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Autore: Axel_Blast    24/03/2013    0 recensioni
Axel Tayne, un giovane ragazzo come tanti altri. Un fatto sconvolgente lo porta a combattere per i suoi amici e per se stesso, l'intera vita che lui conosceva ora ha bisogno di lui e potrà contare solo sulle sue forze e su quelle dei suoi amici. Ne sarà in grado?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Non sapevo cosa fosse quello strano dischetto, ne a cosa servisse, ma in quel primo momento non mi importava, volevo raggiungere il mio amico Gabbo senza intoppi e ci sarei riuscito. Mi chiedevo che fine avessero fatto i miei, forse erano morti, come il resto della città, però non riuscivo a spiegarmi ancora come diavolo avessimo fatto io ed il mio migliore amico a sopravvivere, pensavo si trattasse di semplice fortuna, ma forse non era così. Mentre mi avvicinavo sempre di più al luogo d'incontro mi continuavo a guardare in giro finchè non intravidi il mio amico in lontananza. Al contrario della mia corporatura magra e agile, Gabbo era più robusto e impacciato, le lotte che facevo con lui a casa sua qualche volta per gioco però mi fecero capire che era parecchio tosto, tant'è che vinsi una volta sola, se ve lo state chiedendo, non me ne vergogno troppo. Era più alto di me di qualche centimetro, quattro o cinque per essere preciso. Portava sempre dei jeans grigi ed una maglietta bianca con sopra il personaggio di un videogioco, le scarpe da ginnastica nere con il simbolo della marca rosso e il suo taglio abbassato da prete per così dire che non voleva fosse sfiorato per nulla al mondo. Appena arrivai dinanzi a lui attaccò con le domande. Gabbo: << Forza, dimmi cosa succede, e quelle dove le hai prese? >>. Per l'ultima domanda si riferì alle armi. Gli spiegai per filo e per segno ciò che mi era successo, non volle credermi subito ma riguardandosi intorno cambiò idea e si fidò. Mi sembrava tutto un sogno, o un incubo, non saprei, mi piaceva un sacco l'idea di un avventura simile ma mi spaventava altrettanto l'idea di non rivedere più le persone a cui tenevo e di poter morire per mano di qualche mucchio di ferraglia. Gabbo: << Bhe, quindi ora che possiamo fare? >>. Lo guardai un secondo e stetti per rispondergli quando dei robot uscirono da dietro l'angolo alle sue spalle. Verdi, con quello che doveva essere il loro occhio tutto giallo come un faro, rimanevano in aria fluttuando grazie a qualche meccanismo che li spingeva da terra, non avevano ne gambe ne braccia, solo tre lame attaccate a loro, una dietro, una davanti e una a destra. Li contai scrutandoli attentamente ed erano ben in cinque. Poi uno di loro, quello più al centro, prese parola. Robot centrale: << Guarda guarda, i sopravvissuti, ben due, così poi ci basterà trovare il terzo e avremo finito. >>. Io: << Il terzo...? >>. Almeno ora sapevo che io e Gabbo non eravamo soli in tutto quel macello. Gabbo: << Non hai preso un'arma anche per me?! >>. Io: << Eh...non ci ho pensato! >>. Risi per sdrammatizzare ma mi fermai subito notando la serietà di tutti meno che la mia. Il mio sguardo allora si fece normale e rigido. Robot centrale: << Ora dobbiamo catturarvi e poi il capo ci dirà cosa fare di voi. >>. Io: << Oh si, mi sembra giusto. >>. Come al solito la mia serietà non durava più di mezzo minuto insieme ovviamente alla sbruffonaggine. Gabbo: << Ma che robot siete voi?! >>. Robot centrale: << Potete chiamarci sorveglianti, forza venite con noi e non costringeteci a portarvi via privi di vita. >>. A quel punto sorrisi. Io: << Ma che importa come si chiamano, se tra poco tornano nella discarica da dove sono venuti? >>. Il robot centrale sembrò non capire subito mentre Gabbo aveva inteso benissimo che avrei opposto una certa resistenza. Appoggiai una mano all'elsa della mia spada. Robot centrale: << Attacchiamo senza pietà, vogliono opporsi! >>. Il mio sorriso di sfida si intensificò e appena uno di loro mi si scagliò contro le sue lame cominciarono a girare minacciose. Sfoderai velocemente la spada e lo tagliai in due con un fendente dal basso verso l'alto. Gabbo: << Stai attento! >>. Un altro di loro si fece avanti e riabbassando la spada lo divisi come con il precedente. Io: << Avanti un altro. >>. Ghignai, mentre il terzo provò un affondo caricandomi ma mi spostai lateralmente e infilai la mia spada nel suo reattore che gli permetteva di fluttuare trapassandolo da parte a parte. Gabbo: << Dietro di te! >>. Non avevo mai visto quel ragazzo così preoccupato. Senza voltarmi protesi le braccia all'indietro inarcando la schiena e tenendo salda e dritta la spada trafissi nel faro il quarto di quei nemici che mi aveva caricato. Non sapevano attaccare in altri modi, o caricavano, o non potevano colpire, grazie a questo capii di aver già vinto. Tornando in posizione eretta il robot trafitto scivolò via dalla lama che impugnavo e ghignando mi girai verso il quinto. Esitava,probabilmente stava cercando di escogitare qualcosa, qualcosa che mi avrebbe dovuto sorprendere, anche se non fu così. Si scagliò contro di me ma sfrecciando rasoterra in modo da cogliermi impreparato. Aspettai che si avvicinasse sempre di più, pochi metri. E ora, una volta che ormai ci distanziavano solo pochi centimetri feci roteare la spada muovendo fluidamente il polso per poi trafiggerlo dall'alto. Appoggiai un piede sopra di lui e poi estrassi la spada rimettendola a posto. Gabbo: << Ale...ma come...? >>. Io: << Come cosa? Non farti troppe domande, lo sai come sono fatto! >>. Mi scappò un sorrisone a trentadue denti e appoggia la mano dietro alla nuca. Gabbo: << Be, che volevi fare? >>. Era ancora un po' scosso e tremava, io anche non ero da meno, ma tremavo perchè ero agitato, volevo combattere ancora.Io: << Dobbiamo trovare Sergio. Lui è un genio no? e sperando che sia ancora vivo, avrà già qualche piano per risolvere la situazione. >>. Gabbo: << Ma tu sai dove abita? >>. Io: << Dall'altra parte della città, superata una discarica, c'è casa sua. Ma dobbiamo sbrigarci, se non vogliamo arrivare tardi. >>. Mi avviai dalla parte opposta a quella in cui ero venuto, e Gabbo senza ulteriori domande mi seguì, senza incontrare altre forme di vita si fece sera e decidemmo di accamparci in un hotel a caso, quello migliore che ci capitò in fondo. Entrati dalla porta scorrevole si capì subito che l'interno edificio era deserto, ispezionammo ogni angolo anche se controvoglia per poi scegliere una stanza al terzo piano, ne troppo in alto, ne troppo in basso. La stanza da noi scelta aveva un letto matrimoniale e senza farci troppi problemi, chiusa la porta decidemmo di provare a coricarci. Gabbo si addormentò quasi subito, sotto quelle calde coperte, al contrario di me che invece non riuscivo a chiudere occhio. Verso le due e mezza di mattina sentii dei rumori appena cominciai ad assopirmi. Alzatomi afferrai la spada e aprii piano piano la porta cercando di non fare rumore. Sembravano rumori di passi ma erano veloci, mi esposi uscendo e girandomi verso sinistra. Una figura mi correva incontro e la afferrai per una spalla alzando il braccio con cui impugnavo la spada. Stetti per colpirla ma poi vidi nitidamente che non era un robot quando urlò. Era una ragazza, doveva avere grossomodo la mia età. Ragazza: << Ah!!! Non farlo ti prego! >>. Ero davvero sorpreso, poi realizzai subito che doveva essere la sopravvissuta, la terza di cui parlavano i rottami volanti di quel pomeriggio. Io: << Ma... tu sei umana... >>. Dovevo ancora capacitarmi che fosse lì con me. Ragazza: << Anche tu... Ma ora non c'è tempo! >>. Anche lei sembrava sorpresa ma più spaventata e avevo paura di scoprire per cosa. Io: << Perchè, cosa succede!? >>. Si girò di scatto e io guardai dove mirava lei. Lei: << Devi aiutarmi ti prego! Hai un'arma no?! >>. Un robot alto e snello la inseguiva e ora si era fermato poichè anche la ragazza si era bloccata a causa della mia presa. Io: << Che robot è quello? >>. Al buoi non lo intravedevo bene ma alla fine capii come era fatto. Di colore giallastro aveva uno sguardo cattivo quanto minaccioso, al posto del braccio destro aveva una lama ricurva che non mi piaceva per niente. Ragazza: Quello è un robot semplice, ce ne sono a milioni probabilmente come lui, mi ha parlato di altri due sopravvissuti come me e adesso ho scoperto che tu sei il secondo, vogliono prendermi e opponendo resistenza l'ho convinto a farmi ammazzare così sono scappata e tu mi hai fermato! >>. Il robot cominciò ad avanzare e io col braccio in cui tenevo stretta la sopravvissuta la feci mettere dietro di me lasciandola. Io: << Allora, non ti dispiacerà se le presentazioni le rimandiamo a dopo. >>. Sorrisi da sbruffone guardando il robot che si avvicinava mentre la ragazza annuiva. Avanzai imitandolo e mi attaccò con un affondo del braccio destro che schivai scansandomi. Provai in quell'istante a colpirlo con una ginocchiata che mi fece male ma che riuscì a farlo alzare squilibrandolo. Conficcai la mia spada nel suo ginocchio e poi lasciandola gli tirai un montante in viso siccome si era piegato nuovamente a causa del ginocchio trafitto. Appena lo colpii con quel colpo, sentii dalle mie nocche sgorgare lentamente il sangue, caldo e pacato che scivolava sulle mie dita. Accidentalmente mi ero scordato che fosse fatto di metallo e il buio non mi aveva fatto concentrare come dovuto.Strinsi i denti sopportando il dolore della botta ed estratta l'arma dal ginocchio del mio nemico senza dargli tempo di reagire lo trafissi in petto con un affondo lasciandolo cadere poi sul suolo con un tonfo. Feci roteare la spada abilmente muovendo agilmente il polso per poi rinfoderarla e rigirarmi verso la ragazza che intanto aveva gli occhi sgranati e le dita sulle labbra. Ragazza: << W-wow, sei bravo... >>. Sorrise e io ricambiai il sorriso. Io: << Grazie... Allora tu sei? >>. Ragazza: << Krystal, piacere di conoscerti. >>. Io: << Axel, piacere mio! >>. Krystal: << Non so proprio come ringraziarti, davvero! >>. Io: << Oh, figurati. >>. Sorrisi raggiante e poi le aprii la porta della stanza in cui alloggiavo con Gabbo sperando di non svegliarlo. Indicandole il mio amico lei intese con uno sguardo stupefatto che era l'altro sopravvissuto. All'inizio non avevo idea di dove farla dormire, poi ebbi l'idea di farla mettere al mio posto e di dormire sul pavimento. Era gelido, ma mi sentivo comunque soddisfatto di aver fatto il gentiluomo. Parlai da solo, tra me e me ripensando a Krystal, a come era fatta. Alta dieci centimetri in meno di me, coi capelli rossi e gli occhi verdi, qualche lentiggine, dei jeans cortissimi celesti, delle scarpe di marca basse e nere, una maglietta bianca con un simbolo nero di qualche band ed una felpa blu con un cappuccio che aveva delle orecchie di stoffa da panda. Era davvero bella e sembrava anche simpatica, ma lo avrei scoperto l'indomani poichè mi addormentai una volta finito il pensiero. La mattina seguente appena mi svegliarono le grida di Gabbo che saltò fuori dal letto appena video la presenza di Krystal. Gabbo: << Aaaah!!!!! >>. Balzai fuori dal letto anche io guardandolo ormai sveglio e Krystal si spaventò svegliandosi come noi e sedendosi. Io: << Cosa?! >> Gabbo: << C'è una ragazza al posto tuo! >> Krystal: << Emh... >> Gabbo: << Vai a caccia di ragazze anche quando il mondo finisce eh?! >> Io: << Non fare lo spiritoso adesso, l'ho salvata ieri notte da un robot! >>. Risi. Gabbo: << E chi ti dice che non lo è anche lei? >>. Io: << L'ho toccata, e ha consistenza umana, non può essere un robot. >>. Gabbo: << Mh...Presentamela allora... >>. Così feci, presentai la mia nuova amica a Gabbo e poi uscimmo dalla stanza aprendo la porta. Il mio amico guardò la carcassa del robot che avevo estinto la sera prima. Gabbo: << E' quello il... il robot di ieri notte? >>. Aveva gli occhi sgranati, quel robot era alto molto più di me e di lui. Krystal: << Si, e Axel l'ha sterminato! >>. Rise e poi si avviò seguendomi con Gabbo. Scesi le scale e mi diressi fuori dall'hotel affiancato dai miei compari. Ora eravamo in tre. Ci brontolò lo stomaco sincronicamente. Tre affamati, si intendeva. Io: << Che ne dite di mangiare al bar? >>. Aperta la porta del bar che stava davanti al nostro hotel e assicurandomi che non ci fossero robot presi delle brioche e una spremuta d'arancia. Una volta che i miei amici si servirono ci sedemmo ad un tavolo cominciando a cibarci. Lei mangiava delicatamente, aveva un tocco delicato e dolce mentre Gabbo sembrava un po' un ippopotamo che non mangiava da circa due anni luce. Si stava ingozzando di brioche. Finita la mia bevvi in un sorso il bicchiere di spremuta e poi aspettammo che finisse anche Krystal. Io: << Krystal, tu che avevi in mente di fare? Come ci sei finita lì ieri notte? >>. Krystal: << Scappando, non ho fatto nulla per tutto il giorno, ero davvero esausta...quando entrai nell'hotel speravo di essere al sicuro e invece, mi avevano seguito anche là dentro! >>. Io: << Perchè non vieni con noi allora? Abbiamo un amico che potrebbe risolvere tutto, magari ti va di aiutarci, in più sei una sopravvissuta, non possiamo rischiare che tu ti faccia qualcosa! >>. Sorrisi a trentadue denti e venni ricambiato con un suo dolce sorriso mentre annuiva. Krystal: << Mi farebbe piacere! >>. Gabbo si alzò sparecchiando e buttò tutta la roba sporca nel lavandino del bar per poi andare davanti alla porta e girò la testa guardandoci. Gabbo: << Non perdiamo altro tempo dai! >>. Lo seguimmo e aprì la porta uscendo. Assicurandomi di aver preso arco, spada e il dischetto misterioso cominciai ad avviarmi seguito dai miei compagni. Adesso però mi sorgeva un dubbio. Noi eravamo i tre sopravvissuti, ciò significava che Sergio... era morto?! No...non poteva essere, scossi la testa eliminando il pensiero e continuai a camminare.
  
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