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Autore: lafilledeEris    01/03/2013    6 recensioni
ATTENZIONE: E' UNA KURTBASTIAN
“Mh…” No, non voleva alzarsi. In quel momento, con quei postumi da incubo, il letto gli sembrava l’unico posto al mondo in cui sarebbe voluto stare.
Finché Rachel non trovo opportuno sollevargli le coperte di scatto e scoprirlo.
“Rise and shine!”**
“Rachel, sappi che ti odio!”
La ragazza si lanciò a peso morto sull’amico, abbracciandolo forte.
In quell’ultimo periodo Hummel si era rivelato poco incline alle dimostrazioni d’affetto e in tutto quel casino di emozioni represse e rimosse, in qualche modo, vi era andato di mezzo anche il rapporto con la sua migliore amica. Lei ormai stava con Brody – Finn sembrava un ricordo abbastanza sbiadito a sentire i rumori che provenivano dalla camera da letto quando il ragazzo restava a dormire e Kurt era quasi sicuro che non si mettessero a spostare i mobili nel cuore della notte –, andava alla NYADA , aveva trovato il suo equilibrio newyorkese, insomma.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brody Weston, Burt Hummel, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

 

Track#4 So What
Artist:Pink

 
Un silenzio imbarazzante era sceso nell'appartamento.
Tre paia di occhi guardavano Sebastian, tutti accomunati dalla stessa espressione stupita stampata in viso. Nello sbigottimento generale fu Kurt a prendere la parola.
“Ciao Sebastian. Arrivederci Sebastian!” e chiuse la porta, senza dargli il tempo di replicare.
“Kurt, per favore!” si sentì dall'altra parte della porta.
“No!” 
“Ragazzi, che facciamo?” sussurrò Rachel, come se alla porta ci fosse It che chiede loro di giocare con lui.
“Io potrei esserne geloso” proferì funereo Brody.
“E perché mai?” Kurt lo guardava con il sopracciglio alzato.
“È più figo di me!” protestò il più alto. Ok, c’era qualcosa che non andava in quel ragazzo. 
“Tu…tu…” iniziò furente Hummel. Non sapeva nemmeno come descrivere Brody. Era il declino del genere maschile: la quantità di materia grigia era inversamente proporzionale a ciò che teneva nelle mutande. Meno male che Rachel poteva tenere alto il quoziente intellettivo della coppia. Lei avrebbe tenuto alto il morale, lui... Sì, insomma ci siamo capiti.
“Ti si è incantato il disco?” Quella voce era a pochi centimetri da lui. La sentiva sulla nuca e gli faceva drizzare i capelli.
Kurt teneva la bocca spalancata e sbatteva in maniera convulsa le palpebre.
“Ti prego, chiudi la bocca. Non mi interessa saperne la capienza. Anche perché non credo ci stia qualcosa che vada oltre una penna biro.”
Rachel spostava lo sguardo dalla porta a Smythe, che beffardo gli mostrò un mazzo di chiavi.
“Siete troppo prevedibili.”
“No, Sebastian. Tu sei un impiccione, ecco tutto” cantilenò Kurt.
“Ora sono triste” sospirò rassegnato Brody, abbassando le spalle e incassando la testa fra di esse.
“Cosa vuoi da noi?” domandò Rachel in preda ad una crisi di nervi.
Kurt, intanto lo guardava, aspettando il momento giusto per coglierlo di sorpresa caricarlo in spalla e portarlo fuori da casa.
“Devo chiedervi un favore” sussurrò Bas, tanto che nessuno dei tre davanti a lui lo sentì.
“Come?” domandò Kurt.
“Hummel, non farmelo ripetere!”
“Ti giuro, non l’ho capito!”
Sebastian alzò gli occhi al cielo, domandandosi quanto potesse essere disperato e se fosse davvero necessario. Avrebbe sempre trovato un posto libero sotto a qualche ponte. All'improvviso gli parve la cosa migliore da fare.
“Mi serve un posto in cui stare per stanotte, il mio coinquilino ha detto che gli serve la casa. Non vorrai davvero lasciarmi in pasto ad un banale sesso eterosessuale?” Smythe aveva un’espressione sconvolta mentre supplicava Kurt.
“E perché dovrei aiutarti?” lo guardò incrociando le braccia al petto, mentre alza il sopracciglio.
“Per solidarietà gay?” tentò Bas.
Era davvero l’ultima spiaggia? Magari quel famoso posto sotto il ponte era ancora libero.
“Scusa?” Hummel spalancò la bocca, stupito. Questa era proprio l’ultima cosa che si sarebbe aspettato. Sebastian Smythe che gli chiedeva alloggio. Era per una sola notte. Ma non sapeva di potercela fare. “ Tu!” gli puntò il dito contro “Lanciatore di granite a tradimento ai fidanzati altrui!”
“Ex!” puntualizzò l’altro.
“Taci! Dobbiamo consultarci!” richiamò Rachel e Brody a sé.
“Allora che facciamo?” domandò Rachel.
“Io la mia l’ho detta” spiegò serio Brody. Kurt lo squadrò, dal basso verso l’alto. Davvero, doveva ringraziare la mancanza di materia grigia.
“Ti ho chiamato come appendice di Rachel. Non hai diritto di voto” precisò l’altro.
“Kurt!” lo riprese la ragazza.
“Che c’è?” rispose con fare innocente. “E’ praticamente un abusivo in questa casa!”
Rachel sbuffò sonoramente.
“Rach!” piagnucolò Weston, rannicchiandosi alla ragazza. Ora si stava veramente rasentando la follia. Davvero. Un ragazzo di quasi due metri che cerca conforto in un tappo di ragazza di un metro e cinquantacinque. 
Quando si dice “Tira più un pelo di…” No! Kurt Hummel queste cose non le avrebbe mai pensate. Mai! Un po’ perché gli faceva senso, un po’ perché non voleva litigare nuovamente con la sua migliore amica. Bisogna trovare una soluzione.
“Ascoltate” iniziò “lo facciamo stare qui solo per stanotte, in fondo è questo che ci ha chiesto.”
“Kurt, tu sei troppo buono” soffiò Rachel, ad Hummel venne spontaneo guardare Weston e sospirò.
“Lo so” Dopo si girò verso Sebastian, che nel frattempo aveva già occupato il divano. “Sebastian, puoi stare qui. Ma questo” indicò il mobile “è il posto per te. Non userai nessuna camera. Nessuna, chiaro?”
Sebastian alzò le mani in segno di resa.
“Non ti aspetterai che dorma con te?” fece una piccola smorfia “L’unico di cui potrei occupare il letto è eterosessuale e occupato con una nana nasona. Dio, il mondo sa essere davvero ingiusto.”
Sebastian si era alzato e guardava in giro incuriosito, come per studiare.
“Vado a prenderti le coperte” disse Kurt “aspetta qui”.
Quando il ragazzo sparì in camera e si mise a cercare la biancheria per fare il letto. 
“Mi piace qui, sai?”
Essere presi alla sprovvista mentre si cerca di non far cadere nulla di ciò che si tiene in mano.
“Sebastian! Urlò con la voce attutita dalle coperte “Cosa non ti è chiaro di aspetta qui” calcò sull'ultima parte della frase.
“Andiamo, ho mai fatto quello che mi dicono?”
Touchè .
“Almeno, mi dai una mano o ti diverti a tendermi agguati?”
“Hummel, sei maleducato! Io sono un ospite!”
“No, tu sei un intruso! Ora muovi quelle chiappe per qualcosa che non sia flirtare allo Scandals!”
“Non lo farei mai, non c’è il tuo fidanzato con cui provarci” ghignò l’altro.
“Sebastian, dormi con un occhio aperto stanotte. Lo dico per te.” 
Quella fu una lunga notte per tutti. Kurt continuava a rigirarsi nel letto, consapevole che la sola presenza di Sebastian lo stava davvero mettendo alla prova.
Sebastian non dormiva. È così che va, del resto: un segreto porta via Morfeo.
 
 
 
 
“Sebastian, no!”
“Dai Kurt, cinque minuti” protestò il più alto. 
“No.”
Andava avanti così da circa quindici minuti. Sebastian voleva vedere lo sport e Kurt non glielo permetteva.
“Ti prego! Sono i Patriots, Kurt!”* si lamentò.
“No! Voglio sentire le news da E!” Era irremovibile. 
“Dio, sei così stereotipato! Ma riuscirò a convertirti!”
Kurt gli lanciò un cuscino, che Sebastian schivò per un pelo.
“Per la cronaca, ora chi è la checca isterica? Dio, stai correndo dietro ai fondoschiena dei giocatori di football! Per cortesia, taci adesso.”
“Io non sono una checca isterica, sono un uomo che è stato privato del suo diritto di seguire la sua squadra” protestò.
“Fai ricorso al quinto emendamento, ma adesso chiudi quella ciabatta”. Kurt mosse la mano verso Bas come a voler scacciare una mosca.
“Cosa? Ma sei scemo? Ma sai almeno a cosa serve quell'emendamento?” 
“Lo dicono sempre in Law&Order”. Kurt fece spallucce.
“Ecco, lascia fare a chi ne capisce di queste cose. Adesso se permetti, voglio vedere almeno gli ultimi minuti del telegiornale sportivo.”
Kurt non aveva idea di cosa volesse dire mettersi contro un tifoso. L’unico con cui aveva avuto a che fare era stato suo padre e quando c’erano le partite, lui preferiva starsene in camera sua.
Così non si accorse di Sebastian che si avvicinava.
“AH!” urlò preso alla sprovvista, mentre veniva sollevato di peso da Smythe che a quanto pareva, stava reclamando il suo posto nel divano. Così, in quel momento, Kurt si era ritrovato schiacciato contro il bracciolo del divano e la testa di Sebastian sulle cosce che lo sfruttava come cuscino ed era riuscito a rubargli il telecomando.
“Sebastian, hai tre secondi. Giuro che se non ti sposti ti buttò giù. Uno”
Sebastian lo ignorava.
“Due”
Continuava a fare finta di nulla. Non lo aveva preso sul serio.
“Tre” 
Kurt spinse l’altro ragazzo, sentendosi tirare la maglietta all'ultimo momento. Fu così che si trovò sopra Sebastian, a cavalcioni su di lui.
E il bastardo ghignava. Lo sfotteva. 
Questo lo fece imbestialire e gli venne spontaneo morderlo. Faceva così con Blaine. 
Quei ricordi sbiaditi – che aveva voluto che sbiadissero – tornarono indietro come un boomerang e lo colpirono in pieno stomaco. Tutti i momenti passati a scherzare sul divano di casa Hummel, le finte litigate, i bronci fatti per ottenere le coccole. Kurt aveva preso il vizio di mordere Blaine quando per giocare faceva finta di baciarlo e lo puniva per averlo preso in giro.
Hummel si scostò. Cosa aveva fatto? Perché lo aveva fatto? 
Era questo il peso dei ricordi? Farsi prendere la mano dall'abitudine e cercare in maniera involontaria qualcosa che non esisteva più. 
Un cuore umano pesa trecento grammi. Kurt, in quel momento, avrebbe voluto che la bilancia mentisse e gli dicesse che lui non possedeva quel peso dentro di sé. 
“Vai via Sebastian, ricordi era solo per una notte?” sussurrò dandogli le spalle.
“Kurt” cercò di avvicinarsi.
Kurt si girò di scatto.
“Per favore”. Aveva gli occhi lucidi e più azzurri. Sebastian dovette arrendersi. 
Solo per una notte.
 
 
 
Kurt quella sera voleva dimenticare. Dimenticarsi di tutti e tutto. 
Blaine.
Sebastian.

Era per quel motivo che aveva chiesto a Rachel di lasciargli casa libera e trascinarsi dietro il suo fidanzato (poteva definirlo così?).
Ed era la stesa ragione per cui in quel momento si trovava imprigionato fra la porta di casa e Adam.
Lui stava bene. Voleva stare bene. Per quella notte non voleva nessuno che non fosse Adam.
Lo sapeva, era come usarlo per i suoi scopi. Era sbagliato, ingiusto e da approfittatore. Ma in quel momento scoprì che non gliene fregava nulla. Proprio niente. Lo facevano tutti. Poteva farlo anche lui, si era detto.
“Tutto bene?” sussurrò il biondo sulle sue labbra. Kurt annuì e tornò a cercare le labbra dell’altro. 
Non voleva parlare, perché se lo avesse fatto avrebbe vomitato. 
Nell'ultimo periodo, per lui, parlare di se stesso era diventato come buttare tutto fuori, voleva eliminare se stesso – quello che riusciva a salvare- da ciò che era andato distrutto.
Smetti di pensare. 
Aggredì le labbra di Adam.
Smetti di pensare.
Cercò la cintura dell’altro, liberandola dal primo passante.
Smetti di pensare.
“Kurt” sorrise contro il suo orecchio “non credi che prima dovremmo entrare in casa. Tecnicamente questo sarebbe atto osceno in luogo pubblico”.
Kurt sbuffò, girandosi verso la porta. E cercò di aprirla, mentre Adam continuava a tenerlo stretto fra le sue braccia e a dargli piccoli baci sulla nuca.
La chiave scattò nella serratura e quando la porta si aprì svelò il buio più totale.
Se Kurt avesse voluto un po’ di romanticismo avrebbe preparato delle candele, sistemato la musica.
Ma non voleva quello per il momento. Anche Kurt Hummel poteva ridursi a volere un semplice scambio di carni, saliva e liquidi? 
Forse sì.
Voleva stringersi a lui. Ma non c’era calore.
Forse no.
“Ciao Kurt”.
Al sentire quella voce si bloccò. Quando accese la luce ebbe la conferma di ciò che temeva di più. Perché sì, si sarebbe tanto voluto sbagliare
“Che ci fa lui qui?” domandò scettico Adam, tenendo ancora una mano sul fianco di Kurt.
“Non lo so” rispose titubante, cercando lo sguardo di Adam.
“La chiave da sotto lo zerbino”. La voce di Sebastian era impastata dall'alcool. “ Vi avevo detto di toglierla”
“Forse è il caso che vada” spiegò Adam.
Kurt mimò uno “Scusa” con le labbra, l’altro gli sorrise debolmente. 
“Ci vediamo domani” sussurrò, prima di stampargli un bacio a fior di labbra.
Dopo che Adam se ne fu andato via, Kurt si avvicinò con fare incerto al divano.
“Certo che è davvero un bel tipo” biascicò Sebastian.
“Sebastian, perché sei tornato?” domandò mentre allontanava la bottiglia il più possibile.
“Ti ho mentito”. A quelle parole Kurt corrucciò le sopracciglia.
“Prego?” 
“Il mio coinquilino mi ha buttato fuori di casa. Dice che non vuole un frocio per casa. E mio padre non vuole più spendere soldi per i miei capricci.” Dopo di che si sporse per cercare di recuperare la bottiglia, ma rischiò di cadere in avanti, se non fosse per Kurt che lo prese al volo, stringendo un braccio intorno alla pancia.
“Prima mi mordi e poi mi salvi?” 
Sebastian aveva un pessimo colorito. Era pallido e non si reggeva tanto in piedi.
“Non farmene pentire!” protestò Kurt. “Senti, stai qui sul divano come l’altra notte. Poi domani mattina vedremo che fare. Sono stanco e vorrei andare a letto.”
Quando Kurt fece per andarsene, si sentì trattenuto per il polso.
“Mi racconti una storia?”** gli domandò Sebastian, cercando quegli occhi azzurri in mezza alla nebbia di una bottiglia di vino.
Kurt scosse la testa, non voleva dare ascolto ai suoi deliri da ubriaco.
“Ti prego”.
Era sfuggito dalle labbra di Sebastian. Che fosse merito di un bicchiere di troppo, che fosse il risultato di troppo dolore che lo aveva portato ad implodere, Kurt non riuscì a dirgli di no. Si sedette ai piedi del divano e prendendo un respiro profondo cominciò.
“C’era una volta una mangusta”
“Era figa questa mangusta?” lo interruppe Sebastian.
“Sì, lo era” sbuffò Kurt. “ Comunque c’era una volta una mangusta un po’ egocentrica a cui piacevano tantissimo le altre manguste…”
“E le altre manguste gli andavano dietro?” domandò curioso Bas.
“Sì, Sebastian. Tutte le manguste morivano dietro di lui. Allora dicevo, c’era una volta una mangusta un po’ egocentrica a cui piacevano tantissimo le altre manguste. Lui faceva strage di cuori…”
Mentre raccontava Kurt abbassò gli occhi sul ragazzo steso sul divano. Si era addormentato. Piccolo bambino viziato. Dopo si sentì un po’ in colpa per quel pensiero. 
Sebastian era solo. 
Per un attimo Kurt sorrise all'idea che per quella sera avrebbe voluto stare in dolce compagnia con Adam, invece aveva finito per fare da baby sitter a Sebastian. La vita è davvero strana. 
Ma in fondo ha le sue ragioni per toglierti qualcosa e darti altro.
In quel momento a Kurt, aveva deciso di regalare una mangusta e di farla accampare sul suo divano.
 
 
 
 
*Grant Gustin tifa Giants, credo gli verrebbe tipo una sincope a leggere di Sebastian che tifa Patriots.
** Mi sono ispirata ad un’autrice di Kurtbastian che adoro , non ché la prima che ho iniziato a seguire RenoLover, qualunque cosa leggiate di suo non si può non amare. Questaè la storia, btw.
 
I’m here
Eccomi col nuovo aggiornamento. Eh, non so bene cosa pensare di questo capitolo . Certo è che mi ha fatto dannare. Però quanto è bello scrivere le liti nel loft, io boh, me ne sono tipo innamorata.
 Sì, sono quella strana che si diverte a scrivere di liti e far diventare angst le scene divertenti.
Amatemi per questo.
 Bene, ho finito con gli sproloqui, quindi vi lascio. Ho un po’ di telefilm in arretrato. Maledetto studio.
N.
Angolo della pubblicità.
Prima di lasciarvi del tutto vi consiglio questa storia : Lie To Me di Oneisnone. Merita veramente. Passate da lei e  ve ne innamorerete.
   
 
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