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Autore: SunsetMoon    15/09/2007    8 recensioni
Neve.
Fredda, bianca, ghiacciata. Invernale.
Quali di questi aggettivi useresti per descriverla, Harry?
Poi arriva lei. E non è più neve.
E’ solo calda, limpida estate.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Così nacque (Storia del loro amore).


Neve.
Fredda, bianca, ghiacciata. Invernale.
Quali di questi aggettivi useresti per descriverla, Harry?
Poi arriva lei. E non è più neve.
E’ solo calda, limpida estate.



Sala comune dei Grifondoro.
Quinto anno.
Harry, la sua pergamena, e il fuoco. Così caldo, confortante quasi, in quella fredda giornata.
Fuori nevica, ma lui non ci fa caso. Anzi, ad un’occhiata più accorta, sembra quasi che faccia di tutto per non guardare fuori dalla finestra. Le sue pupille – nerissime – evitano lo scintillante manto bianco che ricopre gran parte del parco di Hogwarts. E si concentrano, insieme alle iridi di un verde splendente, sul tema di Piton, quello che avrebbe dovuto fare il giorno prima ma che ha ritardato il più possibile. Che strano. Lui non ha mai odiato la neve. O sì?
I pensieri però si perdono in una soffiata di vento perché Ron Weasley parla. Ma Harry non ascolta.
“P-puoi ripetere, Ron? Non ti ho sentito.”
“ Ho detto che me ne vado a letto, amico.”
Il suo sbadiglio esageratamente manifestato sembra far venire sonno perfino a lui, Harry. “E, credimi, anche tu dovresti. Sembra che ti sia caduto il mondo sulle spalle…”. Ma subito si pente dell’ultima frase. Imbarazzato, le orecchie improvvisamente arrossate, si alza impacciato, bofonchia un “’notte”, e improvvisamente nella Sala Comune c’è solo lui. E la sua pergamena – ancora vuota, tra l’altro.
Eh, già. Sembra che il mondo gli sia caduto davvero sulle spalle. Chissà come mai, si chiede.
Forse perché nessuno crede a quello che dice, forse perché tutti lo credono pazzo, ma magari è solo perché Silente lo ignora ogni volta che lui prova a rivolgergli la parola – ma questa è solo la sua impressione, ovviamente.
Allora perché diavolo mi sento così solo?
Tutte le domande si perdono nella sua mente, e lui le lascia andare via, perché è stanco di trattenerle. E poi… tutto diventa buio.


Quando apre gli occhi, gli sembra di stare nella posizione più scomoda del mondo. Il collo fa male, e sembra anche che qualcuno gli abbia posato una coperta addosso. Di lana. Soffice e assolutamente calda. Sembra anche che qualcosa – un rumore, forse – sia durato fino a qualche istante prima che lui sollevasse le palpebre. Gli occhi, infine, mettono a fuoco una figura seduta accanto a lui, che lo osserva attentamente.
“Hermione” mugugna lui, sollevandosi un po’ con la schiena. La coperta cade a terra, e lei si affretta a risollevarla e a piegarla accuratamente. Ha posate sulle ginocchia la sua pergamena e una piuma. Harry si strofina gli occhi e nota che lei è stranamente imbarazzata.
“Ehm… ciao, Harry. Io s-stavo… be’…” Lui abbassa lo sguardo e nota che la sua pergamena non è più bianca e immacolata, ma completamente scritta, della sua calligrafia minuta e precisa che sembra quasi sia stata ricamata appositamente per quel pezzo di carta.
“Tu… mi hai scritto il tema.” Non è una domanda, ma Hermione sembra non farci caso.
“Sì… cioè… Ecco, ti ho visto lì, che ti eri addormentato, e in questi giorni sei così  stanco – com’era bella quando i riflessi del fuoco creavano giochi di luce sulla sua pelle – e, be', oggi mi sembravi particolarmente, ehm…sfinito – un ciuffo di capelli castano le ricade sulla fronte, ma lei lo posa nervosamente dietro l’orecchio – perciò ho pensato che forse avevi bisogno di una mano, e – perché lo ha fatto, perché ha spostato quel ciuffo, è una cosa che avrebbe dovuto fare lui…– quindi sono scesa a vedere se avevi finito il tema, e visto che effettivamente la pergamena era ancora bianca…- e improvvisamente lui si ritrova a pensare a come sarebbe sfiorare quei capelli, quel viso, immergersi in  quegli occhi che lo scrutano – ho deciso di… ehm…”. Harry si rende improvvisamente conto della sua mano alzata inconsciamente a mezz’aria, che si dirige lenta al viso di Hermione. Sbatte le palpebre e si blocca, poi la mano ricade, come morta, sul tessuto duro della poltrona. Lei ha un’espressione ansiosa sul viso, ha osservato tutti i suoi movimenti, la mano e il suo abbandono, ed è lì che Harry si sente improvvisamente stupido.
Cosa diavolo gli è venuto in mente?
Perché ha avuto quello strano, morboso impulso di sfiorarle la guancia?
Scuote la testa e si alza bruscamente.
“Ehm… be’, grazie, Hermione, ma non ce n’era bisogno… avrei finito il tema da solo…”
“Oh, andiamo, Harry”, adesso sembra perfino scocciata “Pensi per caso che io sia ceca? O sorda? Me ne sono accorta che in questi giorni sei meno attento del solito, e si direbbe che non riesci neanche a dormire, dalle occhiaie che hai…” Ora anche lei è in piedi, e lo scruta così profondamente da squarciargli l’anima “Ma lo capisco, so che c’è una marea di cose di cui devi essere preoccupato, Sirius, Silente, e quegli incubi terrificanti, ma… vorrei solo che per un momento tu la smettessi di preoccuparti e fossi un po’ più sereno.”
Ora è Harry ad essere imbarazzato, e si dirige alla finestra appannata dal ghiaccio, evitando il suo viso e la sua apprensione per concentrarsi sulla neve che scende dal cielo più plumbeo che abbia mai ricoperto Hogwarts, quella neve che fino a qualche minuto fa – o forse ora, non ricorda quanto tempo sia passato -, ha fatto di tutto per evitare.
“Andrai a sciare” sussurra senza preavviso. Gli è uscito così, non se n’è nemmeno accorto. Ma l’ha detto, e ora dal pallido riflesso sul vetro la vede avvicinarsi.
“Cosa?”.
“Queste vacanze di Natale. Andrai a sciare con i tuoi, me l’hai detto tu”.
“Sì… e allora?” aggrotta le sopracciglia, studiando la schiena di Harry.
Lui non risponde, si volta lentamente e poi s’incammina verso di lei. Hermione fa un passo indietro, ma non ce n’é bisogno, perché lui la supera senza degnarla di uno sguardo e si ferma alla fine della scalinata che conduce al dormitorio maschile.
“Io vado a dormire” dice a bassa voce mentre le volta le spalle “Grazie per il tema.”
Sarebbe andato via, senza neanche sapere perché, se non avesse sentito un singhiozzo provenire da lei.
“Harry, aspetta!” e la sua voce sembra così disperata che lui non può andarsene, non può lasciarla lì, con le lacrime agli occhi. Perciò si volta, evitando con tutte le forze i suoi occhi nocciola.
“Harry… lo so, sono stata brusca, non volevo dirtelo in quel modo, scusa…”
“Piantala di scusarti, Hermione!” anche queste parole sfuggono al suo controllo, e anche questa volta si pente di aver aperto bocca, ma ormai è troppo tardi, non riesce più a fermarsi, e si sfoga sull’ultima persona su cui avrebbe voluto sfogarsi.
“Piantala, va bene? Io… non riesco a sopportarlo! Non riesco neanche a guardarti in viso che tu assumi subito quell’espressione di compatimento, e io lo odio, ok? Odio che tu…”
“Ma Harry, io non ti…”
“E INVECE SI’! E’ quello che fai, Hermione, ma io non lo sopporto, e non voglio che tu mi consideri un debole, o un pazzo, ne ho abbastanza…”
“Harry, se tu mi ascoltassi un secondo…”
“… perché mi bastano già loro, tutti loro, che non mi credono, e non m’importa nemmeno, possono anche considerarmi un idiota, ma tu no, non voglio che tu ti senta dispiaciuta per me, non voglio che tu abbia pietà di me!!” la sua voce sovrasta quella di Hermione, lei è rannicchiata accanto alla parete mentre lui si agita e cammina, e tutto questo solo per non guardarla, solo per non sfiorare i suoi occhi velati di lacrime…
“Harry, io non provo affatto pietà per te, voglio solamente aiutarti, sono tua amica e lo sai, quindi…”
E io non voglio che tu mi aiuti! ”lui è davanti a lei, non riesce a trattenersi e stavolta la mano si muove e sbatte violentemente contro la parete a pochi centimetri dal viso di Hermione, facendola sobbalzare e facendo sì che le lacrime scendano e solchino la sua pelle. Lei chiude gli occhi, continua a singhiozzare e stavolta nessuno dei due parla. Il respiro di Harry ora è veloce, ansante, e mentre lascia ricadere la mano per una seconda volta si chiede perché diavolo abbia reagito così, perché non ha senso, perché forse, in fondo, lui ha bisogno di lei. E lui questo lo sa benissimo. Dopo pochi secondi lei si calma e apre gli occhi. Stavolta non è più preoccupata, né arrabbiata, ma forse non lo è mai stata. Dai suoi occhi Harry capisce che in lei c’è una lotta, ha un impulso che non riesce a frenare. E non lo frena. Prende il viso di Harry tra le mani, alzandosi in punta di piedi, e lo bacia.
Così.
Senza preavviso, senza una parola. Fa la stessa cosa che Harry avrebbe dovuto fare da subito. E Harry, Harry che fino a qualche secondo fa stava urlando, Harry che si sentiva solo e angosciato, ora può chiudere gli occhi per un istante ed essere sereno, come lei vuole.
Lui si avvicina e risponde a quell’improvvisato incontro di labbra – calde, morbide, dolci – , dapprima con violenza, ha aspettato troppo a lungo, e la sensualità e la forza di quel bacio si pacano a poco a poco e tutto si concentra sulle carezze, sui profumi, sul tocco leggerissimo dei loro respiri.
Finalmente lui può sfiorarla, sfiorare la sua pelle, il collo, i capelli.
E adesso, Harry? Dov’è finito il ghiaccio, dove ha spirato il vento freddo che ti cingeva?
Sorride e finalmente può tornare a respirare mentre la gelida, argentea neve della sua anima si scioglie al più dolce dei raggi di sole.
E per un istante l’estate illumina anche il suo cuore.

  
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