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Autore: _brilliam    01/03/2013    1 recensioni
Una donna di mezz'età si ritrova a parlare con i propri nipoti.
I ricordi che le navigano nel cervello, un sorriso che le spunta sulle labbra.
Il cuore ancora pieno di quell'amore che provava anni fa e che porta ancora dentro di se, verso il marito, Harry.
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-Dillo che mi ami-. Fu appena un sussurro ma nel mio cervello rimbombava come un eco forte e chiaro.
E sapevo che aveva ragione, ma non avevo il coraggio di dirlo.
Rimasi ancora in silenzio. -Perchè non riesci ad ammetterlo? Perchè non lo dici una volta per tutte- la sua voce si era alzata du qualche tono. Era frustrato.
-Ero confusa, quella volta e io non so dirlo- risposi di getto, forse sembrando stupida dalla risposta che avevo appena dato.
-Io voglio te... ma tu che vuoi?- mi rispose lui. Alzai di nuovo lo sguardo, per incatenarmi con il suo.
-Eh...- ormai non ero capace nemmeno di formulare una frase di senso compiuto.
-L'amore non vale niente se lo tieni per te- mi sussurrò lui poggiando le labbra sul mio orecchio. Soffiò sul mio collo caldo.
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Spero vi abbia incuriosito almeno un pò, baci :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Seduta sulla sedia a dondolo della veranda di casa mia, osservavo il tramonto disperdersi all'orizzonte mentre illuminava di dorato, arancio e rosa, le colline circostanti. Il grano delle campagne sembrava ancora più dorato illuminato dalla luce del sole che sembrava giocare a nascondino dietro le colline.
Il cielo blu che si espandeva già sopra di me, lasciava intravedere le prime stelle dopo il tramonto e man mano che spostavo lo sguardo verso il tramonto, notavo come le diverse tonalità del blu si schiarissero man mano che si avvicinavano al sole. Sapevo che tra poco, quando non sarebbe rimasto nemmeno un bagliore dorato, il cielo blu avrebbe preso il sopravvento facendomi perdere nell'ennesima notte stellata che si affacciava ancora una volta nella mia vita.
Avevo visto così tante notti in quei 50 anni. 
Notti tempestose attraversate da squarci di lampi e tuoni in cui mi rifugiavo sul suo petto. Notti in cui avevo pianto tanto, sul cuscino, prendendo a pugni il materasso e urlando il mio dolore in una casa silenziosa. Notti energiche, passate in discoteca a strusciare i fianchi con movimenti suadenti su di lui. Notti piene di parole, sussurrate a voce o con gli sguardi, confidenze che facevano eco mentre noi restavamo abbracciati sull'erba, su un letto...  E notti d'amore.. indubbiamente le mie preferite. Fatte di sguardi dolci, di occhi che invitano a farsi forza, di sguardi maliziosi e dolci sussurri.

Sospirai lasciandomi sfuggire un sorriso. 
Il sole era ormai scomparso all'orizzonte e delle luci sull'autostrada in lontananza erano l'unica cosa che illuminava fuori dalla mia piccola casa. Sentii un suono di passi veloci correre dentro quest'ultima e mi sfuggì un altro sorriso. -Mike, Charlie, Evelyn- urlai per farmi sentire da quei 3 -non fate guai !-
Altri passi e in un attimo i 3 visi dei miei nipotini mi si piazzarono davanti col fiatone. Risi.
-Che succede?- chiesi loro. Mike, i cui capelli neri disordinati ricadevano sulla fronte, sbuffò guardando Charlie. Mi alzai dalla sedia a dondolo abbassandomi sulla ginocchia alla loro altezza. Mike era il più grande tra di loro, aveva solo 12 anni, mentre Charlie ed Evelyn, i 2 gemelli, ne avevano 10. 
-Mike dice che papà non verrà a prenderci- sbuffò Charlie mettendo il broncio. Risi tirandogli i capelli all'indietro per lasciarmi la fronte scoperta per non fare ombra sui suoi bei occhi verdi. Era tutto suo nonno e a quel pensiero non potetti fare a meno di accennare un sorriso.

-Mike- rimproverai quest'ultimo mentre si lasciava sfuggire un sorrisino insolente. -Michael- mi fermai  cioè...vostro padre- mi corressi- verrà a prendervi tutti e tre tra poco. Nonno Harry è andato a prenderlo con la sua macchina ma si saranno fermati a prendere qualcosa a un bar e si saranno messi a parlare- sorrisi ad Evelyn che mi guardava incantata senza una ben definita ragione. -E' così che si fa tra padre e figlio. E quando crescerete, il vostro papà farà lo stesso con voi- proseguii aggiustando i capelli di Evelyn. Sembravano spighe di grano. Nonostante Charlie ed Evelyn fossero gemelli, erano eterozigoti. Infatti i capelli rossi e ricci di Charlie erano in forte contrasto con quelli lunghi, lisci e dorati di Evelyn.
L'unica cosa che accomunava tutti e 3 i figli di Michael, erano gli occhi verdi che aveva ereditato lui stesso da mio marito, Harry.

-Quando vengono nonnina?- chiese dolcemente Evelyn. La presi sulle ginocchia mentre Mike e Charlie prendevano le sedie della veranda e con un slancio si sedettero di fronte a me ed Evelyn. -Tra poco saranno qui. Intanto che facciamo?- domandai gentile. Vidi i visi di Charlie, Evelyn e Mike guardarsi facendo spuntare un sorriso su ognuno dei loro visi, quasi contemporaneamente. Repressi una risata.

-Raccontaci di come vi siete conosciuti tu e il nonno- disse con mia sorpresa Evelyn, facendo da portavoce ai pensieri del piccolo gruppo. Sospirai presa alla sprovvista. Io stessa ero ancora incredula mentre mi immergevo nei ricordi di come ci eravamo conosciuti e come le cose ci fossero progressivamente sfuggite di mano con nostra successiva felicità...


*Flashback*

-Tavolo 18 !- urlò il caposala dall'altra parte del muro, mentre io in cucina, mescolavo le sostanze nel pentolone. Abbellivo i piatti, per farli trovare pronti ai camerieri che sarebbero arrivati per prelevarli e portarli ai rispettivi tavoli. Le porte della cucina si aprivano e si chiudevano lasciando entrare o uscire camerieri uno dietro l'altro mentre portavano i numerosi piatti ai tavoli. 
-Quali sono i piatti per il tavolo 18?- domandò Luke, il mio migliore amico che lavorava con me. Mi sbracciai per farmi vedere. Luke mi corse incontro dandomi un bacio sulla guancia. -Li hai cucinati tu?- mi domandò mentre mettevo le ultime cose dal pentolone al piatto. Sorrisi affaticata ma orgogliosa di me. Presi uno straccio asciugandomi il viso.
Il calore in quella cucina così affollata, era insopportabile. Eravamo minomo 10 là dentro non contando i camerieri che entravano e uscivano in continuazione.
-Stai bene Sammie?-  Luke poggiò una sua mano sulla mia spalla. I capelli biondi spettinati come li portava sempre, erano rimasti in ordine nonostante il caos di quella sera.
Il ristorante era pieno. Non che ci dispiacesse, ma il Sabato era ancora peggio degli altri giorni. Non c'era un attimo di tregua.
-Tranquillo Luke- lo calmai sapendo che comunque non si sarebbe arreso. Continuavo a muovermi per la cucina senza un attimo di sosta mentre spostavo piatti e alimenti vari. Luke sempre di me, come se fosse la mia guardia del corpo. Alzai gli occhi al cielo senza farmi vedere.
Gli occhi di Luke, neri come l'ebano, continuavano a guardarmi preoccupati. Mi scavavano dentro.

-Sam da quant'è che non vai a casa?- mi domandò sapendo di avermi messa con le spalle al muro.
Merda.
Cercai di rispondere onestamente ma non dicendo tutta la verità. Odiavo mentire alle persone a cui tenevo. -Da un pò..- lasciai la frase in sospeso senza guardarlo negli occhi e continuando a cucinare. Luke mi fermò, girandomi verso di lui e mettendo fine alla mia agitazione ai fornelli. Sospirai stanca. . Okkei, da cinque giorni. Ma sto bene, davvero- gli sorrisi per tranquillizzarlo. Luke mi perforò con lo sguardo. -Cinque giorni consecutivi?- mi guardò alluccinato. Grugnii.
-Merda Sam !- sbottò stizzato. -Ti ammalerai se continui con questo stress ! Ti sei mai fermata per andare a casa e riposarti un pò  No vero?- ormai mi conosceva come le sue tasche. -Dormo già abbastanza la notte Luke. Non devi preoccuparti per me- gli risposi sincera.
-Sam- cominciò inspirando col naso e chiudendo gli occhi, le mani ben premute sopra le mie spalle -usciamo ogni giorno a mezzanotte dal ristorante, la mattina alle 6 dobbiamo essere qua. Sono 6 ore di sonno e sono già poche. Abbiamo tutti dei giorni liberi proprio per riposarci di più ! E tu resti qua tutti i giorni !- sbuffò.
Abbassai la testa, sapendo che aveva ragione. -Devi prenderti cura di te stessa- insistette lui sapendo che mi stava convincendo.
-Okkei- sospirai chiudendo gli occhi. -Quindi mi prometti che oggi tornerai a casa dopo questo turno?- chiese ancora con un sorriso a fior di labbra. Stava vincendo e lo sapeva. -Okkei- ripetei monocorde ma facendomi spuntare un leggero sorriso. Mi morsi il labbro per non darglielo a vedere.
Luke mi diede un bacio sulla fronte. -Brava Sammie- mi sorrise. Gli sorrisi di rimando.
-Lo sai che non devi fare del lavoro la tua vita, da quando ti ha lasciato...- lo fermai. -Non dirlo- sbottai arrabbiata al solo pensiero che l'aveva messo nella discussione.
Luke mi guardò preoccupato. -Lascialo nel passato. Hai solo 20 anni e sei bellissima. Potresti avere chi vuoi se solo usciresti. Non restare chiusa qua. Non ne vale la pena- mi accarezzò una guancia. Ma mi spostai riprendendo a cucinare. 

-Ho già capito, me l'hai già detto, non sono stupida- grugnii. Luke sospirò ma in quel momento il caposala urlò ancora. 
-Il tavolo 18 sta ancora aspettando ! Muovi quel culo Luke!-. Risi. Luke si girò verso di me alzando gli occhi al cielo. -Dove sono i piatti del numero 18 ?- mi chiese. Gli indicai una serie di piatti sul marmo nero dell'isola in cucina. Luke li prese in equilibrio su braccia e mani e come solo i camerieri sanno fare, lasciò la cucina portandoli al tavolo.

Io continuai a cucinare a prepare piatti ma un forte botto nel salone fece fermare tutti in cucina, compreso me. Il silenzio calò improvvisamente.
Urla. -Ci sono le nocciole in questo piatto e fa pure schifo!  Potevo morire se non me ne accorgevo, sono allergico alle nocciole e ve l'avevo anche detto ! Portatemi lo chef !- era una voce maschile. Incazzata quanto mai. Mi morsi il labbro in ansia. La cucina era ancora immobile e silenziosa mentre tutti ascoltavamo ciò che succedeva in sala.
Luke e il caposala, Mr.Winter, entrarono nella cucina. Il caposala era furente e rosso in viso dalla rabbia. Luke mi guardò appena entrato in cucina e con gli occhi mi fece capire che quella nei guai ero io. 
Porca bottana.
Mr.Winter si girò verso di me. Gli occhi sembravano due braci. -Tu- mi indicò venendomi incontro. Deglutii a fatica. 
-Ora vai di là e ti scusi con il ragazzo al tavolo 18- disse cercando di contenersi. Mr.Winter era famoso per alzare le mani. Speravo solo che con me non lo facesse. Avevo avuto già abbastanza botte in quegli anni, e anche solo uno schiaffo mi avrebbe fatta tornare nello schock di quel periodo.
-Vado subito- sbuffai stando agli ordini e spostandolo prima che potesse farmi qualcosa. Sentivo Mr.Winter che mi veniva dietro, probabilmente per assistere che lo facessi davvero. -E' irritante- mi sussurrò nell'orecchio Luke. Sobbalzai, non l'avevo sentito arrivare.
-Chi?- domandai. -Il ragazzo del tavolo 18- rispose subito dopo. Da lontano diedi un'occhiata nella sala, cercando il tavolo 18.
E lo vidi. Deglutii forte e camminando a passo deciso, lo raggiunsi. Non era solo, con lui una biondina tutta tette che non aveva per nulla un aspetto elegante da poter stare in un ristorante, mi guardava con un'acidità inaudita. La uccisi con lo sguardo e lei sembrò sul punto di farmi la linguaccia come una bambina di 5 anni, finchè la tosse finta di qualcuno mi fece girare. La tosse veniva dal ragazzo. Quel ragazzo.

-Mi fate arrivare lo chef si o no!- urlò contro di me e Luke. Io e quest'ultimo ci guardammo in faccia. Mr.Winter ci raggiunse in quel preciso istante.
-Signor Styles ecco a lei lo chef- con un gesto della mano m'indicò. Quello che doveva essere il "Signor Syles" si girò verso di me, inizialmente con faccia sorpresa poi sembrò ricordarsi del motivo per cui ero venuta, e tornò serio. Serio era un eufenismo. Era lettermalmente infuriato.
-Tu- cominciò. Sbuffai. -Perché mi chiamate tutti "tu"?- mimai le virgolette con le dita, ricordandomi di come precedentemenete anche il caposala mi avesse chiamato "Io".
-Ho un nome io- mi indicai marcando con le parole la parola "io". -Mi chiamo Sam! Chiamatemi Sam!- urlai irritata.
Mr.Winter mi uccise con lo sguardo. Alzai gli occhi al cielo. Mr.Winter si avvicinò al ragazzo. -Scusatela Signor Styles- mi lanciò un'occhiata -cerchiamo di insegnarle il rispetto- continuò sogghignando. 
Eh no. Non si sarebbero presi gioco di me.
Luke sembrò capire i miei pensieri e poggiò una mano sulla mia spalla trattenendosi dal ridere. Chissà che faccia avevo. -Signor Styles- esordii beffeggiandolo. 
-Harry-.
-Come?- gli domandai perplessa. Lui sbuffò. -Harry. Mi chiamo Harry. Signor Styles mi invecchia- mi fece l'occhiolino. Rimasi sbalordita per tutta quella sfrontaggine. Mi aveva fatta chiamare come un pazzo e ora stava flertando con me? Ma era affetto da personalità multipla?
-Sei affetto da personalità multipla?- diedi vita ai miei pensieri. Harry mi guardò con la bocca spalancata. -No- sbottò stizzato. -Ah.. mi sembrava- sogghignai sapendo di farlo irritare. Luke al mio fianco rise. Sapevo già che Mr.Winter dopo mi avrebbe ucciso.

-Mi stavi per uccidere!- sbottò Harry all'improvviso. Si, era affetto da personalità multipla. 
-Ma davvero? Allora perchè non l'hai mangiato?- lo beffeggiai. Luke rise più forte sotto lo sguardo trucidatorio di Mr.Winter.
-Sei un acida di questo cazzo!- urlò lui di rimando. Spalancai la bocca a quella risposta. Adesso non mi fregava minimamente che l'intera sala ci stesse sentendo.
Notai lo sguardo della bionda/tettona al tavolo di Harry e il modo in cui mi guardava. -E tu che vuoi? Se ficco una mia unghia nelle tue tette finte è probabile che ti evaporizzi nell'aria come un palloncino quindi ti consiglio di non guardarmi così- conclusi soddisfatta di me stessa. Lei mi guardò boccheggiando e con una smorfia di offesa girò il viso da un'altra parte. Le mie labbra sorrisero malignamente per poi riportare lo sguardo su un Harry sbigottito.
-Non osare parlare in questo modo ad Ashley- grugnii lui indispettito. Capii che Ashley era la bionda rifatta.
-Oddio adesso mi dovrei scusare anche con lei? Oddio adesso piango- lo presi in giro ridendo. Mi avvicinai ancora di più a lui notando solo ora quando fosse bello.
Bello.. ma che dico.. Perfetto. Labbra quasi a cuore che sembravano essere morbidissime, occhi verdi dal taglio felino in cui ti ci potevi perdere, capelli ricci e di un castano cioccolato fondente. Mi superava in altezza di una decina di centimetri e non era per nulla gracilino. Era in super forma. Deglutii.
-Dicevo..- balbettai in cerca del filo logico che avevo momentanemanete perso. Harry mugolò qualcosa accompagnato da una risatina. Probabilmente si era accorto di come l'avevo guardato. -Dicevo- andai di nuovo alla carica -il mio cibo è uno dei migliori della città e non andava sprecato così !- indicai il piatto ancora pieno spaccato a terra.
Harry continuò a guardarmi con i suoi fottuti occhi senza dirmi nulla.

-E dovevi dirlo prima che non volevi le nocciole! Mi chiamavi e non mettevo quelle fottute nocciole ma non è che tratti i miei piatti così. Sono da 5 giorni in questo fottutissimo ristorante e sono 5 anni che ci lavoro senza aver mai causato problemi poi arrivi tu testa di cazzo e rovini tutto- okkei forse avevo esagerato. Ma ero su tutte le furie.
Harry mi guardò ancora, con un sorrisino irritante su quelle labbra perfette.
-5 giorni che lavori qua ininterrottamente? Adesso capisco perchè sei così acida. La mattina presto bevi limone a colazione per caso?-.
Lo guardai sbigottita e senza nemmeno risponderlo, mi levai il camice bianco davanti a lui, sbattendolo a terra e fregandomene che fossi rimasta in jeans e canottiera nera, me ne uscii dal ristorante prendendo il giacchetto nero di pelle sull'attaccapanni. 
Non mi facevo trattare come una merda da un cliente isterico... Okkei forse anche io avevo esagerato. Ma aveva cominciato lui.
Non importa chi aveva cominciato, stai facendo come le bambine dell'asilo "ha cominciato lui nguè nguè nguè".
Stupida coscienza. Se fosse stata una persona l'avrei già uccisa. 
*Fine Flashback*

-E poi che successe?- m'interruppe Charlie curioso. Risi dondolandomi sulla sedia a dondolo, facendo dondolare così anche Evelyn seduta sulle mie ginocchia.
-Oh bhè- sorrisi ricordando ciò che successe dopo. Solo Harry avrebbe potuto farlo.

*Continuo Flashback*
-Ehi ehi ehi. urlò qualcuno dietro di me cercando di farmi fermare. Mi girai sperando che fosse Luke e invece ciò che vidi mi fece rivoltare in avanti facendomi accellerare il passo. -Eddai fermati- urlò ancora. Mi fermai senza voltarmi. Ma Harry mi superò piantandosi davanti a me.
-Vuoi uscire con me?- mi chiese cogliendomi alla sprovvista. -Sei matto?- gli domandai senza frenare i miei pensieri. Lui rise -Strano che me lo chiedi ancora prima di sentire cosa pretendo a letto. Di solito le ragazze me lo dicono dopo- si leccò le labbra in modo sexy e posso dire che i miei occhi non riuscivano a staccarsi dal movimento della sua lingua sulle labbra. Per quanto riguarda il mio stomaco, penso che si fosse ormai sciolto.
-Perchè me lo chiedi?- gli domandai guardando altrove per non essere assuefatta all'effetto che i suoi occhi avevano su di me.
-Mi piace la tua grinta- rispose lui. Lo guardai alzando un sopracciglio. Mi avvicinai a lui puntando un dito sul suo petto. Le mie labbra erano a pochi millimetri dalle sue.
-Ora la chiami grinta? Prima non era acidità?- lo presi in giro piantando i miei occhi nei suoi. Anche senza vedere le sue labbra, sapevo che aveva appena sorriso. I suoi occhi brillavano quando sorrideva. E me ne ero accorta nel giro di una mezz'ora in cui l'avevo conosciuto.
-Allora è si o no?- mi chiese ancora lui. Lo guardavo cercando di non trasmettere emozioni. Probabilmente era tra le cose più stupide che potessi fare ma annuii con un cenno del capo. -Brava ragazza- sussurrl con voce roca.
E approfittando della nostra vicinanza, mi rubò un bacio a timbro. Poi si allontanò con un sorriso malizioso stampato sul viso.
Io ero ancora paralizzata da quello che era successo. Un bacio. Mi sfiorai le labbra. Era stato coì delicato. Deglutii.
Lo seguii, quasi correndo visto la distanza che ci separava -Ehi tu! Eddai fermati! Come ti sei permesso! Non dovevi baciarmi!- urlai ancora correndo.
Harry rideva di gusto ma senza girarsi senza di me. -Sei vuoi diventare la mia ragazza, meno parole- urlò da dietro ancora ridendo.
*Fine Flashback*

-Nonna dicci come continua!- si lamentò Mike.
-E' una storia così romantica- Evelyn si aprì in un sorriso dolce. Le sorrisi teneramente. -Bhè Mike, non c'è molto da dire. Iniziammo a conoscerci. Harry sapeva farci con le donne, si vedeva. Era malizioso, sensuale ma anche divertenete e protettivo. Tutto ciò che una donna vorrebbe...- lasciai in sospeso la frase ricordandomi di un particolare spiacevole... -Ma?- chiese Charlie che sembrava aver capito che c'era un lato negativo.
-Mi disse ti amo- sorrisi al pensiero ricordando la scena. Noi due accucciati su un letto a coccolarci e lui che tra i capelli mi sussurrava cose dolci.
-Che cosa dolce- disse ancora Evelyn. Le accarezzai i capelli. 
-Si, fu dolce. Ma io non gli risposi e lui credette che non lo amavo. Mi lasciò. Piansi giorni e notti intere, i miei genitori erano preoccupati, volevano farmi visitare uno psicologo. Mi chiusi in camera per settimane, mesi, non so per quanto... A un certo punto si perde la concezione del tempo. Sta di fatto che provai a farmi morire. Non mangiavo, non bevevo nemmeno. I miei furono costretti a chiamare dei medici che mi misero sotto sedativi e mi inniettarono le sostanze nutritive per farmi vivere. L'amore tra me ed Harry era qualcosa che andava ben oltre la mia vita e se non potevo avere lui, non volevo nessun altro...- il silenziò calò su di noi quando finii la frase.
-Ma allora perchè siete ancora insieme?- mi chiese Mike. Lo guardai facendomi spuntare un sorriso. -Adesso ci arrivo- gli sorrisi.

*Flashback*
Stesa sul mio letto guardavo un soffitto bianco, sbiadito e apatico.
La vita era cambiata sotto i miei occhi. Come ero riuscita a far diventare Harry il centro del mio Universo?
L'unico motivo per il quale la mia vita non era scivolata fra le mie mani? Ora lui se n'era andato e la vita mi stava cadendo addosso da dove si era fermata.
Mi accucciai su un fianco, non sapendo cosa fare. Non sapevo più che fare con la mia stessa vita.
La persona di cui ti innamori non è necessariamente la più bella, la più gentile o la più intelligente. E’ una persona come tante altre. E' una di quelle persone che magari non hai neanche notato al primo sguardo, che al primo incontro non ti ha colpito particolarmente e che alla prima parola non ti ha fatto venire il batticuore. Che magari, come nel mio caso, ti aveva fatto addirittura irritare. Un giorno però ci si sveglia, e ci si rende conto che quella persona per te significa il mondo. Che dietro quello sguardo per tutti insignificante per te c’è racchiuso un universo. Che quel sorriso che magari non è niente di speciale, è diventato anche il tuo sorriso. E che nonostante tutto, a quella persona tu daresti l’anima.
E io gli stavo dando non solo l'anima, ma anche il cervello, la vita, il mio stesso cuore.
Ma mi stavo lasciando morire.
Avrei voluto dirgli anch'io "Ti amo" quel giorno.. Ma la mia impossibilità a far trasparire le emozioni, mi aveva rovinato la vita anche quella volta.
Non ero mai riuscita a far trasparire le emozioni. Ero una di quelle persone, strane, semplici, persone che non riuscivano a esprimere i propri sentimenti.
E quel giorno, quando mi aveva detto "Ti amo" avrei voluto dirgli "Harry anche io ti amo, ogni singolo secondo in cui siamo insieme ti amo sempre di più. E ho una paura matta di quando te ne vai, per paura che tu non possa tornare più. Ma tu torneresti sempre da me vero? Perchè tu mi ami vero?".
E invece ero rimasta muta. Impassibile.
E lui aveva frainteso tutto.
Lui se n'era andato dando vita alla mia paura più grande. E non era mai più tornato.

Mi alzai di scatto dal letto buttando con rabbia tutte le cose che poggiavano sulla mia scrivania, sui comodini, sulla specchiera. Piangevo, disperata perchè mi ero lasciata sfuggire il mio mondo. Era stata colpa mia se se n'era andato. Era un motivo in più per odiarmi.
Ogni molecola del mio corpo cercava un suo abbraccio, un suo tocco e quando non lo trovava andava in fiamme. Stavo bruciando viva della mia stessa passione.

Mia madre evidentemente sentì i forti rumori dei vetri e delle cose che avevo buttato a terra.
Corse nella mia camera prendendomi tra le sue braccia e fermandomi dalla rabbia improvvisa che mi aveva attanagliato.
Era abituata a questi miei muovi sbalzi d'umore. Da quando non c'era Harry ero cambiata, in peggio.
Mamma mi fece distendere sul letto con calma e mi accarezzò i lunghi capelli castani e lisci.
Mi guardò negli occhi e un espressione di dolore le si dipinse in volto.
Sapevo che vedere i miei occhi blu, di solito sempre pieni di vita, speranze e sogni, ormai spenti le metteva in subbuglio lo stomaco. Odiava vedermi in quello stato pietoso e sofferente. -Non posso più vederti così Sam, ora farò qualcosa io- sussurrò piano mentre venivo cullata dalle sue mani sui miei capelli, rilassandomi.
Le lacrime però non si fermavano, nonostante gli occhi chiusi.
Non so quando, non so come ma ben presto sentivo nuove mani sui miei capelli. Non era il tocco gentile di mia mamma.
Mi mossi lentamente, girandomi verso la persona che continuava ad accarezzarmi. Aprii lentamente gli occhi, ancora distrutta dal mio ultimo stato d'animo.
-Sei dimagrita così tanto Sammie-. La voce che sentì mi costrinse ad aprire gli occhi più velocemente e fu in quel momento che mi ritrovai davanti gli splendidi occhi color mare di Harry. Mi alzai di scatto, fregandomene che il fatto che non mangiassi, avesse peggiorato la mia salute e alzarmi velocemente in piedi poteva anche farmi svenire.

-Che ci fai qui?- chisi. Volevo che la mia voce uscisse forte, potente ma l'unico suono che uscì dalle mie labbra fu un sussurro appena accennato, debole e con voce tremante.
Harry si mise seduto lentamente, davanti a me. Ci dividevano un paio di metri. -Dovresti mangiare Sammie- riprese come se non avessi detto nulla.
-Vattene- sussurrai attaccandomi al muro facendomi ancora più indietro.
Harry questa volta si alzò in piedi, venendomi incontro. Non era cambiato di una virgola in quei mesi, solo i capelli erano un pò più lunghi. Ma era sempre lo stesso Harry di cui mi ero innamorata. Una fitta mi partì dal cuore. Harry continuava ad avere un espressione seria, sofferente.. Mi ricordava la stessa di mia madre.
Ma lui, a differenza sua, non ci teneva a me. Mi aveva abbandonata. Non aveva nessun motivo per restare qua.
-Perchè sei venuto?- chiesi ancora. Volevo una risposta.
-Tua madre mi ha chiamato. Ha detto che era colpa mia se stavi così. E che dovevo rimediare- si decise finalmente a rispondermi. La voce bassa e roca.
-Tu non dovresti essere qui-.
-Ma ci sono- mi rispose lui deciso. -E io non ti voglio qui- proseguii imperterrita.
-Perchè ti sei ridotta in questo stato per me?- mi chiese serio più che mai. Solo allora notai che si era avvicinato così tanto, che a separarci erano solo una ventina di centimetri.
Questa volta non risposi. Lui si avvicinò ancora di più a me, le braccia appoggiate ai lati della mia testa. Mi aveva incastrato tra il suo petto e il muro.
Non osai alzare la testa per guardarlo negli occhi. Sapevo che se l'avrei fatto mi avrebbe costretta a parlare.
E come se mi leggesse nel pensiero, alzò il mio mento con un paio delle sue dita. I nostri occhi s'incontrarono e per un attimo credetti che non era cambiato nulla tra di noi, che lui era rimasto con me e che io ero riuscita a dirgli ti amo.
-Ti prego Harry vattene- borbottai triste evitando comunque il suo sguardo. Harry accentuò la presa sul mio mento.
-Dillo- disse deciso. Alzai la testa, guardandolo dubbiosa. Avevo appena sbagliato, avevo incrociato i suoi occhi. I suoi spledidi occhi verdi.
-Cosa dovrei dirti Harry?- chiesi sinceramente confusa. Lui si fece scappare un sorriso amaro.
-Dillo che mi ami-. Fu appena un sussurro ma nel mio cervello rimbombava come un eco forte e chiaro.
E sapevo che aveva ragione, ma non avevo il coraggio di dirlo.
Rimasi ancora in silenzio. -Perchè non riesci ad ammetterlo? Perchè non lo dici una volta per tutte- la sua voce si era alzata du qualche tono. Era frustrato.
-Ero confusa, quella volta e io non so dirlo- risposi di getto, forse sembrando stupida dalla risposta che avevo appena dato.
-Io voglio te... ma tu che vuoi?- mi rispose lui. Alzai di nuovo lo sguardo, per incatenarmi con il suo.
-Eh...- ormai non ero capace nemmeno di formulare una frase di senso compiuto.
-L'amore non vale niente se lo tieni per te- mi sussurrò lui poggiando le labbra sul mio orecchio. Soffiò sul mio collo caldo.
 
-Perchè ti sei ridotta così per me?- mi chiese ancora. Le sue labbra poggiavano sul mio collo. Mi era mancato sentirlo così vicino.
Cominciai con ciò che avevo sempre voluto dirgli ma non avevo mai avuto il coraggio di farlo. -Non sono mai caduta così in basso Harry. Ho sempre creduto di essere forte come una roccia, ma dopo che è successo mi è crollato il mondo addosso, non sapevo più chi fossi veramente! Non mi interessava più niente, sentivo solo l'esigenza di scappare da tutti e tutto. Perchè tu te ne sei andato-.
Harry alzò la testa dal mio collo per incontrare i miei occhi. -E perché non mi hai detto niente?-
Balbettai un pò prima di rispondergli -Ho pensato non fosse il caso di dirtelo. Ormai avevamo rotto tutti i rapporti-.
Harry mi guardò. Gli occhi che bruciavano come due braci -Perché? Avresti dovuto dirmelo. Perchè non me l'hai detto?-
-Perché è una cosa stupida. Di solito quando si chiede a una persona come sta si dice bene, ma non è detto che sia la verità... non mi piace far preoccupare gli altri così mi sono abituata a dire sempre che sto bene e a risolvere i problemi per conto mio. Poi un giorno, all'improvviso, mi sono resa conto che ero completamente sola... è stata colpa mia Harry, mi ci sono messo io in questa situazione, per orgoglio, per stupidità... e un po' anche per paura... anche per incapacità di dire ciò che provo-.
-E poi- continuai guardandolo, sembrava sul punto di crollare -mi avevi lasciata, abbandonata anzi perchè è così che mi sentivo e mi sento ancora.. Non sarei mai venuta a chiedere aiuto da colui che mi ha ridotta così- sospirai spostandolo e stendomi sul letto su di un lato. Sentivo le lacrime che cominciavano a pizzicarmi gli occhi.
-Che cosa farai adesso?-
Risi amaramente ma un singhiozzo del mio pianto, mi sfuggì. -Ancora non lo so... Continuerò a fare quello che ho fatto fin ora. Lasciarmi morire- gli risposi apatica.

Sentii una pressione sul letto, e delle braccia forti quelli che mi erano sempre mancate, avvolgermi la vita.
Le labbra di Harry si posarono sul mio collo.
-Io voglio riprendere da dove ci siamo fermati. Io ti amo- sussurrò dolce.
-E non voglio che tu muoia. Mi lascerei morire anche io- continuò.

Era il momento di parlare. Dovevo dirglielo. Mi stava dando un'altra opportunità.
Deglutii forte prima di parlare. -Ti amo anch'io Harry-.
Sentii un sussulto dietro di me e capii che Harry era sobbalzato alle mie parole. Mi girai verso di lui e notai gli occhi verdi, ancora più verdi perchè i suoi occhi diventavano man mano lucidi. Un sorriso si aprì sul suo viso appena vide il mio volto. Mi baciò.
E fu come tornare indietro. Noi due stesi sul mio letto, mentre ci amavamo senza dircelo.
Le nostre labbra si muovevano in sincrono, senza fretta. Volevamo goderci il momento.
Harry si ritrovò su di me, capovolgendosi. Le sue mani scivolavano sulla mia schiena, sotto la mia maglia sottile.
-Sei così magra ora- sussurrò mentre con i baci risaliva dalle spalle al mio collo. Mi sfilò la maglia. -Ma ora ci sono io con te- continuò subito dopo.
La sua lingua seguì la linea della mia clavicola, baciandola subito dopo. Le sue dita accarezzarono piano, la mia pancia per poi baciarla subito dopo.
-Sei così bella- disse sulla pelle vicino alla bretella del mio reggiseno, succhiandola forte e lasciandovici l'ennesimo bacio. -Sei perfetta- sussurrò mordendomi il lobo del kio orecchio e spostando i miei capelli neri, dietro la schiena per lasciargli spazio. Sospirai ancora.
-Ti amo- sussurrai baciandolo sulla mascella. Harry si spostò dal mio collo per guardarmi negli occhi. I suoi brillavano.
Il suo viso era illuminato dalla luce della luna che filtrava dalle tende della mia camera.
-E così bello sentirtelo dire- si fiondò sulle mie labbra prendendo il mio viso tra le sue mani grandi. Sorrisi sulle sue labbra.
*Fine Flashback*

Mi zittii fermandomi dal raccontare i particolari di quella notte. La notte in cui Harry mi fece sentire davvero una donna, perfetta, bella.
Amavo sentirlo sul mio corpo, amavo vedere come i nostri corpi s'incastravano perfettamente l'uno nell'altro. Come se fossimo stati scolpiti insieme e poi divisi.
-Non vi racconto il resto. Siete ancora piccoli- sussurrai accarezzando i capelli biondi di Evelyn. Vedevo la faccia scandalizzata di Mike e quella con la bocca aperta di Charlie.
Risi. -Io voglio sentire il resto- disse Mike. Risi ancora più forte. -Magari quando crescerete-.
Fu in quel momento che sentii dei passi provenire da casa mia. Mi girai ma non vedevo comunque nulla visto che la veranda non aveva visuale sull'ingresso di casa mia.
-Siamo arrivati- urlò la voce di mio figlio Michael.
-Su su, andate da vostro padre- accarezzai la schiena di Evelyn per poi posarla di nuovo a terra. Evelyn, Mike e Charlie corsero verso il padre, dimenticandosi d'un tratto di me. Risi mentre io mi girai verso il tramonto, ormai scomparso, osservando il cielo stellato.
Sentii il rumore della porta della veranda, aprirsi, ma non mi girai.
-Ciao bellissima- la voce di Harry fu un dolce suono alle mie orecchie. Le sue labbra si posarono sulla mia guancia, sorrisi timida, come se fosse la prima volta.
-Ciao Harry- gli accarezzai i ricci, castano scuro, nonostante l'età. Eravamo rimasti uguali, solo con qualche ruga in più.
Harry mi fece alzare, sedendosi poi sulla sedia a dondolo e facendomi segno di sedermi sulle sue ginocchia. Mi appoggiai con la schiena sul suo petto.
Rimanemmo qualche istante in silenzio, beandoci di quella pace e di quell'amore che si respirava nell'aria senza il bisogno di parlare.
-Che stavate facendo tu e i ragazzi?- mi chiese interrompendo il silenzio. Sospirai.
-Gli raccontavo della nostra storia- mi girai verso di lui, vedendolo sorridere a quelle parole. -Le è piaciuta?- mi chiese ancora. Aveva cinquant'anni ma con quel sorriso e quelle adorabili fossette, lo vedevo sempre come il solito ventiduenne di quando ci eravamo conosciuti. E io sapevo che Harry, vedeva in me, la solita ragazza di 20 anni dagli occhi blu e i capelli castani. -Evelyn non la finiva di dire quanto eravamo dolci-. A quelle parole rise, poggiando le sue labbra sulla mia guancia.
-Sei sempre bellissima come allora- mi sussurrò sulla pelle.
Poggiai la mia testa sui suoi capelli. -E io ti amo ancora come la prima volta-.
Gli occhi di Harry s'illuminarono proprio come la prima volta che gliel'avevo detto.
-Ti amavo, ti amo e ti amerò per sempre- disse prima di poggiare le sue labbra sulle mie, racchiudendo con quel bacio, quelle parole che ci eravamo scambiati poco prima.
Eravamo sempre Sam, Harry e il nostro amore.
Chi credeva che l'eternità non esistesse, non ci aveva ancora conosciuti.
In quel momento, ero sicura che entrambi stessimo rivivendo quei sorrisi, quei baci, quelle carezze che ci eravamo scambiati in quegli anni.
E che avremmo continuato a scambiarci.
Per sempre.
Noi eravamo il per sempre.










SONO QUIIIII !
Ehi <3 eccomi con una nuova OS, questa volta su Harry.
E' la One Shot più lunga che abbia mai scritto.
L'ho scritto in un momento in cui i ricordi si sono fatti spazio nella mia testa e ho pianto per cercare di liberarmene.
Non so come, non so perchè ne sia uscita questa.
Non centrava nulla con ciò a cui stavo pensando. L'unico filo che li lega, è l'amore.
Non so perchè abbia scelto Harry come protagonista. Forse perchè in questo periodo mi ispira ? Si probabile !
Non so se vi piacerà, è venuta lunghissima e forse anche noiosa... Non credo vi piacerà. Non credo che arriverete a leggere questo.
Spero comunque che vi sia piaciuta e che non vi faccia tanto schifo da non recensirla.

Su Twitter sono @I_Am_Haribo

Un bacio enorme e un caloro abbraccio,
sempre la vostra,
Sara <3

Immaginate Sam come Barbara Palvin




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Ed Harry... bhe.. come Harry LOL




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