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Autore: Simply96    27/02/2013    15 recensioni
Ciao a tutti! Prima storia su Ian e Nina, spero vi piaccia :) L'idea è quella di ripercorrere tutte le tappe della loro relazione fino a quando sono usciti "allo scoperto". La storia inizia dalle riprese della seconda stagione, quando si è iniziato a parlare di loro più come coppia.
Dal nono capitolo:
Il mio dito scivolò dalle sue palpebre fino al naso, poi delineò le mascella e risalì fino alle labbra.
Nel toccarle, Ian le dischiuse leggermente e il suo respiro caldo accarezzò i miei polpastrelli.
La mia pelle stava andando a fuoco sotto il suo sguardo.
Una voglia improvvisa m’investì il corpo.
Baciami.
Attenzione: all'interno potete trovare parti che sfiorano il Raiting rosso, ma non in modo esplicito. Per chi resta un pò imbarazzato davanti a certe scene, può sempre contattarmi per mp. Buona lettura :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo dodici.
I'm a fucking lion!


L’orologio ticchettava, come se stesse lì per farmi ricordare che non avevo altro tempo da perdere.

Avevamo appena finito di girare quelle estenuanti scene e l’ora di pranzo si era avvicinata in un batter d’occhio.

Ian continuava ad ignorarmi, ma non sembrava riuscirci molto bene.

Paul mi aveva detto che chiedeva sempre di me e che, alla fine, cadevano sempre sul discorso Nina.

Ma non mi stupii di quel comportamento immorale. Era tipico nostro farci del male a vicenda pur di non chiarire le cose. Pur di scappare dai problemi.

Però, forse per la prima volta, avrei tenuto io le redini della situazione e condotto quel gioco vigliacco.

Ian non mi sarebbe più sfuggito e avremmo affrontato la cosa insieme.

Mi piaceva essere così forte e determinata. Era un aspetto di me che ancora non avevo imparato a conoscere ma che finalmente stava iniziando ad emergere.

Inoltre, quella settimana avevo fatto una doppia lezione di yoga.

Non ero più una bomba vagante carica di tensione, ma cercavo di mantenermi tranquilla e rilassata.

Stare chiusa nel mio camerino con Paul mi aveva aperto gli occhi sulla mia vita, su ciò che stava realmente accadendo tra me e Ian.

Ormai era chiaro che l’amicizia si fosse rovinata. Non potevamo più tornare indietro. Dovevamo alzare il mento e guardare avanti, senza più paure e timori.

Presi distrattamente la felpa dal letto di Casa Gilbert, apprestandomi a scendere per tornare a casa con Kat.

Mi sarei presa due giorni di pausa, poiché mancavano delle scene importanti con Matt e dovevamo ancora montare l’episodio diciotto.

Il finale di stagione stava arrivando e di lì a due mesi sarebbe terminata anche quella serie.

Non ci avevano ancora rinnovato il contratto ma, grazie ai buoni ascolti, c’era una buona probabilità che la serie continuasse fino ad una terza o addirittura quarta stagione.

Iniziai a scendere lentamente le scale, portandomi li occhiali da sole sopra la testa,  abbassando lo sguardo. Il mio occhio subito cadde subito sulla sua figura.

Paul se n’era già andato con Steven, mentre Kat mi stava aspettando fuori.

Ian era rientrato frettolosamente e stava trafficando sul divano, tra i vari cuscini e coperte, in cerca di qualcosa.

Avanzai più velocemente, scendendo nella sua direzione.

Sentendomi, Ian alzò il capo di scatto, prendendo il cellulare che molto probabilmente si era dimenticato lì.

Non appena i nostri occhi s’incrociarono mi fece solo un cenno con il capo, un gesto composto più che altro per buon’educazione che per interesse.

Non avevamo fatto progressi dall’ultima volta e ci salutavamo solo quando eravamo costretti dall’ etica morale, come in questo caso.

M’inumidii le labbra, continuando a tenere una mano sulla ringhiera della scalinata.

– Aspetta. –

Mi sporsi dall’ultimo gradino, prendendogli debolmente la manica.

Lui si voltò, scansando la mia mano.

Mi puntò gli occhi addosso, trafiggendomi con lo sguardo.

Non mi aveva mia guardata così. Mai.

Sospirai, reggendomi ancora alla ringhiera di legno ed accennando ad un sorriso.

– Vorrei parlarti… – mormorai abbassando il capo e togliendomi una ciocca dal viso.

Lui si voltò verso di me, dando le spalle alla porta, e la sua figura mi fece tremare.

Perché mi faceva sentire così… piccola?

Era come se io fossi l’agnello e lui il leone.

– Paul mi ha detto ciò che è successo nel camerino. – soffiò leggermente piegando il capo.

Sembrava che lo dicesse più per cortesia che per pura curiosità o preoccupazione.

La sua indifferenza mi lasciava sbigottita, ma non troppo per fermarmi e ripensare a ciò che volevo fare. Ormai avevo deciso di fare quel passo. E sarebbe stato decisivo.

– Non mi piace il nostro comportamento. Vorrei chiarire un po’ di cose… –

Lui scosse la testa e il suo sguardo freddo lasciò posto ad uno più ironico.

Era evidente come Ian non si fidasse delle mie parole, ma ancora di più lo era la linea immaginaria che ci divideva.

Quel metro sembrava lontano un kilometro. Ian sembrava distante un kilometro.

Non disse nulla, prese solo le chiavi della macchina e mi diede nuovamente le spalle.

– Sono sempre stato io a farti capire le cose sul nostro rapporto. E’ ora che te la cavi da sola, Nina. –

Sbatté il portone, uscendo, e sentii poco dopo il rumore di una macchina slittare velocemente lungo il vialetto di Casa Gilbert.

L’indifferenza che mostrava nei gesti e la semplicità delle parole, così dritte e spiazzanti, non facevano altro che sopraffarmi di quel timore che aveva vissuto per così tanto tempo nel mio cuore.

Mi aveva espresso il suo pensiero che non coincideva affatto con il mio.

Io ci provavo, davvero, ma sembrava che a lui non gliene importasse più niente.

E se non voleva risolvere la questione?

E se l’avevo deluso e ferito troppo affondo?

E se non erano le parole che avrebbero aggiustato tutto, ma il tempo?

Forse se avessi aspettato la fine delle riprese, avessi lasciato passare l’estate tutto sarebbe tornato… normale.

No.

Scossi la testa, decisa.

Uscii con passo fiero entrando nella macchina di Kat.

Voleva che capissi da sola ciò che provavo per lui? Perfetto.

Gliel’avrei fatta vedere io a Ian Somerhalder chi era l’agnello e chi il leone!
 

Nessuno sapeva che mi trovavo lì, nemmeno il diretto interessato.

Davanti alla scura porta di casa di Ian mi guardavo intorno leggermente intimorita e sconcertata.

Ma sapevo di fare la cosa giusta. O almeno, ne ero convinta.

Dovevo entrare e parlarci.

Chiusi la mano in un pugno e feci per bussare, ma proprio un istante prima mi bloccai.

Una marea di domande m’invasero ma mente.

E se mi avrebbe chiuso la porta in faccia?

Oh, quella era una delle tremila opzioni che avevo già preso in considerazione.

Mi sentivo soffocare dalla mia stessa ansia.

Dischiusi le labbra e presi una bella boccata d’aria.

D’accordo, Nina, ora bussi. O suoni il campanello.

Deglutii per la quindicesima volta in un minuto. Da dentro non sentivo rumori e… e se magari non stava in casa? O se aveva da fare?

Un pensiero balenò prepotentemente nella mia testa.

E se stava con un’altra?

Stronzate.

Scossi la testa, decisa sulle mie azioni. Dovevo ricordarmi il paragone agnello/leone.

Sono Nina Dobrev e sono un dannato leone!

Bussai. O forse credei di farlo.

Nessuno aprì.

Magari non l’avevo fatto realmente. Anzi, forse me l’ero solo immaginato…

Bussai una seconda volta.

Non ottenni risposta.

Sbuffai sconcertata, capendo che Ian non era in casa. Feci per andarmene, leggermente delusa, quando un suono metallico di chiavi non ruppe il silenzio che vi era nel palazzo.

Ian aprì, sbadigliando sonoramente, coprendosi la bocca con il dorso della mano.

I capelli scompigliati, la canottiera che ricadeva leggera su un paio di pantaloni della tuta e un’aria assonnata mi fecero subito pensare a ciò che aveva appena finito di fare: dormire.

Inizialmente sembrò sorpreso di vedermi, poi cambiò in quella maledettissima maschera d’indifferenza e freddezza. Ormai sembrava una quotidianità vederlo in quel modo.

M’inumidii le labbra, schiarendomi la voce.

– Ciao. – sorrisi alzando timidamente la mano, mentre con l’altra aggrappai subito una spallina della borsa.

Lui mi squadrò, silenzioso, poi tossì leggermente.

A dir la verità, contro ogni mia aspettativa, non sembrava poi così tanto scocciato di vedermi.

Bé, forse non sarebbe andata male…

– Che c’è? –  Il tono distaccato con cui soffiò quelle due parole fece crollare il muro d’orgoglio e di sicurezza che mi proteggeva.

Ok, stava andando male.

Cercai d’ignorarlo, mantenendo una specie di sorriso sul volto.

– Oggi non abbiamo avuto molto tempo per parlare e così sono venuta direttamente da... te. – enunciai con un filo di voce.

Oddio, lo avevo disturbato e aveva appena iniziato a fissarmi. Male.

Sicuramente mi avrebbe cacciata via di lì e a quel punto non avrei potuto far altro se non tornarmene indietro con la coda fra le gambe.

Al contrario, dopo un’estenuante attesa che durò circa due minuti, Ian s’inumidì le labbra e si scostò dalla porta, invitandomi ad entrare.

Sorpresa, lo ringraziai a bassa voce.

Bene, la prima parte del piano sembrava funzionare.

Ora mancava tutto il resto.

La casa di Ian era un qualcosa di perfetto, ordinato e pulito. Lui amava il moderno e per questo i colori dominanti erano il bianco e il nero. Vi erano due divani neri al centro della sala, con un tavolo basso scuro al centro. La cucina era super pulita, decorata con quello stile sobrio che caratterizzava, in generale, tutta la sua abitazione. La sua camera da letto era enorme, quasi quanto il salotto.

Mi piaceva stare lì.

Il suo profumo mi teneva compagnia e penetrava nei miei vestiti, così quando tornavo a casa continuavo ad averlo addosso.

Ian mi fece accomodare in cucina, sedendosi davanti a me, continuando a scrutarmi silenziosamente.

Presi posto, incrociando le gambe sotto il tavolo mentre lui si passava una mano fra i capelli.

Capii, ovviamente, che dovevo essere io ad iniziare il discorso.

– Volevo chiarire…  – provai, ma avevo la gola secca.  Oddio, non riuscivo a continuare.

Il suo sguardo inquisitorio mi metteva una certa soggezione e iniziai a sentire un lieve pizzichio all’altezza degli occhi.

Non piangere.

La situazione non era fra le migliori ma dovevo farmi forza, qualunque cosa stesse per succedere. Anche se si fosse messo ad urlare o se fosse rimasto impassibile come sempre.

Mi ero preparata quel discorso la sera prima e non intendevo rimandare ad un altro giorno.

Ormai il casino era stato fatto, tanto valeva mettergli una fine.

– Volevo parlarti di me… e di te. Di noi. –

Deglutii, sentendomi piccola, mentre lui incrociò le braccia e si appoggiò allo schienale.

– Mh, di noi prima o dopo il bacio? –

Il tono secco con cui aveva marcato la parola “noi” e “bacio” mi fece rabbrividire ma, nonostante la frecciatina sarcastica, sembrava volermi ascoltare.

Il fatto che mi rispondesse era già un qualcosa, considerando che fino a qualche giorno prima nemmeno si accorgeva della mia presenza.

Era un piccolo, debole e malinconico, passo avanti.

Presi nervosamente un foglietto di carta che si trovava sul tavolo assieme ad altri libri. Iniziai a spezzettarlo, come se quel gesto potesse tranquillizzarmi in qualche modo.

– Del noi di sempre. E voglio parlarti di qualcosa d’importante. – mormorai alzando lo sguardo ed incrociando il suo che non traballava.

Occhi misteriosi, magnetici.

Ancora freddi.

Sebbene mi stesse dedicando il suo tempo, quello strano comportamento m’irritava.

Sbuffai, passandomi una mano fra i capelli.

– Sai, mi farebbe molto piacere se la smettessi di fare così. – continuai, senza tremori o altro.

Secca, diretta, come lui si comportava con me.

Essere attori era una gran cosa. Ti pagavano per fingere, e nella vita reale potevi sfruttare queste qualità.

Lui mi guardò sarcasticamente, pronunciando una risata tesa.

Così come? –

Posò i gomiti sul tavolo, tornando immediatamente serio.

Le cose erano due: o aveva degli strani sbalzi d’umore o era un perfetto attore che riusciva a cambiare personaggio a seconda della situazione. Molto probabilmente si trattava della seconda.

Alzai lo sguardo adirata.

Così. Fare finta che non te ne freghi nulla. – risposi serrando le labbra.

Lui mi lanciava delle frecciatine? Perfetto.

Sapevo ribattere a modo mio.

– Non sto facendo finta, Nina. – finì secco, senza cambiare minimamente espressione.

Mentiva. Doveva essere così.

Per forza era così!

Sgranai impercettibilmente gli occhi e lasciai perdere quei foglietti di carta strappati.

– Vorresti dire che ormai non t’importa più niente? Che non t’interessa ciò che siamo diventati? – domandai meravigliata e delusa allo stesso tempo.

Stava esagerando.

Quel suo comportamento era inammissibile!

Era come se di fronte a me avessi un perfetto sconosciuto.  Come se tutto il nostro passato non ci appartenesse, non più.

– Prima m’interessava. – mormorò semplicemente, lanciando uno sguardo altrove.

Serrai le labbra, continuando a fissarlo.

– Prima del bacio o dopo? –

Caricai la parola “bacio”, scandendola e riprendendo la frase che aveva utilizzato prima lui.

Ian tornò a guardarmi, negli occhi una luce diversa dalla precedente.

– Prima che mi pugnalassi alle spalle. –

Quelle parole erano state pronunciate con una tale delusione che rimasi immobile, di stucco, per qualche secondo.

Allibita, lo guardai alzando le mani in segno di difesa.

– Io non ti ho pugnalato alle spalle, ian! Ti ho solo… ferito…  – cercai di giustificarmi il meglio possibile ma non ebbi il risultato sperato.

Ian scosse la testa, in un gesto che faceva capire tutta la frustrazione che provava verso il mio comportamento.

– Non c’è molta differenza, Nina. –

Il tono rauco della sua voce mi colpì per la terza volta in quel pomeriggio.

Ian aveva sospirato, serrando la bocca. Era triste, indubbiamente ferito.

Quanto avrei voluto lasciare da parte il rancore, la rabbia repressa, le lacrime, per alzarmi ed abbracciarlo.

Amarlo.

Non sapevo come ribattere a quell’ultima frase.

Mi aveva praticamente legato le mani e l’unica colpevole, qui, ero io.

Ian tossì leggermente, appoggiandosi nuovamente allo schienale della sedia.

– Se non c’è altro puoi anche andare. Ho da fare. – concluse lanciando uno sguardo distratto all’orologio.

Una parte di me sarebbe corsa via all’istante,impaurita e sopraffatta dalla tristezza del momento.

Ma la sua finta insensibilità mi faceva infuriare e sentivo ogni centimetro del mio corpo pronto a mollargli uno schiaffo, per fargli provare, almeno un po’, una minima parte del dolore che invece stava devastando me.

Ma dovevo trattenermi e così presi nuovamente una generosa boccata d’aria.

– C’è dell’altro. –

Scandii duramente l’ultima parola.

Lui sbuffò, come se starmi a sentire fosse la cosa peggiore di questo mondo. Cercavo di non far caso a quel suo stupido comportamento ma vederlo così scatenava in me istinti omicidi.

Sospirai, passandomi una mano fra i capelli.

– Ian… – iniziai, stringendo i pugni.

Lui scosse impercettibilmente la testa, poi tornò a guardare in basso.

– Questi giorni mi sono serviti per riflettere su ciò che abbiamo fatto. – abbassai il tono di voce, come se dirlo potesse scatenare un putiferio.

Tornai ad intimidirmi.

– Ho ripensato all’evoluzione del nostro rapporto, alle sensazioni che mi fai provare… – continuai, arrossendo.

Le parole mi riportarono a ciò che era successo l’ultima volta che era stato a casa mia.

La catastrofe. Più bella. Che potesse. Capitarci.

Lui continuava a non guardarmi, ma sentivo la tensione che c’era nel suo corpo.

Glielo stavo per dire. Tutto quello che avevo tenuto dentro stava uscendo fuori, così, e in cinque minuti sarebbe cambiato ciò che continuava ad andare avanti per due anni.

– Paul mi ha parlato. Ho capito molte cose su di te. – sospirai, rimembrando il nostro discorso nel camerino.

Ian alzò la testa.

– Allora ci voleva Paul per farti ragionare? – commentò alzando un sopracciglio, crudele.

Ignorai a denti stretti quell’ultima frecciatina.

Nessun commento sarcastico mi avrebbe più interrotta. E lui poteva farci quel che voleva con le parole che stavo per dirgli, l’importante era che finalmente gli avrei confessato tutto. Nulla avrebbe rovinato quel momento.

– Quello che sento per te mi fa andare avanti. –

Il cuore martellava. In silenzio, mi sembrava di sentirlo rimbombare nella stanza.

Ian continuò a tenero lo sguardo sul mio viso, che invece io avevo abbassato, non riuscendo a reggere quella discussione troppo grande per me.

– Tu mi fai andare avanti. Non averti vicino mi ha fatto capire quanto io sia sola. –

Alzai lo sguardo, coraggiosa, preparandomi al duro colpo d’indifferenza che Ian mi avrebbe infitto per l’ennesima volta.

E invece, i suoi occhi erano leggermente sgranati. Le labbra dischiuse, dalle quali usciva un filo di respiro, come se gli fosse morto in gola e stesse per mancare.

– E’ un po’ tardi per dirmi certe cose… – sussurrò poi, smorzando il silenzio creato.

Alzai il capo.

Aveva cambiato tono, non era più strafottente.

Lo vidi prendersi il volto fra le mani e poggiare i gomiti sul tavolo.

Le mie labbra tremarono, così come i miei occhi, il mio corpo, il mio cuore… Le lacrime offuscarono i miei occhi e dovetti pulirmi in fretta prima che lui rialzasse il capo e mi vedesse piangere.

– Mi… dispiace. – mormorai con un filo di voce, cercando di ricompormi.

Ian tirò su il viso, passandosi una mano tra i capelli.

Gli occhi gli si erano inumiditi.

Non l’avevo mai visto così combattuto.

Lui, che mi era sempre parso forte come una roccia.

Indistruttibile.

Il Leone.

– Nina… è meglio che tu vada. –

Tornò serio, ma quella luce malinconica negl’occhi tradiva la sua figura. 
Era confuso, frastornato.

Io guardai il cellulare.

No, non me ne sarei andata.

– Perché mi respingi? – domandai, triste.

– L’hai fatto tu per prima. – rispose sottile.

Cercò di ritornare serio, ci riprovò una seconda volta, questa volta più deciso della precedente.

Perché continuava a farmi questo, perché proprio ora?

Nervosa, battei piano la mano sul tavolo.

– Adesso funziona così? Ogni volta che ti ferisco mi devi trattare in questo modo? –

– No, sto solo prendendo delle precauzioni al tuo prossimo cambiamento di idea. –

Ian non voleva chiarire.

Era chiaro che lui non volesse più avermi tra i piedi.

Era chiaro che tutto era finito in quell’unico bacio dell’altra sera.

Ian mi aveva spiazzata.

Questa volta, lui aveva respinto me, e dovevo accettarlo, anche se non poteva trattarmi così.

Io, in un certo senso, avevo accettato i suoi sentimenti. Lui no.

Mi alzai dalla sedia, scattando.

La rabbia si era accumulata al dolore e al rancore che la mia anima si era portata appresso troppo tempo. Le lacrime offuscarono i miei occhi ma non apparivo fragile o inutile.

La mia figura era carica di energia, negativa, perché Ian continuava a fare ciò che gli veniva meglio: lo stronzo.

– Sai che ti dico? Va bene! – gli sbottai contro, a denti stretti, prendendo frettolosamente il giubbetto.

Ero giunta fino a casa sua pur di riprendere i rapporti ma lui niente.

Uscii veloce dalla cucina con passi grandi, mentre le lacrime ormai rigavano il mio volto.

Proprio davanti alla porta d’ingresso mi voltai, puntando i miei occhi contro quelli di Ian.

– Fai come diamine credi sia giusto. Comportati così, respingimi, fammi soffrire. Questo tuo comportamento ci distruggerà a vicenda e se per te tutto quello che siamo stati non è contato nulla… d’accordo, tenterò di conviverci. – sputai cercando di sembrare aggressiva ma dalle mie labbra sbucò un lamento delicato e ferito.

Era questa, la sensazione che aveva provato Ian qualche sera prima?

Era questo, ciò che io gli avevo inflitto?

Con la mano libera dalla borsa mi pulii il viso, mentre Ian stava immobile davanti a me.

– Prima che te ne andassi da casa mia mi dicesti “Nina, mi sto innamorando di te, fattene una ragione”. –alzai lo sguardo, prendendo la maniglia della porta, aprendola.

– Oh, Ian, questa è la prova di quanto io stia un passo avanti a te e non me ne sia ancora resa conto. – mormorai scuotendo la testa e sorridendo, muovendo un passo avanti.

Mi ero presa in giro tutto quel tempo e la cosa era ridicola. Io lo avevo respinto per prima, quando in realtà sarebbe dovuto succedere il contrario.

Ian mi lanciò uno sguardo, non capendo.

– Che vorresti dire? – chiese avvicinandosi lentamente e sentii il calore del suo corpo contro la mia schiena.

Nonostante la tristezza nei miei occhi, nei miei gesti e nella mia figura, sorrisi, voltandomi quanto bastava per osservare, un’ultima volta, quei magnifici occhi blu.

– Ian, mi sono innamorata di te. Fattene una ragione. –



Sera genteee :) Si lo so, è un'immagine Delena, ma contiene il sorriso finale del capitolo della Dobrev e lo sguardo accigliato del Somerhalder u.u E poi, in questi capitoli in cui non posso riportare notizie, mi fa piacere qualche volta inserire qualche gif :D
Come sempre, ‘sto capitolo non mi convince. Bo, è troppo “meccanico”, non so il perché… Vabbè, passiamo oltre :P
Finalmente Nina è tornata ad essere combattiva, nonostante Ian continui a fare la parte dell’indifferente. Ahh, misà proprio che questo è l’ultimo capitolo che sarà così cattivo……………… :’D
Allora, ho notato che le recensioni sono leggermente calate… mi chiedo il perché. Insomma, non dovrebbe essere questa la fase del loro rapporto che aspettavate dall’inizio? D:
Oh, forse sono io che mi faccio troppo problemi ^_^
Ah, ho inviato un mp a tutte voi. Ringrazio chi mi ha risposto, c’è chi l’ha fatto con gentilezza e chi invece no, ma vabbè, e sono felice che solo una/due persone non sono abilitate ma che comunque mi hanno tranquillizzata dicendo di poterci scrivere qualunque cosa. Muahaha :3
Ma comunque non aspettatevi chissà cosa, cioè, vi ricordo che non è una storia erotica e che quindi se siete in cerca di sesso nei minimi dettagli…. Ehm…
Non ci sono notizie riguardo questo genere di cose, ma come ho già precisato nello scorso capitolo, secondo me “l’inizio vero e proprio” si è avuto in questo periodo, prima del festival coachella ma dopo S. valentino ù.ù
Ringrazio chi ha inserito la storia tra i preferiti, tra le ricordate o tra le seguite, ma soprattutto chi recensisce :)
I ringraziamenti speciali vanno a Dreamer_x, a JenSalvatore (so che non ti chiami più così, però io amavo questo nome u.u), a Missisippi, a Militerni, a FedeVampire, a Ele87nella, a Likerosesneedtherain, a Vampiresheart, a Occhibelli93, a Angelag, a Eb1297, a CostantinovaSmolder, a MissElenaGilbert, a Your last first kiss *prende fiato* e Cheapchic che recensisce per la prima volta grazie al suo nuovo account c:
Ringrazio le altre ragazze che recensiscono ma che magari non ho nominato, chercherò di provvedere in futuro!
Un bacione e fatevi sentir
e, vi prego, perché in base alle vostre opinioni la storia va avanti :) 
  
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