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Autore: Fiamma Erin Gaunt    02/03/2013    2 recensioni
Remus Lupin, ritrovando una vecchia foto che lo immortala in compagnia di Narcissa, ritorna con la mente ai giorni felici che hanno condiviso.
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Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Narcissa Malfoy, Remus Lupin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nome Autore: Fiamma Erin Gaunt (EFP), Kyra Nott (Forum)
- Titolo: Sotto il segno del narciso
- Personaggi/pairing: Remus/Narcissa
- Prompt: Ricordi
- Rating: Verde
Avvertimenti: One Shot/ What if
- Genere: Introspettivo/Romantico/Triste
- NdA (facoltativo): L’intera OS si incentra su di un ricordo; un Remus ormai trentaseienne trova una vecchia foto e torna con la mente ai suoi giorni di Malandrino. Per quanto riguarda le età, mi sono presa delle libertà, per adattare meglio i personaggi alla storia che avevo in mente: Narcissa, invece che nascere nel 1955, è del 1959 mentre Remus continua ad essere del 1960. Infine, Lucius invece che nato nel 1954, l’ ho collocato nel 1958, sempre per riprendere l’arco temporale della mia storia. I ricordi di Remus spaziano dal suo primo anno (1971) fino al quinto(1975), ma all’inizio di ogni salto temporale indicherò la data in cui avviene l’evento narrato.
 
 











Sotto il segno del narciso

 
 










Maggio 1996
 
 




Remus stava rovistando nel cassetto, alla ricerca di una camicia pulita, quando gli capitò tra le mani una foto. Era leggermente ingiallita, i contorni rovinati dal tempo, ma i soggetti ritratti continuavano a sorridere e ammiccare al fotografo come se niente fosse.
Il cuore perse un battito, rivedendo quei boccoli biondi, che incorniciavano un viso angelico dagli occhi azzurro cielo.
Narcissa Black.
No, Narcissa Malfoy, si corresse prontamente.
Rigirò la foto tra le mani, osservando ogni minimo dettaglio, un sorriso triste comparve sul volto stanco e magro.
Erano passati vent’anni, quasi metà della sua vita, eppure sembrava solo ieri che, sul binario dell’espresso per Hogwarts, le aveva detto addio.
Con la foto stretta a sé, si sdraiò sul letto, chiudendo gli occhi e lasciando che la mente vagasse alla ricerca di vecchi ricordi accuratamente nascosti.
 
 








******
 






1 settembre 1971
 
 




Era il primo settembre del suo primo anno, camminava nervosamente lungo il corridoio che separava gli scompartimenti del treno, alla ricerca di un posto libero. Era giunto a metà treno quando, passando davanti ad uno scompartimento, notò una ragazza bionda, che poteva avere al massimo un anno più di lui, seduta compostamente, lo sguardo fisso fuori dal finestrino e l’aria assorta.
Bussò lievemente, affacciandosi all’interno, - Scusami, è tutto pieno, posso sedermi qui? –
La ragazza rivolse lo sguardo su di lui, folgorandolo con quei pezzi di cielo che aveva al posto degli occhi. Lo scrutò attentamente, come a voler valutare se fosse degno di starle accanto o meno.
- D’accordo, puoi sederti – decretò, con il tono di chi elargiva un grosso favore.
Remus si accomodò, dopo aver sistemato i suoi bagagli sulla rastrelliera, e si concentrò sulla  lettura della sua copia della Gazzetta del Profeta.
Di tanto in tanto, spiava con la coda dell’occhio la ragazza davanti a sé. Non sembrava desiderosa di intrattenere una conversazione e a lui stava bene così. In fin dei conti, era già abbastanza fortunato ad avere la possibilità di frequentare Hogwarts, stringere amicizie era un lusso che la sua condizione non contemplava.
- In che Casa speri finire? –
- Scusa? –
- Sei al primo anno, no? Che Casa preferisci? – ripetè, leggermente seccata per essere stata costretta a ripetere la domanda.
Remus si mordicchiò il labbro inferiore, pensieroso. Non ci aveva mai pensato; da quando Silente aveva scritto dicendo che avrebbe potuto frequentare la scuola, era stato troppo euforico per preoccuparsi dello Smistamento.
- Non saprei, mi piacerebbe Corvonero, ma anche Grifondoro non deve essere male –
La ragazza storse leggermente il naso, in un’espressione di comico disgusto che gli strappò un sorriso.
- Stai ridendo di me?! – esclamò indignata.
Remus si affrettò a tornare serio, - No, certo che no –
Gli rivolse uno sguardo scettico, ma sembrò decidere di passarci sopra.
- Tu, invece, in che Casa sei? – le chiese, riprendendo la conversazione da dove era stata interrotta.
- Serpeverde, come tutta la mia famiglia – replicò con orgoglio.
Remus si accigliò leggermente. Suo padre gli aveva sempre detto che gli studenti di Serpeverde erano crudeli e manipolatori, pensavano solo al proprio rendiconto e non si facevano problemi a calpestare chiunque si mettesse sulla loro strada, eppure quella ragazza non sembrava così. Certo, aveva un che di aristocratico nel modo di parlare e di comportarsi, ma non sembrava una cattiva persona.
- Remus Lupin – mormorò, porgendole timidamente la mano.
- Narcissa Black – replicò, stringendola lievemente e rivolgendogli un lieve sorriso di circostanza. Il genere di sorriso che diceva che, dopotutto, parlare con te non era un completo spreco di tempo, ma che dovevi comunque continuare a mantenere le distanze.
Passarono il resto del viaggio alternando momenti di religioso silenzio a brevi scambi di battute, sui temi più svariati, senza tuttavia scendere nel personale.
Remus, dal canto suo, non aveva potuto fare a meno di notare come i suoi capelli fossero ricchi di diverse sfumature di biondo, che alla luce del sole scintillavano creando l’illusione che fosse avvolta da un’aura dorata.
- Qualcosa dal carrello, cari? –
La voce della donna li strappò dal loro silenzio forzato.
- Due confezioni di Cioccorane, per favore – replicò Remus, mentre una voce femminile gli faceva eco.
Si scambiarono un’occhiata, mentre entrambi arrossivano leggermente, pagarono i loro dolci e, quando furono nuovamente soli, Narcissa riprese la parola.
- Allora, anche a te piace il cioccolato –
Non era una domanda, ma Remus annuì lo stesso.
- Sai mantenere un segreto? – aggiunse poi, con tono da cospiratrice.
Remus sorrise tra sé, lui era un maestro in fatto di segreti.
- Certo –
- Sono una Cioccorana dipendente – ammise Narcissa, facendolo scoppiare a ridere.
La bionda lo fissò per una manciata di secondi, poi si unì alla risata.
Passarono il resto del viaggio continuando a chiacchierare e scambiandosi figurine.
Giunti a destinazione, Narcissa recuperò i suoi bagagli e, prima di uscire dallo scompartimento, gli rivolse un sorriso, questa volta spontaneo e sincero.
- È stato piacevole chiacchierare con te, sei un ragazzo interessante, Remus Lupin – decretò, uscendo a passi svelti.
Remus la osservò allontanarsi, mentre un sorriso prendeva lentamente forma sul suo viso. Interessante. Narcissa Black pensava che lui fosse interessante.
 
 
 



**********








1 gennaio 1973
 
 







- Si può sapere dove ti eri cacciato? Sono due giorni che ti cerco – esclamò Narcissa, prendendo posto accanto a lui e sforzandosi di tenere il tono basso. Ci mancava solo che Madama Pince le proibisse l’accesso alla biblioteca.
- Bè … sono stato male –
- E tu stai male tutte le volte che c’è la luna piena? Che cosa curiosa – replicò, con pesante sarcasmo.
Remus impallidì leggermente. Era sicuro che, prima o poi, Narcissa avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava in lui. Ma, in nome di Godric, doveva accadere proprio così presto?
- Davvero? Non l’avevo notato, che curiosa coincidenza – balbettò, consapevole che come risposta faceva davvero pena.
- Non insultare la mia intelligenza, Remus Lupin, io conosco il tuo segreto –
Remus abbassò lo sguardo, sconfitto. Se lei sapeva, allora continuare a negare era inutile.
- Quando l’hai scoperto? –
- Un paio di mesi fa, perché me lo hai nascosto? –
Sgranò gli occhi, erano mesi che era a conoscenza della verità eppure aveva continuato a frequentarlo?
- Non volevo che si venisse a sapere, solo James e gli altri lo sanno – ammise.
- Non ti fidi di me? Ti confidi con degli stupidi ragazzini, ma non con me? –
Il tono di Narcissa tradiva, celato dall’indignazione, una nota di tristezza mista a delusione.
- Certo che mi fido di te, sei mia amica, ma so come la tua famiglia la pensa su quelli come me –
- Li reputano bestie, lo so bene, ma tu non sei così. Ti conosco, Remus, tu sei dolce, gentile e, a dirla tutta, molto intelligente –
Remus sorrise, rinfrancato dalle sue parole.
- Ho sbagliato a non dirtelo, continuerai comunque ad essermi amica? –
- Certo, sarò sempre tua amica, sei una delle poche persone che può affermarlo con sicurezza – replicò con decisione, stringendogli leggermente una mano.
Quelle parole, unite al lieve contatto fisico, fecero aumentare i battiti del cuore al giovane Grifondoro.
- Ora scusami, ma devo scappare, ho promesso a Meda che avrei studiato con lei questo pomeriggio – gli disse, sorridendogli e allontanandosi in un ondeggiare di morbide onde bionde.
Remus tornò, con un sospiro, a lavorare al suo tema di Erbologia.
Era arrivato a circa trenta centimetri di pergamena, quando si rese conto di aver scritto più volte la parola Narcissa, che spiccava tra i nomi di piante e arbusti. Arrossendo furiosamente, si affrettò a cancellare il nome a colpi di bacchetta.
Che diavolo gli succedeva? Certo, Narcissa era molto bella, intelligente e, a modo suo, sapeva essere dolce quando voleva, ma era sua amica. Ecco, amica, punto e basta. Non che avesse speranze con lei, visto che certamente la sua famiglia aveva tutte le intenzioni di combinarle un prestigioso matrimonio; magari proprio con Lucius Malfoy, che ronzava spesso attorno a Narcissa. Il pensiero di quel tronfio e insopportabile damerino che la stringeva a sè, gli fece venire un inaspettato attacco di nausea. Coraggio, Remus, prima te la togli dalla testa e meglio è, si disse, tornando a concentrarsi sul suo tema.
 
 




*********** 






24 dicembre 1975
 
 




Remus era seduto sulla riva del Lago Nero, il libro di Incantesimi appoggiato sulle gambe e la bacchetta che si muoveva nell’aria, mentre a mezza bocca ripeteva l’incanto che doveva memorizzare. Stava quasi per riuscire ad eseguirlo correttamente, quando un paio di mani morbide e delicate gli coprirono gli occhi.
- Indovina, chi sono? –
Si prese un paio di secondi, facendo finta di aver bisogno di tempo per rifletterci.
- Ehm… Lily? – tentò, ironico.
Un lieve buffetto dietro al collo fu la risposta che ottenne.
- Sei tremendo, Lupin, come puoi paragonarmi alla Evans? – esclamò, sedendogli accanto e guardandolo come se l’avesse appena offesa mortalmente.
Il ragazzo la guardò in tralice, leggermente seccato dall’acidità di quella risposta.
- Scusa, dimenticavo che non sopporti che venga toccata la tua preziosissima Lily –
Il sarcasmo con cui pronunciò quella frase lo spinse a voltarsi completamente verso di lei.
- Non è la mia Lily, è solo una mia cara amica –
- Ed io? Non sono forse anch’io una tua cara amica? –
Remus corrugò la fronte, non capiva dove volesse andare a parare.
- Certo che lo sei, ma cosa c’entra? –
Narcissa sorrise, soddisfatta dalla risposta e, con un lieve ghigno malandrino, replicò  - Allora, in qualità di amico, sono certa che non mi negherai un favore –
Ecco, finalmente metteva le carte in tavola. In quattro anni di amicizia, aveva imparato a conoscerla bene. Quando sorrideva in quel modo, c’era da iniziare a preoccuparsi, perché era allora che usciva il suo lato Serpeverde.
- Di cosa si tratta? –
- Una cosa da niente, ti chiedo solo di essere il mio accompagnatore alla festa di Lumacorno – replicò, ravviandosi i boccoli biondi.
Il suo accompagnatore? Lo stava davvero invitando a partecipare ad una festa con lei?
Calma, Remus, lo fa solo perché ti considera un amico. Dannata voce dell’obbiettività che gli risuonava nella testa e gli rovinava sempre quei bei momenti.
- Io… Sì, credo che non ci siano problemi – acconsentì, imponendosi di tenere a bada i battiti del suo cuore, che davanti al sorriso di Narcissa avevano preso ad accelerare.
- Perfetto, ci vediamo alle otto fuori dalla mia Sala Comune, non fare tardi – esclamò, dandogli un buffetto sulla guancia e tornando dalle sue amiche, che sedevano su una panchina poco distante.
 
 





******
 




Mancavano cinque minuti alle otto, quando Remus giunse davanti al muro che celava l’ingresso della Sala Comune dei Serpeverde. Per ingannare l’attesa, prese a passeggiare lungo il sotterraneo, stropicciandosi nervosamente il polsino della camicia.
Era la decima volta che faceva avanti e indietro quando, un lieve rumore, gli annunciò che Narcissa stava facendo la sua comparsa.
Sgranò gli occhi davanti a quella visione. Era splendida, avvolta in quell’elegante abito che riprendeva il colore degli occhi, sembrava una principessa.
- Aspetti da molto? –
- No, appena un paio di minuti – la rassicurò, porgendole il braccio.
Narcissa lo accettò, stringendolo con gentile fermezza, e si lasciò condurre verso lo studio di Lumacorno.
Remus, dal canto suo, aveva appena scoperto quanto il suo braccio fosse erogeno; non poteva essere altrimenti, visti i brividi che gli correvano lungo la schiena.
La serata proseguì piacevolmente, tra giri di danza, chiacchiere mondane e calici di dolce Idromele.
- Lucius Malfoy non ti stacca gli occhi di dosso – le sussurrò Remus, porgendole il calice nuovamente pieno.
Narcissa storse leggermente il naso, infastidita.
- È un tale pallone gonfiato, crede che i soldi di famiglia possano comprare qualsiasi cosa –
Remus tacque, rincuorato dalla risposta. Non avrebbe mai potuto competere con Malfoy, ne era perfettamente consapevole, ma il fatto che Narcissa lo giudicasse indegno delle sue attenzioni lo rassicurava almeno un po’.
Tornarono a ballare, sforzandosi di ignorare Malfoy che li guardava con aria visibilmente contrariata.
 




*****
 



- Sei ubriaca – decretò Remus, dopo averle impedito di cadere per la quarta volta di seguito.
Narcissa ridacchiò, scuotendo la testa come una bambina capricciosa, - No, non è vero, smettila di ripeterlo –
- Sì che è vero –
- No che non è vero –
- Sì, che… -
Remus non riuscì a finire la frase, perché un paio di labbra morbide e piene coprirono le sue, coinvolgendolo in un dolce bacio al sapore di Idromele.
Colto di sorpresa, si ritrovò a ricambiare il bacio, godendo della sensazione di euforia che provava.
Quando si furono separati, tra loro scese un silenzio carico di parole non dette.
- I tuoi baci sono dolci quasi quanto te – mormorò Narcissa, mentre le gote si arrossavano per la sua sfacciataggine.
- Anche i tuoi –
- Io… io credo che sia ora di andare a dormire, buonanotte, Remus – sussurrò, voltandogli le spalle e dirigendosi verso l’ingresso della Sala Comune.
- Buonanotte, Narcissa – mormorò di rimando, osservandola mentre varcava la soglia, l’andatura incerta a causa dell’Idromele, e gli rivolgeva un ultimo lieve sorriso.
 
 
 







*********** 
 




Maggio 1996
 





Remus riaprì gli occhi, riscuotendosi dai suoi pensieri. Non si erano più parlati dopo quella sera, troppo imbarazzati per quello che era successo, anche solo per salutarsi quando si incontravano per i corridoi. Aveva sempre saputo che sarebbe andata a finire così, era consapevole che per loro due non sarebbe mai stato possibile un finale da favola; appartenevano a due mondi troppo diversi per poter entrare in contatto l’uno con l’altro.
Si passò una mano tra i capelli, ripensando a quando Narcissa glieli scompigliava per fargli dispetto. Una nuova fitta al cuore, più forte delle precedenti. Era inutile vivere di ricordi, lei ormai era una donna sposata, una madre.
Ciò che sapeva con certezza era che non l’avrebbe mai dimenticata. Che lupo sciocco e sentimentale che era diventato.
 
 





[2.274 parole]
















Spazio autrice:

La mia prima Remus/Narcissa, spero che vi piaccia.
Fatemi sapere che ne pensate.
Baci,
       Fiamma Erin Gaunt


  
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