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Autore: Sallivergron    01/03/2013    1 recensioni
Questa storia parla di una scuola d'arte, la Ohio School of Arts, un istituto che dedicato interamente alle discipline che tutti noi vorremmo fare a scuola- almeno credo - quali il ballo, il canto e la recitazione. I ragazzi saranno sottoposti a due prove e continue novità. Non sempre la loro vita sarà facile. Ogni capitolo sarà narrato in prima persona da un personaggio. Seguite questa storia e fatemi sapere che ne pensate!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Puck si sentiva tremendamente in colpa. Non poteva dire la verità a Santana e lo sapeva bene. Ma il dolore di tenerle nascosta una cosa così importante quasi non lo faceva dormire. Il pensiero di deludere quella ragazza che tanto aveva preso a cuore la sua storia lo logorava giorno dopo giorno. Ma quale storia? Quella era tutta una montatura! Lui aveva sempre avuto, sin da bambino, quell'aria da ragazzino vissuto che rendeva facile la sua copertura. Di cosa sto parlando vi chiederete voi lettori? Oh di certo non parlo di coperture top secret o agenti segreti. Questa non è la storia di un ragazzino di strada che vive da solo e che ha avuto problemi con la legge, no, questa è la storia di una persona importante. Noah Wayne Puckerman II, figlio del conte di Langley Noah Wayne Puckerman I. Fin dalla tenera età, Noah Jr. ha sempre desiderato essere come gli altri bambini. Poter andare in giardino e sporcarsi, passare le domeniche al parco con il proprio padre, uscire con gli amici. Ma questo al futuro conte non era permesso. Doveva essere sempre perfettamente pulito, suo padre era sempre troppo impegnato per poterlo portare al parco la domenica e non poteva esporsi in pubblico, al piccolo Noah non era concesso avere amici che non fossero accuratamente scelti dalla madre. L'unica persona che aveva da sempre avuto accanto era Tina. Lei era la figlia del conte di Covington, nonché migliore amico del padre di Noah. Tina era la tipica ragazzina maschiaccia che adorava giocare a calcio,  arrampicarsi sugli alberi e sbucciarsi costantemente le ginocchia. Non sopportava le sue coetanee e le amiche che venivano scelte per lei venivano ritrovate in lacrime dalla servitù perché la giovane contessina aveva decapitato le loro bambole. L'unica persona con cui si divertiva era il giovane conte. Insieme erano tremendi. Nessuna tata riusciva a tenerli a bada. Ma il peggio arrivò quando cominciarono ad entrare nell'età adolescenziale. Cominciarono a rivendicare i loro diritti. Volevano essere liberi, volevano essere come tutti gli altri. Tutta le gente continuava a fargli presente che erano privilegiati rispetto al resto dei ragazzini, ma loro non volevano questo. Loro non avevano chiesto di nascere con quel pesante titolo sulle spalle. Così al compiere dei loro 15 anni avevano fatto un patto con i loro genitori. Gli avevano chiesto di frequentare un liceo pubblico e in cambio, alla fine dei quattro anni di scuola sarebbero tornati a casa e avrebbero affrontato il loro destino. Ogni venerdì però, era d'obbligo cenare con i propri parenti, quelli veri. La storia del cattivo ragazzo era stata messa su da Puck con l'aiuto di Tina dopo aver guardato un film in tv. Nessuno doveva sapere la verità, era una questione di principio. Ma si sa, non sempre le cose vanno nel verso giusto. 
Quel venerdì Noah e Tina arrivarono a casa Puckerman insieme. Attraversarono il lungo viale d'entrata. Parcheggiarono il furgoncino rosso e scesero. Ad accoglierli c'erano William e Robert, i due maggiordomi. Questi accompagnarono i due in sala e andarono ad avvisare i genitori che i propri figli erano arrivati. Quando entrambe le famiglie furono insieme decisero di uscire per la cena. Si recarono nel più bel ristorante elegante e raffinato della città. 
-Il solito tavolo?- domandò la cameriera sorridendo al conte che molto cordialmente annuì. Quando furono tutti comodi cominciarono la cena che sembrava trascorrere in tranquillità. 
-Vogliate scusarmi un attimo- disse Jake il fratello di Puck alzandosi 
-Dove stai andando Jacob?- domandò il conte 
-Alla toilette- rispose 
Detto questo si allontanò ed entrò in bagno. 
 
Ogni mese il padre di Quinn Fabray tornava a casa dopo i suoi viaggi di lavoro e trascorreva del tempo con la sua famiglia. Era abitudine per l'uomo, portare a cena la sua famiglia e Santana. Aveva visto nascere e crescere quella ragazzina, era un'altra figlia per lei. 
Le ragazze si prepararono. Quando tutti furono pronti uscirono di casa e si diressero al ristorante. 
-Papà credo che tu abbia dimenticato la strada- disse il fratellino di Quinn
-No tesoro, non l'ho dimenticata, vi porto in un altro posto. Ne ho sentito parlare mentre ero in aereo, il tizio seduto accanto a me stava parlando con sua moglie probabilmente e hanno menzionato questo ristorante, ritenuto il migliore in città. Il che è molto strano. Io non ne avevo mai sentito parlre- concluse l'uomo guardando dallo specchietto retrovisore suo figlio e continuoando a guidare.
Giunti al ristorante, tutti rimasero senza parole vedendo quanto bello e lussuoso fosse. Quando furono seduti aspettarono il cameriere per cominciare a mangiare. 
Si rideva e scherzava in armonia. 
-Santana mi accompagni in bagno?- domandò Quinn alzandosi. 
-Certo- sorrise la mora alzandosi, prendendo la mano dell'amica e dirigendosi in bagno. 
Erano fuori dalla porta della toilette quando questa si aprì ed uscì una bellissima ragazza. Era bionda, aveva degli occhi azzurrissimi e delle gambe lunghissime. Indossava un cortissimo vestitino rosso molto appariscente e dei tacchi molto ma molto alti. 
-Jacob Puckerman! Che piacere vederti!- esclamò un po' stupita avvicinandosi ad un ragazzo ed abbracciandolo. 
Sentendo quel cognome, Santana si fermò e bloccò il braccio dell'amica. 
-è un piacere anche per me vederti Rebekah- rispose sorridente
-Come sta il tuo bel fratellone? Non lo vedo dalla festa di compleanno di Niklaus- domandò.
-Oh Noah sta benissimo, è qui anche lui. Magari potresti passare a salutarlo- disse il ragazzo alzando le spalle
-Certo, mi deve ancora un invito a cena- sorrise la ragazza e si avviò al tavolo mentre lui entrava in bagno.
Santana era sconvolta, non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito. Non poteva davvero aver udito quelle parole. Chi diavolo era Jacob? Chi diavolo era quella Rebekah? E chi diavolo era Niklaus? Ma soprattutto chi diavolo era Noah Puckerman? Guardò Quinn al suo fianco sconvolta e senza dir nulla, l'amica le strinse la mano. Quando il ragazzo uscì dal bagno, le guardò e sorrise maliziosamente e fece per andarsene.
-Aspetta!- esclamò Santana seguendolo. 
-Dici a me?- domandò il ragazzo girandosi
-Si dico a te. Tu fai Puckerman di cognome vero?- chiese la mora
-Certo- sorrise lui
-Prima parlavi con quella ragazza di un certo Noah Puckerman, è per caso lui?- domandò la latina prendendo il suo cellulare e mostrando al giovane il suo sfondo. C'erano lei e Puck abbracciati e sorridenti.  
-Si è proprio lui, è mio fratello- affermò Jacob
-Grazie mille- rispose lei
-Su avanti Santana dobbiamo tornare dagli altri- disse Quinn vedendola demoralizzata e poggiandole una mano sul braccio per sostenerla. 
-è stato un piacere ragazze, spero di rivedervi presto- detto questo il giovane si girò e continuò a camminare. 
Una volta tornato a tavola notò che Rebekah non era più lì. 
-Ehi Noah, in bagno ho incontato una tua amica- esclamò
-Rebekah non è una mia amica, i suoi fratelli lo sono, Niklaus lo è. Lei vuole soltanto uscire con me- ribatté lui
-No, non intendevo lei. Aspetta, ho sentito il suo nome. Dammi un attimo per ricordarlo. Era qualcosa tipo Sandra, Samara, S... Ci sono Santana- esclamò -è davvero molto carina e ha una voce sexy-
Noah spalancò gli occhi e si alzò di colpo.
-Le hai parlato?- domandò
-Lei è venuta a parlare con me, mi ha chiesto di te- rispose il più piccolo. 
-Merda!- esclamò il maggiore
-Noah!- lo riprese il padre
-Scusatemi- disse e corse in bagno. Una volta lì cominciò a guardarsi intorno. Decise di entrare nel bagno delle ragazze, ma non ci trovò nessuno, se non una vecchietta molto arrabbiata che lo costrinse ad uscire. Una volta fuori cercò tra i tavoli quello con la ragazza e la vide fuori dal locale abbracciata a Quinn. La raggiunse. 
-Ciao- disse semplicemente sedendosi sul marciapiedi accanto a lei. 
-Noah va via di qui!- esclamò Quinn stringendo più a sè Santana la quale nascose di più il volto nel petto dell'amica. 
-No. Io non me ne andrò di qui. Devo parlarle e spiegarle tutto- disse guardando male la bionda e toccando il braccio della mora
-Non toccarla. Sarai anche un conte, un duca, chi cavolo vuoi tu, ma non vali niente e non sarai mai alla sua altezza. Ti conviene sparire di qui- esclamò nervosa miss Fabray
-Ma tu chi ti credi di essere? Io ho tutto il dirtto per stare qui e soprattutto per parlare con lei- domandò il ragazzo
-Io sono la sua migliore amica e ho il compito di proteggerla dagli idioti come te- esclamò ancora Quinn
-Adesso mi hai stancato- affermò Puck guardando la ragazza con gli occhi verdi -Santana guardami!- esclamò un po' infuriato.
In quel momento la ragazza mora alzò il viso pieno di lacrime e si voltò verso il ragazzo. Lo guardò come se nulla potesse più scalfirla. Si asciugò fiera gli occhi. 
-Che cosa vuoi ancora Noah? Sempre se questo è il tuo vero nome- domandò 
-Voglio scusarmi con te per averti mentito, tu mi sei stata amica, sei stata leale con me e mi hai accettato quando tutti mi ritenevano diverso. Tu mi hai fatto sentire speciale e sei una delle poche persone che mi abbia mai fatto sentire amato perché mi hai voluto bene senza giudicarmi mai. Ho inventato tutte queste menzogne per potermi sentire un ragazzo normale. Volevo solo essere come gli altri. Non è stato per cattiveria. Tu non sai come ci si sente ad essere il figlio di un conte. Io non ho mai chiesto questo titolo io non ho mai avuto scelta e per la prima volta mio padre mi ha concesso di fare quello che volevo ed io ho scelto di essere normale, almeno fino al diploma, dopo sarò costretto a tornare a casa e completare il mio destino- concluse il giovane nella speranza di farsi perdonare
-Oh mi dispiace davvero tanto per il povero ragazzino nobile che deve completare il suo destino- lo prese in giro lei -Tutta questa storia è ridicola, tu sei ridicolo e non farti più rivedere- disse. Prese la mano della sua migliore amica e alzandosi camminò verso l'entrata. Ma Noah non si arrese. La seguì e l'abbracciò da dietro. La tenne stretta. 
-Io ti voglio bene Santana- affermò
-Lasciami o ti giuro che mi metto ad urlare- detto questo lui la lasciò e lei tornò in casa. 
Quella sera la ragazza non se la sentiva di tornare a casa e stare da sola. Aveva bisogno della sua migliore amica, aveva bisogno di qualcuno che l'abbracciasse  e le dicesse che andava tutto bene. Non era facile da digerire. Il ragazzo che amava era un nobile. Il ragazzo che amava era un bugiardo. Il ragazzo che amava probabilmente non esisteva neanche. 
-San vuoi restare da me stanotte?- domandò la bionda in macchina capendo la situazione in cui si trovava la sua amica
-Certo- rispose la ragazza cercando di non far capire ai signori Fabray il suo stato d'animo. 
Quella notte rimasero sveglie. Parlarono per tutta la notte. Poi, verso le tre del mattino chiamarono anche Sam. Il ragazzo le raggiunse. Entrò dalla finestra ed entrò nel letto in cui erano le due. Era sdraiato rigorosamente tra le due e circondava il collo di entrambe con le sue braccia. Era da tempo che non passavano del tempo insieme. 
-Ah le mie due donne!- esclamò il ragazzo
-Dovrei cominciare ad essere gelosa?- domandò Quinn scherzando e cercando di sdrammatizzare. Il ragazzo rise e la baciò sulle labbra, poi si girò verso Santana e le diede un bacio sulla guancia. 
-Vi voglio bene ragazzi- disse la mora e si accoccolò sul petto di Sam, lo stesso fece Quinn e prese la mano di Santana
-Ti vogliamo bene anche noi- disse a nome suo e del suo fidanzato. 





  
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