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Autore: Blubba    28/02/2013    1 recensioni
Forse qualcuno spunterà da dietro il divano e urlerà “Sorpresa!”. Scherzi mentre giri la chiave che si inceppa nella serratura, e che dopo alcuni minuti di manipolazione si apre, mostrando l’atrio vuoto e buio.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Viandante
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Analisi di un’entità
 
Il mio cuore era del tutto spento e la mente, proiettata anni luce nel futuro, procedeva spedita verso una meta che avrebbe portato me ed Apeiron a sparire dalla faccia dell’umanità. Mi chiedevo spesso se valesse la pena di condurre una vita nascondendomi, morendo in compagnia di una voce metà ostile e metà incomprensibile. 
 
Sto considerando l’idea di mollare tutto e cederti il mio corpo.
Apeiron riemerse bruscamente dal torpore che la monotonia del viaggio notturno gli procurava. “Con tutto quello che abbiamo passato non avrebbe senso.”
Mi sto arrendendo, non lo capisci?
“Lo capisco.” Rispose distrattamente, impegnato ad assorbire l’idea di godere del pieno possesso del mio corpo.
Non dissi più nulla e nemmeno lui, gli lasciai il tempo di trovare il coraggio di accettare, nel frattempo raggiunsi una chiesa abbandonata al limite di una città di cui conoscevo molti dettagli che appartenevano a ricordi vecchissimi.
Scendendo dall’auto provai una sensazione di nostalgia e d’ansia. Lasciai accesi i fari e feci un giro intorno alla costruzione poco pretenziosa, abbandonata già da alcuni anni prima dell’effettiva invasione. La vista che mi si presentava d’avanti era quella di una costruzione abbandonata a sé stessa, quasi completamente inghiottita dalla vegetazione per lo più rampicante che le cresceva intorno.
Spostai l’auto sul retro della chiesa, impedendone la vista dalla strada e forzai la vecchia serratura dell’entrata sul retro, che sapeva ancora fare il suo lavoro.
Per essere un posto abbandonato da anni era ancora abbastanza intatto. Alcune assi del soffitto sembravano marcie e c’era molta polvere, ma il crocifisso era ancora lì, intatto, ad osservare ogni mia mossa. Evitai di fare il segno della croce e camminai lentamente lungo il perimetro della struttura, ascoltando la eco dei miei passi. Non potevo nascondere la profonda soggezione che la chiesa aveva su di me. Tutto ciò che ha a che fare con la spiritualità in qualche modo mi spaventa, forse perché sentivo di avere la coscienza sporca.
Continuai a camminare e pensare per più di un’ora. Le strette nicchie della chiesa sembravano ospitare i demoni della mia anima che mi osservavano, pronti ad aggredirmi. Ero un uomo fatto e finito, ma il buio e la mia anima riuscivano ancora a spaventarmi. Sentivo la polvere salire alle narici, che formicolavano, ero in procinto di starnutire ma avevo paura di fare troppo rumore e innescare qualcosa. Come se un mio solo starnuto potesse causare una catastrofe.
Ero spaventato perché da quando Apeiron era apparso non avevo più avuto l’occasione di restare per  tanto tempo solo con i miei pensieri. L’ambiente in cui mi trovavo di certo non aiutava la mia situazione. La chiesa, il buio e i brutti pensieri che allagavano la mia mente arsa dal dolore erano insopportabili. Questo Apeiron poteva sentirlo chiaramente, eppure restava in quel suo silenzio presente che contribuiva ancora di più a spaventarmi. Mi fermai dopo aver fatto un paio di volte lo slalom tra le panche e mi guardai alle spalle.
Stavo tremando, osservato dalle mie stesse paure. Mi sentivo come se tante persone fossero lì ad osservarmi. La mia coscienza aveva preso la forma di un mostro che mi osservava famelica, pronta ad aggredirmi al prossimo passo falso.
Affogavo nell’indecisione e nella voglia di sparire per sempre.
Eppure Anassimandro Növény poteva farlo.
Bastava insistere un po’ e Apeiron avrebbe di certo accettato di prendere il posto che aveva scelto.
Eppure c’era qualcosa a fermarmi.
Qualcosa che conoscevo benissimo, un segreto incastrato nella mia memoria.
Perché avrei semplicemente potuto dimenticare e invece non lo avevo fatto, facendo leva su quell’ultima parte di me stesso che conosceva ancora il significato di morale, di appartenenza ad una specie.
Non mi ero dimenticato dell’amicizia, del sentimento di fratellanza che provavo verso una persona che avrei voluto odiare con ogni parte del mio cuore e che ripudiavo del tutto con la mente.
L’avevo capito grazie al Cercatore.
-Chiamami Kol-
Durante il viaggio mi ero chiesto perché l’avessi detto, perché all’improvviso quel nome mi fosse tornato in mente, così violento e subdolo come il suo possessore.
Mi sedetti su una delle panche più vicine all’altare e feci un lungo respiro. Lentamente la paura irrazionale provata in precedenza stava scemando. Osservai il crocifisso e provai a rimettere ordine nei miei pensieri.
Avrei fatto un ultimo tentativo. Ci avrei provato, anche se speravo di fallire.
Avrei cercato Kol e l’avrei trovato ad ogni costo. Sapevo che era ancora vivo, nascosto come un verme bastardo da qualche parte, prendendosi gioco della morte. Ormai non potevo più odiarlo; era l’ultimo pezzo della mia famiglia, anche se non avevamo legami di sangue.
Pensare a Kol mi faceva stare male più di quanto credessi e rivangare il passato mi fece girare la testa e sentii la stanchezza prendere il sopravvento. Diedi un ultimo sguardo all’altare di marmo, alla grande e unica navata, anch’essa in marmo bianco, reso opaco dalla polvere. Mi sdraiai sulla panca e chiusi gli occhi.
Apeiron riemerse con violenza, e pur facendo silenzio, la sue presenza sembrava un urlo continuo.
Mi chiedeva chi fosse Kol, e che cosa avremmo rischiato per trovarlo.
Io riuscii a dirgli solo che gli avrei spiegato tutto il giorno dopo.
“Posso farti una sola domanda?” chiese poco dopo.
Certo, se la risposta sarà veloce.
“Odi me e la mia razza?”
Ci pensai molto su. Mi sentii in dovere di dare una risposta sincera.
Non credo di provare odio. Mi sento semplicemente perso. Insomma, se non fosse per voi la mia famiglia sarebbe ancora viva e io sarei…felice. Ma se devo parlare di te in specifico…Sei nella mia testa e vuoi rubarmi il corpo, quindi avrei tutte le ragioni per odiarti. Ma allo stesso tempo mi chiedo se cedendolo a te…Insomma…credo che tu potresti fare molte più cose buone con questo corpo di quante possa farne io, e in qualche modo mi fa arrabbiare, e in altre mi sento rassicurato.
“Rassicurato?”
Sarebbe come dare una seconda possibilità a questo corpo, sento come se fosse una garanzia. Ma ancora non ne sono sicuro. Sono scosso.
Scosso.

   
 
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