Capitolo VI
Manovre d'accerchiamento
Grosvenor
Hotel
Londra
L’uomo
appostato nella hall dell’hotel
attese un paio d’ore, ma quando comprese che la donna non sarebbe
arrivata,
telefonò al suo capo.
“La
ragazza non è arrivata” gli comunicò
asciutto.
“Hai
controllato che non abbia cambiato
prenotazione all’ultimo minuto?”
“Sì
e non l’ha fatto.”
Ma
per chi lo prendeva? Per un novellino?
Si chiese indispettito.
“Rimani
in posizione chiamami quando la
vedi arrivare.”
“Va
bene” e chiuse la conversazione
immergendosi nuovamente nella lettura del “Times”.
Ufficio di
Clayton Webb
Langley, Virginia
Webb
sbatté con forza il telefono sulla
forcella.
Ma
dov’era Sarah? Sarebbe dovuta arrivare
al Grosvenor almeno due ore prima.
A
meno che… sollevò la cornetta e compose
il numero di cellulare della fidanzata. Spento o comunque non
raggiungibile,
gli comunicò cortesemente la voce registrata dell’operatore telefonico.
Imprecò
di nuovo.
Pochi
minuti dopo suonò nuovamente il
telefono della linea privata.
“Allora?”
esordì senza altri preamboli.
“E’
arrivata adesso. È alla reception.”
“E’
da sola?”
“No”
rispose l’uomo a Londra.
Un
brivido corse lungo la schiena di Webb:
“Con chi è?”.
“Un
uomo.”
Il
vicedirettore per le operazioni in
Mediorioente sbuffò infastidito:
“Fin
lì credo di arrivarci anche io a meno
che non sia diventata lesbica nel giro di cinque ore o poco più”
rispose
seccato. “Chi è l’uomo? Un fattorino dell’albergo?”
“No,
è un tizio alto e bruno.”
Il
brivido s’intensificò e campanelli d’allarme
cominciarono a risuonare nella mente di Webb.
“E’
in divisa della Marina americana? Ha i
gradi da Capitano?” chiese cercando di nascondere l’apprensione.
“No
e no. Ma comunque sembrano essere
abbastanza in confidenza” aggiunse.
Dannato
Rabb! Non poteva che essere lui.
Non aveva perso tempo.
“Che
sta accadendo?”
“Nulla.
L’uomo ha chiamato un fattorino e
sta salutando la ragazza. È tutto.”
“Continua
a tenere d’occhio la ragazza,
Patrick. E riferiscimi di ogni suo spostamento con quel tizio.”
Chiuse
la comunicazione ancora più nervoso
di prima. Aveva fatto bene a mettere sotto controllo Sarah, con Rabb in
circolazione e a piede libero nulla era sicuro e di certo non voleva
che si
ripetesse quanto accaduto due anni addietro.
Giardini di
Hyde Park
Londra
La
giornata era tiepida e
soleggiata, una tipica giornata primaverile che invogliava ad uscire
all’aperto,
lo si poteva osservare da quante persone, quel giorno, stavano
passeggiando per
i giardini di Hyde Park.
Le
dame avevano già aperto i
loro parasole e sfoggiavano abiti leggeri, dalle delicate tinte
pastello,
mentre i gentiluomini avevano lasciato a casa mantelli e soprabiti e
indossavano semplicemente la giacca sopra al panciotto. Le carrozze
chiuse
erano rimaste nelle rimesse ed erano state sostituite dai calessi
scoperti.
Anche
Lady Sarah aveva
approfittato del tepore della bella giornata, preferendo però, come
sempre,
cavalcare Ginger, la sua splendida purosangue; benché dovesse accontentarsi di una
passeggiata all’amazzone,
anziché di una sfrenata galoppata all’arcione, tuttavia uscire a
cavallo in
quel tiepido pomeriggio di inizio aprile serviva a distenderle i nervi.
Erano
passati cinque giorni dal
ricevimento in casa di Lord Norwich e dall’assurda proposta di Nicholas
Thornton,
e Lady Sarah non aveva fatto altro che pensare a quello che si erano
detti lei
e il futuro Duca di Lyndham.
Quell’uomo
era davvero pazzo se
credeva che avrebbe accettato di sposarlo, pur di essere aiutata ad
incastrare
Hewitt!
Eppure…
Da
giorni stava cercando una
soluzione diversa; erano notti che si arrovellava il cervello per
trovare un
piano migliore di quello che Lord Thornton le aveva sottoposto, eppure
non era
riuscita a pensare a nulla di meglio. L’idea di Nicholas Thornton,
nella sua
semplicità, restava la migliore: fingersi un inesperto e sciocco
riccone che
voleva cimentarsi nell’allevamento di cavalli di razza era il modo più
probabile perché Hewitt tentasse di ingannare e frodare anche l’erede
del Duca
di Lyndham.
Il
piano avrebbe potuto funzionare.
Ma, nonostante tutto, lei non poteva sposarlo!
Neppure
se lui l’avesse davvero
aiutata a trovare le prove per incastrare l’uomo che aveva rovinato la
sua
famiglia.
“Vi
trovo pensierosa, Lady
Sarah. State per caso valutando la mia proposta di matrimonio?”
Era
così immersa nei propri
pensieri che non si era neppure accorta che qualcuno le si era
avvicinato e le stava
cavalcando a fianco. Quando la voce beffarda di Lord Thornton raggiunse
il suo
cervello, era troppo tardi per allontanarsi e fingere di non averlo
visto.
Prima
di rispondere, inspirò
profondamente l’aria che profumava di glicine, rose e caprifoglio…
quell’uomo
aveva il potere di renderla nervosa, sgradevole e sempre sulla
difensiva.
“Non
trattenete il fiato, nel
frattempo, Milord,” disse sarcastica, “non vorrei essere causa della
vostra
prematura dipartita!”
“Sempre
così deliziosamente gentile,
la nostra Lady Sarah Jane…” rispose lui, avvicinando di più il suo
cavallo a
Ginger, la quale accolse il morello arabo del Duca senza scomporsi.
Traditrice!,
pensò
irrazionalmente Lady Sarah, sfogando
mentalmente la sua frustrazione sulla cavalla che manteneva il passo
tranquilla.
Lei
era un fascio di nervi.
Perché
quell’uomo la metteva sempre
così tanto in tensione? Non riusciva a spiegarselo.
Lo
guardò di sottecchi e si rese
conto di provare un’assurda e irrazionale, nonché inspiegabile,
attrazione per
Nicholas Thornton.
Continuava
a non piacerle come persona:
lo trovava irritante, troppo sfrontato e in certi momenti addirittura
subdolo,
con un carattere cupo e sgradevole.
Tuttavia,
senza capirne il
motivo, sentiva che non poteva fare a meno di avvertire il magnetismo
che sprigionava
e lo strano fascino che esercitava quando si aveva a che fare con lui.
Nonostante
tutto era un uomo
estremamente interessante.
“Se
volete ancora mettere in
atto il vostro piano con Hewitt, ritengo che non dobbiate farvi vedere
cavalcare il vostro destriero, altrimenti il barone di Wiltshire non
crederà
mai che siate poco esperto di cavalli…” disse per rompere il silenzio
che si
era venuto a creare tra loro e che, inspiegabilmente, la irritava più
delle
loro schermaglie.
“Mi
state per caso facendo un
complimento, Milady?”
Lei
lo guardò, gli rivolse uno
stiracchiato sorriso, ma non rispose.
“Oppure
state davvero prendendo
in considerazione la mia proposta?”, aggiunse lui, beffardo.
“Stavo
semplicemente facendo
conversazione, Milord” rispose lei, con tono falsamente annoiato.
In
realtà l’avrebbe
schiaffeggiato volentieri.
Lui
riconobbe il lampo d’ira nei
suoi occhi e si divertì a prenderla in giro:
“Devo
porgere l’altra guancia?”
disse ironico, coprendosi con la mano la zona di volto che lei aveva
già
colpito una volta.
“Ne
sarei felicissima…” rispose Lady
Sarah, ancora più infastidita perché lui le aveva letto nel pensiero.
“Immagino
quanto”, aggiunse Nicholas
Thornton, col medesimo tono ironico.
Poi,
cambiando improvvisamente
discorso, tornò a farla parlare di cavalli.
“Vi
piace davvero il mio
animale?”
Lei
si sentì spiazzata e per un
attimo non seppe più come comportarsi; quindi decise che era stufa di
sentirsi
nervosa in sua presenza e optò per godersi la passeggiata e la
conversazione.
Se fossero rimasti su argomenti neutri, avrebbe potuto anche essere
piacevole.
“E’
uno splendido animale. E’ un
Arabo, vero?” domandò, genuinamente interessata.
“Sì,
è un morello arabo…”
“E
tra i più rari e apprezzati”
aggiunse lei, accennando ai garretti bianchi dell’animale.
“Ve
ne intendete di cavalli,
Milady!” constatò, piacevolmente sorpreso, Lord Thornton.
“Mio
padre…” disse semplicemente,
come se quel riferimento fosse sufficiente a spiegare tutto.
E
a quanto pare lo fu: Nicholas
Thornton la trascinò per più di un’ora, mentre lentamente passeggiavano
nel
parco, in una piacevole conversazione come non ne faceva da tempo… Da
più di un
anno, si rese conto.
Da quando aveva lasciato André.
Grosvenor
Hotel, camera 512
Londra
Mac
entrò nella stanza preceduta dal
fattorino dell’albergo che posò le valigie al centro della stanza.
“Desidera
altro ma’am?” domandò.
“No,
grazie” rispose Mac porgendogli la
mancia.
Il
fattorino ringraziò ed uscì.
Si
sedette sul letto e a tutta prima non
notò il mazzo di rose rosse poggiato quasi distrattamente sullo
scrittoio di
fronte alla finestra che dava su Grosvenor Square. Mise in carica il
cellulare
e non appena lo accese vide la chiamata di Clay e subito lo richiamò.
“Ciao
tesoro” lo salutò affettuosamente.
“Che
è successo Sarah? Ho cercato di
chiamarti ma avevi il cellulare spento. Hai avuto problemi?” domandò
preoccupato lui.
“Nessun
problema. Mi si è scaricata la
batteria mentre ero a pranzo a casa di Harm. È venuto a prendermi di
persona
all’aeroporto. Molto gentile da parte sua” rispose con semplicità Mac.
Sì,
gentile come un serpente a sonagli,
pensò Webb ma tenne per sé la considerazione.
“…
e così ho conosciuto la sua fidanzata”
stava dicendo Sarah.
La
mente di Clay registrò solo di sfuggita
la notizia, ma due minuti dopo se ne ricordò: “Mi stai dicendo che Rabb
si è fidanzato?”
esclamò incredulo quando comprese appieno la portata della
notizia.
Mac
scoppiò a ridere: “Già, da non credere
vero? Belinda è adorabile e sono molto innamorati.”.
“Questa
sì che è una bella notizia” disse
lui, ma Mac non colse il significato recondito di quella frase
apparentemente
innocente.
Continuarono
a parlare del più e del meno e
si salutarono.
Solo
quando ebbe chiuso con il fidanzato,
Mac si accorse del mazzo di fiori.
Si
alzò dal letto e lo prese in mano
assaporandone l’aroma. Poi vide una minuscola scatola posta proprio al
centro
del mazzo. La prese e l’aprì: dentro c’erano due meravigliosi orecchini
in
diamanti montati in oro bianco. Aprì anche il biglietto: “Così puoi
fare
pendant con l’anello” c’era scritto nella chiara
calligrafia di Clay.
Estasiata
da quel dono, lo richiamò
immediatamente e quando sentì che la comunicazione veniva aperta
dall’altra
parte esclamò: “Se non avessi già accettato di sposarti ti sposerei
subito!”.
Webb
rise: “Hai trovato le rose.”.
“Sì
e anche quello che era dentro le
rose”, rispose Sarah quasi
sull’orlo della commozione. “Sono stupendi Clay, ma tu mi vizi troppo.”
“Adoro
viziarti e lo sai” rispose
“Ti
amo.”
“Anche
io e ora riposati, sarai stanca.”
“Agli
ordini signore!”
Chiuse
la conversazione e si distese su
letto con la scatoletta fra le mani e un’espressione estasiata dipinta
sul
volto: la vita era meravigliosamente bella!
Giardini di
Hyde Park
Londra
“Posso
avervi come mia ospite a
teatro, domani sera?”
La
passeggiata stava volgendo al
termine e Nicholas era riluttante a lasciarla andare. Per circa un’ora
avevano
chiacchierato piacevolmente di cavalli, ma non solo, ed egli aveva
scoperto un
altro lato di Lady Sarah che lo affascinava: anche lei, come lui, amava
la
propria terra ed era profondamente attaccata alla dimora di famiglia,
al punto
da sacrificare moltissimo per mantenerla di proprietà dei Montagu.
“Che
intenzioni avete, Milord?”
chiese Lady Sarah, “Non crederete che una conversazione sui cavalli,
per altro
piacevole, mi abbia addolcito al punto da farmi cambiare idea su di voi
e sulla
vostra proposta?”
Il
tono con cui parlò, tuttavia,
era più amichevole di quanto non fosse mai stato e strappò un accenno
di
sorriso alle labbra di Nicholas Thornton.
“Oh,
non speravo tanto! Ma
confidavo che potesse farlo un invito a teatro…” rispose lui,
prendendola in
giro. “Ci sarà Romeo e Giulietta. Vi piace?” chiese poi.
“Mhmm…
un amore tormentato e
impossibile… un po’ come l’Amore in genere…”
“Non
sempre è così, Milady.
Spesso l’amore è fonte di gioia e di piacere.”.
Lei
non rispose, tuttavia lui
vide passare nei suoi begli occhi un’ombra di tristezza e di rimpianto.
“Perché
avete avuto una brutta
esperienza questo non significa che l’amore non possa regalarvi, un
giorno,
gioia e piacere…” la stuzzicò lui. Ma subito se ne pentì, quando la
vide
rivolgergli uno sguardo assassino.
“Non
ho avuto una brutta
esperienza” disse secca.
“Un
uomo deve avervi fatto
soffrire molto… l’uomo che ancora amate…”
“Non
fu lui a farmi soffrire…
fui io a fargli del male…” mormorò lei, quasi tra sé.
Poi,
accortasi di aver detto più
di quanto volesse, cambiò argomento, riprendendo un tono volutamente
mondano:
“E
poi devo pensare alla mia
reputazione: cosa direbbero in società se venissi a teatro, sola, con
voi?”
“Mio
zio vi farà da chaperon, se è
questo ciò che temete”
disse rapido lui.
“Vostro
zio? Intendete Sua
Grazia il Duca di Lyndham? Non credete che sia un po’ troppo avventato
presentarmi a vostro zio?” chiese Lady Sarah, prendendolo in giro.
Ma
Nicholas Thornton era serio:
“E’
mio zio che desidera
incontrarvi. Sua Grazia ha espresso il desiderio di conoscere l’unica
donna che
sia riuscita a schiaffeggiarmi, quando neanche mia madre vi è mai stata
capace!”
“Troppo
buona, vostra madre!”
rispose lei, divertita. Poi chiese: “Vostro zio davvero sa che vi ho
schiaffeggiato? Glielo avete detto voi?”
“Non
ce n’è stato bisogno…”
“Capisco.
Non è un gran
biglietto di presentazione, per conoscere personalmente un duca!”
considerò
Lady Sarah.
“Al
contrario! Mio zio, vi
assicuro, vi adora di già per questo!” rispose lui.
Una
risata argentina salì
spontanea alle labbra di Lady Sarah Jane Montagu:
“Credo
che vostro zio mi piacerà
moltissimo, Lord Thornton!”
Mai
quanto voi piacete a me, Lady Sarah,
aggiunse lui, nella sua mente, osservandola incantato.