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Autore: VeraNora    28/02/2013    2 recensioni
Mi cimento nel mio primo "What If": Damon lascia Mystic Falls due giorni dopo la scelta di Elena. Lei non è morta, non è diventata vampiro. Lui va via senza dire niente, senza salutare nessuno e nel lasciare quella vita, si ritrova a dover prendere una decisione, come già accaduto nella 2x12 con Jessica. Questa decisione si ripercuoterà sul suo futuro, e 20 anni dopo quella notte, capirà che al destino non si sfugge, mai.
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«Ho avuto 20 anni per pensare ai “forse”, ed ho capito che il destino non si evita. Niente e nessuno avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi, niente e nessuno avrebbe potuto evitare di farci trovare qui e ora, così. Nemmeno tu»
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine, Elena/Katherine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le giornate si erano fatte torride ed il clima umido di Denver aumentava la sensazione di caldo
«È in momenti come questo che vorrei essere come te»
esclamò Jessica mentre si liberava della toga viola e gettava tocco e pergamena  nel retro della decappottabile di Damon
«Sì, direi che non soffrire il caldo ed il freddo sono ottime ragioni per voler morire»
rispose il vampiro sedendosi al posto di guida. La ragazza si guardò intorno allarmata, Damon fece un sorriso storto e disse:
«Tranquilla, non ci ha sentiti nessuno»
«Scusa, è che sono abituata a parlarne solo tra le nostre quattro mura»
rispose lei salendo in macchina. Con un movimento fluido delle mani Jessica si tirò su i capelli per trovare un po’ sollievo da quella calura
«Sei sicura di non voler andare con i tuoi amici?»
chiese lui
«Naaaah… ora saranno tutti impegnati con i parenti. Te l’ho detto, ci vediamo nel pomeriggio e poi alla festa stasera»
disse lei, buttando indietro la testa e chiudendo gli occhi cercando di far acclimatare il suo corpo
«Mmmh… e tutto questo non ha a che fare con un certo patto vero?»
La ragazza aprì un solo occhio e girò la testa verso Damon:
«Cooosa? No! Nemmeno ci pensavo! Ma ora che ne parli… questo pranzo potrebbe essere un ottima occasione per iniziare a dirmi un po’ di cose, no?»
gli fece un sorriso finto scoprendo i denti. Il vampiro scosse la testa e mise in moto la macchina
«Inizio a capire come ci si sente ad essere circuiti da me»
disse lui partendo.
 
Erano passati 7 mesi dal pomeriggio in cui Damon decise di dire la verità a Jessica su come aveva ucciso sua madre e rapito lei. Era pronto a morire quel giorno, per mano della stessa ragazza che aveva cresciuto e tirato su come una figlia, come una sorella… come la sua famiglia. Niente andò come previsto: l’unica esigenza di Jessica era di sapere perché aveva lasciato Mystic Falls così sconvolto da portarlo ad uccidere sua madre e cosa gli era successo in quel periodo della sua vita che evitava accuratamente di menzionare, al punto da farlo ubriacare  quasi ogni sera.
La ragazza espresse anche un altro desiderio: conoscere la sua famiglia reale, quella di sangue.
Li aveva rintracciati  e voleva andare a trovarli tutti: da quello più lontano, geograficamente e geneticamente parlando, ai due più vicini, la zia ed il padre, entrambi residenti a Mystic Falls.
Il patto era di intraprendere il viaggio insieme.
«Durante i viaggi tu mi racconterai tutto quel che c’è da sapere, per quando dovremo andare a Mystic Falls tu avrai esternato la tua storia, magari capendo che non hai più nulla da temere no? Ed io avrò conosciuto tutta la mia famiglia, compreso te»
gli aveva detto lei,  lui ci aveva pensato su un secondo di troppo per poterle far credere che non avrebbe mai acconsentito
«Prima ti laurei! Poi partiremo!»
fu la condizione posta da Damon. La ragazza più volte nel corso degli anni aveva espresso il desiderio di lasciare la scuola per dedicarsi ai viaggi e alla scoperta del mondo,  ma lui si dimostrò sempre rigido a riguardo:  per nessuna ragione al mondo le avrebbe concesso di andarsene in giro come una persona qualunque  quando poteva avere in tasca una qualifica che, insieme alla sua mente brillante, le avrebbe garantito la vita che meritava.
 
Ed ora erano lì: lei con la laurea in tasca e lui con il suo passato da rivelare.
Per tutti e 7 i  mesi che li separarono da quel momento, i due vissero secondo un tacito accordo in cui lei non avrebbe chiesto e lui non avrebbe bevuto. L’unica attività inerente al “patto” era quella di fare ricerche sui parenti di Jessica:  due sere a settimana erano dedicate a costruire l’itinerario per il grande viaggio.
La ragazza si dimostrò più eccitata per questo che non per la laurea, conseguita col massimo dei voti.
Arrivati al locale Jessica si aprì in un sorriso malizioso
«Ma questo è…»
iniziò a dire
«Già»
la interruppe Damon
«Non ti facevo così sentimentale»
lo canzonò lei
«Per favore! Non essere ridicola! Veniamo sempre qui, e si mangia benissimo»
«Quindi non c’entra niente col fatto che ci siamo venuti a mangiare per la prima volta 7 mesi fa»
ribatté lei sempre ghignando. Il vampiro sbuffò
«È qui che abbiamo deciso il da farsi, è qui che inizieremo…»
disse lui senza guardarla; lei scrutò quel profilo e riconobbe in quell’espressione un po’ imbronciata l’imbarazzo di quando si lasciava andare al suo lato più… umano
«Quindi stasera a cena, suppongo, mangeremo chili»
scherzò lei. Lui la guardò con i suoi occhi di ghiaccio e sorridendo rispose:
«Esattamente. E se ridi ancora, puoi stare certa che porterai tu le buste della spesa fino a casa»
Jessica tentò di assumere un'espressione il più seria possibile.  Lui indicò con la testa il locale dicendo:
«Andiamo, telespalla Bob! Ho prenotato e siamo già in ritardo»
«Hey! Odio quando mi chiami così»
esclamò lei, mentre lui avanzava verso l’entrata
«Tienilo a mente la prossima volta che ti andrà di prendere in giro me!»
disse Damon senza fermarsi e senza voltarsi, lei gli corse dietro
«Signor Salvatore! Il tavolo per due è pronto… oh! Ma c’è anche la signorina con lei»
disse René, il capo sala del ristorante etiope
«Ciao René! Oggi festeggiamo!»
esclamò Jessica attaccandosi al braccio di Damon
«E cosa? Se posso chiedere signorina?»
«La mia libertà!!!»
fece lei ridendo. Il capo sala dalla pelle scura, rise di gusto e, guardando il vampiro, disse:
«Devo presumere la sua sorellina si sia finalmente laureata!»
Damon fece roteare gli occhi mentre René continuava a ridere
«E con il massimo dei voti René! La migliore del mio corso! Dimmi, non avevo ragione a dire che era inutile sprecarci tempo?»
L’uomo sorrise e disse:
«Adesso, però, ha la prova su carta! Sa come si dice: verba volant scripta manent!»
«Bravo René! Dillo a questa testona!»
fece il vampiro. Il capo sala rise ancora e poi li condusse al loro tavolo. Dopo aver ordinato due porzioni di wot,  attesero bevendo del vino rosato. Jessica continuò a guardarlo con la coda dell’occhio mentre fingeva di interessarsi al rinnovo del locale, Damon la osservò qualche minuto ed alla fine disse:
«Ti prego! Smettila e chiedi!»
Lei quasi cadde dalla sedia ma si ricompose subito, non tentò nemmeno di far finta di non sapere cosa stesse dicendo
«Posso davvero?»
chiese eccitata con gli occhioni verdi, brillanti d’entusiasmo. Lui annuì
«Era questo il patto, no? Hai diritto ad una domanda oggi… pensaci bene e chiedi»
disse lui. Jessica aprì la bocca ma la richiuse subito
«Cosa intendi per una domanda? E bada bene che questa non è “una” domanda, solo un chiarimento sulle condizioni!»
chiese. Lui rise per l’arguzia con cui evitò di farsi fregare
«Beh… abbiamo tanta strada da fare e non vorrei ritrovarmi col non aver niente da dire. Quindi ti sarà concessa una sola domanda al giorno: se la domanda sarà buona, avremo di che parlare per tanto tempo, in caso contrario, la mia risposta sarà secca. Nessun secondo tentativo»
rispose Damon. Arrivarono i piatti e Jessica iniziò a mangiare persa nei suoi pensieri. Dopo un po’ finalmente  alzò la testa e chiese:
«Il mio nome: Jessica… perché mi hai chiamata così? Ha un qualche significato?»
Damon aprì la bocca per rispondere quando lei lo bloccò per dire:
«Ti avverto, D! Se è il nome della tizia che ti ha ridotto così, pretenderò di venire chiamata Rose Lea da domani! Sappilo!»
Il tono allarmato con cui fece quell’appunto divertì Damon,  che mai per un istante si era sognato di dare ad un’altra persona il nome di Elena. A stento resisteva quando lo sentiva dalla bocca di altri. Vedendo la tensione non abbandonare il volto di Jessica, si affrettò a tranquillizzarla:
«No… tranquilla, non c’entra niente… lei»
Si fermò a bere un sorso di vino e poi continuò:
«Paradossalmente il tuo vero nome, Rose intendo, ha molto più a che fare con il nome che ti ho dato»
E sorrise. Continuò:
«Non ci avevo fatto caso fino ad ora… curioso! Comunque, Jessica è il nome di una mia vittima»
Jessica si fece cadere dalle mani il pezzo di pane con dentro la carne di pollo che si stava portando alla bocca. Il vampiro sollevò le sopracciglia
«Se hai cambiato idea…»
fece lui
«No, no! Continua! Ti prego!»
Damon mandò giù un altro sorso di vino e proseguì:
«Mi trovavo in una situazione simile, per certi versi, alla sera in cui ho… preso te. Rose, una vampira mia amica… non proprio mia amica, la conoscevo da pochi giorni… comunque, si parò tra me ed un lupo mannaro che mi stava aggredendo e si è fatta mordere al posto mio»
«Aspetta… i morsi di lupo non sono… letali per voi?»
chiese Jessica abbassando la voce. Il vampiro annuì
«Già. Il veleno di lupo entrò in circolo e la fece soffrire atrocemente»
«L’hai vista morire e ti sei sconvolto quindi»
Damon la fissò gelido
«No… l’ho uccisa io»
disse secco. La ragazza smise di far finta di voler mangiare, guardò il vampiro con il volto teso. Iniziò a sentirsi in colpa: solo ora iniziava a capire che se le aveva taciuto il suo passato per tutto quel tempo, probabilmente,  aveva una buona ragione. Ma oramai il danno era fatto, e lui continuò:
«Ma non fu quella la ragione… non solo… vedi, c’era questa… ragazza…»
«Quella che ti ha spezzato il cuore?»
chiese lei d’istinto. Damon la fulminò
«Scusa, una sola domanda. Sto zitta!»
si affrettò a dire Jessica. Lui si prese qualche secondo per capire come riferire la storia
«Non sono stato una bella persona per molto, molto tempo. E mentre ero ancora quella brutta persona ho incontrato lei…»
Pensò se pronunciare quel nome, ma ancora non si sentì pronto
«Lei era umana, buona, pura… me ne sono innamorato senza nemmeno accorgermene e quando ho realizzato quel sentimento, mi sono trovato bloccato nel mio ruolo, vedi… una cosa che dovresti sapere è che lei… lei era fidanzata con… Stefan…»
Jessica piantò i palmi sul tavolo e si sporse in avanti
«Aspetta… mi stai dicendo che è successo come con Katherine? Senti, al diavolo la domanda singola! Dimmi di no e basta!»
Damon indurì la mandibola e ci pensò su, poi disse:
«No… no! Lei e Katherine non avevano niente da spartire. Lei stava con Stefan e basta, Katherine usava me mentre amava Stefan... In questo caso ero io quello di troppo. Comunque, non è questo il punto. Lei stava con Stefan ed io me ne sono innamorato, ma sapevo di non meritarla, sapevo di non avere nessun diritto su di lei. Conobbi Rose perché l’aveva rapita… cielo! Questa storia è più complicata di quanto non pensassi!!!»
fece lui finendo il vino nel bicchiere che si rigirava nelle mani. Attese ancora un attimo e poi proseguì:
«Questa Rose l’aveva rapita per ottenere la libertà. Non ti dirò altro per il momento, sappi solo che è così che l’ho conosciuta. Poi lei è passata dalla nostra parte e ha dimostrato molta empatia per me, ci siamo… trovati…»
«Oh-mio-dio! Se mi dici che siete andati a letto insieme potrei fare la ola! Oramai mi ero convinta che voi vampiri non poteste, sai… con quella storia della circolazione ed il resto…»
Damon la guardò confuso
«A parte il fatto che se mi interrompi di nuovo la smetto qui… ma quando mai ti ho dato l’impressione di non poter… sai…»
Jessica lo guardò con diffidenza e poi cautamente disse:
«Posso rispondere o la considereresti un’interruzione?»
Il vampiro alzò gli occhi al cielo e le fece segno con la mano di rispondere
«Beh, non ti ho mai visto con nessuna donna, e tutte quelle che ti morivano dietro le guardavi come se fossero mobili… mobili brutti, di quelli pacchiani che critichi tanto»
Damon fece una smorfia e poi mosse la mano come a dire che stavano perdendo tempo. Non gli andava anche di pensare allo stato di castità a cui si era ridotto e riprese il suo racconto:
«Comunque, sì, io e Rose abbiamo… fatto… quel che tra un uomo  e una donna, adulti e consenzienti, è normale si faccia, vampiri o non. Ad ogni modo, più di quello, ci fu una specie di intesa tra di noi e, che lo volessi ammettere o meno, mi fece stare bene. Poi però quel lupo mi attaccò e lei morì. In tutto ciò, la ragazza di Stefan mi dimostrò la sua amicizia ed io mi sentii perso. Rose era morta al posto mio e lei era mille volte meglio di me. Io meritavo di morire, ed invece ero lì, sano e salvo a sbavare su una donna che non avrei mai avuto e che non mi avrebbe mai amato, per la quale non sarei mai stato quello giusto. Ah, e la cosa più divertente è che il lupo mi aveva attaccato perché l’avevo istigato io! Capisci? Era colpa mia e non avevo pagato io… e l’amore per… la ragazza di Stefan mi aveva avvicinato a quel lato di me che mi ero tanto impegnato a seppellire, quindi sentivo, sentivo il dolore, il senso di colpa… ed io non volevo. Così mi ubriacai e finii in mezzo alla strada a cercare di diventare come il battistrada su cui mi ero sdraiato: freddo e privo di vita, di sentimenti. Fu allora che arrivò Jessica: una ragazza innocente. Si era fermata preoccupata per le mie condizioni. Lei è stata la mia crisi esistenziale… è stata il mio ultimo pasto prima di decidere che persona volessi diventare… se tornare a non sentire nulla o essere l’uomo che…»
«La ragazza di Stefan voleva che fossi?»
finì Jessica per lui. I suoi grandi occhi verdi erano lucidi, Damon la guardò per un istante ed annuì
«Ma… l’hai uccisa… sei tornato a non sentire?»
Il vampiro scosse la testa
«Sai cosa mi disse Rose? Che il non sentire è una favola, un’illusione… funziona con i vampiri giovani… ma non per quelli adulti… ed aveva ragione. Uccisi Jessica sperando di ritrovare pace dal mio tormento, ed invece… La uccisi, ed il mio dolore, la mia frustrazione restarono lì, a ricordarmi ogni giorno quanto fossi sbagliato, quando non meritassi niente»
concluse lui
«E mi hai chiamata come una tua vittima per ricordarti che non meriti niente?»
disse lei, con la voce rotta per lo sforzo di trattenere il pianto
«Ti ho chiamata come “la” vittima a cui ho tolto ogni possibilità, illudendomi di poter trovare pace. Ti ho chiamata come la mia ultima opportunità di fare la cosa giusta… ti ho chiamata come il mio punto di svolta... e per oggi è tutto»
disse lui alzandosi
«Finisci il tuo pasto, vado a pagare »
Ed andò via. Jessica rimase a fissare il piatto a lungo, poi René si avvicinò e chiese:
«Signorina Jessica, tutto bene?»
La ragazza alzò la testa e sorrise all’uomo che la guardò preoccupato
«Tutto bene René… mio fratello aveva da fare ed io non ho più fame… la libertà fa brutti scherzi!»
Si alzò e salutò il capo sala. Uscì dal ristorante e si incamminò verso lo store dove era sicura di trovare Damon: dovevano comprare gli ingredienti per il chili ancora.
Il vampiro, infatti, uscito dal ristorante,  era andato al market dietro l’angolo cercando di distrarsi con gli ingredienti necessari per preparare la cena. Riportare a galla la storia di Rose e di Jessica,  fu una cosa buona da una parte, ma dall’altra…
Fu costretto ad ingoiare il nome di Elena così tante volte che si sentì sazio solo di lei. Controllò il carrello e si accorse di aver preso tutto, andò a pagare e sperò Jessica lo raggiungesse presto.
Uscì dal negozio con due buste di carta talmente piene che quasi gli caddero, quando si ritrovò davanti l’ultima delle persone che avrebbe mai pensato di incontrare
«Damon…»
disse la visione mentre una ragazza riccioluta si attaccava al braccio del vampiro esclamando:
«Eccoti! Sapevo di trovarti qui!»
Lui pronunciò:
«Katherine»
quasi fosse il suo ultimo respiro.
   
 
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