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Autore: controcorrente    28/02/2013    3 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
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Benvenuti a questo capitolo della storia. Nel precedente abbiamo assistito alla conclusione della vicenda di Marie Chevalier. Come sempre ringrazio tutti voi che leggete la mia storia. La vostra gentilezza mi fa enormemente piacere. Non sapevo come creare la conclusione e francamente non so come mi sia venuta in mente questa idea.
Inoltre, chiedo scusa per la lunghezza ma, grazie a Dio, EFP indica esattamente di quanti capitoli è composta la storia, per cui se volete qualcosa di più breve, ci sono molti altri racconti nella sezione. A chi invece la cosa non crea problemi, non posso che esprimere tutta la mia gratitudine.
 
L'IDEA DI BERNARD E LA RISPOSTA DI OSCAR
 
Accadde tutto in modo abbastanza inatteso.
L'arrivo di Madame de Jarjayes e la sua riappacificazione con il generale sembrava aver rimesso a posto i vari sassolini sconnessi di una vicenda a tratti incredibile.
Oscar era abbastanza soddisfatta di come andavano le cose. Il clima sereno nella casa rendeva più tollerabile la sua condizione di donna in dolce attesa. Lontana dal clima convulso della capitale, aveva più tempo da dedicare a sé stessa, senza dover rendere conto a qualcuno, anche se non mancavano delle volte in cui rimpiangeva le sua scorribande passate.
Non aveva mai provato fastidio per la sua vita militare. I continui pericoli erano una prova esaltante, che, invece di scoraggiarla, aveva finito con il provarle  quanto fosse invece piena di stimoli. Aveva imparato molte cose, sfuggendo alla noia dei ritmi immutabili del protocollo di corte.
Stava guardando uno dei polverosi tomi della stanza, quando ricevette la visita di Monsiuer Chatelet.
-Buongiorno, Bernard- salutò- qual buon vento?-
Il giornalista le rivolse un sorriso imbarazzato che non sfuggì ad Oscar. Lo sfoggiava spesso ultimamente, da quando la sua gravidanza era diventata evidente. Lei finse di non notarlo, ripromettendosi di fargli scontare quella premura non richiesta a parto avvenuto. Per quanto la cosa la elettrizzasse, non voleva agitarsi troppo in una schermaglia che poteva nuocere al bambino che aspettava.
-Sono venuto perché dovrei parlarti- fece- a proposito del mio viaggio a Parigi.-
Madame Grandier lo fece accomodare.
Sapeva che sarebbe arrivato quel momento. Aveva aspettato prima di chiedergli come fossero andate le cose...e non certo per paura. La verità era che aveva notato la tensione che si era creata tra Bernard e Rosalie, la malinconia di quest'ultima e la preoccupazione per la lontananza del marito. Si era sentita in colpa per questo, soprattutto ora che aspettava un figlio.
-Ho chiesto in giro varie informazioni e, da quello che ho saputo, al momento la tua idea non è considerata interessante. La borghesia mira a porre sotto silenzio le pretese dei nobili che, per parte loro, non voglio perdere il loro potere. Conservare gli studi di quell'istituzione quindi non è una delle priorità al momento.- la informò, passandosi una mano sulla testa.
Oscar guardò fuori dalla finestra.
In cuor suo, si aspettava un simile sviluppo dei fatti.
-Come è la situazione a Parigi?- domandò.
Bernard socchiuse lo sguardo.
-Se state parlando della famiglia reale, possiamo dire che la permanenza nel vecchio palazzo non è molto agevole ma, al momento, non sembrano correre dei pericoli. Il re è ancora amato e questo li sta salvando.- rispose ma le sue parole erano davvero poco rassicuranti.
La donna si passò una mano sui capelli biondi. Ormai, proteggere la regina era qualcosa di assolutamente lontano dalla sua portata. -Chissà dove ci porterà questa situazione- fece, prima di cambiare tono- stando così le cose, è inutile insistere.-
Bernard non disse niente.
Come spesso lo stesso Robespierre avevano notato, Oscar era dotata di un infallibile intuito e di una capacità di cogliere le situazioni che ben pochi avevano. Forse il suo ritiro era meno casuale di quello che sembrava. - E'quello che mi hanno detto infatti- confermò l'uomo- ho provato allora un'altra strada che voglio esporvi ora, se permettete.-
Oscar appoggiò il mento sulla mano.
-Di cosa si tratta?- domandò.
Il signor Chatelet si umettò le labbra.
- Durante gli studi universitari, ho avuto modo di intrecciare vari rapporti anche con persone provenienti da altri Paesi. Uno di questi è l'attuale ambasciatore inglese, di stanza a Parigi. Gli ho fatto presente il tuo progetto di raccogliere tutto il sapere latino francese e si è dimostrato molto interessato.- disse- Pare inoltre che la regina del Regno Unito, amica della sovrana francese, sia una grande mecenate. -
Gli occhi di Oscar scintillarono.
-Mi stai dicendo che dovrei tentare la strada inglese per poter mettere in pratica la mia idea?- domandò, non del tutto convinta -Bernard, hai la più pallida idea di cosa significhi tutto questo? Solo di recente ho recuperato un minimo di serenità, credi davvero che valga la pena provare una simile mossa?-
Bernard chiuse gli occhi.
Oscar lo guardò severamente. -Sei un uomo pieno di ideali, come puoi pensare ad una cosa del genere?- disse, prima di sbiancare.
-Tu sai la risposta, Oscar- disse- me lo dicesti dopo aver partecipato alle prime  riunioni dell'assemblea nazionale. Avevi ragione, a proposito del fatto che non c'era da fidarsi sulla possibilità di un accordo con i nobili che hanno appoggiato la rivoluzione...ora sta avvenendo quello che temevi.-
La donna non commentò.
-Ho fiducia in Robespierre ma temo le correnti che si stanno creando in quell'organo politico. Ho paura che quello che abbiamo formulato nei café, sognando una Francia diversa, si trasformi in un pugno di polvere.- continuò, pieno di delusione. Bernard era un idealista, un uomo onesto fedele ai principi in cui credeva.
Oscar chiuse gli occhi. A differenza sua, aveva finito con l'appoggiare la cosa perché in fondo, vedendo l'entusiasmo di André, aveva visto in quegli ideali una porta per quella situazione senza vie d'uscita. Le prime partecipazioni all'assemblea nazionale, però, le avevano mostrato delle pericolose somiglianze con la corte di Versailles...e quelle cose le avevano raffredato buona parte dell'entusiasmo.
-Quindi pensi che sia il caso di lasciare l'isola.- fece.
Bernard la guardò.
-Vedi- continuò lei- io capisco il tuo punto di vista, avendolo sperimentato sulla mia pelle. La differenza però è che io ho passato due decenni a Versailles e so cosa significhi l'opportunismo.-
Con un gesto faticoso, si mise in piedi.
-Quanto alla tua idea, ammetto che è allettante ma devo pensarci un po'. Ora non sono sola e non posso prendermi simili responsabilità, senza prima assicurarmi che non vi siano delle certezze. Ho avuto diversi problemi, diverse questioni che non potevo più rimandare.- fece, seria- Non hai idea di quanti problemi abbia dovuto mettere sul tavolo, dopo averli rimandati per anni, seguendo una vita metodica e senza tentennamenti.-
Bernard non disse niente.
-Ogni decisione comporta dei sacrifici- continuò amaramente la donna- e, finché una persona è sola, la cosa ha un determinato peso. Da quando però ho capito di tenere ad altri come se fossero una parte del mio corpo, mi sono resa conto che questo tipo di ragionamenti non poteva più funzionare. -
A quelle parole, calò il silenzio.
Oscar abbassò leggermente il capo ed un'ombra calò sul suo viso.
Bernard la guardò con un filo di preoccupazione. -Mi sono sempre chiesto la ragione della tua ostinazione nel voler continuare questo folle progetto. Io ti ho appoggiato, curioso di sapere dove ti avrebbe portato questa cosa.- fece, prima di sorridere- Ci è voluto quel viaggio a Parigi, per capire. -
Madame Grandier inarcò la fronte.
-La verità è che, dietro a strati di cinismo e di concretezza, siamo e resteremo sempre dei sognatori, pronti a inseguire idee titaniche e a mettere in gioco più risorse possibili di noi stessi. Il Mondo però, per quanto ricco di possibilità, non corrisponde mai ai propri desideri- fece Chatelet- e si arriva al punto da non riuscire ad accettare il buono della propria vita, solo perché non rispecchia quello che siamo stati a suo tempo. Ma tutto scorre e non ci si può fare niente, tranne aggrapparsi alle poche cose sicure, ovvero gli affetti.-
Oscar guardò fuori dalla finestra.
- Ci penserò- rispose.
 
 
 
-Hai qualche preoccupazione?- domandò André, entrando nella stanza.
Oscar alzò la testa-
Non aveva messo nemmeno piede dentro lo studio e già si era accorto che aveva qualcosa. A volte, mi chiedo come fai si disse, guardandolo.
-E'venuto Bernard- rispose lei- e mi ha detto cosa succede a Parigi-
André la guardò tranquillo.
-Avanti- fece, prendendo una sedia- raccontami tutto. Sono curioso.-
Aveva notato l'arrivo del suo amico, dall'ingresso della minuscola stalla che possedevano e, immaginando la ragione del suo arrivo, aveva deciso di lasciar perdere. L'esperienza gli aveva insegnato a pazientare, come se fosse una sorta di pescatore. Quel comportamento, comunque, ebbe l'effetto di stizzire la donna.
-Nessuno intende salvare quell'istituzione... a quanto pare, vogliono eliminare il Vecchio dalle fondamenta, dimenticando il passato per gli ideali di adesso.- disse, prima d'indurire lo sguardo- A volte, mi chiedo che Francia intendano creare.-
André si passò una mano sulla testa.
-Io volevo un Paese diverso- continuò con amarezza- ma, a volte, ho come l'impressione di vedere solo il peggio, un forma più grande delle cattiverie che aleggiavano a Versailles, una nuova forma d'ingiustizia che io non riesco a combattere con la stessa efficacia di un tempo. - Lo sguardo di Oscar si perse per un momento nel paesaggio fuori dalla stanza. Le nuvole correvano in cielo, spinte dal vento.
-Capisco quello che vuoi dire- rispose André, studiandola con lo sguardo.
Avevano spesso discusso di cosa fare delle loro vite ed entrambi sapevano quanto quella routine fiacca e monotona fosse poco adatta alla loro indole. Era qualcosa di simile ad una bonaria cattività...che avevano messo spesso sul tavolo, nei momenti in cui erano soli e Briac era impegnato a giocare.
-A volte- fece lei - vorrei tornare indietro...mi sento così legata nel non poter fare le cose che facevo un tempo.-
André si morse il labbro...e fu inevitabile per lui ripensare al terribile periodo che avevano passato poco dopo la presa della Bastiglia. Ugualmente, si sforzò di non soffermarcisi troppo. -E che cosa ti ha detto, Bernard?- domandò, sviando abilmente quel discorso inconcludente e doloroso.
Oscar incrociò le braccia.
Aveva come il presentimento che volesse evitare qualche argomento scomodo ma finse di non aver notato nulla. - Mi ha detto che l'ambasciatore inglese è interessato a questo progetto, anche perché la sua regina ha una passione per la cultura e potrebbe promuovere la cosa.- fece pensierosa-  Mi ricordo anche che Sua Maestà aveva un profondo legame di amicizia con lei, malgrado la differenza d'età.-
André prese uno dei testi.
Se lo rigirò tra le mani.
Molti di quei libri erano stati presi dal palazzo De Jarjayes, miracolosamente scampati alla furia della gente delle campagne, durante l'assalto che aveva distrutto tutto quello che c'era dentro. Ricordava bene lo sconforto che li aveva presi. Oscar aveva appena ricevuto la notizia di aver perso il bambino e, dopo aver passato del tempo nella sua camera, senza dar segno di voler reagire, aveva espresso il desiderio di tornare a casa, pur sapendo che una simile scelta, dopo aver partecipato al 14 luglio era abbastanza strana.
La vista di quell'edificio, dove avevano passato entrambi l'infanzia e, almeno per lui, 30 anni della propria vita, era qualcosa che difficilmente avrebbe dimenticato. Pensava di aver trovato la sua casa ma la distruzione del palazzo, dei brandelli di cancello sotto i suoi piedi, aveva annientato tutte quelle pallide speranze.
-Intendi andare in Inghilterra?- domandò André- Vuoi lasciare questo posto?-
Oscar guardò le travi del soffitto.
-Io non so cosa fare su quest'isola- rispose lei- e, comunque, non ho finito.-
-Avanti allora- la esortò.
La donna abbassò gli occhi, studiando il viso del marito.
Quasi si vergognava a pensare quel genere di cose.  Aspettava un bambino e si faceva simili idee? Che razza di persona era? - Mi ha detto che la regina ha bisogno di un'istitutrice, di qualcuno che si occupi dell'educazione dei figli della casa reale. Ha detto inoltre che ci sono diversi dotti che paiono interessati a questo genere di attività. Non so spiegarmelo, André ma io...-cominciò prima che il rimorso per quello che sentiva frenasse le sue parole.
- Non è bene che ti agiti in questo modo- rispose lui- e, comunque, credo che sia meglio prendere tempo. Informiamoci, prima di decidere.-
Oscar sgranò gli occhi.
-Perché ti sorprendi?- fece Grandier- Ti conosco abbastanza bene, non pensi? Non prenderò per te queste decisioni. Potrei farlo, potrei dirti che sei un'egoista, che non ti curi degli altri...ma sarei un bugiardo, un meschino ed un egoista. Tu non saresti felice ed avresti dei rimpianti. Se vuoi provare, non vedo perché no. Non ho alcuna intenzione di opprimere la tua indole. Questo è il tuo carattere...e, in fondo, ti amo proprio perché sei così.-
Lei sgranò gli occhi.
Non si era mai sbilanciata troppo in quel genere di discorsi...e non perché non ci avesse pensato: la verità era che aveva il dubbio di aver chiesto troppo alla Sorte, dopo aver ricevuto negli ultimi tempi le cose che un tempo le erano state negate...sia pure a prezzo di quelle ricevute.
Più volte, era stata colta dal terrore di essere profondamente egoista e quella possibilità che Bernard le aveva concesso, in quel frangente, era vista ormai come una scelta che comportava irrimediabilmente la rinuncia a quello che aveva costruito dopo tutto il dolore sofferto.
André rise ed Oscar aggrottò la fronte, chiedendosi che cosa avesse scatenato la sua ilarità. - Sul serio- fece lui- credevi che mi sarei opposto? Io voglio che tu sia felice e non può esserci felicità se uno di noi non lo è. Lo ammetto, questo incarico potrebbe comportare l'abbandono di questa oasi di pace ma a me importa poco...la mia casa è dove sei tu. Ti chiedo solo di non affaticarti, di prendere la tua decisione con calma...io non ti ostacolerò.-
Oscar ripensò a lungo a quello scambio di parole...ma questo era, a conti fatti, una conseguenza del dialogare con André. Nulla era mai banale con lui e nemmeno così scontato da rovinare il loro rapporto che, pur cambiando forma, non aveva mai perso quella solidità iniziale. L'offerta che aveva ricevuto la allettava non poco ma non aveva mai avuto il coraggio di pensarci troppo, per quell'attitudine all'aver remore che era un tratto tipico del suo carattere.
Le sue paure per il futuro, per quella felicità a mezzo di cui aveva in fondo orrore, svanirono. Probabilmente, se fosse stata una donna comune, sarebbe corsa tra le braccia di suo marito, in una presa degna di un romanzetto d'appendice...ma questo, per lei almeno, era qualcosa d'inconcepibile e forzato.
Per questo, se ne rimase lì, immobile a fissarlo.
Solo gli occhi, simili alla fiamma, tradivano quello che davvero provava...e André, vedendolo, capì di aver fatto la scelta giusta perché, in fondo, a lui andava bene anche così.
 
Bernard guardò silenzioso il cielo fuori dalla finestra. Oltre il muretto, sentiva il chiacchiericcio della gente che passava per i vicoli, pronta a rientrare a casa. Francois giocherellava con un minuscolo giocattolo di legno, un regalo di André che, da qualche tempo, aveva dato prova di una considerevole manualità.
-Pensi che abbia fatto la decisione giusta?- domandò, fissando la schiena della moglie, intenta a preparare qualcosa.
Lei si girò.
-Pensi di aver sbagliato?- chiese lei di rimando, con il mestolo in mano.
Chatelet sbuffò.
-Posso solo immaginare quello che pensi. Hai un maledetto debito nei confronti di Oscar e André, al punto da far passare tutto in secondo piano pur di non sentirti in questo modo.- rispose- Hai dato molto a quei due, dovresti darti pace.-
A quelle parole, calò un improvviso silenzio.
-Proprio non riesco a capire il tuo atteggiamento- aggiunse lei, stanca del suo mutismo.
Non aveva mai detto niente in proposito, convinta che fossero preoccupazioni inutili ma, con il passar del tempo, aveva compreso che quel genere di idee era qualcosa che doveva essere buttato fuori, prima che le cose peggiorassero.
-La verità è che sono preoccupato, Rosalie- disse lui, passandosi una mano sulla testa- non solo per Oscar ma anche per te. Anche ora che la feudalità pare essere abbattuta, ho come l'impressione che niente si fermerà a questa conquista. Non so spiegarmene il motivo ma non posso non pensare che sia così. Non credo che i vecchi attriti si fermeranno solo perché abbiamo ridotto i privilegi. Mio cugino è stato molto vago in proposito ma non posso negare che ha sempre avuto un maledetto intuito in tutto questo.-
Rosalie arricciò il naso.
Saint Just era sempre stato, ai suoi occhi almeno, un tipo poco raccomandabile. Colpa forse della sfilza di persone che aveva accoppato nel periodo precedente alla Presa della Bastiglia, chi poteva dirlo? Ugualmente, non se la sentì di esporre questo pensiero. Nemmeno lei aveva un parentado degno di nota, per cui preferì tacere. Non era da lei fare simili commenti, anche perché, nella loro casa, si era sempre comportato con cortesia.
-E che cosa ti ha detto?- domandò lei, mentre mischiando, impediva alla zuppa di attaccarsi sul fondo.
-Ha detto che potrebbero esserci delle ripercussioni contro i nobili in futuro. Per il momento, hanno solo perso i loro privilegi giuridici ma non le ricchezze e questo potrebbe essere un ottimo pretesto per continuare la campagna di smantellamento della loro supremazia. Il clero non verrà toccato forse ma per gli aristocratici non vale lo stesso discorso.- rispose- E'per questo che mi sono dato tanto da fare per Oscar e André. Ho paura che possano essere travolti da tutto questo e preferisco saperli lontani piuttosto che in pericolo.-
-Quindi - dedusse Rosalie- l'incarico di precettore è solo un pretesto?-
Bernard annuì.
-In parte è così- rispose- anche se credo seriamente che la terra inglese sia più disposta a questa opera di conservazione. Qui non c'è posto per la cultura al momento...e tieni presente che il Passato è associato agli sprechi del re, non funzionerebbe mai, per ora.-
Rosalie sospirò.
Alla fine, era questo il problema. -Hai fatto molto pe loro- rispose- per quel debito di riconoscenza che non ti ha mai abbandonato del tutto. Che intendi fare?-
Chatelet non rispose subito.
Poco lontano, deposto malamente, c'era un cavallo di legno abbandonato in un angolo. Lo sguardo gli cadde lì, in modo del tutto casuale.
-E'un regalo di André- rispose sua moglie, notando la muta domanda dell'ex giornalista.
Bernard non disse niente.
-Francois come sta?- domandò di nuovo.
-Sta dormendo- fece lei, mentre sistemava i piatti- ha appena mangiato ed ora fa il suo sonnellino. Per il momento, non è ancora abituato a mangiare cibo solido e preferisco prendere un po'di tempo.-
-Oh- rispose lui.
-E tu che intendi fare?- domandò, mettendosi una mano sotto il mento -Mi hai raccontato tutto ed hai fatto bene...ma mi chiedo una cosa: come ti comporteresti, se André ed Oscar decidessero di lasciare questa isola, qualora non fosse sicuro per loro?-
Bernard si stiracchiò.
-Ho in mente un progetto- rispose- di cui ho messo al corrente l'ambasciatore inglese. Ho deciso di trascrivere una specie di memoria degli avvenimenti che sono capitati al mio Paese...e lui si è dimostrato piuttosto interessato a tutto questo.-
Rosalie sorrise divertita.
-Sei tu il letterato della casa- fece, sardonica- io non ho questo genere di necessità e poi mi fa piacere che tu sia felice, come dovrebbe essere. Sono sicura che metterai tutto il tuo impegno in questa sfida. Prova e vediamo cosa succede, no?-
Bernard ridacchiò, pungolato da quella nuova impresa. -Ho così tanto da fare, così tante cose da raccogliere e catalogare...non vedo l'ora di dare inizio a tutto questo. Sono certo che verrà fuori qualcosa di grosso.-
Lei non disse niente, limitandosi a fissare la luce che trapelava da quelle iridi blu...quello stesso blu che, dopo molto tempo, brillavano di luce propria. Rosalie non aveva mai detto nulla in proposito ma quel bagliore era stata la prima cosa che l'aveva fatta capitolare, quando lo aveva conosciuto.
 
 
Marguerite stava ricamando alcuni pezzi di stoffa.
Se ne stava seduta su una comoda sedia a dondolo, intenta a tracciare con l'ago dei disegni floreali. L'abito color pastello, era parzialmente coperto da un piccolo scialle fatto con l'uncinetto, che la dama aveva creato personalmente.
Oscar la trovò così, nel salotto del cottege in cui abitavano.
-Siete molto brava- disse, entrando.
Madame si fermò, prima di sorriderle affabile.
-Vi ringrazio- rispose lei- ma è uno di quei passatempi che solitamente insegnano e che ho migliorato mentre ero in convento. Non c'erano molte cose da fare e, considerando che i giorni sembrano sempre non finire mai, ho migliorato quello che sapevo. Il parroco ha apprezzato i miei lavoretti e così mi ha chiesto di fare qualcosa.-
-Complimenti- fece Oscar, un po' a disagio.
Non parlava molto con sua madre e questa abitudine era qualcosa di assai difficile da debellare. La dama però non sembrava darci molto peso. Oscar non l'aveva mai vista darsi alle civetterie più del necessario né, tantomeno, aveva mai dato segno di essere una persona capricciosa e dedita ai piaceri. -Come state?- domandò, indicando discretamente il pancione.
Lei abbassò il capo.
-Non ho molti fastidi. Le nausee sono ormai un ricordo, anche se mi mancano i duelli con André- rispose, con aria fintamente esasperata.
Marguerite ridacchiò.
-E vi dispiace molto tutto questo?- domandò la dama.
Oscar la guardò.
-Ho come l'impressione che questa domanda superi il fatto che sono in stato interessante...o sbaglio?- fece, passandosi una mano sul mento. Non aveva mai avuto molte occasioni di intrattenere un rapporto confidenziale con sua madre ma, considerando il fatto che anche lei aveva un'indole schiva, dubitava fortemente di poterla vedere affannarsi con la stessa espansività della povera Nanny.
-No- rispose Madame- non sbagliate affatto. C'è una cosa che voglio dirvi, a proposito di quei soldi di cui, a tempo debito, siete stata messa al corrente. La cifra è tale da permettere a chiunque di vivere in modo benestante per diversi decenni. Tuo padre ed io volevamo dirvi che potevate farne uso, per le cose che intendete mettere in pratica. Preferiamo che siate voi e i vostri amici ad utilizzarli.-
La donna sussultò appena.
Il tesoro del Maresciallo era una preoccupazione non da poco.
Ci aveva spesso pensato.
Lasciarlo nascosto non era una buona idea, come dimostravano i guai che suo padre aveva ricevuto grazie a quell'oro. Doveva essere usato...ma come?
 
 
Capitolo rapido e breve. Coppia poco convenzionale che funziona. Oscar ha le sue remore e penso di essere stata abbastanza chiara sul perché.  In ogni caso, in questo capitolo ritorna il problema di quel tesoro, che ha causato tanti grattacapi al generale. Oscar e André hanno avuto il loro ennesimo confronto e spero di aver creato un dialogo sensato. Non credo che avrò altre ricadute smielate come nel caso di Marie e Alain (loro ne avevano un maledetto bisogno, soprattutto perché non hanno mai avuto il tempo per fare una cosa del genere). Quanto ha Rosalie e Bernard, vale un po'il discorso di Oscar e André. Andandosene da Parigi hanno perso tutto ed ora occorre che si rimettano in piedi. Ringrazio tutti coloro che mi hanno letto e che continuano a seguirmi, malgrado la trama così fuori dagli schemi.
Non posso che apprezzare questa cortesia.
Spero che sia tutto corretto ma se c'è qualcosa che non torna, vi prego di farmelo sapere.
Grazie e a presto.
cicina
   
 
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