Non pensavo l'avre mai rivisto. Non pensavo mi avrebbe fatto lo stesso effetto della prima volta,non dopo quello che mi aveva fatto. Non pensavo avrei provato ancora le stesse emozioni. Non pensavo avrei reagito così.

Ero convinta di aver superato tutto,di essere diventata più forte,di essere in grado di poter andare avanti. Ma non lo ero.

Vedendolo mi era crollato addosso tutto quello che avevo costruito negli ultimi tre anni. 

Ero tornata ad essere la ragazzina di 14 anni che aveva appena iniziato il liceo. Eppure da allora ne erano passati 5 di anni.

Erano 3 anni che non vedevo i usoi occhi e il uso sorriso.

Rivedendoli avevo capito quanto mi erano mancati.

Quanto,inconsciamente,ne avevo avuto bisogno.

 

Ero fuori l'asilo,era il secondo giorni di scuola di mio figlio. Aveva 3 anni,i capelli bionso scuro e gli occhi castano chiaro. Si chiamava James. Ogni volta che dovevo chiamarlo,pronunciare quel nome,dentro di me si scatenava l'inferno.

 

Mi sentì così debole quando lo vidi.

 

<< James >> lo chiamai. Ero preoccupata. Aveva solo 3 anni,non volevo che mi lasciasse così. Avrebbe fatto amicizia con altri bambini,passato pomeriggi a casa loro,con altre madri,e quest'idea mi spaventava. Era lui che aveva sempre riempito le mie giornate. Se non ci fosse stato mio figlio sarei caduta in depressione.

<< Vieni qui,hai dimenticato la merenda >> mi chinai verso di lui aprendo le braccia. 

Lo abbracciao,lo strinsi forte a me,per poi dargli la sua merendina preferita.

Si allontanò da me. Passò la porta della scuola e salutò la maestra.

 

Rimasi lì ancora un pò. Da un lato perchè rimanendo lì sarei stata più vicina a James,e un pò perchè volevo starmene da sola e così mi sedetti su una panchina,presi un buon libro e iniziai a leggere.

 

D'un tratto sentì qualcuno poggiamri le mani sulle spalle. Erano mani clase,che ricordavo bene. Mani che mi avevano toccata molte volte. Mani sicure,di cui mi fidavo,e di cui ero pronta a fidarmi di nuovo. Mani che avevo riconosciuto subito,nonostante non ci fosse un contatto diretto con la mia pelle.

Le lacrime mi avevano già rimepito gli occhi,ma non volevo che uscissero.

Il libro mi cadde da mano.

Lui non doveva vedermi piangere,non per lui,non in quel momento.

Cercai di resistere,mentre dentro scoppiavo.

Lui doveva sapere che ero forte,che ero andata vanti anche senza di lui,nonostante il vuoto che mi aveva lasciato dentro.

Ma non sono mai stata brava nel dare retta all'orgoglio.

Fu per questo che un secondo dopo mi ritrovai le stesse mani che erano poggiate sulle mie spalle,sul mio viso,ad asciugarmi le lacrime.

Ero crollata,davanti a lui.

Lui non meritava le mie lacrime,lui non meritava più nulla da me!

Si mise davanti a me e fece una cosa che mi prese del tutto alla sprovvista.

Mi abbracciò.

Non ci capì più nulla. Volevo odiarlo,ma non ci riuscivo.

Quelle braccia mi tenevano così sicura,così calma. Mi era mancato,non potevo negarlo.

Si staccò da me.

"Perchè l'hai fatto?" pensai.

Raccolse il mio libro dalla neve fresca di un paesino dell'Inghilterra,per poi poggiarlo sulle mie gambe.

Si sedette accanto a me.

Era così vicino,eppure così lontano.

Restammo in silenzio per un pò,nessuno dei due sapeva cosa dire.

Poi fece una cosa un pò azzardata.

<< Buongiorno Stewart >> Stewart? Mi aveva chiamata Stewart,così come mi salutava ogni volta che uscivamo,come mi chiamava tutti i giorni.

Una lama che mi trafisse il cuore.

In quel momento avrei voluto riprendere a piangere,avrei voluto urlare,sbattergli in faccia tutto il dolore che mi aeva procurato,e invece non feci nulla di tutto ciò.

Presi un bel sospiro e mi limitai a un << Buongiorno Payne >>.

-And I will give you all my heart
so we can start it all over again.