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Autore: RobiSmolderhalder    28/02/2013    5 recensioni
Edward e Bella.
Due caratteri differenti.
Due animi Sensibili e gentili.
Il destino li farà incontrare.
I loro dolori si uniranno.
Non ci sono né vampiri né licantropi. Se vi ho incuriosito leggete :)
Roby
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Love save the pain.

 

 

 

The way You touch, I loser control and shiver deep inside.

 

 

 

 

Bella’s Pov.

Correvo. Le mie gambe erano riuscite ad essere più veloci di quanto pensassi. La sabbia, ostacolava la mia corsa, ma mi sentivo libera. I polmoni bruciavano per via della corsa, ma sul mio viso un sincero, bizzarro e stupido sorriso aleggiava senz’ombra di dolore.
C’erano delle rose blu. C’erano infiniti campi di grano. C’era mia mamma, Edward, Alice, Angela e Jacob che mi guardavano con una luce felice negli occhi. I miei capelli, al vento mi rendevano più libera di quanto il mio subconscio potesse credere. Correvo, senza capire il perché, senza capire quale era la mia meta.
All’orizzonte, un’ombra faceva bella mostra di sé. Una risata arrivava al mio udito e un moto di sorpresa si prese gioco di me quando avevo realizzato che era la mia voce. Anch’essa libera, spensierata, sincera e stranamente felice.
Mano a mano che mi avvicinavo  riuscivo a vedere l’ombra. Era un uomo, alto, non troppo snello, sorrideva toccandosi i baffi.
Era lui.
Finalmente era lui.
Nemmeno quella sorpresa aveva fatto cedere la mia corsa. Dopo cinque minuti ero finalmente arrivata a destinazione.
“Papà! Papà!”- Urlavo sorpresa che quella parola, - che non avrei mai e poi mai creduto potesse farlo-  uscì dalle mie labbra. Invece lo avevo detto, ero riuscita a dire ‘Papà’. Guardavo i suoi occhi, sempre innamorati della sua piccola bambina che ormai era cresciuta. Una lacrima aveva solcato il mio volto. Una lacrima libera, sincera, felice, non più solitaria.
Lo avevo abbracciato, sorpresa di non aver sentito il suo odore.
“Papà.”- Mormoravo in preda all’eccitazione di averlo di nuovo con me. Forse il destino mi aveva miracolata.
“Piccola Bells.”- Mi aveva risposto, a quella che apparentemente non era una domanda, piangendo.
“Ascoltami. Andrà tutto bene. Io so che sarò per sempre nel tuo cuore, come tu lo sei e lo sarai nel mio. Vivi amore mio. La vita è bella quanto brutta. La vita è infinita quanto breve-”
“Ma..”- Lo avevo interrotto beccandomi la sua occhiata tra l’arrabbiato e il divertito.
“Ti voglio bene mia piccola Bells.” -Aveva detto un attimo prima di posare le sue labbra, ruvide, a causa della barba, sulla mia tempia. Poi come neve al sole era sparito.

“No!”- Urlo con tutto il fiato che i miei polmoni possono essere capace di produrre.
Sembrava così reale!
Quanto mi rendo conto che è questa la realtà, i singhiozzi si prendono la mia mente, il mio corpo, il mio cuore, la mia anima.
“Oh…mio…dio!”- Non capivo più nulla. Ancora una volta me lo hanno strappato via. Ancora una volta me lo sono  fatta sparire dalle mie braccia.
Ancora una volta il dolore ha il coltello dalla parte del manico.
“Bella!”- La voce di Edward raggiunge il mio udito, è disperata, spaventata.
Mi copro il viso con le mani, non riuscendo – pur provandoci- a placare i singhiozzi.
“Bella. Calmati.”- Mormora con le labbra sui miei capelli.
“No! No Edward! Me lo hanno portato via…Me..l…hanno…port..via”- Lefrasi erano sconnesse, sentivo un blocco nel petto che schiacciava la mia voce. Mi sento distrutta come se mi fosse passato un treno a tutta velocitò addosso. Schiacciandomi il cuore.
Avrei dovuto immaginare che era tutto un sogno, Avrei dovuto immaginare che quello era un universo parallelo. La mia mente – comandata dal dolore- si era presa di nuovo gioco di me.
“Ssh. Dormi piccolo tesoro.”- Mormora Edward cullandomi. I miei occhi freddi e umidi si chiudono. E semplicemente con la voce di Edward mi addormento, disperata, sfrenata ed emotivamente esausta.

 

**

“E questo è tutto.”- Sussurro ad Alice, dopo averle raccontato tutta la mia storia, dall’inizio ad adesso. Lei come ottima interlocutrice ha ascoltato in silenzio, ogni tanto una piccola lacrima scendeva dal suo viso. Forse per pietà, forse perché la mia storia è troppo dolorosa, forse perché sentendo la mia voce che all’ombra di quel racconto tremava, o forse perché in agguato c’era qualche singhiozzo  che cercava di smorzare la mia voce.
Dicono che ogni avvenimento ha una sua trama, dicono che ogni avvenimento ha una causa, dicono che ogni avvenimento a cose e persone è o non è puramente casuale.
Casualità o meno la mia vita è stata distrutta. Il fato o chiunque comandi il nostro cammino, ha deciso che la mia strada deve essere trascorsa in mezzo al dolore. Che la vita non è facile per nessuno. La mia non è assolutamente vita.
I libri mi hanno insegnato che vivere male può andare bene, non vivere completamente però no. Ed io non vado bene, perché non vivo, perché non ho la possibilità di vivere.
Chiunque ha perso dei cari. Tante persone di ogni età sono cresciuti con un solo genitore. Io non lo accetto. Non accetto di non aver vissuto mio padre.
Ricordo che era buono. Che sorrideva sempre. Che mi amava, come ogni padre ama i propri figli. Che aveva uno sguardo stralunato il giorno in cui è andato via per sempre. Poi basta. I ricordi brutti ci saranno per sempre, i belli sono quelli che scompariscono sempre.
Dicono che appoggiarsi al ricordo non è bene. Dicono che i ricordi sono piccole sfumature che al momento sbagliato tornano nella nostra mente.
Io invece avrei preferito vivere nel ricordo. Almeno avrei vissuto davvero.
“E’ terribile Bella.”- Dice Alice mentre deglutisce. Io annuisco guardando lo spigolo del divano – della suite- dove io e Alice ci siamo accomodate.
 Non so bene il motivo che mi ha spinta a raccontare tutto ad Alice. Forse è stata la disperazione,  forse il mio bisogno di riuscire a parlare con lei. Alice. L’unica persona con cui mi sento in sintonia oltre Jake e Angela. L’unica persona che, in questo periodo, insieme a suo fratello riesce a farmi sorridere sinceramente.
“Non so cosa si dice in questi casi. Quindi faccio meglio a stare zitta. Voglio solo farti presente che io ci sono. Come amica, come sorella, come-” La sua voce viene interrotta dal mio abbraccio di gratitudine.
Non so se Alice ed io saremo amiche per sempre. Sono stanca di pensare agli avvenimenti che può causare un mio gesto, una mia parola. Ho capito che nel bene e nel male certe cose succedono senza causa, senza apparente motivo.
“Tu, invece, raccontami qualcosa.”- Sussurro. Sorrido cercando di tornare la Bella solare.
“Jasper vuole conoscere i miei genitori.”- Dopo questa affermazione/rivelazione avvampa, cosa non del tutto da Alice. Io le sorrido teneramente.
“Non vuoi?”- Le chiedo sicura di non essere invadente, termine che è assolutamente escluso dal vocabolario di Alice.
“Non è questo, è solo che. Ho paura che lui non piaccia ai miei.”
“E perché?”- Chiedo inorridita. I genitori di Alice sono persone fantastiche. Hanno accettato me dopo tutto. Rifletto un attimo. No! Quando mi hanno conosciuta io e Edward non eravamo nulla.
“Perché sono gelosi. Insomma Jasper proviene da una famiglia agiata come la mia. E’ molto educato e riservato. Non vorrei che però la gelosia potesse rovinare tutto.”- Ammette con una punta di amarezza nella voce.
La mia famiglia non è per niente agiata! Cosa dovrei fare allora io? Merda.
“Oh Alice! Capisco. E’ solo che dovresti provare, insomma, se è una cosa seria non puoi nasconderla per sempre. Anzi meglio prima, ti togli un peso.”-Cerco di essere più razionale possibile, anche se al momento mi risulta difficile.
“Vedremo.”- Mormora dando una rapida occhiata al cellulare.
“Io vado Bella. Ci sentiamo domani okay?”- Annuisco e le poso un piccolo bacio sulla guancia.
“A domani. E sta’ tranquilla. Andrà tutto bene!”- Urlo mentre Alice si chiude la porta alle spalle.
Andrà tutto bene un corno!
Aspetta, aspetta, ASPETTA! Edward non mi ha mai parlato di un colloquio con i suoi genitori. Se non di lavoro, ovviamente suo padre è il mio secondo capo. Sbuffo passandomi una mano tra i capelli.
La mia insicurezza bussa nel mio cervello, pronta e in azione.
“Sono fottuta.”- Mormoro a me stessa.
Ho sempre avuto la paura di non piacere a nessuno. Anche se la gente che conosco mi dice che sono adorabile, simpatica, riservata.
Il fatto è che ogni donna è così. C’è a chi non piace il proprio corpo, c’è chi ha paura di dire o fare sempre qualcosa di sbagliato e poi c’è, chi, come me, ha paura di entrambe le cose.
Il mio corpo è apparentemente indecente. Sono magra, nelle braccia e nelle gambe e il torace non è male. Il seno, per i miei gusti troppo sproporzionato. Insomma peso cinquanta chili e ho una quarta!
Goffaggine è mio il secondo nome. Le brutte figure fatte grazie a essa non si possono classificare.
Quando qualcuno mi rivolge delle domande avvampo, le orecchie diventano bollenti, inizio a sudare e la voce mi trema come se dovessi piangere da un secondo all’altro.
Chi vorrebbe una sfigata del genere in famiglia?
Accendo la tv per far scemare gli insulti che rivolgo a me stessa. Faccio un po’ di zapping e mi fermo quando noto i Bon Jovi sullo schermo. Il mio sorriso si allarga e mi metto in piedi sul divano.
Ma chi se ne frega! Io sono così, chi mi accetta bene, sennò andrà a farsi benedire.
Alzo il volume e inizio a muovere il mio corpo a ritmo di musica.
“She says; We've got to hold on to what we've got .'Cause it doesn't make a difference. If we make it or not . We've got each other and that's a lot for love, we'll give it a shot.”-
Canto liberandomi, per pochi attimi, dal mondo di negatività che mi circonda.  
Quando la canzone finisce abbasso il volume. Un brivido attraversa la mia schiena, quando mi accorgo che il respiro di qualcuno è addosso al mio collo. Giro il viso e un abbaglio di occhi verdi scintillanti colpisce il mio sguardo. Sorrido imbarazzata sicura che Edward abbia assistito al mio stupido teatrino.
“Ciao.”- Sussurra appoggiando le sue labbra alle mie.
Assaporo la morbidezza di quelle labbra che mi attirano anche solo guardandole. La mia lingua esplora la sua e un calore, familiare da qualche giorno, si impossessa del mio corpo rubando anche la mia mente. Mi porta in un universo parallelo. E per alcuni attimi il mio cuore sta bene. Avvolgo le braccia nel suo collo e schiaccio il suo corpo contro il mio. E con un semplice contatto mi sento a casa. Mentre mi bacia lo sento nelle viscere, nel profondo della mia anima che un tempo credevo annientata del tutto.
“Lo farai di nuovo?”- Mi chiede accarezzandomi la guancia con le nocche. Lo guardo interrogativamente non capendo cosa vuole dirmi.
“Ballare e cantare…”- La frase dovrebbe suonare divertente. Ma nella sua voce c’è una punta di tenerezza.
“Sai per un momento mi hai fatto dimenticare lo schifo che mi circonda. E’ stato bello vederti in quel momento. Così spensierata, libera. Se-”
“Per te lo farò sempre.”- Mormoro nel suo orecchio mordendolo dolcemente.

**

Dopo cena siamo entrambi seduti sul divano. Io guardo un film, di cui non ricordo il nome né la trama. Edward, come ogni sera, è sul computer. E’ passata già una settimana da quando hanno presentato l’istanza al giudice, ancora non ci sono novità.
Mentre guardo, invano, la tv, il mio cellulare squilla. Sono le undici di notte!
“Pronto?”

“Pronto Bella! Come va da quelle parti?” Sorrido al suono di quella voce familiare quanto rassicurante.
“Jake! Che piacere sentirti! Io tutto bene, e tu?”

“Magnificamente! Mi sono appena laureato dolcezza. Come dovrei stare?”
“Oh…Congratulazioni Jake. Sono così fiera di te!”- Sussurro con le lacrime agli occhi. Jacob è come se fosse mio fratello. Da piccoli ci siamo sempre trovati insieme, indipendentemente dalle situazioni. I nostri coetanei erano pienamente convinti che prima o poi ci saremmo sposati. Quando al Liceo si venne a sapere dell’orientamento sessuale di Jake, a molti prese un colpo. A me non è cambiato nulla. E’ rimasto sempre il mio Jake, la causa dei miei sorrisi sinceri. Almeno fino a qualche mese fa.
“E dimmi Bells! Raccontami qualcosa!”
“Vorrei vederti quando torno.” -Mormoro, ho bisogno di un consiglio alla ‘Jake’.
“Quando torni?”
“Ehm. Non lo so ancora. Facciamo così, se-”.
Posso raggiungerti a Seattle.” -Mi interrompe euforicamente.
“No! Ci vedremo a casa. Non preoccuparti non dovrebbe mancare molto.” -Non voglio che spenda dei soldi in modo così inutile. Infondo Billy – suo padre- ha fatto dei sacrifici per farlo studiare, e le loro condizioni familiari non sono per niente agiate.

“Sempre testarda!”
“Sempre me stessa” Ribatto sorridendo.
“Va bene Bells, ci sentiamo tra qualche giorno. A presto. Ti voglio bene Orava.”
“Ti voglio tanto bene anch’io Jake. A presto.”
Erano anni che non mi chiamava ‘Orava’, che, significa scoiattolo in Finlandese. Quando ci siamo conosciuti, mi ha fatto un piccolo interrogatorio. Nel suo questionario c’era anche la domanda ‘animale preferito?’ ed io avevo risposto scoiattolo. Quando poi ha iniziato ad interessarsi al Finlandese, Orava era diventato il mio secondo nome.
“Chi era?”- Mormora distrattamente Edward.
“Jake.” -Quando il nome del mio migliore amico esce dalle mie labbra, uno sbuffo appositamente sonoro fuori esce dalle sue labbra. Io lo guardo incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio.
“Qualcosa non va?”- Chiedo non troppo severamente.
“Come mai ti ha chiamata?”
“Così! Non c’è un motivo. E’ il mio migliore amico. Può chiamarmi quando vuole”.
“Oh certo.”- Alza la mano in segno di resa e torna al suo computer.
Sbuffando senza un motivo preciso mi dirigo in bagno. Pronta per la doccia e per andare a letto.
Mi manca casa mia. Mi manca sentire mia mamma che mi chiede di mangiare.
Mi manca il sole che sfiora le mie spalle. Mi manca il fioraio che ogni mattina, prima di arrivare al lavoro mi chiede ‘come va?’. Mi manca il tabaccaio che mi implora tutti i giorni di smettere di fumare. Mi mancano i miei cd, che stupidamente non ho portato con me. Mi manca piantonarmi alla scrivania e scrivere relazioni per Edward o Carlisle.
Carlisle. Chissà se non mi licenzierà a tronco dopo aver saputo il mio rapporto con Edward.
Sospiro ed entro nel box doccia.

 
“Buonanotte.” -Sussurro ad Edward- dopo un’ora dalla mia doccia- ancora al pc.
“’Notte.” -Mormora senza alzare lo sguardo verso di me.
Lunatico. Ecco la parola che mi viene in mente. Sbuffo tra me e mi siedo sul letto. Prendo il libro, che, oggi mi ha regalato Alice. ‘L’ombra del vento- Carlos Ruiz Zafòn’. Accendo la piccola abat-jour che si trova nel comodino e mi immergo nella lettura.
Mentre Daniel viene avvicinato dall’uomo che porta le vesti di un personaggio,  di uno dei romanzi di Carax sento Edward schiarirsi la voce.
Abbasso il libro e aspetto che parli.
“Scusa.”
“Per cosa esattamente?” -Gli chiedo, dopo aver fatto una piccola piega sulla pagina a mo’ di segnalibro e chiuderlo sperando di riaprirlo tra qualche attimo.
“Per il mio comportamento.”- Lo guardo e gli sorrido. In fondo non che abbia fatto chissà cosa.
“Vieni a letto?”- Sussurro con voce roca, senza essermi resa conto immediatamente di quanto roca fosse.
“Tra un po’. Ahm, domani ho un appuntamento con l’avvocato Price.”- Annuisco e lo guardo mentre si gira per tornare dal salottino. Si è cambiato, indossa il pantalone della tuta che, fascia perfettamente quel sedere così solido e dal morso facile. Dovrebbe assicurarselo a parere mio! Scuoto la testa e riapro il libro.

 “Cosa leggi?”- Mi chiede mezz’ora dopo fermo sulla soglia.
“L’ombra del vento.” -Rispondo ipnotizzata tra le righe del libro.
“Mh.”
“Devi dirmi qualcosa?”- Chiedo dolcemente abbassando il libro.
“Ehm.”- Le sue guance si imporporano di rosso. E’ strano e allo stesso tempo adorabile il modo in cui si dimostra ancora timido, dopo avermi conosciuto, almeno un pochino, sessualmente. Adesso si vergogna anche a venire a letto con me.
“Vieni a letto ora?”- Annuisce e mi rivolge un sorriso dolce.
Si avvicina e si sdraia al mio fianco.
Poso il libro e lo guardo.
“Vuoi che spenga la luce?”- Lui alza le spalle e mi guarda.
“Che succede Edward? E’ tutto il giorno che sei un po’…come dire, strano!”
“Penso che a volte tu sia solo un sogno. Un’illusione. Non voglio perderti mai Bella.”- Dice velocemente come se potesse divorare quell’ultima frase.
“Non mi perderai. Perché io non voglio perdere te.”- Mormoro un attimo prima di perdermi tra le sue labbra e nel suo inebriante profumo di petali di rose blu.
Quell’odore che mi fa perdere la ragione facendomi dominare dall’istinto. Lo sento nel profondo di me stessa. La mia gamba avvolge il suo fianco e i bacini si ritrovano.
Mi sono sempre chiesta come sarebbe fare del sesso con Edward. Ma, mai ho potuto immaginare me insieme a lui. Forse per la mia scarsa autostima, forse perché la frase detta da lui stesso poco fa rispecchia anche me.

Un’illusione.
E se fosse tutto davvero un’illusione? Come ne uscirei?.
E mentre le sue mani vogliose ma al tempo stesso dolci, vagano sul mio corpo mi rendo conto che lui è qui, è reale, che è impossibile provare certe cose anche solo con un semplice e delicato tocco.
Restiamo abbracciati senza stancarci di esserlo. Come se abbracciare il corpo dell’altro fosse naturale.
“Buonanotte piccola mia.”- Sussurra al mio orecchio senza staccarsi da me.
“Buonanotte Edward.”
E felicemente abbracciata a una delle persone, che, nella mia vita è diventata qualcosa di più del semplice essenziale, mi addormento.

**

Tornerò presto. Prega per noi che ci siano buone notizie.
Ti voglio bene.
 Edward.

Mentre sorseggio il mio caffè, fisso il biglietto che ho trovato sul comodino appena sveglia.
Ero così stanca che nemmeno ho sentito il freddo che si era impadronito di me al distacco delle sue braccia dal mio corpo.
Accendo una sigaretta e guardo Seattle alle dieci del mattino. E’ una bellissima città, lo ammetto, ma non più della mia adorata Los Angeles.
Prendo il cellulare e decido di chiamare mia mamma.
Mi chiede quando torno, che le manco, che ci sarà una sorpresa al mio ritorno. Mi racconta di Fred ‘ il droghiere’ che ha finalmente accettato il fidanzato della figlia. Scoppio a ridere nel sentire mia madre raccontarmi i fatti giornalieri. Scoppio a ridere anche perché erano anni che la sua voce non era più così accesa. Un moto di depressione si fa spazio nella mia mente. E se fosse così sollevata perché io sono lontana? Nel senso che non ha costantemente la visione di me che mi autodistruggo sulla spiaggia.
Non ho mai realmente pensato al dolore in più che le infliggevo ogni volta. Non mi sono mai chiesta cosa ne pensasse lei di quelle ‘visite’ giornaliere. Ho sempre e solo alimentato il mio dolore che al tempo stesso era la cura ad esso, noncurante di quello che facevo a mia madre.
La donna che ha lottato per farmi crescere nel modo migliore possibile.
La donna che non si è fatta trascinare dal baratro in presenza della figlia orfana di padre.
La donna che ancora oggi non si preoccupa di sé, del suo dolore, della sua perdita, per non farla pesare sulla nostra casa.
La donna che mi racconta, mi ricorda il grande uomo che era mio padre.
La donna che ama sua figlia più della sua stessa vita.
“Bella! Si torna a casa!”- La voce di Edward mi fa sussultare.
Lo guardo sorridente.
“Come? Co-”
“Bella! Non c’è più bisogno di restare qui. L’istanza è stata accettata dal giudice. Ci contatterà entro sei mesi per la data del nostro processo!”- E’ felice. Sorrido contagiata e lo abbraccio.
“Sono contenta per te!”- Sussurro abbracciandolo più forte e baciandogli il petto. Lui inspira il profumo dei miei capelli.
“Dai! Fai la valigia. Facciamo una doccia e partiamo!” Anche lui è contento di tornare a casa ovviamente. Ma una volta arrivati non ci mancherà quella piccola routine, di noi due costantemente insieme, che si era creata?
Mentre Edward entra in bagno un’idea si paralizza nella mia mente.
Prendo quell’indumento che avevo detto di aver comprato senza secondi fini e lo indosso, sicura di essere già rossa come un peperone.
Mi avvicino, cauta, in bagno e apro la porta. Ringraziandolo per non averla chiusa a chiave. Quando entro riesco ad intravedere la sagoma di Edward sulla doccia.
Un calore al mio basso ventre si propaga inebriandomi la mente. Oddio! Non credo di poterlo fare.

Muoviti! Urlo a me stessa.
Apro il box doccia e Edward osserva me e la mia mise con una sguardo pieno di ardore e con gli occhi fuori dalle orbite.
“Voglio fare una cosa prima di andare via.”- Sussurro sotto il suo sguardo passionalmente dolce.

 

 

Sono viva! Yes.
Ho avuto dei piccoli problemini, che, mi hanno rubato tempo e ispirazione.
Perdonatemi. Spero che siete rimaste qui, spero di non aver deluso nessuno.
Devo andare!
Ps: Avete mai letto l’ombra del vento? Se è no fatelo!
Ps2: Secondo voi che sorpresa attende Bella al suo rientro? :p
A presto.
Roby <3

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

   
 
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