Vorrei spaccare il vetro con un pugno, almeno così otterrei silenzio. Forse.
Dovrebbero saperlo che in giornate come questa è meglio non sfidarmi o punzecchiarmi. Almeno dovrebbe saperlo Goku, visto che anche quando stavamo al tempio gli ho sempre fatto capire con una certa chiarezza che lo volevo fuori dai piedi.
In realtà non è la loro presenza a rendere peggiore la pioggia, sono io che non sopporto tanta…vita attorno a me nell’unico momento in cui mi permetto di ricordare il mio maestro.
Non che a lui sarebbe dispiaciuto un simile casino di persone che gli girellavano intorno.
Circondarsi di idioti o di casi umani era la sua specialità. Non per niente aveva preso me con lui.
Tsk, credo che avrebbe approvato vivamente la mia “scelta”, se di scelta si può parlare visto che quelle carogne del Mondo Celeste mi hanno affibbiato questi tizi senza concedermi possibilità di replica.
D’altronde, quando mai ho avuto scelta?
Sono diventato un monaco perché un fiume mi ha portato presso il tempio del mio maestro, lui ha deciso che sarei stato il nuovo Sanzo e, tanto per essere sicuro che non me la svignassi, mi ha incastrato con quella dannata promessa di diventare forte. Poi le alte sfere mi hanno assegnato un tempio di cui curarmi e ho dovuto tirarmi dietro un ragazzino eretico perché smettesse di fare chiasso. Ed infine, questo viaggio verso ovest.
La voce di Goku non mi permette di riflettere in pace e il mio braccio armato di harisen scatta in automatico sulla sua testa. È sempre stato così fra noi due. Non era certo nei miei piani ritrovarmi a fare da balia ad un moccioso.
E forse non era nemmeno nei piani del mio maestro ritrovarsi me fra i piedi, penso improvvisamente. Chissà quante voci sono nate dalla sua insistenza nel volersi occupare di un trovatello. Forse è stato per questa sua scelta che non ha mai retto un tempio di grande prestigio.
O forse per il fatto che anziché recitare puntualmente i suoi sutra preferiva sgattaiolare in giardino a fumarsi la pipa e a giocare con gli aeroplanini di carta, considero accendendomi una sigaretta.
Invidiavo di tutto cuore il suo sorriso perenne, perché sembrava protendersi verso cieli azzurri che non potevo raggiungere.
Forse, però, il mio sguardo non doveva puntare verso il cielo, ma piuttosto lungo una strada sassosa, standomene buono, buono a farmi sballottare su una jeep mezza scassata.
In fondo, anche se non li ho scelti e nessuno ha chiesto la mia opinione, devo ammettere che il posto dove mi sono trovato non è così scomodo.
Magari è perché sono costretto a stare con loro che anche la pioggia mi pare meno cupa ed assordante.
“Ehi, sembra che stia finendo di diluviare!” esclama Gojio “Vi va una partitina a carte?”.
Scendo anch’io dal mio posto di osservazione, stando attento a non far cadere la cenere della sigaretta sul sutra.
Fissandolo, mi rendo conto che probabilmente mi trovo nel posto giusto al momento giusto.
E chi se ne frega se mi ci hanno trascinato!