Come
uno specchio
“Thor?
Non ti alleni con
noi oggi?”
Aveva lasciato cadere il discorso, esitante. Lui si era voltato e
l’aveva ripagata con uno sguardo gentile e un altro sorriso,
diverso anni luce
da quelli ampi e radiosi che ricordava.
A pensarci bene, aveva una gran voglia di esercitarsi con la
lancia: da quanto tempo non ci si dedicava? Mesi, di sicuro, se si
escludeva il
breve scontro con il Distruttore su Midgard. Anche se in compagnia di
Fandrall,
Volstagg e Hogun, quando si trovava faccia a faccia con la sua arma si
isolava
completamente dal resto del mondo, per entrare in quella dimensione
solo sua in
cui contavano la velocità, la destrezza, i riflessi. Ne
usciva stanca,
certamente, ma in qualche modo anche ricaricata.
Quel
giorno, però, un
semplice allenamento forse non sarebbe bastato a farle dimenticare quel
viso
assorto.
L’aria
fresca del
mattino di Asgard la rimise quasi subito di buon umore, così
come l’aver
ripreso finalmente possesso della sua arma, che fremeva come se non
chiedesse
altro che di essere impugnata e adoperata. E lei non si sarebbe di
certo fatta
pregare.
I suoi amici si erano sistemati ad una certa distanza da lei e
avevano già iniziato il loro allenamento, rivolgendole
qualche cenno col capo e
un paio di considerazioni generiche sul tempo. Lei li aveva salutati a
sua
volta e aveva scherzato come al solito ma, terminati quei convenevoli,
la forza
che scaturiva dalla sua lancia l’aveva assorbita del tutto.
Come faceva ad
ignorarla ancora?
Sorrise tra sé e sé, e per un attimo le
sembrò di aver sconfitto
I
pensieri, però, sembravano non volersi fare da parte tanto
facilmente.
Pensava
a Thor, ovviamente, e a quanto sembrasse strano da quando
era tornato da Midgard: sicuramente era meno rumoroso, più
silenzioso, in
qualche modo più maturo… non che ci fosse nulla
di male – prima o poi sarebbe
dovuto accadere, in fondo era destinato a succedere a suo padre Odino
come re
di Asgard – ma lo conosceva troppo bene e capiva che gran
parte di quella
improvvisa serietà era dovuta ad un groviglio di idee che
gli afferravano
la mente, come stava succedendo a lei in quel momento. E ricondurle
all’umana
era stato quasi naturale.
Allora,
perché Thor
non ha scelto me?
Lanciò
l’arma con troppa foga, mandandola ben più lontana
di
quanto avrebbe voluto. Perché doveva lasciarsi condizionare
da quei pensieri?
Non aveva mai immaginato Thor in quel modo,
eppure, da quando lady Frigga le aveva parlato della depressione che
sembrava
averlo preso in scacco, chiedendole di aiutarlo ad uscirne, quello che
era
stato solo un caro amico d’infanzia e una persona sulla quale
contare era
diventato qualcosa di più, qualcosa che non sapeva spiegarsi
ma che la faceva soffrire.
Una puntura piccola, come quando si bucava il dito con l’ago
nel tentativo di ricamare
qualcosa. Una puntura che però restava ferma nel suo cuore a
lungo.
Decise
di fermarsi: accumulare fatica invece di scaricarla era
inutile, avrebbe fatto meglio a riposarsi un attimo davanti al piccolo
stagno
del giardino della reggia e a raccogliere i pensieri per poi buttarli
via
tutti. Per cui si sedette e strinse le braccia intorno alle ginocchia,
togliendosi i capelli dagli occhi e gettando uno sguardo
all’acqua sotto di sé
senza volerlo, attirata da quella superficie come una bambina curiosa.
E proprio come quando era bambina osservò il viso che
ricambiava
il suo sguardo dall’altra parte, chiedendosi se davvero fosse
il suo riflesso
quello che la osservava e non gli occhi grandi e spauriti di una
qualche
creatura marina, che aveva preso le sue fattezze per ingannarla. Gli spiriti non esistono, e nemmeno le
creature acquatiche, le ricordò una vocetta acuta
che sembrava proprio
appartenere ad una Sif di pochi anni. Eppure… qualcuno aveva
mai provato il
contrario?
Un
raggio di luce la costrinse a socchiudere gli occhi, facendo
brillare l’acqua di una sfumatura dorata.
Come
tutti, anche lei era cresciuta. C’erano stati scontri e
vittorie, un cambio inaspettato di aspetto (merito di Loki e della sua
inesauribile voglia di fare scherzi. A dirla tutta, però,
non le dispiacevano
quei capelli così scuri, così forti, anche se
avevano perso la loro lucentezza
simile all’oro lucidato), le solite stupidaggini tra compagni
e i
festeggiamenti… tra le righe di ogni momento, stava
già serpeggiando qualcosa.
Eppure non se n’era accorta: con Thor era sempre la stessa,
si prendevano in
giro e lottavano da vecchi amici quali erano, tanto che nessuno aveva
mai
sospettato nulla. Neppure lei stessa.
Perché allora quei pensieri avevano iniziato a tormentarla
tutti insieme?
Le sue dita incontrarono di nuovo il ferro della lancia: era
freddo, sicuro. L’unica certezza che riusciva a trovare in
quel groviglio di
punti sospesi era proprio la sua consapevolezza di essere lady Sif. La
guerriera, la ragazza dura e forte, la dea fragile che si proteggeva
con un
elmo di nebbia e un’armatura di convinzione. Lei.
E
non voleva cambiare. Non sarebbe cambiata.
Ricominciò con gli affondi, tese il suo corpo come un
elastico, sfogò
quello che provava trasformandolo in forza, in movimenti precisi e
fulminei.
Devo
essere
soddisfatta di quello che sono. Forse lo sarà anche lui, un
giorno.
Magari già lo è.
Eppure… se esisteva un compromesso, avrebbe continuato ad
essere
la donna con l’armatura che la sua immagine riflessa le
regalava.
****
Anyway, era da parecchio che volevo scrivere una Thor/Sif
(anche
se in questo caso forse è più una Sif!centric) e
raccontarla dal mio punto di
vista… nonostante di Sif si sappia poco o nulla –
riguardo al film, almeno – mi
intriga moltissimo come personaggio, e la vedo come una ragazza molto
forte,
anche se con qualche tentennamento, soprattutto dopo la comparsa di
Jane. Anche
perché in originale è lei la compagna di Thor,
quindi…
Come sempre, spero di non essere andata OOC!
Il
titolo fa schifo ma la mia vena creativa si era esaurita,
pardon. L’episodio dei capelli tagliati da Loki
l’ho ripreso dalla mitologia,
viene citato anche nel fumetto e non nel film, ma era funzionale ai
fini della
trama. Non vogliatemene <3
Alla
prossima!
Nat