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Autore: mrsreg    28/02/2013    2 recensioni
Storia scritta dal punto di vista di Remus.
Dal testo:
Comunque, quando l'Auror Alastor Moody richiamò la sua attenzione, si mise in ascolto, con il morale che scendeva sempre più a livello scarpe e con una sensazione di terrore che prendeva allo stomaco che gli stava facendo venir voglia di vomitare tutta la sua già piccola cena.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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La Bambina del Lupo.


 


 


 

Bene, abbiamo finito. La seduta è sciolta.”

Un improvviso rumore di sedie che grattano sul pavimento si espanse per la stanza a quelle parole, così velocemente che sembra quasi che tutti i presenti non aspettassero altro.

Remus, abbandonando la compostezza che aveva ostentato durante tutta la riunione dell'Ordine della Fenice, si accasciò rumorosamente sul tavolo di fronte a lui, sospirando.

Di certo, il giovane Lupin, quando da bambino fantasticava sulla sua vita da adulto, non si sarebbe mai aspettato che tutto sarebbe stato così difficile: prima il morso, poi la guerra, ora la lotta per contro Voldemort e aveva solo diciannove anni.

Il licantropo si alzò lentamente dalla sedia e, dopo essersi scambiato dei cenni di saluto con Padfoot e Prongs che trascinavano via una Lily al quinto mese di gravidanza che sembra voler ancora dibattere l'argomento della serata, si diresse verso la porta con l'intenzione di farsi una dormita che sarebbe durata almeno fino al pomeriggio del giorno dopo.

No, Lupin, non puoi ancora andare. Io e te dobbiamo ancora parlare di qualcosa.”

Il nostro povero Remus sospirò, pensando che avrebbe proprio dovuto aspettarsela e, dopo essere tornato indietro, si butto indelicatamente su una sedia, sbuffando e sbattendo ripetute volte la fronte sulla spalliera della sedia, anche piuttosto forte, per dimostrare il suo disappunto.

Comunque, quando l'Auror Alastor Moody richiamò la sua attenzione, si mise in ascolto, con il morale che scendeva sempre più a livello scarpe e con una sensazione di terrore che prendeva allo stomaco che gli stava facendo venir voglia di vomitare tutta la sua già piccola cena.


 


 

Erano circa le cinque di mattina quando Remus si svegliò con un salto. Il licantropo si maledì in tutte le lingue del mondo rendendosi conto che non sarebbe più riuscito ad addormentarsi e che, quindi, si era giocato la sua ultima possibilità di fare una dormita come si deve per almeno il prossimo anno.

Aveva accettato la missione che Malocchio gli aveva chiesto di fare, che l'avesse fatto solo per puro orgoglio Grifondoro, però, non contava.

Infatti, l'auror, per convincerlo ad accettare, aveva fatto perno proprio su quel punto debole che tutti i grifoni hanno, dicendo che era l'unico che potesse fare una cosa del genere e che, al posto delle missioni alternative, era meglio mettersi un cappio al collo da soli.

E così aveva accettato, sfidando tutti i suoi demoni e andando incontro a quello che era sempre stato il suo peggior incubo.

Perché unirsi al branco di Greyback era l'ultima cosa al mondo che avrebbe voluto fare, ma l'unico modo per fermare quel mostro era cercare di minare i suoi piani dall'interno. E Remus sapeva che la sua era una missione particolarmente suicida, ma era l'unico modo e non voleva che altri bambini dovessero soffrire quanto lo aveva fatto lui a causa del morso.

L'ex Grifondoro, dopo essersi messo in piedi, afferrò la bacchetta e iniziò a far comparire teli di plastica che sistemò su tutti i mobili. Se sarebbe tornato vivo da quella missione avrebbe voluto non dover fare le pulizie, almeno.

Sistemò la bacchetta sopra il comodino vicino al letto e coprì anche quello con un telo: la bacchetta gli avrebbe solo portato guai, con gli altri lupi mannari, e per avvertire l'Ordine degli spostamenti del branco avrebbe prodotto un Patronus con la magia pura, come tutti i membri dell'Ordine dovevano saper fare.

Quindi afferrò il mantello e se lo mise, tirandosi su il cappuccio, per poi uscire di casa e avventurarsi in quella notte di luna calante, ormai quasi nuova, cercando di non pensare alle reazioni che avrebbero avuto i Malandrini, Lily, Alice e Frank alla sua improvvisa sparizione e rimpiangendo il fatto che, probabilmente, non avrebbe mai visto i piccoli Harry James Potter e Neville Frank Paciock conoscere il mondo.


 


 

Era quasi un mese che Remus era stato accettato e l'uomo, ormai ventenne, si era riuscito a guadagnare la fiducia del branco, con suo grande disgusto. Lì, infatti, c'erano anche un sacco di bambini, di cui la maggior parte morivano.

Una di loro gli era subito saltata agli occhi: esile, con un caschetto scompigliato di capelli scuri, un occhio castano e uno azzurro cielo, si era fatta notare dal suo comportamento irriverente e la sua palese avversione contro ciò che diceva Greyback.

Remus l'avrebbe avvicinata con immenso piacere se solo fosse stato sicuro che poi la bambina non avrebbe fatto la spia sul suo conto. Meglio essere sicuri, si ripeteva sempre.

Comunque, il lupo mannaro aveva appena fatto il suo primo rapporto all'Ordine e ora si godeva un inusuale sole inglese d'aprile, mentre gli altri licantropi dormivano tutti, prediligendo la vita di notte. O almeno così credeva.

Allora ho fatto bene ad alzarmi! Ora do perché ti comporti in modo così strano, finalmente!”

Remus scattò in piedi, portando automaticamente la mano destra al fianco sinistro per prendere la bacchetta che però, naturalmente, non c'era, essendo rimasta al sicuro sul comodino nel suo appartamento.

Hey, non allarmarti tanto. Ho visto tutto, ma non dirò niente se mi prometti una cosa.”

La strana bambina che aveva subito attirato l'attenzione dell'ex Grifondoro era di fronte a quest'ultimo, che la guardava con diffidenza, cercando di capire se era seria o meno.

E cosa ti dovrei promettere?”

Che, se non muoio, mi porterai via da qui.”

Remus trasalì alle parole della piccola, turbato dal fatto che avesse detto quel 'se non muoio' come se stesse parlando del suo gusto di gelato preferito, mentre quella canticchiava in attesa di un suo assenso, che arrivo dopo circa un minuto.

Bene!” esclamò, sedendosi dove prima vi era Remus e dando piccole botte al posto vicino a lei per invitarlo a sedersi. “Allora, io sono Lauren, il cognome non me lo ricordo, e compio sette anni dopodomani. E tu?”

Remus fisso Lauren per qualche secondo, completamente basito, poi si sedette accanto a lei, scuotendo la testa e ridacchiando contemporaneamente. “Io sono Remus Lupin e ho compiuto vent'anni due settimane fa.”

E i due lupi mannari passarono il seguente anno e qualche mese insieme, tanto che per Remus la piccola diventò una sorellina. Pazza, certo, ma pur sempre una sorellina.


 


 

Era una torrida giornata d'agosto e Remus Lupin, zoppicante e con un braccio fasciato, si muoveva tra i cadaveri dei membri dell'Ordine e i membri del branco, cercando Lauren che, durante la battaglia aveva perso di vista a causa di un abbraccio di Felpato. Non che gli desse nessuna colpa, certo, il licantropo sapeva che avrebbe fatto lo stesso, ma non avrebbe sopportato che alla sua sorellina fosse successo qualcosa.

Ogni secondo che passava lo stomaco gli si chiudeva di più e il suo cervello lavorava freneticamente cercando di capire dove la sua piccola peste potesse essersi cacciata.

Aveva quasi perso le speranze quando vide qualche ciocca dei suoi capelli spuntare da dietro l'albero e sospirò di sollievo quando constatò che probabilmente doveva essere seduta, visto che sennò non sarebbero state a quell'altezza.

Lauren, piccola peste, mi hai fatto prendere un colpo! Vieni, che ora manterrò la mia promessa e ti porterò via...”

Ma la ragazzina non si mosse e Remus, cercando in tutti i modi di ignorare la realtà, le si avvicino di corsa, trovandola in una pozza di sangue con tutto il lato destro della gola aperto e gli occhi di due colori diversi aperti a guardare gli alberi della foresta senza però vederli realmente.

E Remus pianse come un bambino abbracciandola, tanto che Sirius lo dovette sollevare di peso. E fu proprio Sirius stesso a prendere la tomba per Lauren e a organizzare un piccolo funerale a cui, alla fine, andarono gran parte dei membri dell'Ordine.

La foto che la ritraeva, sulla lapide a forma di lupo che ululante di marmo bianco che aveva sempre detto di volere scherzando con Remus, era Babbana e gliela aveva fatta proprio l'uomo con una macchinetta che aveva rubato lei stessa.

Remus, anche dopo il (non) tradimento di Sirius, andò ogni settimana a trovarla, diminuendo quando si unì al secondo Ordine della Fenice e una volto ci portò anche Padfoot, sottoforma di cane, naturalmente.

Smise soltanto con la guerra, sapendo che lei non avrebbe mai voluto che lui rischiasse la vita solo andare ad accarezzare una stupida lapide.


 


 

Remus osservava Dora cercar di dare da mangiare a Teddy da dietro lo stipite della porta della cucina e, intanto, sorrideva con dolcezza, sentendosi l'uomo più fortunato del mondo.

C'era una sola cosa che avrebbe potuto farlo essere più felice: vedere Lauren aiutare la moglie (gli faceva male, però, pensare che sarebbero state circa coetanee) a dar da mangiare al nipote, da brava zia Lupin, e vedere le due donne della sua vita ridere insieme ai versetti del piccolo Metamorfomago.

La dolce scena a cui stava assistendo fu interrotta dall'arrivo di un Patronus che li avvisò della battaglia che stava per avere luogo a Hogwarts, non senza prima baciare la moglie e il figlio.

Non sapeva che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe fatto.


 


 

Remus aprì di scatto gli occhi, poi li richiuse a causa del dolore che gli aveva procurato tutto il bianco che lo circondava.

I ricordi invasero subito la sua mente: Hogwarts, i Mangiamorte, Bellatrix che uccide Dora e il lampo verde che non aveva fatto in tempo a fermare.

Intanto, una grande consapevolezza gli invase la mente: sono morto.

Scoprì con grande sorpresa che quella notizia non gli procurava altro che grande rimpianto verso Teddy e Harry, ma ormai non avrebbe più potuto fare niente.

Hey, scansafatiche, non credi che sia ora di tirarsi su?”

Remus si girò di scatto a sentire quella voce acuta che ormai da anni era morta insieme alla sua proprietaria.

Lauren...”

Si alzò e abbracciò di slanciò una ragazza di diciassette anni vestita di bianco, con i capelli scuri a caschetto e gli occhi di due colori diversi. Quella si dimenò urlando qualcosa che somigliava molto a “Mettimi giù! Altro che licantropo, tu sei un gatto mammone!”.

Remus la posò a terra e guardandola negli occhi le chiese: “Dora?”

Anche lei sta per scegliere, ma è con suo padre.”

Scegliere cosa?”

Cosa fare adesso! Hai due possibilità, Remie. O diventi un fantasma e continui a vagare sulla terra per l'eternità, o vieni con me.”

E con te dove si va?”

Avanti, cioè dove sono tutti i tuoi vecchi amici, dove credo che Dora ti stia già aspettando.”

Remus guardò gli occhi grandi di Lauren qualche secondò, poi sorrise e, posando un braccio sulla spalla della sua sorellina, iniziò ad avanzare verso quella che aveva l'aspetto di essere la porta della sua casa con Dora.

E quando varcò la soglia di casa sentì il suo corpo tornare quello di un diciassettenne, stringendo più forte Lauren, andò avanti.

  
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