Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Axel_Blast    28/02/2013    2 recensioni
Axel Tayne, un giovane ragazzo come tanti altri. Un fatto sconvolgente lo porta a combattere per i suoi amici e per se stesso, l'intera vita che lui conosceva ora ha bisogno di lui e potrà contare solo sulle sue forze e su quelle dei suoi amici. Ne sarà in grado?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Krystal mi guardava con i suoi occhi verdi e pieni di paura, lucidi e stanchi allo stesso tempo erano comunque bellissimi come al solito e amavo guardarli in ogni loro forma. Lei era il mio tipo di ragazza ideale, non solo caratterialmente, solare, gentile, dolce e simpatica, ma anche d'aspetto fisico. Era più bassa di me, alta circa 1.65m, I suoi capelli lisci e rossi che le arrivavano fino alla fine della schiena ricadendole anche sulle spalle mi incantavano quanto il suo sguardo formato dai suoi grandi occhi che parevano due smeraldi.
In quel viaggio che avevamo intrapreso contro la nostra volontà, dovevamo portare sempre gli stessi vestiti a meno che non avessimo la possibilità di cambiarli. Lei aveva sempre la sua gonna nera, una felpa viola aperta all'inizio abbastanza da far intravedere una cannottiera grigia e infine degli stivali bianchi che arrivavano al di sotto del ginocchio. Davvero incantevole come ragazza per me, tanto che me innamorai quasi subito. Se non fosse stato per quel pazzesco caso che ora mi aveva portato al punto dove mi trovo ora, non l'avrei mai conosciuta.
Passando a me invece, Io sono Axel Tayne e questa, è la mia storia, ma forse dovrei cominciare a raccontarvi tutto dall'inizio.
Sono un normale ragazzo, frequento un liceo come tutti gli altri ed era incominciato da poco il secondo anno per me, avevo solo quindici anni.Sono alto 1.80m, ho i capelli neri che formano un ciuffo davanti e una crestina, i miei occhi castani risplendevano alla luce del sole diventando quasi arancioni. Sempre stato un ragazzo impulsivo la maggior parte delle volte, amante delle sfide e di ogni cosa divertente che potesse capitarmi, amavo le avventure, qualunque tipo di avventura per me poteva essere adatta.Il giorno in cui successe tutto era un caldo venerdì mattina, mia madre non venne a svegliarmi come faceva di solito ma fortunatamente riuscii a svegliarmi da solo all'orario giusto, la mia scuola apriva alle otto e mezza quindi io mi alzavo sempre un'ora prima. Senza farmi domande controllai l'orario e notando di essermi svegliato in tempo mi misi a sedere sul letto sbuffando. Passai le mani calde sul volto che era altrettanto accaldato. Io:<< Un'altra magnifica giornata! >>. Sarcasticai fra i miei pensieri. Alzandomi mi diressi al grosso armadio che occupava gran parte della parete di destra in camera mia.Aprii un anta e presi un paio di jeans neri strappati alle ginocchia, a caso senza nemmeno rendermi conto di cosa stavo prendendo, avrei potuto provare ad indossare anche una stampella da quanto sonno avevo. Passai alla scelta della maglietta e optai per una maglietta rossa con l'uccellino di un videogioco disegnato sopra. Mi recai in bagno e una volta lavato mi misi il tutto afferrando anche dei calzini che erano sul letto di mia madre. La nostra casa era divisa in più parti poichè mia madre lavorava come custode e perciò mi toccava attraversare ogni mattina l'atrio freddo e scuro del palazzo per giungere in camera dei miei dove vi era la loro camera da letto e il bagno, in poche parole camera mia era come un mio appartamento personale anche se non avevo ne la cucina ne il bagno che si trovavano in posti diversi. Infilai le scarpe da ginnastica azzurre velocemente e mettendo il telefono in tasca poi afferrai le chiavi per chiudere la porta dei miei una volta uscito. Andai in cucina e rimisi le chiavi in tasca. Scelsi di fare colazione come sempre, una spremuta d'arancia e dei biscotti. Non potevo sapere cosa accadeva fuori, abitavo al piano terra e le mie finestre erano chiuse dalle saracinesche che non avevo voglia di alzare. Finita la colazione misi lo zaino su una spalla sola dopo essermi infilato la felpa bianca e leggera che era appoggiata sulla sedia dove ero seduto un attimo prima. Uscendo chiusi la porta a chiave e pensai di chiamare i miei prima di andarmene. Nessuno rispose. Decisi di cominciare ad avviarmi ma lasciai un biglietto con scritto dove ero andato giusto per non farli preoccupare, conoscendoli, i miei si sarebbero preoccupati non trovandomi e per evitare ramanzine indesiderate feci così. Una volta imboccato il portone principale e aperto sgranai gli occhi, quasi urlai ma mi trattenni. La mia città era distrutta, i palazzi, compreso il mio erano per metà distrutti o quasi interamente, ricoperi di muschio o altre piante, uno scenario post-apocalittico che mi fece rimanere di stucco. La prima cosa a cui pensai fu di tornare dentro casa e capire cosa succedeva ma invece chiamai il mio migliore amico per chiedergli informazioni nel caso lui si fosse svegliato prima di me. Speravo che rispondesse e grazie al cielo così fu. Lui si chiamava Gabriele, ma grazie a me ora tutti lo chiamavano '' Gabbo ''. Io: << Gabbo! Meno male che sei sveglio! Hai già visto fuori? >>. Gabbo: << Cosa? No, dormivo beatamente prima che tu mi svegliassi ed è anche strano che non sia venuta mia madre per farlo. Che è successo fuori? >>. Io: << Tranquillo, nemmeno la mia è venuta a svegliarmi stranamente. Affacciati alla finestra ma non urlarmi nelle orecch- >>. Non feci in tempo a finire la frase che lui cacciò un urlo assordandomi. Gabbo: << Axel! Che diavolo succede?! >>. Sbuffai prima di rispondergli e mi massaggiai l'orecchio. Io: << Non lo so nemmeno io, meglio se ci vediamo prima che a uno di noi succeda chissà cosa, la città sembra morta e io non voglio assomigliarci! >>. Gabbo: << Va bene, davanti alla scuola dove abbiamo frequentato insieme le medie? >>. Io: << Perfetto. >>.
Varcata la soglia del mio enorme portone mi trovai sul marciapiede che percorrevo tutte le mattine e tutte le sante volte che uscivo. Alcune macchine erano bloccate in mezzo alla strada abbandonate, l'intera città era deserta, sembrava di stare in un cimitero, non si sentiva rumore ne si vedeva qualcuno. Nel frattempo, persone a me in quel momento ancora oscure in un luogo che ancora non conoscevo, stavano complottando alle mie spalle. Presenza uno: << Allora, abbiamo deciso cosa fare amici? >>. Presenza due: << Alpha, sembrano che ci siano dei sopravvissuti. >>. Alpha: << Come?! Vi avevo detto di imprigionare tutti! >>. Presenza femminile: << Calmo, pensavamo che fossero stati portati tutti via, non sappiamo come ma pare siano ben tre. >>. Presenza quattro: << Esigete che li elimini? >>. Alpha: ''No, prima vediamo come hanno fatto a rimanere elusi da noi, mandate qualcuno dei nostri, il capo non vuole errori da parte nostra e così sarà! >>. Gli altri figuri annuirono e io stavo girando l'angolo di casa.
Non smettevo di guardarmi intorno e proprio mentre stavo per superare il primo attraversamento,superato un altro angolo,sentii un rumore metallico alle mie spalle. Mi girai di scatto e rimasi pietrificato. Dinanzi a me si ergeva quello che sembrava un robot, alto circa 3.00m. di colore oroe con un busto massiccio quanto gli arti inferiori e quelli superiori. Uno di quelli superiori non era un braccio però, ma un cannone o almeno così pareva. Fece un passo verso di me e poi si fermò di scatto. I miei occhi sgranati rilucevano impauriti mentre lo fissavo e rimanevo fermo. Robot: << Io sono il robot Cp90 e devo esaminare le tue doti di sopravvivenza, non opporre resistenza o sarò costretto a ucciderti.''. Io: << Stupendo! >>. Ironizzai e lui non sembrò prendermi in simpatia. Cp90: << Sei insolente, ma purtroppo per te, non è una dote. >> Il suo modo di parlare robotico mi faceva ridere ma il suo aspetto minaccioso e imponente me lo impediva così feci ciò che mi riusciva meglio fare in situazioni di pericolo, lo sbruffone. Io: << Ascoltami scatoletta, non ho tempo di morire ora, davvero mi sarebbe piaciuto ma sul serio, devo andare! >>. Cp90: << Il coraggio, eccone una, ma l'hai mischiato con l'insolenza e ora ti conviene abbassare la cresta ragazzo. >>. Mi punto contro il cannone che cominciò ad illuminarsi di una luce azzurra luminescente che emanava apparentemente un bel calore. Sparò un colpo e  senza esitare appoggia la mano sul tettuccio della macchina che era parcheggiata sul bordo del marciapiede come tutte le altre e la scavalcai con un salto arrivando in piedi alla sua sinistra. Guardai l'enorme bruciatura sull'asfalto del povero marciapiede e poi guardai di scatto il robot che incrociò il mio sguardo nello stesso istante. Io: << Oh cazz- >>. Tra tutti gli sport di combattimento e non che avevo praticato nei miei quindici anni di vita, il parkour rientrava tra essi. Il gigante dorato sferrò un pugno alla vettura che mi volò incontro, era di quelle molto piccole e basse, raccolsi tutta la volontà di vivere che avevo e pregando la scavalcai saltando e appoggiando le mani sulle portiere siccome si era inclinata per il colpo e facendo passare le gambe tra le braccia per poi atterrare in piedi. Cp90: << Agilità e riflessi condizionati, siamo a tre, ragazzo. >>. Senza parlare cominciai a correre di scatto verso il mio luogo di meta dove mi aspettava il mio migliore amico e il robot cominciò a inseguirmi correndo anche lui, girai l'angolo di colpo e nonostante il vantaggio di qualche metro che avevo la lattina ambulante sembrava vicinissima. Entrai di colpo nel primo negozio che conoscevo benissimo, era un negozio d'armi e ai tempi delle medie per tornare a casa mi ci fermavo sempre davanti. Non vendeva armi da fuoco ma solo da taglio perciò mi sarei dovuto arrangiare. Non so quando ma c'erano anche degli archi ora, ne afferrai uno e mi misi una faretra stracolma di frecce a tracolla. Era fatto in qualche strano materiale ferroso ma era leggerissimo, sembra anche resistente, nero con ornamenti rossi. Presi anche una spada che avevo sempre ammirato e che a quanto pare era ancora in vendita, la sua elsa a forma di ali di drago e la sua lama ben fatta erano uno tra i miei tanti sogni. Fin da piccolo ero appassionato di armi da taglio come spade e simili, mi allenai nell'infanzia con qualche replica in legno e in plastica raggiungendo una certa destrezza ed abilità nell'usarle. Quanto all'arco invece, ne avevo costruito uno un po' scrauso da mia nonna ma funzionava molto bene e così diventai bravo anche con quello.
Infilai la spada nella cintura grazie alla fodera e Sentii il ''Ding'' sonoro della campanella della porta che si apriva ogni volta che un cliente entrava, così girandomi di scatto senza pensare con l'arco in mano incoccai velocissimamente una freccia, vedendo il robot di poco prima che mi aveva inseguito la soccai subito centrandolo in pieno volto e trapassandolo da parte a parte. Cadde a terra all'indietro con un fracassoso tonfo, ero riuscito a eliminarlo ma forse ciò che di me aveva analizzato non so per conto di chi, era già stato spedito al suo quartier generale. Mi asciugai la fronte sudata e misi anche l'arco a tracolla. Notai una specie di cerchio con una strana luce che formava una spirale al suo interno di colore celeste e trasparente, lo attaccai alla mia cintura dalla parte opposta a quella della spada e poi mi diressi da Gabbo, sperando di raggiungerlo senza altri ostacoli mortali.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Axel_Blast