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Autore: dontneedmakeup    28/02/2013    8 recensioni
mi ispiro ad un libro che mi è piaciuto un casino, spero vi piaccia..
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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A cena da Sheala
La vita ha il brutto vizio di sbatterti in faccia i conti in sospeso più incasinati proprio quando meno te lo aspetti. Lo sanno tutti e lo so io. E’ una legge non scritta: proprio quando stai navigando in acque felici, la vita ti tira un pugno allo stomaco, lasciandoti senza fiato. Eppure quell’umido sabato sera di inizio giugno, quando aprii la porta di casa per accogliere gli ospiti che avevo invitato a cena, mai mi sarei immaginata di trovare il mio incasinato conto in sospeso di un metro e novanta in piedi sulla soglia di casa, con una bottiglia di Chablis appannata e un mazzo di papaveri rossi tra le mani. “Santo cielo!”, esordì lui, rimanendo quasi senza fiato, mentre si piegava leggermente all’indietro e urtava i rami aggrovigliati del glicine ch penzolavano dal pergolato con i loro soffici boccioli viola. ‘’Sheala?”. Mi portai la mano alla bocca. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Sbattei le palpebre, con la bocca spalancata. Era il mio ex, Zayn Malik. Mi guardò, lo guardai. Fece una risata strozzata mentre io mi sforzavo di non scoppiare a piangere. Ero rimasta letteralmente senza parole. Mi limitai a fissarlo con un’espressione da pesce lesso, sentendomi come si mi avessero risucchiato via tutta l’aria dai polmoni. Ma chi avrebbe potuto biasimarmi? Erano passati tre anni da quando Zayn aveva preso e se n’era andato senza dire nulla, scomparendo dalla mia vita per finire chissà dove, come una stella cadente nel cielo notturno. In quel momento era lì, e sembrava che le lancette dell’orologio stessero sfrecciando all’indietro, riavvolgendo tutti i giorni, mesi, anni trascorsi da quando era andato via. Mi ricomposi e cercai di chiudere la porta, ma lui me lo impedì infilando il suo mocassino Patrick Cox numero quarantacinque nella fessura. Lo ammetto, non opposi molta resistenza. Feci un respiro profondo e spalancai la porta, aggrappandomi così saldamente alla maniglia che le mie nocche diventarono bianche. “Santo cielo!”, ripetè, con gli occhi spalancati. “Non ci posso credere. Sono passati quasi tre anni”. Sono passati quasi tre anni? Aggrottai la fronte e confusa mi resi conto di essere davvero disorientata. A quanto pareva eravamo entrambi rimasti scioccati da quell’incontro inaspettato. Sentivo le mie guance bruciare. Scossi la testa, senza riuscire a dire nulla. Alle mie spalle avvertii il gorgoglio dell’acqua che bolliva in una pentola dimenticata sul fuoco e l’odore acre del cioccolato fondente che si bruciava. “IL mio dolcee!”, pensai velocemente, “si starà sicuramente carbonizzando”.
“Sheala”,disse.
“Zayn”,dissi.
“Non sapevo..”. si schiarì la voce. ”non sapevo vivessi qui. Mi sento…mi sento come se stessi per avere un attacco di cuore. Forse dovrei andarmene.”
Indicò la strada con il suo triste mazzo di papaveri. I petali scarlatti penzolavano, ammosciati dalla coltura estiva. Un taxi nero rallentò, con il motore disel che ronzava rumorosamente, ma Zayn tornò a voltarsi. Tese i fiori verso di me, abbozzando un timidissimo sorriso, come se stesse ricordando qualcosa di bello che c’era stato, tanto tempo prima, tra di noi.
“No” dissi “Non andare”
E nonostante i campanelli d’allarme mi suonavano in testa, feci ciò che dovevo fare: lo lasciai entrare. Quel sabato iniziò in maniera bizzarra. Trovai una foto di me e Zayn, che pensavo di aver perso, tra le pagine di un quaderno. Ero in piedi accanto ad una stupenda bancarella di frutta e verdura al Borough Market, avvolta dal profumo inebriante delle fragole e dei lamponi, e stavo sfogliando il quaderno alla ricerca della lista per controllare di non aver dimenticato di comprare niente. Ero di malumore, poiché avevo accettato controvoglia, e con un preavviso di sole 24ore, di preparare una cena di tre portate per gente che neanche conoscevo. Tutto questo con lo scopo di partecipare al Saturday Supper Club, un concorso molto popolare organizzato dal London Daily.

“Sto per chiederti un favore enorme” mi disse al telefono il mio ragazzo, chiamandomi dalla sua postazione di lavoro, consapevole che qualsiasi cosa fosse, avrei dovuto soddisfare la sua richiesta. Niall era un vero tesoro e quando mi domandava di fare qualcosa lo facevo, che non includesse ovviamente guanti in latex e cinture zincate. “Okay. Hai letto sul giornale del concorso del Saturday Supper Club? Vero?” mi interrogò “Quello in cui un gruppo di sconosciuti si invitano a cena a vicenda per poi darsi un voto da uno a dieci? E il vincitore si becca mille sterline? Be’, il concorrente di domani sera si è ritirato..” Niall si interruppe, come se si sentisse in colpa. Socchiusi gli occhi  e ascoltai il suo delizioso accento irlandese farsi più marcato per il crescere del nervosismo. Riuscivo a immaginarlo con il corpo snello ricurvo sulla scrivania, mentre faceva quella telefonata privata strofinandosi la mascella con la mano libera; “Bene”, dissi “Mi stai chiedendo per caso di prendere il suo posto?”. Avevo cercato di essere delicata, anche se ero un po’ seccata. Niall sapeva che stavo attraversando un brutto periodo. Non trovavo il tempo per invitare i miei amici a casa, e avrei dovuto invitare dei perfetti sconosciuti? Di cui, per di più, li avrei dovuti cucinare e quella serata sarebbe andata su un giornale letto da quasi tutta Londra? Avvertendo il mio malumore, Niall si schiarì la voce un paio di volte e abbassò la voce. Costringendomi a premere il telefono vicino all’orecchio per sentirlo. “A te piace cucinare, no?” domandò tutto di un soffio, come se fosse quello il punto. “Sei una cuoca fantastica, e a dirla tutta, se riuscissi a trovare qualcuno, tipo te, farei una bella figura e potrei trovarmi un posto fisso qui, Sheala. Avrei un ufficio tutto mio”. Fece una pausa per riprendere fiato, poi riprese quasi bisbigliando. “Prova ad immaginartelo. Il mio nome scritto in oro sulla porta, i piedi sulla scrivania, mentre fumo un sigaro e abbaio ordini ai miei sottoposti..”. stava cercando di farmi ridere, ma c’era anche una vena di serietà. Niall aveva lavorato per anni come freelance per cercare un posto fisso a tempo pieno. Voleva dimostrare di essere in gamba come lo era suo padre. Dovetti accettare. “E la redattrice ha detto che sarà felice di lasciarti parlare della tua caffetteria e persino di citarla nel tuo articolo?”, aggiunse “Una pubblicità del genere non guasta di certo. Questo giornale è letto da quasi tutta Londra e più e di sicuro qualcuno verrebbe a prendersi una fetta di torta o un cappuccino da te. Pensaci, diventeresti milionaria!”. Mi lasciai sfuggire un sospiro. La caffetteria era il mio tasto dolente. Avrei dovuto aprirla da lì a otto settimane e, non avevo abbastanza soldi per farlo. Ciononostante, l’idea di avere a cena gente sconosciuta mi sembrava troppo impegnativa. Pensai a tutta quella biancheria etutti quei vestiti lasciati sul termosifone, per non parlare poi della cucina, “e tutto quel casino a casa?”, chiesi “mi ci vorrebbe un anno a sistemarlo”.
“Ma non ti preoccupare. Fa tutto parte del tuo incredibile fascino” rispose con disinvoltura. “Allora?Affare fatto?”…



ciao ragazze, presto metterò anche io il trailer della FF, seguitemi su tumblr ( http://likeabigirl.tumblr.com/ ) che lo posterò qui. Grazie mille, spero che la mia FF vi piacerà e se recensite ne sarò contentissima :D 
  
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