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Autore: TheNaiker    28/02/2013    1 recensioni
Hinamizawa, l'estate del 1983 è passata. Ma la felicità sognata da Rika è stata davvero raggiunta? I problemi dei suoi amici sono forse stati risolti, ma la felicità è una gracile piantina per cui bisogna lottare in continuazione, per evitare che essa appassisca. L'arrivo di nuovi personaggi ed eventi e gli effetti di quelli vecchi si intrecciano, in una nuova e difficile avventura.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 22: I cocci del vaso di Pandora


Okinomiya, 19 Dicembre 1983

Era pomeriggio, uno di quelli freddi e accompagnati da un clima rigido ed inospitale, come era solito nel gelido inverno di Okinomiya. La posizione geografica, lontana dal mare e dalle spiagge, non consentiva alla temperatura di alzarsi a sufficienza da essere piacevole, al contrario si potevano scorgere anche due o tre stalattiti di ghiaccio, che scendevano dai tetti di moltissime case, in special modo quelle vecchie e fatiscenti, oppure quelle abbandonate. Nessun pedone si azzardava a avventurarsi all'esterno, e tutti avevano preferito usare le proprie auto o un qualche mezzo pubblico, anche per gli spostamenti più brevi. Non era il periodo adatto per le passeggiate romantiche, buscarsi una brutta influenza non era esattamente la miglior dimostrazione d'affetto, per un innamorato.

Eppure, i negozianti della città non erano dispiaciuti per il freddo, anzi di solito la cosa giovava ai loro affari. Grazie ad esso i clienti erano maggiormente tentati di entrare nei loro locali, per dare un'occhiata all'interno e riscaldarsi un poco. E questo fu quello che fecero anche Alice e Rena, quel pomeriggio. Avevano fatto visita all'Hidden Cove, la tavola fredda dei Keresana, in modo da attendere confortevolmente l'arrivo di Giancarlo, il quale doveva andare a prendere l'auto di famiglia e condurli alla stazione di polizia della città, che era abbastanza lontana da lì. Alice, in particolare, voleva evitare di dover camminare fuori, in balia di quella temperatura così bassa.

Rena invece aveva altri generi di pensieri in testa, stava rimirando il tavolo che si trovava a lato del loro. Due ufficiali stavano bevendo un caffè caldo, mentre controllavano che nulla di male succedesse alle due ragazze. Gli agenti non erano lì per caso, anzi facevano parte del programma di protezione testimoni che Flavia aveva voluto per lei. Però la giovane si sentiva comunque a disagio, a causa della situazione, la presenza di quei due uomini aveva un che di invadente. Rena invece era abituata a restare da sola alla discarica, e non era una vista piacevole, tutta quella gente lì radunata solo per lei. In ogni caso non c'era nulla che lei potesse fare, nulla fuorché continuare ad aspettare, nella speranza di ricevere infine delle notizie importanti dalla centrale; e ciò era decisamente plausibile, se Flavia la voleva da lei l'ispettrice doveva avere qualcosa di molto importante da dire, forse le indagini avevano avuto una svolta. In fondo c'erano davvero delle impronte sul mio cappotto, quindi saranno riusciti a dare un volto allo stalker. Presto...

No, non poteva innervosirsi a tal punto, non doveva avere fretta, adesso. Non poteva certo sedersi sugli allori ed aspettare che quel futuro radioso così fortemente desiderato arrivasse da solo, ma non doveva neppure sprecare tutto con quell'atteggiamento così impulsivo, e poi si non stava così male lì, in fin dei conti. Si trovava accanto a un'amica in un ambiente calmo e rilassante, e poi aveva già fatto la conoscenza di quegli ufficiali in precedenza, erano persone cortesi, del resto avevano raggiunto il caffè grazie alla loro auto, e avevano già avuto occasione di instaurare un dialogo con loro. Malauguratamente però si erano dovuti fermare, Alice si era improvvisamente ricordata di dover andare a ritirare la macchina di Flavia dall'officina, e la donna non avrebbe mai perdonato alla sorella una tale dimenticanza; tuttavia, avendo di recente cambiato il portafoglio e essendosi scordata di spostare la patente in quello nuovo, la ragazza fu costretta a mandare suo fratello al suo posto. Una scelta obbligata che Alice non gradì troppo, lei avrebbe preferito che a rimanere da soli nel locale fossero Giancarlo e Rena, e così quest'ultima poteva facilmente notare come la compagna fosse un tantino delusa, anche se non ne conosceva il motivo. O, per essere più esatti, stava iniziando ad intuire la ragione della sua frustrazione, e di tutto il suo comportamento in generale, anche se non era ancora certa. Dovrei chiederglielo, un giorno. Vorrei evitare altre incomprensioni. Ma nel frattempo, Rena stava guardando anche alla clientela all'interno della sala, e la sua mente decise di cambiare argomento.

"Ci sono molte più persone qui dentro, rispetto alla prima volta che siamo venuti qui, rispetto a quella volta...” commentò.

Sì, è proprio così. Io e Nii-chan abbiamo dato loro qualche buon consiglio per far crescere i loro profitti. Sai, la concorrenza dell'Angel Mort sarebbe insostenibile, normalmente, così abbiamo suggerito un approccio differente. Ossia, qualcosa che non abbia nulla in comune con quel bar, e quindi qualcosa di più simile a un club culturale, piuttosto che a una pasticceria chiassosa come quella. L'abbiamo reso un luogo molto tranquillo e familiare, dove gli anziani possono avere piacevoli discussioni, e Keresana-san è molto felice di avere un gran numero di nuovi amici con cui fare conversazione. Ma questo non è solo un posto per vecchi, puoi vedere che ci sono anche delle altre studentesse laggiù, e non solo loro. Questo bar, all'occorrenza, può diventare anche una locanda ideale per lo studio, basta solo che tu non sia di disturbo per gli altri.”

Capisco. Rena capisce il vostro punto di vista. L'Angel Mort è sempre pieno zeppo di clienti, ma la maggior parte di loro sono ragazzi maschi attratti anche dalle... Oh, Rena non dovrebbe essere così cattiva.”

Va tutto bene, Rena-chan.” La porta del bar fu spinta da qualcuno, facendo tintinnare il campanello collegato all'uscio, e altre due ragazze fecero la loro comparsa “Io e le mie ex-colleghe conosciamo molto bene l'atteggiamento anormale di quegli invasati, dopo tutto ho lavorato per un bel po' da quelle parti. Nessuna di noi ti farà la predica se tu dici la semplice verità.”

"Shii-chan, questa sì che è una sorpresa! E Satoko-chan, anche lei qui... Ma Satoshi-kun? È così strano che lui non sia con voi, dov'è finito, dove?”

"Oh, Nii-Nii dovrebbe essere qui a momenti, Kasai-san ogni tanto si diverte a stare da solo con lui."

Alice poteva facilmente intuire di che tipo di divertimento si parlasse, e di quanto poco quel divertimento fosse tale per Satoshi, ma non disse nulla a riguardò, ed abbozzò solo un sorriso, prima di chiedere: “Quindi è stato Kasai-san a condurvi qui, con la sua macchina suppongo... E gli altri? Sono rimasti a scuola ad Hinamizawa?”

"Che dire... Sì, più o meno. Non sono a scuola, però sono ancora da quelle parti, Irie-sensei ha chiesto loro di raggiungerli alla Clinica, e la loro non mi è sembrata una questione di pochi minuti, quando li ho sentiti.”

"Immagino..." Rena abbassò lo sguardo, preoccupata "Rena pensa che il dottore volesse parlare di ieri, dell'attacco di panico che ha avuto Mii-chan... Lo pensate anche voi? Lo pensate anche voi?”

La maggior parte di loro si mostrò d'accordo con lei. “Sarebbe strano, altrimenti. In fondo dovranno andare a parlare di nuovo col prefetto, molto presto. Ho paura che... che Irie-sensei voglia accertarsi delle reali condizioni di salute di Onee. Quando è svenuta, ieri mattina... abbiamo avuto tutti il terrore che quella perdita di sensi potesse essere un effetto dell'APTX, o qualunque sia il suo nome.”

"Si chiama ATPC, Shii-chan." la corresse Alice "Comunque spero che si tratti solo di una sorta di check-up, un controllo di routine. Stamattina lei sembrava davvero in ottima forma..." Risero tutti, al ricordo di quello che era avvenuto a scuola quel giorno. Non appena entrata in classe, la prima cosa che Mion aveva fatto era stato afferrare il braccio destro dell'ignaro Giancarlo e scagliarlo con veemenza contro il pavimento, con una delle sue mosse di arti marziali più letali e devastanti. Era un modo per ristabilire le vere gerarchie tra i due, almeno così disse la ragazza al termine: era lei il capo là, dichiarò con voce tonante prima di scoppiare a ridere come suo solito, e al menagramo non era concesso di prendere quelle iniziative senza chiedere prima il suo permesso.

"Però forse Mion-chan poteva risparmiarselo, non c'era bisogno di arrivare a tanto.” esclamò Satoshi, che intanto era stato in grado di sfuggire alle attenzioni di Kasai e a unirsi al gruppo “Non credo che quel ragazzo abbia poi la stoffa del leader, è diverso da lei, non è certo un suo concorrente.”

"Nii-Nii ha ragione" sogghignò Satoko "Però è stato entusiasmante vedere con che foga l'abbia colpito. Gli ha dato talmente un brutto colpo che si è tenuto tutto dolorante il braccio per due o tre minuti... La sua mossa è stata terrificante! Insomma, è il caso di fare altre ipotesi. Forse... forse il dottore voleva anche sapere che cosa avessero in programma di fare?” La bambina diresse gli occhi verso Shion, che rispose:

Certo, è possibile anche questo. Ieri sera Onee ha ufficialmente ringraziato Kei-chan per quello che ha fatto per la sua famiglia, e lo ha autorizzato a tornare a casa sua, stanotte.” La ragazza abbassò lo sguardo “Io e la mamma siamo rimaste di sasso quando l'abbiamo sentita dire così, ma è lei che comanda, e inoltre Kei-chan non ha avuto nulla in contrario in proposito, anzi sembrava sollevato, come se la Questione Frane e la faccenda in sospeso con la JOST fossero le uniche ragioni che lo spingessero a vivere da noi... Mi chiedo che cosa sia andato storto, tra loro due...”

Nessuno volle replicare, sul momento. Erano consci che Shion fosse estremamente delusa dal comportamento della sorella, ma allo stesso tempo era dispiaciuta per lei. Dopo tutti quei mesi in cui Mion non aveva parlato di altri che di Keiichi, in cui andava dicendo di quanto lui fosse interessante e di come si fosse ricordato di lei e avesse regalato la bambola a lei invece che a Rena... Forse quello era stato il giorno più felice della sua vita, a vederla in faccia sembrava davvero così. Fino a quel momento temeva di essersi comportata come un maschiaccio, qualcuno che nessuno avrebbe mai voluto avere intorno come fidanzata; qualche volta iniziava pure a piangere, mentre si confidava con me... Quel giorno invece era al settimo cielo, sperava davvero di avere una chance con lui... Ma allora forse il problema è che in questo periodo lei si è dovuta comportare in modo diverso, e Kei-chan non ha gradito. Doveva comportarsi sempre come un maschiaccio, quindi? No, non è possibile, la situazione richiedeva una grande serietà, Onee non poteva pretendere di ignorare questa crisi, e lui se ne deve essere reso conto, per quanto gli possano piacere le ragazze chiassose e allegre... Ma quindi, qual è stato l'intoppo...

Infine, Shion aggiunse qualcos'altro, a voce alta: “Beh, forse il nocciolo della questione è che quei due siano stati colti di sorpresa da quello che è accaduto, e non se la sono sentita di andare avanti insieme, temendo di non riuscire a tener testa ad altri momenti critici. Del resto quel ragazzo strambo ha semplicemente dovuto prendere il controllo della situazione, non potendo fare altrimenti, come una specie di leader provvisorio, un sostituto, o una roba simile. Già, deve essere così, così si può spiegare anche perché lei lo abbia schienato per terra quest'oggi, lui ieri ha fatto una cosa che in un contesto normale non avrebbe mai dovuto fare.”

Rena rise: "Magari Shii-chan ha ragione, Gi-chan sembrava davvero un leader, alla prefettura, anche se Rena pensa che lui non voglia fare la parte del ragazzo carismatico. Voleva proteggere noi, e anche sua sorella, tutto qui.”

Accomodante e comprensiva come sempre, eh, Rena-san?” disse Satoko, che però si fermò vedendo come Alice stava scuotendo la testa.

Disse infatti quest'ultima: “Dovreste evitare di dirgli queste cose di persona, arrossirebbe nel giro di uno o due nanosecondi, e di punto in bianco potrebbe risvegliarsi il suo istinto omicida... Comunque sì, sono fondamentalmente d'accordo con voi, quando dite che lui ha sentito la necessità di far così, eravamo tutti in serio pericolo.” Gli altri la osservarono, mentre lei proseguì “Sapete, fin da quando abbiamo iniziato a frequentare le elementari, noi due siamo soliti avere degli atteggiamenti opposti, per non dire complementari, e da allora non siamo mai cambiati. Quando tutto va bene, Nii-chan tende a scomparire, e ogni volta tocca a me stuzzicarlo e stimolarlo per farlo parlare un po' con i nostri compagni di classe, e anche con le altre persone... Faccio in modo che lui non si isoli completamente, e che mostri il suo vero ego al mondo esterno. Voglio che gli altri capiscano che Giancarlo è una persona piacevole con cui avere a che fare, sotto sotto. Invece...”

Alice bevve un altro sorso del caffè che aveva davanti, prima di andare avanti. “Invece, quando il frangente inizia a diventare problematico, quando c'è qualcosa che non va sul serio... Lui prende il controllo di tutto, e aiuta sia me che le altre persone a cui tiene davvero. Non so davvero come faccia, io fatico a stargli dietro in quei momenti, ma è come se sentisse un fortissimo senso del dovere che lo spinge anche se in apparenza la situazione appare disperata; tra l'altro sa sempre cosa fare, e potrei dire che si sente perfino a suo agio in quei momenti, può suonare strano ma è la verità. Noi due...” sorrise di nuovo “Noi due siamo diversissimi, non potremmo essere più diversi di così. Io sono un girasole, che punta sempre al Sole e che si gira sempre verso di esso per crescere forte e rigoglioso; lui è un gelsomino, che appare timidamente solo quando la notte è scura ma che emana il suo profumo anche e soprattutto quando la luce non c'è.”

"Girasole e gelsomino..." ripeté Satoko. Alice sorrise nuovamente, guardandola.

"Ti piace questa metafora? È stata la nonna a crearla, quando eravamo piccoli, lei ha sempre adorato i fiori, e poi le sono sempre piaciute le poesie di Pascoli. Pensando a quell'immagine, mi ha spiegato che la vista dei girasoli è un punto di riferimento per gli insetti diurni, mentre l'aroma del gelsomino è un richiamo per quelli notturni. Il giorno e la notte, per l'appunto. Io e lui apparteniamo a due mondi contrastanti, in un certo senso, non sembriamo per nulla fratello e sorella, e non solo come aspetto fisico.”

"Hey, guarda che avete anche delle somiglianze!" esclamò Shion "Siete tutti e due bravi a scuola, per esempio, e siete brave persone. Vale a dire, vi preoccupate dei vostri amici, anche se tuo fratello usa un modo bislacco per mostrarlo, direi.”

"Lo so, lo so. Dopo tutto in quella similitudine ho parlato comunque di due fiori, non di due oggetti che non hanno nulla in comune. Per di più aggiungerei che entrambi possiamo diventare parecchio ostinati, se ci mettiamo in testa qualcosa... Ma questo non cambia molto. Il punto è che noi siamo molto, molto differenti, più di quanto sono di solito dei fratelli. Abbiamo scelto strade opposte per affrontare il Male, ed entrambi abbiamo accettato la via scelta dall'altro. Ancora più che amore o affetto, tra di noi c'è un fortissimo rispetto... Nessuno di noi potrebbe fare quello che l'altro ha fatto finora, e quindi ci apprezziamo a vicenda, in segno di stima. Non ricordo di aver mai litigato seriamente con lui, in tutti questi anni...”

In effetti abbiamo battibeccato più io e Onee nell'ultima settimana di quanto voi avete fatto in quasi quattro mesi, da quando siete arrivati qui...” notò Shion.

A Rena piacciono questi vostri sentimenti di ammirazione, ma non sono d'accordo sul fatto di mettere sullo stesso piano i vostri atteggiamenti. Non si può restare lontani dagli altri, non sempre almeno. Di tanto in tanto ci sono momenti in cui devi per forza interagire con il mondo esterno ed essere più espansivi, altrimenti gli ostacoli davanti a te diverranno insormontabili. Ecco perché Rena preferisce il modo in cui hai combattuto con noi, invece di startene sulle tue e fare quello che ha fatto tuo fratello.”

Alice annuì, ma rispose: "Capisco perfettamente il tuo punto di vista, e vorrei tanto che anche Nii-chan potesse seguire questo suggerimento... Ma il fatto è che non poteva. Non può stare con me, non può percorrere la mia stessa strada, perché lui è stato costretto a sceglierne un'altra.”

Che significa?”

Vi ricordate quello che vi ho detto ieri? Vi avevo accennato del nostro bisnonno... e sul fatto che lui non era stata una brava persona. Già...” gli occhi di Alice parvero spegnersi “Lui era un mostro.”

Nessuno replicò, l'aria attorno a loro si era fatta improvvisamente cupa e triste, e le successive parole della ragazza acuirono questa sensazione: "Era un mostro, null'altro che un mostro. Dopo la seconda guerra mondiale ha permesso al cotonificio di famiglia di crescere e crescere, sempre di più, e molte persone lo stimavano per la sua abilità. Ma il prezzo da pagare per averlo avuto tra di noi è stato il dolore e la sofferenza che ha causato a tutti noi. Non era un uomo violento, ma pretendeva di avere un'autorità assoluta su di noi, e non accettava nessuna critica. Era cinico, spietato nell'umiliare figlio e nipoti.”

Spietato...”

Già. Mi hanno raccontato che un giorno aveva espressamente proibito a nostro zio di andare dal medico per il morbillo di suo figlio, anche se la malattia non accennava a guarire ed anzi sembrava peggiorare, e lo aveva costretto a restare al lavoro. Quell'uomo si era messo a delirare dicendo che un suo discendente non poteva aver bisogno di assistenza medica per una cosa così insignificante, e quindi era arrivato al punto di vietare a chiunque di somministrargli delle medicine. E così, quello stesso pomeriggio nostro cugino ebbe delle complicazioni ed entrò in un coma profondo, da cui riusci ad uscire solo dopo alcuni giorni di terapia intensiva in ospedale. Quella malattia ha però lasciato delle tracce profonde sul suo corpo, gli ha fatto perdere parzialmente la vista, ed anche oggi è pressoché cieco... Ma la cosa più orribile fu il commento del bisnonno sulla faccenda. Lungi dall'essere pentito o dispiaciuto, disse in faccia allo zio: Che idiota, dovrei diseredarlo per aver umiliato me e la mia stirpe in questo modo... Non lo diceva tanto per nascondere il suo rammarico, era serissimo, questo era davvero quello che pensava.”

"E... quale fu la reazione di vostro zio?"

"Era furioso, è chiaro, e smise di parlargli per un po'. Però lui lavorava al cotonificio, come molti in famiglia, e vivere in un piccolo villaggio è sempre un problema, quando litighi con una delle persone più influenti della comunità, sapete bene di cosa sto parlando...”

Shion deglutì, mentre udiva le parole dell'amica. “Lo zio non poteva rompere i rapporti con lui, in qualche modo. Se l'avesse denunciato avrebbe rischiato di essere a sua volta incriminato, quello finito in coma era pur sempre suo figlio, senza contare che avrebbe perso il lavoro, e cosa ancor peggiore la sua famiglia sarebbe stata ostracizzata, isolata da tutti... Il bisnonno teneva tutti in pugno, in quel tempo, e potrei citarvi molti altri esempi che riguardano il nonno, mamma, papà... Ma per favore non fatemeli ricordare. Sapete, la bisnonna era morta di parto, dando alla luce il nonno. Era il suo primogenito, ma perdere sua moglie era stato un colpo durissimo per lui, e probabilmente era stato quello a rendere il suo carattere quello che era.”

"E nessuno dei suoi parenti aveva trovato il coraggio di..."

"Il nonno ha avuto due figli e una figlia, che poi si è sposata a sua volta. Ma in tutti quegli anni in cui quell'uomo è stato in vita nessun'altro dei maschi di famiglia si è rivelato essere un uomo forte, capace di resistere al suo dispotismo. Papà non era diverso, e poi era troppo giovane, forse. Non aveva autorità, a comandare era solo una persona. Vedete, dalle nostre parti i latini lo avrebbero chiamato pater familias, e infatti il bisnonno esercitava un vero e proprio patriarcato, con potere assoluto di vita e di morte su chiunque. Una consuetudine che esisteva in passato, ma che era andata via via sparendo. E lui invece stava cercando di ripristinarla, riuscendoci con conseguenze a dir poco agghiaccianti sulla pelle dei suoi stessi parenti.”

Non deve essere stato gradevole. Però è tutto finito, grazie a Dio.”

Hai ragione. Negli ultimi anni della sua vita aveva iniziato a rendersi conto che la sua morte era ormai prossima, e così intraprese gli studi dell'occulto. Magia, stregoneria, strani esperimenti, e tutto ciò che riguardava lo spiritismo. Mi ricordo tutte quelle pile di libri, quando ero una bambina piccola... Avevo paura che cadessero dal tavolo e mi schiacciassero, erano pesanti e polverosi. Non osavo toccarli, emanavano la stessa aura spaventosa del loro proprietario, e formavano una sinistra enciclopedia che trattava un po' di tutto, compresa la storia passata di Serco, il nostro villaggio.”

Alice fece una pausa, e quindi continuò: "Serco non è Hinamizawa. È un paesino molto più piccolo, microscopico, e in passato c'erano ancora meno abitanti, non più di cento o centocinquanta individui. Una cosa come lo Spirito di Hinamizawa non avrebbe mai funzionato, un gruppo di dimensioni così ridotte non è in grado di intimidire i propri nemici, neppure se coeso e ben unito. Per spaventare eventuali malintenzionati, e per tenere lontane le armate che talvolta facevano la loro comparsa nella zona, dovevano pensare a qualcos'altro... Ed evidentemente lo avevano fatto, visto che nel Seicento qualche studioso della zona aveva scritto una marea di testi su una strana forma di magia che gli abitanti di Serco potevano evocare. Per dare a quella teoria una parvenza di fondamento scientifico, avevano parlato di un fantomatico apparato all'interno del corpo umano, simile più o meno a un sistema circolatorio alternativo. Usando termini astrusi del tipo “flussi figmatici”, “rapporti simpatetici” e altre simili scempiaggini, avevano ipotizzato che dentro ogni singola persona ci fosse una scintilla in grado di darle la forza di affrontare ogni minaccia e pericolo, usando il potere emanato dai loro stessi nemici per moltiplicarlo e dirigerlo contro di loro. In altre parole, se un abitante di Serco veniva attaccato, non si verificava il contrattacco di due abitanti, come nel caso dello Spirito di Hinamizawa, bensì quel singolo abitante avrebbe acquisito la potenza di due persone, e avrebbe contrattaccato da solo. Potremmo definirlo un altro genere di Spirito, uno dal sapore più individualista se vogliamo, ma che avrebbe portato risultati devastanti una volta che tutto il villaggio avesse combattuto insieme...”

Avevano descritto tutto nei minimi dettagli.”

Vero, ma durante il Barocco facevano spesso così, prima della rivoluzione scientifica i maghi e gli stregoni erano equiparati agli scienziati veri e propri. Era qualcosa correlata alla mente di ogni persona, in fin dei conti. Una specie di magia che sgorga dall'interiorità, e per rendere omaggio a questa tradizione i nostri antenati si sono sempre dedicati allo studio e alla lettura. È una consuetudine che è sopravvissuta fino ad oggi, nella nostra famiglia, generalmente abbiamo sempre preferito le attività intellettuali a quelle fisiche, e Nii-chan ne è un perfetto esempio. Sapete, una delle cose che mi ha stupita ad Hinamizawa è stato scoprire che le leggende locali parlano di una discendenza dai Demoni, il che invece implica una certa forza bruta e prestanza fisica... mentre a casa nostra noi non abbiamo mai amato combattere con spade o altre armi. Nella nostra famiglia non troverete mai vecchie lame mistiche, piene di racconti orgogliosi e mitici, al contrario di quanto avviene per i Sonozaki o i Furude: questo perché i vostri padri sembravano basarsi sulla forza dei loro corpi, mentre i nostri fondavano tutto su quella della propria mente. È un interessante parallelismo, non trovate?”

"Ma scusa, tu non ci hai forse detto che tiri di scherma, Ali-chan?”

"Sì, ho imparato qualcosa sul come si usa un fioretto, ma personalmente sono un'eccezione all'interno dei Serco, e poi non sono un granché. Forse è appunto perché non siamo una famiglia di combattenti, se io non sono una brava spadaccina.”

Alice sospirò. “Comunque, tutto ciò non toglie che questa sia comunque una cosa assurda. Qui a Hinamizawa più una persona è attaccata più gli amici lo soccorrono, il che è umano e meraviglioso; da noi invece, stando a quel che hanno scritto lì, più una persona è attaccata più essa acquisisce forza, fino a diventare fortissimo, una specie di Dio... Il che non ha senso, è qualcosa di estraneo alla natura delle persone. Tra l'altro era tutto clamorosamente falso, la storia ha dimostrato che gli abitanti dei secoli passati erano soliti nascondersi nelle mille caverne della campagna circostante, ogni volta che un esercito sopraggiungeva. Era normale, erano troppo pochi per anche solo pensare di resistere. Ma quei folli ciarlatani evidentemente han fatto finta dimenticarsi, e hanno steso fiumi di parole su carta... Tra l'altro quello era il periodo della Caccia alle Streghe, un fenomeno che però ha colpito l'Italia solo marginalmente, per fortuna, quella storiella doveva essere sembrata improponibile anche alla gente del periodo, e così non c'erano stati incidenti degni di nota da noi, altrimenti forse noi non saremmo neppure nati. Insomma, tutto dimostrava che quelle erano solo frottole, ma il nostro bisnonno ci credeva...”

"E' una storia molto interessante” la interruppe Rena "Ma come mai ce la stai raccontando?”

"Già, è vero, sto divagando, forse lo sto facendo anche per provare a spiegare quello che ha provato Nii-chan ieri, ma lasciatemi spiegare... Il nostro bisnonno ha speso moltissimo tempo leggendo quei libri, forse per trovare qualcosa che gli potesse garantire una vita più lunga, ma naturalmente non riuscì a ottenere nulla, finché la depressione non lo portò alla pazzia. Lasciato da solo, abbandonato da tutti, devastato dalla disperazione, non poteva che andare incontro a una triste fine, e così ci lasciò quando io e Nii-chan avevamo quattro anni. Ma la sua influenza continuò a perseguitarci anche negli anni successivi.”

"All'inizio, chiesero a uno zio di nostra madre di dirigere il cotonificio, era appena andato in pensiono ed era la persona più adatta per quel compito. Poi pensarono a chi doveva prendere il posto del vecchio capo, e la scelta più ovvia era il suo unico figlio, ovvero nostro nonno. Ovviamente, non era una guida autoritaria, nessuno voleva più avere un capo come il bisnonno, le loro ferite interiori stavano ancora sanguinando. Inoltre, il bisnonno stesso voleva che il suo erede fosse come lui, e obbedire al suo volere era una delle ultime cose che volevano. Però in quel frangente il nonno doveva restaurare i collegamenti con i nostri parenti all'estero, i quali non volevano più avere a che fare con noi, doveva fare i conti con quello che era successo in passato, e doveva trovare un equilibrio impossibile tra l'essere una brava guida sempre presente e il non essere un tiranno ossessivo. Era difficile, se non irrealizzabile, per lui. Il nonno non era mai stato un uomo forte, e ogni volta aveva paura di essere troppo crudele, anche se quell'atteggiamento significava tergiversare troppo e non prendere alcuna decisione, il che lo rendeva inutile. Sarebbe stata la fine della nostra famiglia, e ben presto quest'amara verità gli balzò agli occhi. Quando noi avevamo otto anni, lui gettò la spugna, e chiese a papà di prendere il suo posto.”

"Quando abbiamo saputo della notizia, noi eravamo in Giappone, a Tokyo. Vi abbiamo già parlato di questo periodo. Noi eravamo sereni, laggiù, a quella telefonata era stata un brusco risveglio, un fulmine a ciel sereno. Papà è paradossalmente anche più impacciato del nonno, non capiva la ragione della scelta degli altri membri della famiglia, e non sapeva davvero che pesci pigliare. Casa nostra era piena di angoscia, ma sapevamo che lui non si poteva tirare indietro, e quindi dovevamo tornare nel nostro villaggio natale. Mi chiedo... Mi chiedo se Flavia abbia deciso di restare in Giappone a causa di questo, mi chiedo se lei abbia chiesto di continuare a vivere qui con i Keresana non per avere una vita più indipendente, ma perché voleva scappare da quell'incubo. Non l'ho mai chiesto loro, ma forse anche mamma e papà l'hanno pensato, nessuno di noi voleva che lei andasse avanti a patire per quella situazione, e così la lasciarono andare. Sì, deve essere questa la verità, e non li condanno per essersi comportati così.”

"Papà non era pronto per quel ruolo, e le sue prime decisioni lo fecero immediatamente capire. Mi ricordo un giorno, quando mi ero intrufolata di soppiatto in camera sua... Lo vidi piangere disperatamente, come un bambino, abbracciato da sua moglie che non sapeva cosa dire per rincuorarlo. È sempre stato un uomo tranquillo, che desiderava una vita tranquilla, e invece quello stress indicibile lo stava letteralmente facendo a pezzi. Una vista orribile che mi lasciò di stucco. Divenni furibonda, fuori di me, più di quanto una bambina possa essere normalmente. Non sono mai stata così arrabbiata come in quel giorno, neppure negli anni seguenti. Colta dall'ira, andai all'istante al cimitero del paese, alla ricerca della sua tomba.”

Gli altri capirono all'istante a chi appartenesse la tomba di cui Alice stava parlando, lo si indovinava dal risentimento che filtrava tra le sue parole, così non le chiesero nulla e la lasciarono continuare. Potevano vedere i suoi occhi, tremolanti a causa degli infausti ricordi che le riaffioravano dalla mente, mentre i pugni chiusi palesavano come lei si stesse trattenendo a stento. Era la prima volta che la vedevano così furiosa, e la sua voce non riusciva a celare il suo stato d'animo.

Stavo portando con me un pesante bastone, quel giorno, l'avevo trascinato lungo la strada. E quando sono arrivata davanti alla sua tomba, non ho pregato, anzi. Ho colpito la lapide, violentemente. Volevo frantumarla, ridurla in mille pezzi. Quell'uomo aveva spazzato via tutta la felicità della nostra famiglia, della sua stessa famiglia, l'aveva condannata a una vita orrenda. Io non potevo perdonarlo, non potevo, non potevo, e così ho colpito, e ho colpito, e ho colpito, e ho colpito, e ho colpito, e ho colpito, e ho colpito, e ho colpito, e ho colpito... senza che nessuno mi fermasse, ero da sola in quel cimitero di campagna, o almeno pensavo di esserlo... Ma ero troppo piccola e debole, allora. Dopo tutte quelle bastonate la pietra tombale era rimasta integra, senza alcuna crepa. Mi sentì così frustrata, pensavo di essere una nullità, una bambina messa al mondo per caso. Ma in quel momento guardai la cima della lapide. Su di essa, c'era una piccola statua, la figura di un angelo.”

Almeno questa... Almeno questa... E' stato questo quello che ho pensato. Non poteva pretendere di essere un angelo, non potevo accettarlo, gli avrei impedito una volta per tutte di farsi passare per un uomo casto e puro. Raccolsi tutte le forze che mi erano rimaste, e diedi un ultimo colpo. La statuetta volò via in pezzi, e fini nel cespuglio accanto alla tomba. Ce l'avevo fatta, ma non mi sentivo meglio per questo: guardai il marmo deturpato della lapide, senza dire una parola, per diversi interminabili minuti... E quindi mi sedetti sulla pietra tombale, singhiozzando col volto solcato dalle lacrime cercando di non farmi trovare. Tornai a casa molto tardi, quella sera.”

Ad un tratto, Alice smise di apparire arrabbiata, e il suo sguardo divenne malinconico: “La sera dopo, qualcuno in famiglia chiese che tutti si riunissero in salotto. Ognuno di noi aveva trovato un pezzo di carta che li convocava, chi in cucina, chi nell'agenda, chi in camera da letto, ma su nessuno di essi vi era stato scritto il nome del responsabile. Molti erano curiosi, pensavano a uno scherzo riuscito male. Ma quanto tutti furono lì, io notai la porta della sala aprirsi lentamente, e da lì entrò Nii-chan. In quell'attimo sembrava così deciso che tutti rimasero a bocca aperta e non potevano fare a meno di guardarlo, ipnotizzati, e lui dal canto suo non li fece aspettare e andò subito al sodo. Fece un discorso molto breve, non è mai stato bravo a parlare, ma le sue parole sembravano dettate da una volontà quasi soprannaturale... Disse che, dopo aver visto quello che stava accadendo ai suoi parenti, aveva preso la decisione di prendere subito il comando della famiglia, a partire dalla fine di quella riunione, e chiunque avesse avuto da ridire in proposito avrebbe dovuto replicare immediatamente o tacere per sempre.”

Ne sono certa, il giorno prima lui mi aveva vista, là al cimitero. Io credevo di essere sola, ma un piccolo angelo custode mi osservava. Un angelo vero, non come quella piccola statua bugiarda. Doveva aver capito in qualche modo i miei sentimenti, e quelli degli altri, ed ha voluto caricarsi sulle spalle le preoccupazioni e il dolore di tutti. Mi ricordo che quando finì di parlare il nonno si avvicinò a lui e lo scrutò a lungo. Era a disagio, angustiato da quello che una scelta del genere poteva comportare... Ma allo stesso tempo ne era anche affascinato, non sono sicura di poter dire chi dei due era l'adulto e chi il bambino, in quel momento. E nemmeno gli altri dissero alcunché, si limitarono a fissarsi l'un l'altro, cercando di comprendere se quella fosse la soluzione migliore. Nessuno ne trovò una più adatta, infatti, sapevano tutti come si sentisse papà in quel periodo. Dopo tutto, questa decisione sistemava tutto, era un modo per fare pace con il passato, e quindi il nonno si inginocchiò infine accanto a lui, gli carezzò la testa con un sorriso e gli rispose solo Non ti preoccupare, ti daremo tutti una mano.

Questa storia assomiglia tantissimo a quello che è successo ieri...” commentò Rena “Ma è stata davvero la scelta giusta? Era un bambino così piccolo...”

"Non lo so davvero” replicò Alice “Come ho già detto, ogni membro della nostra famiglia è comunque libero di prendere iniziative e fare quello che vuole, al contrario di quello che accadeva alcuni anni fa, Nii-chan ha il ruolo di dare consigli ma non può e non vuole dare ordini. E ad ogni modo, dopo quella sera l'aura di paura e malessere intorno a noi se ne andò piano piano. Vedete, la prima cosa che Giancarlo fece come capo fu ridurre le dimensioni del cotonificio, riportandole indietro a quelle che erano prima dell'arrivo del bisnonno, vendendo capannoni, licenziando il personale in esubero, eccetera. Lui non voleva una compagnia di dimensioni troppo grandi, e un qualsiasi economista si sarebbe strappato i capelli in quanto era una decisione priva di senso dal punto di vista manageriale ed economico, ma anche se fu un'operazione costosissima gli altri lo lasciarono fare, era un chiaro gesto dimostrativo per rompere con il passato. In un secondo momento, nell'estate successiva lo portarono in Belgio, Svizzera e Francia, per rinsaldare i legami con i rami minori della famiglia. Ci è voluto un po' di tempo per riuscire nell'impresa, ha dovuto recarsi là anche gli anni successivi, ma in qualche modo ce l'ha fatta. Ognuno di noi si era come liberato da un enorme fardello, alla fine, avevamo trovato qualcuno che fosse determinato abbastanza da far da punto di riferimento per tutti noi: qualcuno forte a sufficienza per portare il peso dei loro timori, delle loro incertezze... e anche dei loro peccati, senza per questo soccombere sotto quel carico di responsabilità. Nii-chan aveva deciso di fare quello che poteva per salvare la sua famiglia, e anche me. Mi ha permesso di non essere travolta dal dolore e dalla rabbia che stavo provando in quei giorni così travagliati.”

Alice sorrise, alzando gli occhi e sembrando stranamente un poco spossata: “Ecco perché tutti a casa nostra provano un rispetto enorme nei suoi confronti. Deve passare tutte le sere a rispondere al telefono, i nostri parenti vogliono sempre sapere come sta, che cosa succede da queste parti... No, ora sto esagerando, ma comunque telefonano molto di frequente, chiedendo anche la sua opinione sugli argomenti più disparati, visto che spesso il suo punto di vista conta parecchio in famiglia. Oltre a questo, i suoi genitori, i suoi zii, e anche io... Vorremmo tutti che lui trovasse una brava ragazza con cui passare tutta la vita: quel giorno ha compiuto quella decisione di sua spontanea volontà e senza dubbio la rifarebbe anche oggi, ma il ruolo che si è scelto per sé non è certo un passatempo rilassante, ha bisogno di tutto il supporto possibile; è per questo che avere una fidanzata e poi una moglie sarebbe meraviglioso per lui, sarebbero senz'altro felici insieme, e lui avrebbe una spalla su cui contare. Già, mi piacerebbe molto che anche lui possa vivere felice, esattamente nella stessa maniera in cui lui mi ha permesso di esserlo. È stato il mio angelo custode, ora io voglio fare lo stesso, ricambiargli il favore. Sono al corrente che dentro la sua anima dormono ancora assopiti tutto il dolore e la rabbia repressa della sua famiglia... e io mi auguro che ciò non abbia delle ripercussioni sulla sua vita. Non lo voglio lasciare da solo, nemmeno ora, e pertanto ho bisogno del vostro aiuto.”

Alice aveva finito di parlare. Aveva abbassato lo sguardo un'altra volta, e i suoi occhi erano lucidi. Ma fortunatamente una mano raggiunse la sua, e la strinse con delicatezza. Rena, colei alla quale era rivolta in particolare l'ultima parte di quel lungo discorso, la stava guardando sorridendo, e quel volto dolce e rassicurante era tutto quello che la sua amica voleva vedere, le due non dovettero aggiungere una parola.

~-~-~-~-~

Qualche minuto dopo, Giancarlo era arrivato. Dopo aver salutato gli altri, ricordò a Rena ed Alice che era già tardi, ed i tre lasciarono il posto, diretti alla centrale di polizia. Così, Satoko, Satoshi e Shion poterono continuare a chiaccherare da soli, senza altri che li potessero disturbare.

Pensate che Alice andrà a dire a suo fratello di quello che ci ha raccontato?” chiese la ragazza dagli occhi verdi.

Decisamente.” replicò Satoko “Quello non è uno stupido villano come un certo ragazzaccio di mia conoscenza, se ne accorgerebbe comunque in poco tempo.”

Sono d'accordo con te.” aggiunse Satoshi “Già, deve essere così...”

Il ragazzo era pensieroso, e le ragazze lo notarono in men che non si dica. Cosi gli chiesero quale fosse il problema, e lui rispose: “No, nulla... Stavo pensando a Giancarlo-san, e a Keiichi-san... E devo dire che sono invidioso."

Invidioso?” Shion non poteva credere a quello che il suo fidanzato stava dicendo.

Satoshi confermò con un cenno e poi spiegò: “Ieri mattina, li ho visti entrambi... Sono tutti e due molto forti, già, sono forti. Hanno combattuto secondo la loro natura, e hanno vinto, impossibile negarlo. Che cosa ho fatto io, invece? Che cosa potrei mai fare per loro, anche ora?” Il ragazzo sorrise, e quindi continuò: “Il fatto è che quando ho accettato di far parte del vostro club, qualche mese fa, io ero contento di essere tornato con Satoko, e anche con te, con tua sorella, e tutti i nuovi ragazzi che non avevo ancora incontrato... Ma io voglio anche fare qualcosa per ripagarvi della vostra gentilezza nei confronti miei e di Satoko. Mi piacerebbe mostrarvi la mia gratitudine per tutto quello che avete fatto per noi, perché avete salvato le nostre vite, ed è impossibile negare pure questo. Solo che ieri mattina ho improvvisamente realizzato di essere... di essere inutile.”

Shion scrutò il ragazzo, assorta nei suoi pensieri. Quello di Satoshi non era un modo molto ottimista di descrivere la sua attuale situazione, ma non aveva tutti i torti. Prima di raggiungere il Livello 5 della Sindrome ed impazzire, era stato un sostegno insostituibile per Satoko, l'aveva salvata dalla disperazione e dalla follia. Ma ora Teppei e sua moglie non erano più lì, e la bambina non era più minacciata da nessuno. E perciò che cosa poteva mai fare lui, adesso? Non era un genio, l'anno che aveva trascorso lontano da scuola l'aveva in sostanza costretto ad abbandonare ogni proposito di andare all'università. Il suo fisico non era prestante e atletico, Keiichi era più robusto di lui sebbene fosse più giovane, e d'altronde Irie gli aveva consigliato di giocare nella sua squadra di baseball appunto per consentirgli di sviluppare una qualche tonicità muscolare. E neanche il suo carattere era molto forte, quello di sua sorella stava diventando molto più fermo e deciso del suo, anche grazie alle sue recenti esperienze. Detto bruscamente, era solo un ragazzo daltonico e pasticcione, un imbranato, uno sfiduciato, una persona senza qualità apparenti. In passato aveva saputo solo sopportare le sue angosce e proteggere Satoko e Shion, ma ora quale era il suo ruolo?

Shion ci rifletté sopra per un pezzo, finché non fu interrotta dal volto interrogativo di Satoko, che la stava guardando e stava rimuginando più o meno sulla stessa materia. La fanciulla voleva bene a suo fratello, chiaramente, ma questo non le impediva di essere critica ed obiettiva, come suo solito. Shion doveva fare qualcosa, e quindi diresse lo sguardo verso il suo fidanzato, sorridendo. C'era qualcosa che poteva dire, per sollevare l'animo di lui e di sua sorella: rammentandosi di un breve monologo che Keiichi le aveva detto tempo addietro, mentre lei era ancora in attesa del ritorno del suo adorato ragazzo, la giovane modificò qualche parola ed infine parlò: “Ascolta, Satoshi-kun... Io ti potrei di re che tutti abbiamo bisogno di te, esattamente come i figli hanno bisogno dei genitori, le sorelle dei fratelli, le mogli dei mariti... Ma suppongo che tu questo già lo sappia. Quello che ti posso dire, invece, è che nessuno di noi può dire con certezza quale sarà il nostro ruolo nel futuro, io non posso, tu non puoi, Kei-chan non può... Avviene sempre qualche cosa di inaspettato, e spesso e un cambiamento talmente importante da decidere quello che dobbiamo fare, da indicarci la strada da seguire. Perciò, non assillarti con queste paure, che sono legittime ma che sono eccessive. Devi essere pronto, tutto qui. Intanto aspetta, Satoshi-kun, il tuo momento arriverà, e allora noi saremo fieri di averti accanto ed essere tuoi amici.”




Nota dell'Autore: credo si sia capito, a me piace dare ai personaggi creati da me un background molto solido, paragonabile a quello dei protagonisti del canone. Questo è il punto di vista di Alice sull'intera storia, più avanti (un bel po' più avanti) ci sarà anche quello di Giancarlo, e di altri personaggi. Spero di averla caratterizzata bene, nel caso mi direte voi. 
Ah, per inciso, grazie allo strafalcione di Shion ho potuto spiegare da dove ho preso spunto per il nome ATPC... :P
  
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