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Autore: Alexandra e Mac    01/03/2013    5 recensioni
Chi è realmente Lady Sarah? E perché ha abbandonato l'unico uomo che le aveva fatto conoscere l'amore?
Come procede la storia tra Harm e Mac?
Per chi ha seguito con passione Giochi del Destino regaliamo (da brave STREGHE - o BEFANE!!!) il seguito della storia...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Clayton Webb, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo VI

Manovre d'accerchiamento





Grosvenor Hotel
Londra

Aprile 2005

L’uomo appostato nella hall dell’hotel attese un paio d’ore, ma quando comprese che la donna non sarebbe arrivata, telefonò al suo capo.

“La ragazza non è arrivata” gli comunicò asciutto.

“Hai controllato che non abbia cambiato prenotazione all’ultimo minuto?”

“Sì e non l’ha fatto.”

Ma per chi lo prendeva? Per un novellino? Si chiese indispettito.

“Rimani in posizione chiamami quando la vedi arrivare.”

“Va bene” e chiuse la conversazione immergendosi nuovamente nella lettura del “Times”.






Ufficio di Clayton Webb
Langley, Virginia

Aprile 2005

Webb sbatté con forza il telefono sulla forcella.

Ma dov’era Sarah? Sarebbe dovuta arrivare al Grosvenor almeno due ore prima.

A meno che… sollevò la cornetta e compose il numero di cellulare della fidanzata. Spento o comunque non raggiungibile, gli comunicò cortesemente la voce registrata dell’operatore telefonico.

Imprecò di nuovo.

Pochi minuti dopo suonò nuovamente il telefono della linea privata.

“Allora?” esordì senza altri preamboli.

“E’ arrivata adesso. È alla reception.”

“E’ da sola?”

“No” rispose l’uomo a Londra.

Un brivido corse lungo la schiena di Webb: “Con chi è?”.

“Un uomo.”

Il vicedirettore per le operazioni in Mediorioente sbuffò infastidito:

“Fin lì credo di arrivarci anche io a meno che non sia diventata lesbica nel giro di cinque ore o poco più” rispose seccato. “Chi è l’uomo? Un fattorino dell’albergo?”

“No, è un tizio alto e bruno.”

Il brivido s’intensificò e campanelli d’allarme cominciarono a risuonare nella mente di Webb.

“E’ in divisa della Marina americana? Ha i gradi da Capitano?” chiese cercando di nascondere l’apprensione.

“No e no. Ma comunque sembrano essere abbastanza in confidenza” aggiunse.

Dannato Rabb! Non poteva che essere lui. Non aveva perso tempo.

“Che sta accadendo?”

“Nulla. L’uomo ha chiamato un fattorino e sta salutando la ragazza. È tutto.”

“Continua a tenere d’occhio la ragazza, Patrick. E riferiscimi di ogni suo spostamento con quel tizio.”

Chiuse la comunicazione ancora più nervoso di prima. Aveva fatto bene a mettere sotto controllo Sarah, con Rabb in circolazione e a piede libero nulla era sicuro e di certo non voleva che si ripetesse quanto accaduto due anni addietro.

 

 





Giardini di Hyde Park
Londra

Aprile 1858

La giornata era tiepida e soleggiata, una tipica giornata primaverile che invogliava ad uscire all’aperto, lo si poteva osservare da quante persone, quel giorno, stavano passeggiando per i giardini di Hyde Park.

Le dame avevano già aperto i loro parasole e sfoggiavano abiti leggeri, dalle delicate tinte pastello, mentre i gentiluomini avevano lasciato a casa mantelli e soprabiti e indossavano semplicemente la giacca sopra al panciotto. Le carrozze chiuse erano rimaste nelle rimesse ed erano state sostituite dai calessi scoperti.

Anche Lady Sarah aveva approfittato del tepore della bella giornata, preferendo però, come sempre, cavalcare Ginger, la sua splendida purosangue; benché dovesse  accontentarsi di una passeggiata all’amazzone, anziché di una sfrenata galoppata all’arcione, tuttavia uscire a cavallo in quel tiepido pomeriggio di inizio aprile serviva a distenderle i nervi.

Erano passati cinque giorni dal ricevimento in casa di Lord Norwich e dall’assurda proposta di Nicholas Thornton, e Lady Sarah non aveva fatto altro che pensare a quello che si erano detti lei e il futuro Duca di Lyndham.

Quell’uomo era davvero pazzo se credeva che avrebbe accettato di sposarlo, pur di essere aiutata ad incastrare Hewitt!

Eppure…

Da giorni stava cercando una soluzione diversa; erano notti che si arrovellava il cervello per trovare un piano migliore di quello che Lord Thornton le aveva sottoposto, eppure non era riuscita a pensare a nulla di meglio. L’idea di Nicholas Thornton, nella sua semplicità, restava la migliore: fingersi un inesperto e sciocco riccone che voleva cimentarsi nell’allevamento di cavalli di razza era il modo più probabile perché Hewitt tentasse di ingannare e frodare anche l’erede del Duca di Lyndham.

Il piano avrebbe potuto funzionare. Ma, nonostante tutto, lei non poteva sposarlo!

Neppure se lui l’avesse davvero aiutata a trovare le prove per incastrare l’uomo che aveva rovinato la sua famiglia.

“Vi trovo pensierosa, Lady Sarah. State per caso valutando la mia proposta di matrimonio?”

Era così immersa nei propri pensieri che non si era neppure accorta che qualcuno le si era avvicinato e le stava cavalcando a fianco. Quando la voce beffarda di Lord Thornton raggiunse il suo cervello, era troppo tardi per allontanarsi e fingere di non averlo visto.

Prima di rispondere, inspirò profondamente l’aria che profumava di glicine, rose e caprifoglio… quell’uomo aveva il potere di renderla nervosa, sgradevole e sempre sulla difensiva.

“Non trattenete il fiato, nel frattempo, Milord,” disse sarcastica, “non vorrei essere causa della vostra prematura dipartita!”

“Sempre così deliziosamente gentile, la nostra Lady Sarah Jane…” rispose lui, avvicinando di più il suo cavallo a Ginger, la quale accolse il morello arabo del Duca senza scomporsi.

Traditrice!, pensò irrazionalmente Lady Sarah, sfogando mentalmente la sua frustrazione sulla cavalla che manteneva il passo tranquilla.

Lei era un fascio di nervi.

Perché quell’uomo la metteva sempre così tanto in tensione? Non riusciva a spiegarselo.

Lo guardò di sottecchi e si rese conto di provare un’assurda e irrazionale, nonché inspiegabile, attrazione per Nicholas Thornton.

Continuava a non piacerle come persona: lo trovava irritante, troppo sfrontato e in certi momenti addirittura subdolo, con un carattere cupo e sgradevole.

Tuttavia, senza capirne il motivo, sentiva che non poteva fare a meno di avvertire il magnetismo che sprigionava e lo strano fascino che esercitava quando si aveva a che fare con lui.

Nonostante tutto era un uomo estremamente interessante.

“Se volete ancora mettere in atto il vostro piano con Hewitt, ritengo che non dobbiate farvi vedere cavalcare il vostro destriero, altrimenti il barone di Wiltshire non crederà mai che siate poco esperto di cavalli…” disse per rompere il silenzio che si era venuto a creare tra loro e che, inspiegabilmente, la irritava più delle loro schermaglie.

“Mi state per caso facendo un complimento, Milady?”

Lei lo guardò, gli rivolse uno stiracchiato sorriso, ma non rispose.

“Oppure state davvero prendendo in considerazione la mia proposta?”, aggiunse lui, beffardo.

“Stavo semplicemente facendo conversazione, Milord” rispose lei, con tono falsamente annoiato.

In realtà l’avrebbe schiaffeggiato volentieri.

Lui riconobbe il lampo d’ira nei suoi occhi e si divertì a prenderla in giro:

“Devo porgere l’altra guancia?” disse ironico, coprendosi con la mano la zona di volto che lei aveva già colpito una volta.

“Ne sarei felicissima…” rispose Lady Sarah, ancora più infastidita perché lui le aveva letto nel pensiero.

“Immagino quanto”, aggiunse Nicholas Thornton, col medesimo tono ironico.

Poi, cambiando improvvisamente discorso, tornò a farla parlare di cavalli.

“Vi piace davvero il mio animale?”

Lei si sentì spiazzata e per un attimo non seppe più come comportarsi; quindi decise che era stufa di sentirsi nervosa in sua presenza e optò per godersi la passeggiata e la conversazione. Se fossero rimasti su argomenti neutri, avrebbe potuto anche essere piacevole.

“E’ uno splendido animale. E’ un Arabo, vero?” domandò, genuinamente interessata.

“Sì, è un morello arabo…”

“E tra i più rari e apprezzati” aggiunse lei, accennando ai garretti bianchi dell’animale.

“Ve ne intendete di cavalli, Milady!” constatò, piacevolmente sorpreso, Lord Thornton.

“Mio padre…” disse semplicemente, come se quel riferimento fosse sufficiente a spiegare tutto.

E a quanto pare lo fu: Nicholas Thornton la trascinò per più di un’ora, mentre lentamente passeggiavano nel parco, in una piacevole conversazione come non ne faceva da tempo… Da più di un anno, si rese conto.

Da quando aveva lasciato André.

 

 

 

Grosvenor Hotel, camera 512
Londra

Aprile 2005

Mac entrò nella stanza preceduta dal fattorino dell’albergo che posò le valigie al centro della stanza.

“Desidera altro ma’am?” domandò.

“No, grazie” rispose Mac porgendogli  la mancia.

Il fattorino ringraziò ed uscì.

Si sedette sul letto e a tutta prima non notò il mazzo di rose rosse poggiato quasi distrattamente sullo scrittoio di fronte alla finestra che dava su Grosvenor Square. Mise in carica il cellulare e non appena lo accese vide la chiamata di Clay e subito lo richiamò.

“Ciao tesoro” lo salutò affettuosamente.

“Che è successo Sarah? Ho cercato di chiamarti ma avevi il cellulare spento. Hai avuto problemi?” domandò preoccupato lui.

“Nessun problema. Mi si è scaricata la batteria mentre ero a pranzo a casa di Harm. È venuto a prendermi di persona all’aeroporto. Molto gentile da parte sua” rispose con semplicità Mac.

Sì, gentile come un serpente a sonagli, pensò Webb ma tenne per sé la considerazione.

“… e così ho conosciuto la sua fidanzata” stava dicendo Sarah.

La mente di Clay registrò solo di sfuggita la notizia, ma due minuti dopo se ne ricordò: “Mi stai dicendo che Rabb si è fidanzato?” esclamò incredulo quando comprese appieno la portata della notizia.

Mac scoppiò a ridere: “Già, da non credere vero? Belinda è adorabile e sono molto innamorati.”.

“Questa sì che è una bella notizia” disse lui, ma Mac non colse il significato recondito di quella frase apparentemente innocente.

Continuarono a parlare del più e del meno e si salutarono.

Solo quando ebbe chiuso con il fidanzato, Mac si accorse del mazzo di fiori.

Si alzò dal letto e lo prese in mano assaporandone l’aroma. Poi vide una minuscola scatola posta proprio al centro del mazzo. La prese e l’aprì: dentro c’erano due meravigliosi orecchini in diamanti montati in oro bianco. Aprì anche il biglietto: “Così puoi fare pendant con l’anello” c’era scritto nella chiara calligrafia di Clay.

Estasiata da quel dono, lo richiamò immediatamente e quando sentì che la comunicazione veniva aperta dall’altra parte esclamò: “Se non avessi già accettato di sposarti ti sposerei subito!”.

Webb rise: “Hai trovato le rose.”.

“Sì e anche quello che era dentro le rose”, rispose Sarah quasi sull’orlo della commozione. “Sono stupendi Clay, ma tu mi vizi troppo.”

“Adoro viziarti e lo sai” rispose

“Ti amo.”

“Anche io e ora riposati, sarai stanca.”

“Agli ordini signore!”

Chiuse la conversazione e si distese su letto con la scatoletta fra le mani e un’espressione estasiata dipinta sul volto: la vita era meravigliosamente bella!

 

Giardini di Hyde Park
Londra

Aprile 1858

“Posso avervi come mia ospite a teatro, domani sera?”

La passeggiata stava volgendo al termine e Nicholas era riluttante a lasciarla andare. Per circa un’ora avevano chiacchierato piacevolmente di cavalli, ma non solo, ed egli aveva scoperto un altro lato di Lady Sarah che lo affascinava: anche lei, come lui, amava la propria terra ed era profondamente attaccata alla dimora di famiglia, al punto da sacrificare moltissimo per mantenerla di proprietà dei Montagu.

“Che intenzioni avete, Milord?” chiese Lady Sarah, “Non crederete che una conversazione sui cavalli, per altro piacevole, mi abbia addolcito al punto da farmi cambiare idea su di voi e sulla vostra proposta?”

Il tono con cui parlò, tuttavia, era più amichevole di quanto non fosse mai stato e strappò un accenno di sorriso alle labbra di Nicholas Thornton.

“Oh, non speravo tanto! Ma confidavo che potesse farlo un invito a teatro…” rispose lui, prendendola in giro. “Ci sarà Romeo e Giulietta. Vi piace?” chiese poi.

“Mhmm… un amore tormentato e impossibile… un po’ come l’Amore in genere…”

“Non sempre è così, Milady. Spesso l’amore è fonte di gioia e di piacere.”.

Lei non rispose, tuttavia lui vide passare nei suoi begli occhi un’ombra di tristezza e di rimpianto.

“Perché avete avuto una brutta esperienza questo non significa che l’amore non possa regalarvi, un giorno, gioia e piacere…” la stuzzicò lui. Ma subito se ne pentì, quando la vide rivolgergli uno sguardo assassino.

“Non ho avuto una brutta esperienza” disse secca.

“Un uomo deve avervi fatto soffrire molto… l’uomo che ancora amate…”

“Non fu lui a farmi soffrire… fui io a fargli del male…” mormorò lei, quasi tra sé.

Poi, accortasi di aver detto più di quanto volesse, cambiò argomento, riprendendo un tono volutamente mondano:

“E poi devo pensare alla mia reputazione: cosa direbbero in società se venissi a teatro, sola, con voi?”

“Mio zio vi farà da chaperon, se è questo ciò che temete” disse rapido lui.

“Vostro zio? Intendete Sua Grazia il Duca di Lyndham? Non credete che sia un po’ troppo avventato presentarmi a vostro zio?” chiese Lady Sarah, prendendolo in giro.

Ma Nicholas Thornton era serio:

“E’ mio zio che desidera incontrarvi. Sua Grazia ha espresso il desiderio di conoscere l’unica donna che sia riuscita a schiaffeggiarmi, quando neanche mia madre vi è mai stata capace!”

“Troppo buona, vostra madre!” rispose lei, divertita. Poi chiese: “Vostro zio davvero sa che vi ho schiaffeggiato? Glielo avete detto voi?”

“Non ce n’è stato bisogno…”

“Capisco. Non è un gran biglietto di presentazione, per conoscere personalmente un duca!” considerò Lady Sarah.

“Al contrario! Mio zio, vi assicuro, vi adora di già per questo!” rispose lui.

Una risata argentina salì spontanea alle labbra di Lady Sarah Jane Montagu:

“Credo che vostro zio mi piacerà moltissimo, Lord Thornton!”

Mai quanto voi piacete a me, Lady Sarah, aggiunse lui, nella sua mente, osservandola incantato.

 

 

 

 


  
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