda tutta di mia invenzione.
Spero di vedere qualche recensione, positiva o negativa :3 :3
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Potevo distintamente sentire il gelo che era sceso nella stanza. L'unico che pareva divertirsi era Lucas.

Mi guardava con un sorrisetto strafottente sulle labbra, l'ombra della visiera del berretto da pony express che gli ombreggiava gli occhi verdi, mentre qualche ciuffo biondo sfuggiva dalla costrizione del cappello.

-Dunque...nonostante mi faccia un gran piacere averti trovato qui, non ho interesse a rimanere in questo ascensore per tutto il giorno. Dove appoggio questo pacco?- disse divertito, dato che il mio essermi pietrificata davanti alla porta non gli dava la possibilità di passare.

-Oh, si scusa. Prego, accomodati- risposi, imbarazzata, spostandomi.

Mentre mi voltai per fargli strada, incrociai lo sguardo di Loki. Se non fossi stata certa che per me il dio non provava altro che odio, avrei detto che quello che vidi nei suoi occhi era chiaro disappunto. Distolsi lo sguardo, non riuscendo per qualche strano motivo a guardarlo.

-Non sapevo lavorassi per il multimilionario Tony Stark. L'ultima volta che ti ho vista servivi cheeseburger in quella bettola-

-Tony è solo un amico. Mi ospita per qualche giorno-

Vedendo il biondo in attesa di saperne di più, mi affrettai a dire:

-Problemi idraulici-

-Davvero? Mi sarei aspettato che mi avresti chiamato per ospitarti, ma guardando dove stai, direi che la tua scelta è stata più azzeccata-

Mi pietrificai nuovamente a quelle parole, rischiando quasi di far cadere il ragazzo e il delicato pacco di Tony. Mi voltai lentamente, mostrandogli uno sguardo per niente contento:

-Non mi ero accorta che fossimo entrati in un tale stato di confidenza- sillabai.

-Peccato. Mi era parso il contrario- mi rispose, strizzandomi l'occhio.

Mi infiammai e se non fosse stato per il repentino arrivo di Thor, probabilmente gli sarei saltata addosso, ma non nel modo che lui si immaginava. Certo, gridare avrebbe gridato, ma non certo di piacere.

Infatti il familiare suono dell'ascensore sbloccò quella gelida situazione. Quando le porte si aprirono, il gigante biondo si trovò davanti una scena alquanto eccentrica: io visibilmente incazzata, Lucas che osservava costantemente ogni centimetro del mio corpo come se avesse avuto chissà quale perverso intento e Loki che guardava lui, gli occhi di fuoco, muovendo le dita facendole scrocchiare in maniera quasi maniacale.

-Che succede qui?- chiese confuso l'asgardiano, pentendosi di essere tornato proprio in quel momento.

Lucas, il quale nel frattempo aveva posato a terra il pacco per Tony, si voltò, sconvolto:

-Oh Rebekka, ti sei circondata di davvero bei tipi. Dovrei essere geloso? No aspetta, forse solo del biondo- disse, fissando poi con la coda dell'occhio un Loki che stava tentando l'impossibile per mantenere la calma, ma soprattutto che solo in quel momento stava rimpiangendo l'imbrigliamento dei suoi poteri divini.

-Lui è...Thorin, un cugino di Tony. Viene dal Cansas. Rimarrà per un paio di giorni-

-Davvero? Pensavo che ti fossi trovata un nuovo ragazzo-

-A dire il vero...- cominciò Thor, ma io, veloce come il vento, più di quanto mi sarei immaginata, gli fui addosso, tappandogli malamente la bocca con una mano.

-Ti sbagli, Lucas. Dopo di te non mi sono più vista con nessuno. Anzi, che ne dici se ce ne andiamo a prendere un caffè uno di questi giorni? Chiamami te, tanto il numero è sempre lo stesso. È stato un piacere rivederti. Ciao-

-D'accordo bambolina, mi rendo conto quando l'aria si fa pesante. Allora ti chiamo io in questi giorni-

Mi superò, continuando a sorridere come un ebete. Quando però fui certa di aver ormai scampato il pericolo, una sonora palpata al mio fondoschiena mi fece sobbalzare.

Prima che potessi reagire, il maniaco era già sparito nell'ascensore con un “Ci sentiamo, bambolina”. Per poco, con un fascio di potere, non sfondai entrambe le porte, tanto che Jarvis fu costretto ad attivare l'estintore per spegnere i fumi dell'impatto.

Poi calò il silenzio.

-Finalmente se ne è andato- sospirai, lasciandomi andare contro il muro del salone, mentre Thor mi fissava, quasi divertito, mentre Loki con un cipiglio omicida.

Ci sarebbe voluta una delle battute di Tony per sdrammatizzare, anche se non penso che sarebbe bastato.

-Ma come, ragazzina? Pensavo che ti piacessero quel tipo di attenzioni- ringhiò Loki, tornato improvvisamente lo stesso di sempre.

Lo fissai, stupita e crescentemente incazzata al tempo stesso.

-Ma come osi...- dissi, tentando di alzarmi in piedi.

-Visto fratello, la Rebekka che conoscevamo non era altro che una facciata. Questa è la vera natura di una femmina di Alfheimr, o probabilmente solo quello che nasce con la permanenza su questo schifo di pianeta-

Lo fissai con odio, mentre sentivo le lacrime pungermi gli occhi. Il corpo si era improvvisamente irrigidito, ma mascella quasi mi doleva, mentre le unghie mi affondavano nella pelle fino a farmi sangue.

-Ma come ti permetti? Cosa ne vuoi sapere tu di quello che io ho passato nell'ultimo anno? Pensi che stare in quella bettola dove lavoravo, incontrare persone uguali a quel maiale che se ne è appena andato e sopportare ogni giorno, avendo solo la tentazione di ucciderli. Lucas è solo arrivato in un momento in cui ero più vulnerabile, in cui mi sentivo terribilmente sola!! E vuoi sapere un'altra cosa? Se tu non fossi stato uno stronzo patentato, io non sarei stata costretta a vivere come ho vissuto- e detto questo me ne andai, richiudendomi subito dopo nella mia stanza.

Cominciai a singhiozzare come raramente mi succedeva, lasciandomi scivolare lungo la porta e, una volta a terra, mi presi la testa tra le mani, nascondendo quelle mie stupide insicurezze al mondo. Non ero purtroppo riuscita a nasconderla all'unico che non avrebbe dovuto saperle.

 

* * *

 

Loki e Thor avvertirono la porta che sbatteva, talmente forte che quasi i muri tremarono. Dopodichè ci fu il silenzio. Fu il fratello biondo a parlare:

-Non ti pare di aver esagerato?-

Loki scoppiò in una breve risata, poi, portandosi una mano al viso come a volerlo nascondere, disse:

-E' uguale a tutte le altre, Thor. Perchè dovrebbe importarmi di dirle la verità?-

-Perchè forse di questa ti interessa, fratello- rispose l'asgardiano biondo e se ne andò, probabilmente per raggiungere Tony nel laboratorio.

Loki rimase quindi da solo, di nuovo.

-Odio ancora di più mio fratello da quando sembra aver messo un po' di senno- disse tra i denti, poi però si rilassò un attimo.

Allontanò la mano dal viso, volgendo lo sguardo in direzione della porta chiusa della stanza di Rebekka:

-Forse stavolta ho esagerato davvero, ma vederla oggetto delle pervertite attenzioni di quell'omuncolo mi ha fatto montare una rabbia che non ha eguali-

Poi qualcosa parve risvegliarsi in lui.

-Ma cosa mi prende? Sentirmi in colpa per quella ragazzina? Mai. Ma devo comunque muovermi come si deve: lei sarà mia, di nessun altro, a meno che non riesca a sopravvivere, il che lo escludo-

 

* * *

 

Continuavo a rigirarmi nel letto, scalciando le lenzuola, mentre sentivo l'intero corpo tirare e la pelle imperlata di sudore. Stavo sognando qualcosa che non capivo, ma che al tempo stesso mi fece paura:

Sala del trono di Alfheimr.

Lei, composta e in silenzio, se ne stava seduta su di un piccolo trono al fianco di quello imponente e finemente lavorato del padre, anche lui silenzioso e austero.

Sapeva che stavano aspettando qualcuno, un ospite da lontano.

Il suo popolo era sempre stato accogliente con gli stranieri, anche con chi pareva pericoloso

e quello sconosciuto non faceva eccezione.

Le porte improvvisamente si spalancarono. Solo un'ombra si fece avanti,

probabilmente perchè quella parte dei suoi ricordi non era ancora nitida e precisa.

Un brivido le percorse la schiena, come se quella foschia oscura fosse portatrice di guai.

Benvenuto” disse il padre al misterioso ospite.

Ringrazio sua maestà per l'udienza concessomi” rispose una voce dura e cavernosa, la quale fece quasi tremare le pareti della sala, mutando in pietra le espressioni dei presenti.

Cosa vi porta ad Alfheimr?” chiese ancora il re.

Ho viaggiato a lungo per l'universo, attirato dal richiamo di un potere mai visto. Sono qui per impossessarmene” e detto questo, un'esplosione sfondò le finestre, mentre, come nato dal nulla, il fuoco divampò dappertutto.

La vista si annebbiò, la gola si strinse a causa del fumo. D'un tratto una salda presa alle spalle.

Il volto del re annerito dall'esplosione, gli occhi colmi di preoccupazione e dispiacere.

Vattene figlia mia...”

 

Mi alzai di colpo a sedere, lanciando quasi un urlo, ma trattenendolo all'ultimo momento. Il mio passato stava ricominciando a tornare, ma la cosa che non capivo era perchè mi faceva così male.

Quando avevo riottenuto i miei precedenti ricordi non avevo sofferto in quella maniera. Erano semplicemente tornati sottoforma di sogni, piacevoli a volte, ma quell'incubo era stato diverso.

Decisi che era il caso di farmi una doccia, tanto per calmarmi un po' e togliermi di dosso tutto quel sudore.

Così entrai nel bagno e mi infilai sotto il getto. Quando però tornai in camera, per poco non mi prese un colpo: poggiato al muro, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo basso stava proprio Loki.

-Che vuoi?- chiesi tra i denti, andando dietro un colorato paravento per potermi vestire.

Non mi importava di essere sola con lui, praticamente nuda, mentalmente sconvolta. In quel momento sentivo che se avesse osato fare solo un passo, l'avrei disintegrato, al diavolo il patto con Thor e Fury. Loki faceva una stronzata e si sarebbero ritrovati spezzatino di cervo.

-Allora?- domandai ancora, non avendo udito alcuna risposta da lui.

Trovando ancora il silenzio come unico interlocutore, mi affacciai dal paravento, l'asciugamano ben premuto sul mio petto nudo, trovando il dio ancora nella stessa posizione.

-Sai Loki, dovrei essere io quella incazzata a morte-

Che strano. Il sogno e la doccia avevano quasi spento del tutto la mia ira di qualche ora prima.

-Non mi piace quell'umano- disse ad un tratto, non degnandomi però neanche di uno sguardo.

Io lo fissai, stupita, e quasi mi venne da ridere.

-Non credo che in fondo siano affari tuoi- e feci per tornare nuovamente dietro il paravento.

Una presa ad un polso fermò però la mia ritirata, facendomi sbattere poco dopo contro la parete fredda della camera. Nell'impatto chiusi gli occhi e quando li riaprii mi trovai il viso del moro a pochi centimetri dal mio. Per un attimo il mio cuore perse un battito.

-Loki, allontanati subito- dissi, non riuscendo però a dare un tono abbastanza autoritario alla mia voce.

-Allora è così che ti piace?- mi disse lui.

Il suo sguardo era nascosto nell'ombra e non capii immediatamente cosa intendesse dire, sino a quando non avvertii un tocco risalirmi lentamente lungo una coscia.

Mi paralizzai, sconvolta. Tentai poi di ribellarmi, ma qualcosa me lo impediva, come se il mio potere fosse stato momentaneamente bloccato.

-Non osare...- dissi tra i denti, mentre sentivo quella mano continuare a risalire sino al fianco, carezzandolo prima dolcemente, poi circondandolo con forza, facendomi anche scappare un gemito di fastidio.

-Vuoi che sia usata la forza, Rebekka? Sei quel tipo di donna?- mi chiese la sua voce suadente all'orecchio, provocandomi una serie di brividi lungo la schiena.

-Non sono quel tipo di donna...- risposi io, a quel punto completamente, e involontariamente, abbandonata a lui.

L'altra mano di Loki mi raggiunse il volto, prendendomi il mento con due dita e costringendomi ad alzare la testa, in modo da poterlo guardare negli occhi. Un suo dito mi accarezzò poi le labbra, facendomele leggermente schiudere.

Era come se riuscissi a vedere me stessa da un'altra visuale, abbandonata così facilmente tra le braccia di Loki. Avrei voluto picchiarmi da sola. Ma era riuscito a cogliermi impreparata, quando ero sconvolta e indifesa, e aveva vinto di nuovo.

-Tu provi qualcosa, non è vero?- mi chiese lui, ad un soffio dalle labbra.

-No, ti sbagli...-

-Allora perchè non ti sottrai?-

Fui sconvolta da quella domanda, in quanto non sapevo proprio cosa rispondere. Fu così che, nonostante tutto, mi ritrovai ad aspettare ciò che dalle nostre labbra vicine sarebbe ovviamente scaturito, il quale però non arrivò.

Infatti Loki si scansò da me, togliendomi ogni sostegno e in quel modo calai contro il muro. Lo vidi mentre varcava la soglia di camera mia, un sorriso strafottente sulle labbra.

-Buonanotte, piccola Rebekka- e detto questo scomparve oltre la soglia, lasciandomi sola e, mi doleva ammetterlo, inappagata.

 

Uscii dalla mia stanza solo il mattino successivo, incavolata con me stessa, ma soprattutto con Loki.

-'Giorno- bofonchiai, afferrando una tazza di caffè e sedendomi al tavolo della cucina.

Thor e Tony, presenti entrambi, si lanciarono uno sguardo perplesso, ma nessuno dei due ebbe il coraggio di chiedere niente.

In quel momento l'asgardiano si alzò, un vassoio tra le mani.

-Dove vai?- gli chiese Stark e io mi feci attenta.

-Loki non è uscito dalla sua stanza. Vado a portargli qualcosa da mangiare- rispose quello, lanciandomi un'occhiata come se io avessi saputo cosa prendeva al fratello.

Così sospirando, poggiai la tazza sul ripiano del tavolo e dissi:

-Lascia. Vado io- e afferrato il vassoio mi diressi verso la camera del moro.

Bussai un paio di volte, ma nessuna risposta. Entrai lo stesso.

Lo trovai steso sul letto, come le ultime volte che avevo messo piede in quella stanza.

-Sorgi e splendi- dissi acida.

-Ragazzina, dormito bene?- mi chiese lui sarcastico, provocando un mio moto di pura rabbia, ma preferii rimanere in silenzio.

Mi voltai solo a fissarlo e, con un falso sorrisetto, risposi:

-Ti ho portato la colazione. Spero che ti vada di traverso- e feci per andarmene.

-Rebekka aspetta-

-Che vuoi?-

-Sai, ho pensato alla tua penalità-

-Quindi?-

-Dovrai darmi un bacio...di tua spontanea volontà- 






NdA 
Bene gente, la situazione comincia a scaldarsi, ma ancora non arriviamo all'atto tanto sperato. Sarà forse colpa della comparsa dell'affascinante e alquanto maniaco Lucas???

  
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