Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Kitri    02/03/2013    14 recensioni
"Ancora una volta il ragazzo non rispose. Si limitò a seguire con gli occhi quella meraviglia, che passando davanti al suo tavolo non si era sottratta ad un nuovo gioco di sguardi, regalandogli l’ultima intensa emozione".
Un colpo di fulmine e una serie di coincidenze, un amore che porterà i due protagonisti a riscoprire se stessi.
La mia prima fanfiction!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
FINO ALL’ALBA 
 
 
«Ecco, è lì!» esclamò Usagi, indicando la palazzina gialla sulla destra, dove si trovava il suo appartamento.
Seguendo le indicazioni della ragazza, Mamoru accostò proprio davanti al cancello di ingresso.
Il tempo trascorso insieme non era stato tantissimo, poco meno di un’ora, durante la quale i due ragazzi si erano ritrovati a parlare di musica e concerti e a discutere di chi fosse più carismatico tra Chris Martin e Dave Gahan, mentre facevano una rapida sosta per un frappé al cioccolato.
«Buonanotte allora, dottoressa Tsukino! Riprenderemo domani pomeriggio la nostra discussione» la salutò Mamoru, dispiaciuto che quel momento fosse arrivato così in fretta.
Usagi fece spallucce e sorrise.
«È inutile continuare a discutere, tanto Gahan batte tutti! Buonanotte, dottore!».
E così dicendo, richiuse la portiera della macchina alle sue spalle.
Non riuscì a fare neanche un passo che qualcosa dentro di sè la trattenne.
«Ti va di salire? Ti offro una birra. È il minimo che possa fare per ringraziarti» gli domandò, sporgendosi attraverso il finestrino del lato passeggeri.
Un leggero rossore le invase il viso. La ragazza non sapeva esattamente perché avesse fatto quell’invito, dato che sarebbe stato un po’ come portare il lupo nella tana del coniglio, sentiva solo che non voleva lasciarlo andare così.
Dal canto suo, Mamoru non si immaginava assolutamente quella proposta e la accolse con non poco stupore. Alzò un sopracciglio, mentre continuava a scrutarla, cercando inutilmente di capire la sua espressione. Sapeva perfettamente che non doveva aspettarsi niente, ma una birra gli sarebbe bastata pur di stare ancora un po’con lei.
«Ok, parcheggio la macchina» esclamò, senza pensarci su ancora.
 
Usagi aprì la porta del suo appartamento e accese la luce, poi entrò seguita da Mamoru.
«Prego, accomodati! – gli disse indicandogli il divano – Fa come fossi a casa tua! Io intanto vado a prendere le birre».
E dopo essersi tolta, con un enorme sospiro di sollievo, le scomodissime scarpe tacco dodici, a piedi nudi si diresse in cucina.
Mamoru si guardò intorno curioso.
L’appartamento era molto carino e ben arredato. Il salotto era grande e alle spalle del divano, proprio al centro della stanza, notò subito la sbarra di legno che lei usava per gli esercizi di danza. Sorrise divertito a quel pensiero. Avrebbe proprio voluto vederla danzare.
In fondo alla stanza c’era un’enorme libreria piena, oltre che di libri, anche di cd e dvd. Diede una rapida occhiata ai vari titoli.
“Interessante! Hai decisamente degli ottimi gusti, Usagi”.
Poi, la sua attenzione fu catturata da alcune foto che ritraevano lei, allegra e sorridente come non l’aveva mai vista, in compagnia di diverse persone. Curioso osservò a uno a uno tutti quei volti, immaginando il legame che ognuno potesse avere con Usagi.
Nel frattempo, la ragazza era tornata reggendo due Tennent’s .
«Immagino che tu sia curioso di sapere chi siano le persone sulle foto» esclamò, avvicinandosi e porgendogli la sua birra.
«Allora – disse indicando una alla volta le varie foto – qui siamo io e mio padre Kenji. Loro, invece, sono le mie migliori amiche: Rei, Ami, Makoto e Minako. Questa foto risale ai tempi del liceo e quest’altra è dell’anno scorso. Qui, invece, c’è tutta la mia famiglia al completo: papà, sua moglie Yumiko, mio fratello Shingo e mia sorella Chibiusa. Questa ragazzina dalla buffa acconciatura, invece, sono io all’età di 14 anni con in braccio Chibiusa appena nata. E infine, questa è la mia mamma, un anno prima che volasse in cielo».
Mamoru ascoltò con attenzione la descrizione di Usagi.
La ragazza parlò con disinvoltura e sorrideva, ma lui si accorse che un po’ di tristezza velava quel sorriso.
«Ti mancano, vero?» le chiese, già intuendo la risposta.
Usagi annuì.
«Sono più di tre mesi che non li vedo, ma tra una settimana sarà Natale e tornerò a casa per un paio di giorni! – disse, mentre i suoi occhi tornavano a risplendere – E tu, dottore, dove passerai il Natale?».
Mamoru scrollò le spalle e fece una smorfia.
«Non amo particolarmente il Natale. Se dipendesse da me starei a casa da solo, come un giorno qualsiasi. Ma Motoki e Reika non me lo permettono e quindi, ogni anno, sono costretto a stare con tutti i loro parenti».
Usagi si ricordò di quanto lui le avesse raccontato, quella volta al Crown, a proposito della sua famiglia, e si sentì in colpa per avergli fatto quella domanda così stupida e inopportuna.
“Che smemorata che sono!” si rimproverò.
«Anche Thom Yorke non scherza, comunque!» esclamò, all’improvviso, ricollegandosi al discorso fatto precedentemente in macchina, per provare a porre rimedio alla gaffe appena fatta.
«È il mio preferito!» rispose Mamoru sorridendo, ancora una volta stupito da quella donna, che, nel frattempo, si era lasciata sprofondare nel divano, sopraffatta dalla stanchezza fisica, dove lui la raggiunse.
Passarono così almeno un’altra ora, sul divano a bere birra, chiacchierando e ridendo come quella sera al Crown, con la differenza che stavolta fu Mamoru a esporsi di più, raccontando della sua vita da universitario e specializzando, delle bravate in compagnia di Heles, di aneddoti riguardanti la vita di metà personale ospedaliero.
Usagi rideva come una matta e non si aspettava che quel ragazzo apparentemente così freddo e distaccato si aprisse tanto con lei e in così poco tempo.
«Sei un pettegolo, Mamoru Chiba!» esclamò lei prendendolo in giro, mentre si piegava in due dalle risate a causa di un ennesimo esilarante aneddoto.
«Non sono un pettegolo – rispose lui, fingendosi offeso – E poi, mi sembra che tu ti stia divertendo molto!» aggiunse poi, contento di vederla ridere in quel modo.
Le sue risate cristalline erano musica per le sue orecchie e gioia per i suoi occhi.
«Mi fai ridere tu. Sei un bravo intrattenitore» rispose Usagi, alzando il pollice in segno di approvazione.
«Buono a sapersi, se mi dovesse andar male come neurochirurgo - disse Mamoru stando allo scherzo – Magari tu potresti fare la ballerina nei miei spettacoli di cabaret».
E rivolse un’occhiata allusiva prima alla ragazza e, poi, alla sbarra di legno al centro del salotto.
«Io ho un futuro da grande chirurgo davanti a me e ... – rispose lei impettita. Poi, afferrando il suo sguardo allusivo, esclamò scuotendo la testa e agitando le mani davanti a sè – No, Mamoru, non se ne parla. Non ti darò alcuna dimostrazione!».
«E dai!» la pregò lui, con il tono di voce simile a quello di un bambino capriccioso.
«Ma non ho neanche l’abbigliamento adatto!» cercò di giustificarsi lei, mostrando il vestito nero della festa che ancora indossava.
Ma Mamoru insisteva con il suo sguardo supplichevole e lei non se la sentì di dire ancora di no.
«Ok, ok, solo qualche piccolo esercizio di riscaldamento» disse, quasi seccata dalla facilità con cui aveva ceduto a quella richiesta.
Dopo aver messo la musica adatta con il volume al minimo, si avvicinò alla sbarra, sistemò al meglio lo scomodo abito, sollevandolo leggermente, e assunse la classica posizione da danzatrice, con i piedi incrociati e le braccia tondeggianti.
Mamoru la guardava estasiato e divertito allo stesso tempo, mentre lei muoveva con leggiadria le gambe, la testa e le braccia, guidata da quella dolcissima musica, e i muscoli le si contraevano a ogni movimento, sottolineando la forma delle sue bellissime gambe nude.
Si alzò dal divano e lentamente si avvicinò per godere meglio di quello spettacolo.
Era ammaliato dalla sua grazia e dal suo profumo.
Erano lì, l’uno di fronte all’altra, ma Usagi continuava a danzare, quasi come per ignorare quella forte attrazione. Si voltò dandogli le spalle.
Mamoru fece ancora due passi. Ormai erano vicinissimi, i loro corpi si sfioravano. Chinò leggermente il viso su di lei, nell’incavo tra il collo e la spalla, come se volesse respirare meglio il suo profumo.
Usagi continuava con i suoi leggeri movimenti, che si facevano via via sempre più lenti, e nel seguire il movimento del braccio con la testa, si trovò a pochi centimetri dalla sua bocca.
Avvertì il suo caldo respiro sul viso. Chiuse gli occhi e sospirò in maniera quasi impercettibile, estasiata da quella sensazione. Si voltò ancora verso di lui e poi restò immobile.
Attimi di pura perdizione.
Mamoru si immergeva nel mare calmo degli occhi azzurri di lei e Usagi sprofondava nella notte calda degli occhi blu di lui.
Entrambi immobili, come pietrificati da un incantesimo, senza riuscire a dare voce a quei sentimenti che scuotevano i loro cuori.
«È sbagliato, Mamoru» sussurrò dolcemente lei.
«Lo so, Usagi » rispose lui, quasi con desolazione.
«Forse, è meglio che tu vada» consigliò la ragazza abbassando lo sguardo.
«Già, forse è meglio!» rispose il giovane chirurgo, allontanandosi da lei e avvicinandosi al divano per riprendere la giacca.
Solo tre passi, poi una mano tra i capelli, come per mandare via ogni tentazione, un respiro profondo e, alla fine, non riuscì più a resistere.
Si voltò di scatto verso la sua Usagi e la afferrò con veemenza, le braccia attorno alla vita di lei, le labbra che premevano prepotenti contro la bocca, la lingua che cercava un varco per il paradiso.
Usagi lo accolse con altrettanta passione, come se non aspettasse altro e non potesse resistere ulteriormente. Gli avvolse le braccia attorno al collo e socchiuse la bocca, permettendo alle loro lingue di intrecciarsi in una vorticosa danza di passione, tanto attesa, tanto agognata.
«Sbagliamo assieme, ti prego!» la supplicò Mamoru, staccandosi leggermente per riprendere fiato.
«Non possiamo più tornare indietro, ormai».
Usagi ansimò, poi cercò di nuovo le sue labbra per continuare a sbagliare e perdersi con lui in quel mare di brividi e sensazioni.
A quelle parole, pronunciate con tanta sensualità, quasi come fossero il permesso che stava attendendo, con forza Mamoru la spinse verso il muro continuando a baciare ogni centimetro del suo viso e del suo collo. Con le mani le sollevò il vestito, accarezzandole famelico la pelle liscia delle gambe, mentre lei inarcava la schiena spingendo il bacino contro di lui e gemeva piano a ogni tocco.
«Ti ho desiderato dal primo momento che ti ho visto in quell’ascensore, Usagi» le sussurrò dolcemente, guardandola negli occhi.
Lei sorrise e rimase a guardarlo per qualche istante con altrettanta dolcezza. Anche lei lo aveva desiderato da quello stesso preciso momento, ma non lo disse e gli posò un lieve bacio prima sul collo e poi sulle labbra.
Come due adolescenti alle prese con il primo amore, mano nella mano, entrarono nella stanza di Usagi.
In piedi davanti al letto, uno di fronte all’altro, Usagi gli accarezzò il viso e lentamente scese con le mani lungo il collo fino al suo torace, cominciando a sbottonargli la camicia. Mamoru la baciò ancora, mentre le tirava giù la zip del vestito.
Lei chiuse gli occhi per assaporare meglio quel momento.
Poteva sentire il battito del cuore impazzito di lui, mentre il vestito cadeva ai suoi piedi lasciandola quasi completamente nuda, con gli slip come unico indumento.
Mamoru rimase estasiato da quella visione. Ebbe quasi paura di profanare quel corpo così bello, simile a quello di un angelo.
«Sei bellissima!» mormorò, accarezzandole i capelli.
«Shhhh – rispose lei, poggiandogli delicatamente due dita sulle labbra – Fai l’amore con me, dottore!».
Mamoru prese la sua mano e ne baciò delicatamente prima il palmo poi il dorso, senza lasciare un attimo i suoi occhi azzurri, che in quel momento gli sembravano ancora più belli e magnetici. Le prese il viso tra le mani e iniziò a posarle sulle labbra piccoli baci, prima dolci e delicati, poi sempre più profondi e passionali, fino a quando si ritrovarono sdraiati l’uno sopra all’altra, avvinghiati, sopraffatti da quella folle passione che fino a quel momento avevano represso.
 
Quella notte Mamoru e Usagi si amarono per la prima volta, perdutamente, senza limiti e senza pudori. Si cercarono più volte come se non fossero mai sazi, fino all’alba, quando crollarono sfiniti l’uno nelle braccia dell’altro.
La fortezza invisibile e invalicabile, che si erano costruiti attorno per proteggersi, non aveva retto alla forza di quel sentimento nascente.
Quella notte, proprio non c’era spazio per la razionalità e per le paure.
 
  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Kitri