Erano stati giorni di
pioggia quelli che seguirono alla fine delle Guerra; nonostante ciò, l'autunno
non tardò a venire per ravvivare i torridi colori estivi, sfoggiando un manto
dalle sfumature calde, ed Atene sembrava quasi un'altra città dal punto di vista
dei turisti.
Ma nelle vicinanze, in un luogo ben nascosto dalla vista umana, nemmeno
l'autunno sembrò riuscire a rallegrare gli animi dei Cavalieri; uno, in
particolare, se ne stava seduto in mezzo al cimitero, giocando con una foglia
morta.
La pioggia era cessata, ma le nubi grigie continuavano a coprire il cielo,
rendendo il posto più triste di quanto già non fosse; il ragazzo rabbrividì
appena, sentendo uno strano gelo penetrargli nelle ossa.
"Immaginavo di trovarti qui, Marin." disse, ad un tratto, senza voltarsi verso
la nuova giunta; la Sacerdotessa sobbalzò, colta alla sprovvista, ed i delicati
fiori che teneva fra le braccia per poco non le caddero a terra.
"La stessa cosa non potrei dire di te, Scorpio." ammise, sedendosi di fianco a
lui incurante del fango che si attaccava ai vestiti. "Che disastro, la pioggia
ha sporcato tutto... Tienimi un attimo questi, mentre rimetto a posto."
Il Gold non capì granché di quello che aveva detto, ma lei non se ne preoccupò,
lasciandogli i fiori tra le braccia e cercando poi di togliere il terriccio e
l'erba dalla tomba in pietra davanti a loro.
"Sono Ibiscus..." commentò Milo, puntando lo sguardo sui fiori. "Non sono molto
adatti ad un cimitero..."
"Non so Dick, ma questi erano i preferiti di Cris, di certo se le avessi portato
dei fiori bianchi mi avrebbe lanciato un sacco di maledizioni dall'aldilà!"
Il Cavaliere sorrise,
divertito, e le porse nuovamente gli ibiscus per poterli adagiare sulla lapide;
Marin sospirò.
"è un sollievo vedere che stai
meglio... Ci eravamo preoccupati."
"Non riesco a farmi una ragione di quel che è successo." disse, solo, abbassando
lo sguardo; la Sacerdotessa annuì, posando l'indice sulla lastra di marmo e
seguendo il contorno delle lettere dei due nomi lì incisi: erano morti assieme,
Cristal e Dick, e loro li avevano sotterrati assieme.
"A volte penso di aver sbagliato tutto, forse non avrei mai dovuto prenderla
come allieva."
"Però non è solo questo, vero?"
Milo le lanciò
un'occhiata fugace, chiedendosi come avesse fatto a capirlo; lei, intuendo i
suoi pensieri, scrollò appena le spalle. "Sono una donna. E con questo dovrei
aver detto tutto."
Il Gold non insistette oltre, sospirando. "La verità è che mi sento in colpa."
ammise, in un soffio.
Eagle stette zitta, invitandolo a continuare. "Con questo non intendo solo il
fatto di averle dato qualche cazzotto in testa... ok, molti cazzotti in
testa... o di essere stato scontroso; lo sbaglio più grande che ho
fatto è stato mostrarmi gentile con lei."
"Pensi forse che se non lo avessi fatto probabilmente lei non si sarebbe
innamorata di te?"
Il Cavaliere sobbalzò
appena a quelle parole: sapeva che Cristal gli voleva bene, ma sentirselo dire
in modo così schietto lo turbava; la ragazza sembrò intuire anche quel pensiero,
perché gli posò una mano sulla spalla. "Allora è questo il problema."
"Io non l'ho amata come voleva, Marin." ammise infine lui, prendendosi la testa
fra le mani. "Non che non le volessi bene, anzi, ma non provavo -e non
provo tutt'ora- quello che provava lei: era un qualcosa più forte di
un'amicizia, ma meno di un amore."
La rossa sembrò stupita, stavolta: non pensava che il Cavaliere si sentisse in
colpa per questo.
"Per te era una sorella."
Milo restò in
silenzio, voltando il capo verso di lei; sembrò pensarci a lungo prima di dare
un risposta.
"Sì."
Marin sospirò,
portandosi le ginocchia al petto. "E tu credi davvero che Cris non l'avesse
capito?"
Lui restò in silenzio, osservandola mentre accarezzava i petali di uno dei fiori
che aveva portato. "Va bene, forse era un po' tonta, ma credi davvero che non si
fosse accorta di questo dopo tutto il tempo che avete passato assieme come
allieva e Maestro?"
Il vento prese a soffiare, spazzando via alcune foglie multicolori cadute a
terra; la ragazza scostò le dita dal fiore, sorridendo. "Non te ne ha fatto una
colpa, come sono sicura che non volesse davvero vendicarsi di Camus."
"Come fai ad esserne sicura?"
Lei sbuffò, dondolandosi appena avanti ed indietro. "Ti ricordi la storia del
libro che avevi trovato in Biblioteca? Chi credi che l'abbia messo lì, senza
dire niente a nessuno?"
"Cris? Possibile?" esclamò Milo, strabuzzando gli occhi per lo stupore; Eagle
annuì convinta.
"Non solo: Elise mi aveva detto che era a conoscenza dell'esistenza del
Santuario poiché avuto una sottospecie di sogno premonitore in cui qualcuno le
raccontava cosa stesse succedendo qui. Mur, inoltre, ha detto di essere tornato
in ospedale quella volta perché aveva avvertito il Cosmo di un Cavaliere."
Scorpio scosse la testa, sconsolato. "Non capisco."
"Cris era un'esperta di formule magiche, altrimenti non avrebbe mai potuto fare
un incantesimo così complesso per poter perdere la memoria." si passò una mano
tra i capelli rossi, incerta. "Non ne sono sicura, è solo un'ipotesi, ma credo
che in un momento di incoscienza abbia cercato di far sì che Elise potesse
sapere tutto tramite un incantesimo, magari in modo da poterci avvertire della
Guerra imminente. Però poi non è riuscita a finire la formula."
"Faccio finta di avere capito."
"Come vuoi."
il Gold strappò
qualche ciuffo d'erba dal prato, rimuginando un poco tra sé. "Quindi anche a San
Valentino, quando diceva di volermi parlare, voleva avvisarci del pericolo che
avremmo incontrato facendo il campeggio? Anche questo senza rendersene davvero
conto?"
"Allora qualcosa hai capito."
"Più o meno."
Marin scosse la testa. "Non posso darti una risposta a questo, Milo. Però, sono
più che sicura che nessuno dei nostri avversari volesse davvero ucciderci. Cris
sapeva che Camus non aveva assassinato davvero sua madre e dentro di sé non gli
serbava rancore..."
"E tu..." la interruppe Scorpio, nascondendo a malapena un sorriso. "...hai
scoperto tutto questo da sola?"
"No, lo ammetto, in realtà questo è ciò che ha detto Mur." concluse lei, senza
la minima traccia di imbarazzo; il Cavaliere rise, prima di mettersi in piedi
con un balzo.
"Ora mi sento meglio."
"Si vede." commentò la Sacerdotessa, alzandosi con grazia, prima di
iniziare a camminare. "Forza, Milo, gli
altri ci stanno aspettando alla Tredicesima, devono dirci qualcosa..."
"Arrivo, arrivo... Marin?"
"Sì?"
Il Gold sospirò,
incrociando le braccia dietro la schiena. "Sai, secondo me tu sei un po' come
una mamma per tutti noi Cavalieri."
Lei si fermò, sorpresa, posando lo sguardo sull'amico; poi sorrise,
accarezzandosi dolcemente il ventre.
"Aioria non lo sa ancora, chissà come reagirà?"
Milo non capì subito il significato di quelle parole, continuando a far vagare
lo sguardo dal viso di lei a quello strano gesto che aveva qualcosa di
terribilmente materno.
Un pensiero assurdo si fece largo nella sua mente con prepotenza ed il Gold si
ritrovò a fissare la Sacerdotessa negli occhi, stordito.
"Marin...?"
Dalle esperienze si
impara sempre qualcosa: questa era la filosofia di vita di Shaina.
Quel pomeriggio, sentendo su di sé mille paia di occhi innocenti e curiosi,
intuì che anche lei aveva appreso una cosa importante su se stessa: odiava
i bambini.
I numerosi piccoli esseri che ora le stavano seduti dinanzi per ascoltare la sua
lezione sembravano così piccoli ed indifesi, tanto che la ragazza stentava a
credere che proprio loro l'avevano assalita poco prima, con l'intenzione di
disegnarle con i pennarelli sulla benda che le fasciava perennemente l'occhio
sinistro.
"Uhn... Dunque..." riprese, mentre con lo sguardo sembrava volesse squadrarli
uno ad uno. "Vediamo di ripetere: di che materiale è fatto questo?"
Indicò con l'indice lo scrigno dorato con il simbolo dell'Acquario che aveva
portato per la lezione sui Cloth; i bambini alzarono tutti la mano, quasi
saltellando sul posto.
"è giallo, è giallo!"
esclamarono in coro, contenti; Shaina scosse la testa.
"Non vi ho chiesto di che colore è... e comunque non è giallo, è dorato." disse,
sperando che uno di quei mocciosi riuscisse a risponderle; un bimbo mise su il
broncio, sbuffando.
"Ma quello è giallo!"
"No, è dorato." ripeté lei, mentre una venetta iniziava a pulsarle sulla tempia;
ma il bambino non demordeva.
"Giallo!"
"Dorato."
"Giallo!"
"Dorato."
"Giallo!"
Shaina sarebbe scoppiata da un momento all'altro. "Giallo dorato!" sbottò,
infine; il bimbo rimase un po' in silenzio, poi annuì.
Ringraziando la sua buona stella, la Sacerdotessa riuscì persino a sorridere
pensando che ormai quella lezione era terminata. "Abbiamo finito. Ci sono
domande?"
"Io, io!" un bambino grassottello sventolava entrambe le mani, cercando di
attirare l'attenzione; la ragazza sospirò.
"Dimmi."
"Ma non è un po' grande per essere un cestino della merenda?"
La Sacerdotessa
rischiò seriamente di cadere a gambe all'aria quando vide che gli altri bimbi
stavano annuendo, segno che non avevano capito proprio niente sulla funzione dei
Cloth.
"Mi avvalgo della facoltà di non rispondere... Sì?" domandò, vedendo un'altra
bambina farsi avanti timidamente.
"Signora..." disse, senza sapere quali conseguenze avrebbe avuto quella parola
su Shaina. "Quell'uomo che ti sta aspettando è tuo marito?"
Lei non ebbe il tempo
di scatenare la sua furia su quell'esercito di piccoli mostri: il fresco
venticello che soffiava su di loro si tramutò in una bora che fece scappare i
bambini urlanti a gambe levate, alla ricerca di un riparo.
"Non dimenticate di lavarvi i denti prima di andare a dormire! E magari di
strozzarvi con il dentifricio!" urlò, in modo sadico, una volta che il vento
gelido cessò; la vista del campo di Addestramento deserto le infuse una strana
calma, tanto che si sarebbe messa persino a canticchiare.
"I tuoi nuovi allievi ti adorano, Shaina." commentò Camus, apparso dietro di
lei, senza allegria.
La Sacerdotessa lo fulminò con lo sguardo, prima di sorridere. "Certo, certo, e
lo stesso si può dire di te, maritino caro..."
"Chiamami ancora una volta così e giuro che potrei accidentalmente tirarti il
collo."
"Razza di cafone, non si tratta così la tua fidanzata!" sbottò, tirandogli una
gomitata negli stinchi; lui si piegò appena, stringendo i denti in una morsa
dolorosa.
"Beh, c'è di buono che almeno non usi più parole volgar-"
"Ma porca puttana, che male!" lo
interruppe lei, senza ascoltarlo, portandosi l'indice davanti al viso: le si era
rotta un'unghia.
Camus sospirò,
passandosi una mano tra i capelli: ma cosa gli era saltato in mente di fare
coppia con una Sacerdotessa del genere?
Shaina lasciò perdere il proprio dito, posizionandosi davanti al ragazzo con i
pugni piantati nei fianchi. "Allora, dimmi, come sta andando la missione che ti
ho affidato?"
"Nulla di nuovo, da quando è finita la Guerra sono tornati ottimi amici e
basta." sospirò ancora lui, depresso. "Non ti senti in colpa per avermi chiesto una
cosa del genere? June non sarà molto contenta quando scoprirà che una delle sue
migliori amiche mi ha ordinato di spiare la sua vita privata!"
"Nemmeno Shaka sarà felice, se è per questo... E poi che vuoi che me ne freghi,
tanto non se la prenderanno con me!" esclamò Ophiucus, noncurante, sventolando
la mano come se nulla fosse.
Aquarius inarcò un sopracciglio. "Infatti, se la prenderanno con me... e
questo, scusa tanto, ma mi interessa: nonostante abbia i poteri sigillati, Virgo
rimane comunque il Cavaliere più forte del Santuario!"
"Oh, andiamo, Camussino, se usi quel tono sembra quasi che io ti abbia costretto
a farlo minacciandoti di morte lenta, dolorosa ed atroce."
"Ma è proprio quello che hai fatto, Shaina."
Lei gli picchiettò il
petto con un pugno, mentre il volto assumeva un'aria contrariata. "Sei
terribilmente stronzo quando fai così."
"Adoro contraddirti... Vedi però di moderare il linguaggio d'ora, non ho
nessuna intenzione di avere come compagna uno scaricatore di porto travestito."
Appena finì la frase si scostò appena dalla ragazza, forse aspettandosi di
ricevere un calcio; si sorprese quando vide che questa lo guardava stranita, come in
trance.
"Che c'è?"
"Hai detto una frase usando più di cinque parole." rispose Ophiucus, spalancando
la bocca. "Cazzo, l'algido Aquarius ha imparato qualche vocabolo nuovo allora!"
"Tu invece usi sempre gli stessi..." sbottò lui, sconsolato, passandosi una mano
tra i capelli; Shaina rise appena, stavolta dandogli un pizzicotto sulla
guancia.
"Uhn... Camus?" lo chiamò, con tono serio. "A te piacciono i bambini?"
Il Cavaliere inarcò per l'ennesima volta il sopracciglio, indifferente. "Essendo
stato il Maestro di tanti Apprendisti non dovrei dire una cosa del genere, ma...
no, non li posso soffrire."
Il silenzio che ne seguì lasciò il tempo alla Sacerdotessa di fare qualche
rapido calcolo: aveva un uomo bello, forte, tanto bastardo e per niente melenso
che per giunta odiava i mocciosi; a suo dire, solo una stupida se lo sarebbe
lasciato scappare.
E lei di certo non era stupida.
"Ahah, Camussino,
sposami!" esclamò, in tono scherzoso, attaccandosi al
suo braccio; il Gold s'irrigidì sentendo il proprio arto stritolato, ma si limitò a
scuotere la testa.
"Irrecuperabile... Andiamo, ci attende un'altra assemblea."
"Va bene... Ah, dimenticavo."
Si scostò un poco da lui, prima di stringergli la pelle del polso in un doloroso
pizzicotto. "Questo è per avermi paragonata ad uno scaricatore di porto!"
sbottò, mollandogli il braccio e dirigendosi verso la Tredicesima a passo di
marcia. Aquarius alzò gli occhi al cielo, massaggiandosi la parte lesa.
Milo aveva ragione quando diceva che sono masochista...
La Tredicesima non era mai stata un luogo tetro, nonostante le umide pareti di
pietra; al centro della sala, una luce abbagliante brillava senza fine,
illuminando anche gli angoli più nascosti.
"Sei sicura di quel che vuoi fare, Athena?" la voce profonda di Vayu riecheggiò
contro i muri, donandogli un aspetto solenne; Saori Kido, davanti a lui, stava
annuendo decisa.
"Ho commesso troppi sbagli in questo mondo, voglio solo rimediarvi prima di
scomparire e rinascere come Dea vera e propria."
"Le tue parole nascondo molto coraggio." sentenziò Mah, affiancando il fratello.
"Ma anche molta paura. Ti senti davvero pronta ad affrontare una sorte simile?"
"Lasciare questo corpo umano una volta sigillato il mio potere oppure donare
quel che mi rimane per poter riportare indietro i morti... Non vi è molta
differenza, mi sembra."
Milo, che se ne stava a braccia incrociate appoggiato ad una colonna, alzò la
testa stupito: quasi non gli sembrava vero che Athena volesse davvero
resuscitare i caduti in battaglia.
Ciò significa che forse anche Cristal...?
Il dio del Vento sembrò sorridere. "Ti sbagli. Per quanto il sigillo possa
essere doloroso, non è nulla paragonato al sacrificio che dovrai fare per poter
resuscitare anche solo una persona."
Ashanti, Saint ed i Guerrieri Elementali rimasti stavano in disparte, ascoltando
con attenzione; in quel mentre, Saori si voltò a guardarli, prima di stringersi
le spalle.
"Ho già riportato in vita qualcuno, so qual è il prezzo da pagare."
Sia Vayu che Mah stettero in silenzio, pensando a cosa fare; fu lui a riprendere
la parola per primo.
"E sia, se è questo ciò che vuoi ti lascerò il tempo per poter accumulare
l'energia necessaria al tuo scopo."
I presenti si lasciarono scappare un gridolino di eccitazione, tanto che le
labbra della fanciulla europea si distesero in un sorriso radioso.
"Hai la mia parola, non tradirò la tua fiducia." rispose,
chinando la testa per imitare un inchino; il dio però non era soddisfatto.
"La tua parola non basta, Athena, già una volta hai mancato ad un giuramento. Ho
bisogno di qualcosa di più per poterti credere."
Bastarono quelle parole a placare l'entusiasmo di tutti;
Saori rimase interdetta, torturandosi le mani mentre pensava a come fare.
Il suo
sguardo si posò sullo scettro di Nike, adagiato sul pavimento proprio vicino a
lei, e la fanciulla sembrò aver trovato la risposta.
"Questo..." disse, raccogliendo l'oggetto da terra e porgendolo al dio. "Segno
di potenza e vittoria, lo cedo a te per onorare il mio giuramento."
"Con lo scettro di Nike avrete il potere assoluto sul Santuario, Vayu..."
s'intromise Dauko, avanzando di qualche passo. "Non tanto per l'oggetto in sé,
quanto il fatto che colei che ne era in possesso l'ha ceduto a Voi, riconoscendo
la Vostra autorità."
La luce di Mah tremò appena mentre affiancava il fratello. "Le tue parole sono
veritiere, il nostro patto può definirsi concluso. Avrai tre mesi di tempo per
poter accumulare energia, dopodiché, tu abbandonerai il mondo degli umani come è
giusto che sia."
Athena annuì e le due
divinità, così come erano apparse, svanirono nel nulla; vi fu un momento di
silenzio di tomba, prima che Aldebaran, senza più riuscire a trattenersi,
agguantasse sia Mur che Elise e li stritolasse in un abbraccio.
"Non posso crederci, è meraviglioso!" esclamò, senza preoccuparsi di nascondere
la sua gioia; l'intera sala sembrò risvegliarsi da quello stato di torpore in
cui era caduta e tutti, sia Saints che Guerrieri Elementali, iniziarono ad
esultare.
"Qui ci vuole una festa! Bando alle ciance, iniziamo subito!" saltò su Shura,
euforico, ignorando lo sguardo perplesso di Aphrodite.
Qualcuno scoppiò a ridere senza motivo, altri si limitarono a sorridere per la
notizia; solo Saori era rimasta con un'espressione neutra, osservando il chaos
che regnava nella sala.
"Spero solo che nel frattempo le anime non siano andate perdute..." mormorò,
sconsolata, stringendosi le spalle; le grida festanti si quietarono all'istante.
"Cosa intendete dire, milady?"
"La resurrezione non è sempre possibile, Pisces. Io stessa, quando vi ho
riportati in vita, ho avuto serie difficoltà."
Un brusio di sottofondo si levò appena, prima di lasciare di nuovo posto al
silenzio; gli astanti si lanciarono uno sguardo perplesso, chiedendosi come
uscire da quella situazione.
June si avvicinò a Shaka, schiarendosi la voce. "Tu sei il guardiano alle porte
degli Inferi... Potresti controllare se le anime-"
"No."
Il Gold riuscì giusto in tempo a pronunciare quella sillaba che si sentì
prendere per il colletto.
"Che cosa vorrebbe dire no, Virgo?" sibilò Marin, fulminandolo con gli
occhi celesti. "Ti reca troppo disturbo muovere quel tuo fondoschiena per un
semplice controllo? E tu stai zitto, Aioria!" sbottò, volgendo la testa verso il
ragazzo che si era avvicinato per cercare di calmarla.
Chamaeleon la fissava sbigottita, non si aspettava di certo una reazione del
genere; Shaina, invece, si limitò a battere le mani, entusiasta. "Lo sapevo che
avevi le palle, Marin cara!"
Solo Camus alzò gli occhi al cielo a quelle parole, gli altri sembravano esserci
abituati; Shaka non aveva mosso un muscolo, aprendo piano gli occhi e scrutando
la Sacerdotessa con fare indifferente.
"Non posso, Eagle... Non rimembri che il mio potere è stato sigillato?"
Silenzio.
La rossa allentò la presa, mortificata, per poi stringersi le spalle. "Allora
non c'è proprio niente che possiamo fare?"
"A dir la verità, un modo ci sarebbe..." s'intromise Fryderyk, fino ad allora
rimasto in disparte assieme ai suoi amici; il polacco si voltò verso Josh, che
lo guardava severo.
Milo si fece più vicino ai Guerrieri. "Cosa vorreste dire?" chiese, spazientito:
si era stancato di tutto quel mistero.
Leire osservò il Gold per qualche secondo, come a volergli leggere dentro; gli
occhi castani lo fissavano vitrei, senza emozioni, poi, con calma, la spagnola
alzò la mano e la posò sulla spalla del suo capogruppo. "Penso ci possiamo
fidare. Diglielo."
Il Guerriero dell'Acqua incrociò le braccia al petto, non molto convinto.
"Possiamo richiamare indietro lo spirito di un morto per far sì che voi possiate
comunicare con lui. In questo modo potremo capire se non vi sono problemi con le
anime di coloro che Athena dovrà resuscitare."
Shura, vicino ad Aldebaran, si grattò la testa. "Non capisco, perché faresti
questo per noi?"
Il ragazzo strinse i denti.
"Forse ve lo siete dimenticato, nobile Capricorn, ma durante il nostro ultimo
scontro due miei cari amici hanno perso la vita ed io voglio essere sicuro che possano
tornare... in un modo o nell'altro..."
"E quindi cosa avresti intenzione di fare?" domandò allora Ashanti, con voce
curiosa; Josh si frugò nella tasca, tirando fuori delle vecchie pergamene che sembravano volersi
sgretolare da un momento all'altro. "Questa è una formula che un antico
sciamano ha scritto durante la prima Guerra, richiamerà lo spirito di un morto a voi molto vicino."
"Oh, magnifico, un rito pagano." mormorò Aphrodite, rigirandosi una rosa tra le
dita. "Per caso c'è bisogno anche di un sacrificio umano?"
I suoi compagni lo fulminarono con lo sguardo e Pisces alzò entrambe le mani, in
segno di difesa; Josh non ci fece caso, posando la propria attenzione
sull'incantesimo che aveva davanti.
"C'è solo un problema." disse, alla fine. "Ho bisogno di un volontario che
ospiti l'anima del richiamato per un breve periodo di tempo."
"Ah, lo sapevo!
Quanto breve?" chiese Aphrodite, che già cercava di filarsela; l'argentino
aggrottò la fronte, cercando la risposta nel testo, prima di fare spallucce.
"Non ne ho idea... Vale la pena rischiare, però, vero?"
Non ricevette risposta, al che Josh iniziò a mostrare segni di impazienza.
"Sentite, non ho voglia di perdere tempo! O qualcuno si offre volontario oppure
io ed i miei compagni ce la caviamo da soli!" sbottò, ringhiando.
Marin e Milo si scambiarono un'occhiata eloquente: essendo coloro che più ci
tenevano alla riuscita di quell'assurdo incantesimo, era giusto che fosse uno di
loro a farsi avanti.
Ma Scorpio non riuscì a muovere neanche un passo che una voce spettrale lo fermò
all'istante.
"Che smidollati che siete! Mi offro io!"
Elise era comparsa proprio al centro della Sala, come un fantasma, mostrando una
strana smorfia di fatica nel muovere le ruote della propria sedia a rotelle; non
guardò i presenti avanzando, si limitò ad alzare il pollice in aria verso Mur,
che le sorrise appena.
Kiki deve averla teletrasportata qui.
"Devo avvertirti." le stava dicendo Fryderyk, una volta che lei ebbe
raggiunto i Guerrieri. "Potresti avere un trauma in seguito a questa
esperienza."
"Tranquillo, caro, la mia mente è già scombussolata di suo." rispose Elise,
sventolando la mano con fare indifferente. "E poi sono stata l'unica a rimanere
al Santuario durante la Guerra, perciò anche io voglio fare la mia parte!"
Nessuna obiezione, i Guerrieri sembravano soddisfatti; Josh fece scorrere gli
occhi sul testo per l'ennesima volta, stando attento a non tralasciare alcun
particolare.
"Perfetto... Ora non ci resta che decidere quale spirito richiamare indietro."
I Gold stavolta non esitarono e nella Sala rimbombò un nome che in molti
conoscevano bene; l'argentino annuì, guardando un'ultima volta Elise prima di
alzare una mano, tenendola sollevata sopra la sua testa.
"Buona fortuna." le disse solo, prima di chiudere gli occhi.
Le labbra si mossero, iniziando a recitare sottovoce uno strano testo in una
lingua sconosciuta; pian piano anche gli altri suoi compagni si unirono a lui,
portando le dita di entrambe le mani a toccare le tempie e manifestando
un'insolita energia.
"Mi sembra di essere in un film di esorcisti." commentò Shaina, cingendo il
braccio di Camus con delicatezza; gli occhi dei presenti si puntarono su Elise,
che aveva lasciato ricadere la testa in avanti, come svenuta.
June si sporse un poco in avanti, così come Ashanti, ed il ritmo delle parole
pronunciate da Josh crebbe d'intensità; l'energia rilasciata dagli altri si fuse
in un piccolo turbine, avvolgendo il corpo della disabile e risplendendo di una
luce tanto bella da sembrare innaturale.
Le gambe di Leire tremarono appena e sul suo viso comparve una smorfia di
dolore; riuscì comunque a restare in piedi il tempo necessario alla conclusione
del breve rito.
"Ti abbiamo richiamato dagli Inferi." tuonò Josh, riaprendo gli occhi e
posandoli sulla figura inerme di Elise. "Perciò destati e rivela la tua
presenza, Saga di Gemini."
Dapprima non successe nulla, tanto che gli astanti iniziarono a dubitare della
riuscita dell'incantesimo; sia Leire che i compagni caddero sulle ginocchia,
stremati e con il respiro affannoso.
"Possibile che non abbia funzionato?" mormorò il polacco, con un filo di voce,
asciugandosi il sudore sulla fronte.
Kanon si avvicinò ad Elise, abbassandosi tanto da poterla osservare in volto:
respirava ancora, tranquilla, e l'espressione beata che mostrava avrebbe indotto
chiunque a credere che fosse addormentata.
"Siamo sicuri che avete richiamato lo spirito giusto?" domandò, dubbioso,
inarcando un sopracciglio.
Fu allora che la
ragazza parve riprendere i sensi e Kanon non ebbe nemmeno il tempo di scostarsi
che lei alzò la testa di scatto, agguantandolo per il collo.
"Razza di cretino, siamo gemelli e non mi riconosci nemmeno più??" ululò, fuori
di sé; i Gold sorrisero.
"Sì, è lui."
"Sì, è lui un corno!" gridò ancora la voce di Saga, allentando la presa
sul gemello che poté riprendere a respirare. "Che cavolo avete combinato? Perché
sono intrappolato in un corpo da ragazzina? Ah, giuro che stavolta vi ammazzo
tutti!"
"Fratello, per favore, rilassati..." rantolò Kanon, una volta in piedi e
massaggiandosi il collo; il viso di Elise si rilassò.
"Va bene, d'accordo, sono calmo." disse, tornando il tranquillo Cavaliere
che gli altri ricordavano; vi fu un momento di imbarazzante silenzio, prima che
Josh si schiarisse la voce.
"Ehm... Perdonateci, nobile Saga, per averVi richiamato indietro." esitò
l'argentino. "Ma abbiamo bisogno del Vostro aiuto."
Il corpo di Elise si mosse, volgendo la testa verso il Guerriero con fare
inquietante; lo osservò a lungo, scrutandolo per bene, prima di sospirare.
"Comprendo, ragazzo... Avete bisogno di sapere quali anime potete resuscitare,
vero?"
"E tu come fai a saperlo?" domandò Aldebaran, incredulo; l'ex compagno sorrise
appena, annuendo.
"Logico, dopo una Guerra del genere ovviamente la priorità diventa riportare in
vita i caduti in battaglia." i Gold lo videro muoversi per tentare di alzarsi,
in modo goffo, ma senza risultato. "Tsk, questo corpo non funziona per niente
bene."
Shura inarcò un sopracciglio, confuso. "Hai assistito agli eventi dagli Inferi?"
"Sì, Capricorn, anche se devo dire che avrei preferito non assistere alla
disfatta dei Cavalieri di Athena." la sua voce si fece più profonda, dura. "Pare
che solo i Bronze siano in grado di riportare facili vittorie, uhn?"
"Non è questo il punto, Saga." lo interruppe Mur, pacato. "Sai già il motivo per
cui ti abbiamo richiamato, quindi ti prego di rispondere."
L'interpellato lo guardò, assottigliando le labbra in un sorriso amaro. "Sei
divenuto Gran Sacerdote, Aries, eppure non sei cambiato affatto, a differenza di
me. Che nostalgia..."
Il Gold non rispose, limitandosi a fissarlo con una punta di tristezza nello
sguardo; il corpo di Elise sospirò, reclinando la testa in avanti.
"Non vi sono problemi con le anime, potete procedere senza alcun impedimento."
I presenti si lasciarono andare ad un sospiro di sollievo e qualcuno esultò
anche; eppure Gemini sembrava avere qualcosa da dire.
"Questo almeno per quanto riguarda prima della battaglia." continuò,
arrestando la gioia dei presenti. "Tuttavia, gli spiriti coloro che hanno perso
la vita nell'ultimo scontro sono scomparsi."
Le parole appena sussurrate dall'ex Cavaliere ebbero l'effetto di una doccia
ghiacciata sui presenti; Marin si sentì togliere il fiato e se non fosse stato
per Aioria probabilmente sarebbe caduta.
"Come sarebbe?" saltarono su Milo e Josh, in coro; Saga scosse la testa, quasi
affranto.
"Come penso vi abbia spiegato Lady Saori, non sempre la resurrezione è
fattibile. Ciò può avvenire solo se la morte dell'individuo non corrisponde a
quella che il destino aveva tracciato per lui." la sua voce profonda riecheggiò
per la sala, giungendo nitida alle orecchie degli astanti. "Nel nostro caso, i
Gold possono tornare in vita al massimo due volte se il decesso è dovuto a causa
di un'intromissione divina."
"Quindi se una divinità avesse ucciso un mortale, egli può essere riportato
indietro?" domandò Ashanti, stringendosi le spalle: tutto quel discorso sul
destino le riportava alla mente Northia.
Saga annuì con il capo. "è
possibile, sì."
"Ma allora perché Athena non ha riportato in vita anche te?" fece Kanon, quasi
con rabbia; il gemello volse lo sguardo verso di lui ed un lampo di tristezza
sembrò attraversare le iridi singolari di Elise.
"Voleva farlo, fratello. Volevo farlo per davvero." disse, levando un
brusio di sottofondo da parte dei Gold tutti infatti credevano che Saori non
l'avesse fatto per un semplice capriccio.
"Non tutti sono morti per cause divine." riprese Saga, in tono neutro. "Il
destino di Aiolos era già segnato da tempo ed ora egli probabilmente veglia su
di voi dalle stelle." Nel sentire il nome del fratello, Aioria s'irrigidì
appena, senza accorgersene; distolse lo sguardo, poggiando la fronte contro la
fredda colonna vicino a lui.
"Inutile dirvi di DeathMask, penso che capiate perché non può lasciare gli
Inferi. Per quanto riguarda me, invece... beh, la mia morte l'ho decisa io."
Calò ancora il silenzio ed in molti sembravano non reggere la tensione che si
sentiva nella Tredicesima; Saga aveva abbassato lo sguardo per un momento, prima
di riprendere il discorso. "C'è un solo motivo per cui non trovate le anime a
cui siete interessati."
Milo sobbalzò, posando
la propria attenzione su Gemini. "Quale? Cosa vuoi dire?"
"è
molto semplice: probabilmente sono già tornati in vita."
"Co..? Ma chi..?"
"Non ci arrivi, Eagle? Chi credi che abbia tanto potere da fare una cosa del
genere?"
Il greco si portò una mano alla testa, stanco di tutte quelle domande. "Un dio."
"Certo." fece Ashanti, sorridendo appena. "Che sia stata Northia, rinata come
divinità?"
"Non so rispondere a questa domanda, ragazzina, ma credo che non sia importante
saperlo." Saga si portò una mano alla tempia, con una smorfia. "Temo che ci sia
rimasto poco tempo per parlare, entro breve tornerò negli Inferi."
"Però-"
"No, Kanon, è giusto così." lo interruppe, calmo. "Prima di sparire voglio
avvertirvi: molto probabilmente coloro che verranno resuscitati perderanno la
memoria riguardo a quanto successo durante questa lunga guerra. Tuttavia, una
volta tornati in vita, è possibile che incontrino una delle persone a cui erano
molto legati." I suoi occhi si posarono stranamente su Milo, che non distolse lo
sguardo. "Sta a voi, dunque, decidere se raccontare tutto, per far sì che
recuperino i
ricordi, oppure lasciarli andare. E su questo, purtroppo, io non vi posso
consigliare."
I Gold annuirono, comprensivi, e Saga sorrise. "Devo ammettere che è stato bello
rivedervi, anche se per poco; ora, però, è tempo che vada."
La sua voce sembrava allontanarsi a quelle parole ed Elise iniziò a chiudere gli
occhi, piano.
"Saga!"
"Uhn?"
Kanon lo stava osservando e nei suoi occhi si potevano scorgere scorci di
sentimenti che dalla voce non trasparivano; prese un profondo respiro e strinse
appena i pugni, senza però smettere di osservare il fratello.
Se qualcuno in Sala si aspettava delle parole commoventi o cose del genere,
probabilmente rimase deluso: il Cavaliere di Gemini infatti non disse nulla, se
ne stava fermo con le labbra quasi sigillate.
Ma nei suoi occhi si agitava qualcosa che pochi riuscirono a scorgere, qualcosa
che non si poteva esprimere a parole poiché vocaboli adatti sembravano non
esistere; ansia, tormento, affetto, tutti sentimenti che a voce perdono
importanza, intensità, riducendosi a diventare solo un ammasso di suoni privi
del calore originario.
E Saga capì, forse spinto dal legame di sangue che una volta i due fratelli
avevano cercato di dimenticare; annuì, solo, e le labbra di Elise si mossero
ancora una volta, prima che lo spirito del defunto tornasse nel luogo ove
risiedeva.
Addio.
"Nasser."
L'egiziana sobbalzò violentemente, tanto che rischiò di perdere l'equilibrio e
ruzzolare dalla Tredicesima fino alla Prima; si aggrappò ad una colonna,
voltandosi e portandosi una mano sul cuore.
"So di non esserti tanto simpatica, ma non è carino farmi morire d'infarto,
Maestro." disse, riprendendo fiato e tentando di calmarsi; il cuore, però, aveva
ormai preso a battere furiosamente.
Kanon sorrise nel sentire quell'appellativo, incrociando le braccia al petto.
"Non sono più il tuo Maestro, lo sai."
"..."
Ashanti distolse lo sguardo, puntandolo verso l'orizzonte; il Cavaliere la
imitò, avvicinandosi un poco. "A quando la partenza?"
"Oggi, tra un'ora esatta devo farmi trovare fuori dal Santuario."
Le sembrava una scemenza fare botta e risposta con il Gold, ma proprio non aveva
voglia di iniziare un discorso serio; Kanon, poi, non era molto comunicativo.
Alle loro spalle, all'interno di una Tredicesima dalle porte spalancate, Marin
aveva messo entrambe le mani sulle spalle di Aioria, sia per tenerlo fermo che
per reggerlo nel caso svenisse; i Gold e le Sacerdotesse, che erano stati
chiamati da quel traditore di Milo, li stavano accerchiando in attesa di sapere
cosa avrebbe detto Eagle di così importante.
"Pensavo foste ritornati tutti nelle vostre Case." disse l'egiziana, stavolta
guardando la scenetta che si stava svolgendo all'interno; il sorriso
indifferente che aveva sulle labbra era forse il più ipocrita che avesse mai
mostrato.
"Sì, ma poi Milo ha sparso la voce che Marin dovesse annunciare qualcosa, quindi
ci siamo precipitati qui e... Nasser?"
"Sì?"
"Perché mi stai evitando?"
La ragazza volse la testa verso di lui, tentando di mostrarsi sorpresa
nonostante le tremassero le labbra.
"Ma io non ti sto evitando."
Kanon non aggiunse nulla, si limitò a guardarla con quello sguardo serio che
sembrava leggerle dentro ed abbattere tutte le mura di difesa che l'egiziana
aveva costruito attorno a sé, lo sguardo che aveva sempre riservato solo a lei.
Ashanti si morse il labbro, ringhiando la sua disapprovazione. "Ho capito, ho
capito! Ma che ci posso fare se mi sento male al solo pensiero di andarmene?"
Un coro di urla alle loro spalle impedì a Gemini di chiedere di più: la maggior
parte dei Gold era infatti saltata addosso ad Aioria, che se ne stava rigido
come un pezzo di legno e balbettava qualcosa che somigliava terribilmente a
papà; Shaka e Mur stavano sorridendo vicino ad una Marin purpurea che veniva
strozzata dalle sue compagne.
In poche parole, era scoppiato un casino tremendo.
"Uh, credo di aver
perso l'udito." mormorò Ashanti, tentando di massaggiarsi le orecchie; il
custode della Terza forse non la sentì, era troppo intento a guardare perplessi
i compagni.
"Povera Eagle, credo che prima o poi ammazzerà Milo per averci chiamati."
La ragazza rise, comprensiva, ma il sorriso le sparì dalle labbra quando lui
tornò a guardarla, serio.
"Si può sapere che c'è, ancora?" sbraitò Ashanti, spazientita. "Te l'ho detto
cosa c'è che non va, smettila di tormentarmi!"
"Nasser..."
"Sono stata la confezione di una divinità senza che nessuno mi abbia chiesto il
permesso, mi hanno spedito qui con un motivo futile ed ho passato il Natale
peggiore che potessi sperare!"
"Nasser."
"Mi avete costretto a combattere, a diventare una macchina da guerra, ho
incontrato l'Asse da Stir- Cristal." si corresse, arrossendo appena, prima di
ricominciare con il fiume di parole senza che il Cavaliere facesse una piega.
"Sono stata esiliata, ho ucciso un numero impressionante di soldati ed ho
combattuto una Guerra che non era neanche mia! E sai cosa mi fa più rabbia? Il
fatto che mi sembra passato tutto così in fretta!" riprese fiato, incurante del
fatto che stesse urlando. "Posso lamentarmi quanto voglio, ma la verità è che ho
vissuto l'avventura più incredibile della mia vita, mi ha aiutata a crescere, a
smettere di essere un'oca snob senza cervello di cui i genitori non si curano ed
ora vorrei rimanere qui per sempre e non tornare mai più in quello schifo di
casa e-"
"E allora resta."
Le ultime parole di
Ashanti le morirono in gola; i suoi occhi carbone si soffermarono sul volto di
Gemini, guardandolo straniti, mentre la ragazza tentava di riprendere fiato.
"Eh?" fu l'intelligente commento che le sfuggì dalle labbra, mentre si passava
una mano tra i capelli scompigliati.
Kanon fece spallucce, come se stesse raccontando qualcosa di ovvio. "Non vuoi
tornare a casa, non c'è nessuno che ti aspetta e qui noi non ti vietiamo di
restare, perciò..."
"M-ma..."
"Se invece vuoi davvero andare, mi auguro almeno che tornerai a trovarci."
L'egiziana boccheggiò, incredula, e per un attimo credette di svenire proprio
lì; scosse la testa, in modo energico, prima di inarcare un sopracciglio.
"Non stai scherzando?"
"No."
"Davvero posso restare?"
"Sì."
"Ne sei sicuro?"
"Nasser..." mormorò lui, esasperato; Ashanti rimase ancora imbambolata per un
po', prima di sorridere.
"Beh, sai, a dire il vero ho già prenotato la crociera... Ma se proprio morite
senza di me-" Kanon alzò gli occhi al cielo. "-allora penso..."
Lasciò cadere la frase con uno sbuffo, prima di prendere la rincorsa e saltare
al collo di Gemini, che per poco non perse l'equilibrio.
"Ahh, lo sapevo che mi amavi così tanto!" rise, rafforzando talmente la presa
che per poco non lo soffocò; il ragazzo roteò gli occhi, prima di passarle un
braccio attorno alla vita.
"Sì, certo, l'importante è crederci."
Non si accorse che l'egiziana era avvampata non appena l'aveva stretta in quel
casto abbraccio; si limitò ad osservare per un attimo l'orizzonte, prima di
abbassare lo sguardo verso la ragazza.
"Nasser?"
Lo strano tono da lui osato non piacque molto ad Ashanti, che alzò timidamente
la testa per guardarlo; si ritrovò a fissare un sorriso terribile, inquietante,
che la fece sobbalzare.
Solo allora si accorse che l'apparente abbraccio in cui si ritrovava stretta non
era un gesto romantico, ma un modo per impedirle ogni via di fuga; deglutì,
nervosa, prima di tentare con uno sguardo innocente.
"Sì?"
Kanon sembrava trattenersi dallo strozzarla. "Si può sapere perché ora in camera
mia ci sono le pareti con i cuoricini ed un letto matrimoniale che non ho mai
avuto?"
Più tardi, quando
ormai il sole era ben alto nel cielo, qualcun altro si preparava a partire: ai
piedi della Prima Casa, infatti, Elise sembrava non voler distogliere lo sguardo
dal Santuario ed ogni tanto sospirava con aria triste.
"Suvvia, non fare così." le disse Irzule, posandole una mano sulla spalla. "In
fondo è per il tuo bene, l'hai detto anche tu."
La ragazza volse la testa verso di lei, per poi annuire; Mur ed Aldebaran,
davanti alle due, attendevano pazienti.
"La tua è stata una decisione coraggiosa, Elise." proferì Aries, stranamente
senza sorridere. "Sei sicura di quel che fai?"
"Stare rinchiusa in un manicomio ed essere costretta a rimanere in una stanza
grigia? Beh, non è il massimo del divertimento, ma va bene."
I due Gold parevano preoccupati, anche se tentavano di non darlo a vedere; Elise
sospirò, torturandosi le mani.
"Ho passato tutta la vita in un inferno, desiderando solo di morire. Ora,
invece, voglio guarire, perché ho scoperto una cosa bellissima."
Aldebaran inarcò un sopracciglio. "Che cosa, se posso sapere?"
Lei alzò la testa verso di loro. "Che nonostante tutto ho trovato degli amici
veri e che non sarò mai sola come prima."
Lo sguardo della ragazza si posò sull'anello d'argento che le fasciava il dito,
per poi tornare ad osservare i due Cavalieri con fare deciso; nell'udire quelle
parole, sia Aries che Tauros annuirono, dischiudendo finalmente le labbra in un
sorriso.
"Si è fatto tardi." disse Irzule, voltando la testa verso l'orizzonte. "Dobbiamo
andare, Gran Sacerdote."
"Ti verremo a trovare, Elise." promise Aldebaran, portandosi una mano sul cuore
con gesto teatrale e strappando una lieve risata dalla ragazza; Mur annuì a
quelle parole, prima di guardare l'asiatica.
"Te l'affidiamo, sappiamo di poter contare su di te." disse, prima di sorridere
di nuovo. "Perciò non deluderci, Silver Saint di Volpecula."
Irzule fece un cenno con il capo, orgogliosa di sentirsi chiamare a quel modo,
prima di portarsi dietro la sedia a rotelle di Elise e condurla verso le porte
del Santuario; la disabile non si voltò più, tenendo lo sguardo dritto dinanzi a
sé e congiungendo le mani in segno di preghiera, mentre i Gold attesero ancora
un poco prima di rientrare e lasciarsi alle spalle le due.
"Una fine triste, non trovi?" domandò la Sacerdotessa, sporgendosi appena verso
l'altra; Elise sorrise, inclinando appena la testa di lato.
"Tu dici?" chiese, volgendo un'ultima volta gli occhi verso la figura imponente
del Santuario che, pian piano, veniva inghiottita dalla nebbia.
"Io invece credo che questo sia un nuovo inizio."
ab
Quella volta camminavo per le vie della città di Atene.
Il vento autunnale soffiava leggero, portando con sé i suoni ed i rumori della
città; chiusi gli occhi, portando le mani in tasca ed iniziando a fischiettare
come se nulla fosse.
Quanto tempo era passato dall'ultima Guerra? Due mesi? Tre mesi?
Nessuno di noi sarebbe riuscito a rispondere.
Il
patto con Vayu si era concluso ed Athena aveva mantenuto la sua promessa,
esaurendo il potere rimastole per riportare in vita coloro che erano morti;
Saori si era ritrovata così ad essere una ragazza qualunque, anche se
l'esperienza vissuta l'aveva fatta crescere moralmente.
La vita al Santuario ritornò alla normalità, ripopolandosi presto di Apprendisti
desiderosi di ricevere un'armatura; anche senza Athena, noi Cavalieri avremmo a
proteggere questo pianeta nel caso di bisogno.
Non perché qualcuno ce l'avesse ordinato, ma perché questo è il destino che ci
eravamo scelti.
Sia
Saori che Nasser decisero di rimanere al Grande Tempio in qualità di
Consiglieri, anche se l'egiziana sembrava più interessata ad innervosire Kanon
che ad altro; Irzule faceva enormi progressi in poco tempo e sostituiva Marin in
qualità di Maestra in quanto Eagle si poteva occupare solo delle lezioni
teoriche.
Noi tutti non vedevamo l'ora di veder nascere il figlio suo e di Aioria, che
ancora non riusciva a credere di star per diventare padre; Shaina, in
particolare, sosteneva che il bimbo della sua migliore amica sarebbe stato un
angioletto in confronto ai marmocchi che le erano capitati come allievi e che
già si immaginava un vispo neonato che gattonava per tutte le Case dello
Zodiaco, inseguito dai suoi numerosi zii.
E io?
Beh, io avevo ripreso la vita di sempre: allenamento, allievi e baldoria; mi
mancava la solita routine.
Di
certo non avrei mai potuto immaginar cos mi sarebbe capitato quel giorno.
Senza fare molto caso a dove stessi andando, passai dinanzi ad una taverna e
l'intenso profumo di carne alla brace sembrava chiamarmi a gran voce; decisi di
camminare ancora un po' prima di pranzare, così svoltai l'angolo della via.
Mi lasciai scappare un sospiro quando vidi che ero capitato in un vicolo cieco,
ma mi fermai all'istante come la testa prese a girarmi: che stessi avendo un
déjà-vu?
Non ebbi il tempo di capire bene cosa stesse succedendo che venni travolto da
una figura davvero poco delicata, finendo a terra.
"Che diavolo..." inizia ad imprecare, prima di sentire una mano premere sulla
bocca; lo sconosciuto che era finito sopra di me si gettò un'occhiata alle
spalle, riuscendo a scorgere due uomini armati di matterelli correre come matti
per la via principale, senza degnarsi di controllare il vicolo in cui eravamo
noi.
"Torna qui, razza di ladruncolo da quattro soldi!" stavano gridando, prima di
sparire dalla vista altrui.
Mi rialzai, sbuffando, scostandomi lo sconosciuto da dosso con uno strattone;
quello finì a gambe all'aria e gemette di dolore, massaggiandosi il collo.
"Che cazzo fai, idiota, rischiavo di rompermi il collo!" sbottò una voce
femminile, così famigliare da farmi sbiancare.
Mi voltai verso di lei, ritrovandomi a fissare due occhi color miele che mi
mandavano una serie di imprecazioni.
"Cris?"
La
ragazzina parve sorpresa, si appoggiò al muro con una mano senza però smettere
di guardarmi intensamente.
Restò in silenzio per un po', prima di sospirare di sollievo. "Che paura,
pensavo fossi uno a cui avevo rubat- voglio dire, a cui avevo preso in prestito
il portafoglio."
Non potevo crederci.
"Ma sei davvero tu?"
"Scusa, ci conosciamo?" mi chiese, inarcando un sopracciglio. "Perché a me
ricordi qualcuno, ma non so chi."
In quel momento venni tentato dal rivelarle la mia identità, di far sì che le
tornasse la memoria dell'anno che aveva passato al Santuario, ma la mia bocca
rimase sigillata.
Era forse giusto ricordarle ciò che aveva passato? Le stragi a cui avevamo
assistito?
Lei mi
squadrava da capo a piedi, scettica, prima che qualcosa la facesse sobbalzare.
"Milo." disse, puntandomi il dito contro e spalancandola bocca.
Le parole di Saga mi rimbombarono nella testa, impedendomi di ragionare: avevo
il destino di quella piccola rompiscatole nelle mie mani, cosa avrei dovuto
fare?
Si ricordava di me; non sapevo se rallegrarmene o preoccuparmi; vedendo la
faccia stravolta che feci, Cris si strinse le spalle, inclinandola testa di
lato. "Mi ricordo solo il tuo nome... Sei forse stata una persona importante per
me?"
La
osservai ancora per un momento negli occhi, cercando di capire se stesse
veramente ricordando; poi, sospirando piano, sorrisi.
"Devi aver sbagliato persona, ragazzina. Io non ti ho mai vista."
"Oh."
Avere
il potere di decidere le sorti altrui, di stravolgere un'intera esistenza, non
equivaleva ad averne il diritto.
"Beh, ci vediamo." dissi solo, prima di voltarle le spalle; lei rimase immobile,
con lo sguardo a terra, osservando le piccole pietre presenti nel vicolo.
"Stai mentendo."
Girai la testa nella sua direzione, fermandomi; Cris mi si era avvicinata. "Sono sicura che tu eri importante per me." disse, convinta, prima di sorridere appena. "Perciò, ti posso almeno abbracciare?"
Richiesta insolita, anche se forse dovevo esserci abituato; mi voltai
interamente verso la ragazzina, un po' spaesato, ma Cris mi aveva già passato le
braccia attorno alla vita, quasi stritolandomi.
Non era abituato a certe dimostrazioni d'affetto e tutto quello che potei fare
fu posarle una mano sulla testa.
Lei rimase lì ancora un poco, prima che la testa di un ragazzino facesse
capolino nel vicolo.
"Cris, vieni, pericolo scampato." fece, squadrandomi in modo poco amichevole;
l'interpellata mi lasciò andare, senza comunque smettere di fissarmi.
"è
un addio?"
"è
un addio."
La ragazzina sorrise, annuendo. "D'accordo. Allora addio." disse, prima di superarmi e correre nella via grande. "Arrivo, Dick! Però aspettami!"
Li vidi sparire in una
strada secondaria e con loro l'angoscia che mi aveva accompagnato in quei
giorni; rimasi ancora per un attimo immobile, in mezzo alla via, prima di
sorridere e girarmi verso la direzione opposta.
L'odore di carne della taverna passata mi tentò di nuovo e la cameriera che
serviva i tavoli fuori mi lanciò un'occhiata curiosa; decisi quindi di non
indugiare oltre, poiché anche il mio stomaco reclamava cibo, quindi mi portai
una mano in tasca per pescare il portafoglio.
La cameriera sembrò essersi presa un infarto quando lanciai un urlo di rabbia,
voltandomi verso la fine della strada e sgretolando la prima cosa che mi era
finita tra le mani.
Maledetta
piccola peste.
Mi ha rubato il portafoglio.
Ebbene
sì: dopo due anni ho finalmente ultimato la mia prima long-fic! Dio, non
ci credo!
Non volevo fare un capitolo troppo melenso o troppo depressivo, ho quindi
tentato di riadottare lo stesso stile del primo capitolo -l'ultima parte, se
notate, è quasi uguale all'inizio, ma con finale differente, il tutto per
riprendere il titolo del capitolo.
Ho cercato di contenermi con le coppie, visto che è la prima cosa sentimentale
che scrivo; qui, infatti, ci tenevo a fare un riassunto:
- Cris e Milo, come lui spiega all'inizio, non sono mai stati una coppia
amorosa, almeno da parte del Gold. Questo perché trovo banale far finire insieme
i due protagonisti, soprattutto per me che non sono una fan del romanticismo;
non volevo che pensaste che avevo scritto una storia solo per far fidanzare i
Cavalieri d'Oro.
- Cris e Dick: ecco, questa invece sarebbe la coppia originaria; penso che
abbiate tutti capito che, prima che Cris perdesse la memoria, i due erano
fidanzati. Ho lasciato comunque un finale aperto per loro, quindi potete pensare
che siano ancora insieme oppure che sono solo buoni amici.
- June e Shaka: povera June, l'ho fatta penare un sacco e anche per lei e Virgo
un finale aperto! In realtà il problema era proprio il Gold, non credo che si
possa conquistare molto facilmente un tipo così... Sono comunque molto amici,
direi che ne è valsa la pena ^^
- Marin e Aioria: vabbè, questa è quasi una coppia ufficiale, nulla da dire se
non che li adoro!
- Kanon ed Ashanti: anche qui, finale aperto, giudicateli come credete.
- Shaina e Camus: la coppia che all'inizio pensavo di scartare e che alla fine è
forse quella che ha riscontrato più successo... Oramai mi ci sono affezionata!
Parlando dei personaggi, la più complicata per me è stata Marin: non sapevo proprio come renderla, alla fine spero comunque di averla azzeccata... Se non è così non vergognatevi a farmelo presente, anzi, mi aiuterà a non fare simili errori in altre storie ^^ lo stesso vale per gli altri personaggi.
Bene,
questa è davvero la fine, qui vi devo salutare; ho in mente un'altra storia,
molto più corta, ma non so se la realizzerò mai, staremo a vedere.
Ringrazio tutti voi che mi avete seguito, perché è grazie a voi se sono riuscita
ad andare avanti nonostante i ritardi cosmici; scrivendo questa storia sono
cresciuta, così come i miei personaggi.
Ho cercato di tirare fuori il lato più reali di loro, tentando di mantenerne il
carattere reale e di non strafare; considero questa storia come il mio primo
traguardo, a cui spero ne seguiranno altri.
Un abbraccio di cuore a tutti voi, davvero, grazie per tutto quello che avete
fatto per me, per i commenti, le critiche, il sostegno, insomma... tutto!
Con affetto,
Dafne
Ps: e se non l'avete ancora iniziata, buona sopravvivenza a scuola XD