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Autore: Dryas    02/03/2013    5 recensioni
L’odio, la vendetta, i pugni stretti nell’oscurità. Sentimenti che hanno avvolto l’anima e il cuore di Neji Hyuga, diventando la sua ragione di vita. Un’ingiusta condanna, un’esistenza negata, un isolamento forzato, in attesa di ottenere la sua rivincita. E tutto sarebbe andato secondo i suoi piani se non fosse stato per una sconosciuta ninja di Konoha, la senza cognome Tenten. La sua indesiderata presenza, la sua incosciente fiducia, le sue paure riuscirono a riaprire ferite così profonde che Neji pensava di aver messo al sicuro, lontano dallo sguardo di tutti.
Una difficile battaglia tra amore e odio, tra vita e morte. Chi vincerà?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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TRENTESIMO CAPITOLO


 -Giustizia-







Rock Lee tremava da capo a piedi. Rabbia, frustrazione, paura, tutti sentimenti che nacquero in lui in un breve istante e che lo investirono come un fiume in piena. Non poteva stare fermo, non doveva.
-Si sposti!- gridò ad Hiashi, frapposto fra lui, Gai e l’unica possibilità di salvarlo.
Non ottenne risposta. L’uomo era completamente assorto a guardare Neji, a osservarlo divertito. Non gli importava se un uomo innocente stava morendo alle sue spalle.
Lee ripartì all’attacco.
Tutti gli shuriken che lanciò vennero intercettati e il suo attacco frontale ad Hiashi fallì. Lo rispedì indietro, impedendogli di avvicinarsi anche solo di un passo. Ma non si diede per vinto, non era disposto a rinunciare tanto facilmente.
-Non riuscirai mai a salvarlo- gli disse Hiashi mentre si preparava a riceve il pugno di Lee.
Lo parò con il palmo di una mano e tenne testa anche a tutti gli altri attacchi con grande facilità. La loro potenza, però, aumentava più il tempo passava e presto attorno ai suoi occhi comparvero le vene del Byakugan. Come se non le avesse viste, Lee continuò imperterrito il suo assalto. Non sapeva, o non voleva sapere, che il colpo mortale stava per arrivare.
La mano di Hiashi scattò in avanti. Le dita irrigidite per sferrare un unico colpo secco superarono le braccia di Lee, uniche sue difese, e si diressero al cuore. Quando Lee capì era già troppo tardi. Si rese conto del pericolo quando vide la mano di Neji, ormai libero dalle sembianze di Gai, afferrare con una presa salda e irremovibile il polso di Hiashi. Pochi centimetri separavano il suo cuore dalle dita che l’avrebbero ucciso.
-Finalmente ti sei messo in gioco- commentò compiaciuto Hiashi -cominciavo a pensare che li avresti lasciati morire davvero-
Rock Lee guardò stupefatto Neji. Il suo sguardo poteva uccidere, ma non era lo sguardo di un assassino. Era il suo stesso sguardo.
-Lee- il solo fatto che lo chiamò gli fece capire quali erano le sue intenzioni.
Rapidamente si allontanò da Hiashi, mentre Neji lo sostituiva nel combattimento corpo a corpo. Il suo compito era di salvare Gai. Subito spostò lo sguardo verso di lui e vide che i suoi movimenti erano più lenti e affaticati. Passò solo un attimo da quando le braccia gli caddero lungo i fianchi e smise di muoversi.
-Gai!- gridò, correndo a liberarlo.
Ora non aveva più alcun ostacolo, ma forse era arrivato troppo tardi. Lanciò l’ennesimo shuriken, che andò a buon fine. La corda si taglio e il corpo di Gai fu libero di cadere. Lee lo afferrò al volo e lo posò a terra.  
-Sensei!- urlò di nuovo a quel volto pallido.
Con le mani tremanti sciolse la corda attorno al suo collo lesionato, per permettergli di respirare. Rimase a guardarlo per un istante, come se si aspettasse che ricominciasse a muoversi, ma non accadde.
-Sensei, si svegli!-
Tastò prima il polso, ma non sentì nessuna pulsazione. Pensò di aver sbagliato, non era mai stato pratico di quelle cose. Lo cercò di nuovo, ma più continuava più si allarmava e le sue speranze svanivano. Non c’era polso.
Provò allora a sentire il respiro. Il petto era apparentemente immobile e a quella considerazione si lasciò sfuggire un lamento di dolore. Non poteva essere davvero morto e intanto continuava a chiamarlo, a parlargli, nel tentativo di attirare la sua attenzione.
-Se solo ci fosse Tenten!-
Si lasciò sfuggire e in quel momento si ricordò le parole che la compagna aveva detto durante un corso di primo soccorso all‘accademia: “il naso, Lee, ricordati del naso se, come è facile che succeda, vai in panico“. Se non sentiva aria uscire, significava che non c’era proprio più niente da fare. Con timore, Lee spostò la mano sotto le narici di Gai e attese.
Quando il suo cervello gli disse che sulla pelle ruvida dei suoi palmi c’era dell’aria tiepida, avrebbe voluto urlare per la gioia.
Subito si voltò indietro a cercare l’attenzione di Neji.
Lo vide di fronte a Hiashi, entrambi in posizione da combattimento. Avevano la stessa posa e la stessa corporatura, tanto simile da sembrare padre e figlio. Eppure erano così diversi.
-Sai che morirai- disse Hiashi -sei completamente in mio controllo, non hai alcuna possibilità di uscirne vivo. Non credi che l‘impiccagione sarebbe stato un modo migliore per andarsene?-
-Il mio unico scopo è sempre stato quello di battermi con te- rispose Neji -non mi importa se morirò, sarà per una causa giusta. Ma tu sei così vigliacco da usare simili mezzi per sconfiggermi? Hai paura di non riuscire a battermi se non usi il sigillo, zio?-
Hiashi rise.
-Quindi è un combattimento equo quello che vuoi. Bene, farò in modo di accontentare il tuo ultimo desiderio. Poi penserò agli altri-
-Gai e Lee sono stati solo dei burattini nelle mie mani- precisò Neji -non sono coinvolti in questa storia. Lo stupido sei stato tu, non li hai tenuti dalla tua parte. Potrebbero tornarti utili fra poco, chi può dirlo-
-Utili? Non credo proprio. Basteranno le mie sole forze per sconfiggerti-
A quel punto partì all’attacco, ma Neji non gli andò in contro: lanciò un lacrimogeno. Una nuvola bianca avvolse il suo avversario ed era certo che in questo modo i suoi occhi sarebbero stati chiusi per qualche secondo. Ne approfittò per raggiungere Lee.
-Come sta?- chiese riferendosi a Gai con tono preoccupato.
-Respira- rispose semplicemente Lee -è ancora vivo-
-Mettilo al sicuro, dentro il palazzo. Poi corri a cercare un medico- elencò rapidamente –forse possiamo ancora fare in modo che Hiashi creda nella vostra innocenza, ma andatevene il prima possibile. Qui ci penso io-
-Da solo? Ma Neji, non puoi … -
-Fa come ti ho detto-
Senza perdere tempo si allontanò dai due. Attivò il Byakugan appena in tempo per rendersi conto che il lacrimogeno stava finendo il suo effetto. Alle sue spalle vide Lee sollevare  Gai e correre all’interno del palazzo. Una questione era sistemata, ora poteva concentrarsi sul duello.
Partì all’attacco.
Sentiva i suoi muscoli assecondare ogni movimento, ogni contrazione. La forza scorreva in tutto il suo corpo e unita con la volontà della sua mente, lo fecero sentire invincibile. Era libero, finalmente.
A ogni colpo che assestava seguiva una scarica di adrenalina dovuta a quella sensazione di libertà che non sentiva più da anni. Hiashi era agile, ma lui lo era di più e stava vincendo. Non ci mise molto a capirlo nemmeno il suo avversario.
Vide la rabbia dipingersi sul suo volto. Il timore di perdere era ora diventato realtà. Neji, invece, trovava energia in ogni ricordo, dalla morte di suo padre alla tristezza di Hinata.
Non stava combattendo da solo e, senza accorgersene, pensò che Tenten sarebbe stata fiera di lui. Non stava combattendo per ucciderlo, non gli avrebbe dato quella soddisfazione, ma stava combattendo solo per sconfiggerlo, per ristabilire l’ordine esatto delle cose, la verità e la giustizia.
Solo così avrebbe riavuto la sua vita.
E in quel momento, proprio quando era al massimo della sua forza fisica e mentale, sentì un dolore lancinante colpirgli la testa. Sapeva bene di cosa si trattava, l’aveva già provato altre volte.
Cadde a terra, in ginocchio, incapace di sostenere quella sofferenza.
-Vigliacco!- gridò in preda alla rabbia.
Mentre era piegato in due, con la testa tra le mani, vide Hiashi avvicinarsi di qualche passo.
-Non vedo cosa mi impedisca di usare tutti i mezzi che ho per vincere- si difese -sei stato tu l’ingenuo a credere alle mie parole-
-Hai paura di me, come avevi paura di mio padre!- continuò Neji -perché tu hai perso!-
-Vogliamo vedere chi ha perso davvero?-
Le fitte si intensificarono, tanto che a Neji sembrò che la sua testa stesse per esplodere da un momento all’altro. Stava morendo, lo sapeva e non desiderava altro che quella tortura finisse.
Quando finalmente cessò, tutto d’un colpo, si lasciò cadere a terra. Attorno a lui c’era solo buio, la sua mente non esisteva più. Era come se stesse dormendo.
Si sarebbe convinto di essere davvero morto se il suono del suo respiro affannoso non l’avesse distratto. Pian piano sentì tornare a sé la capacità di muovere i muscoli a suo piacimento e si rilassò emettendo un sospiro. Quando aprì gli occhi, la vista era ancora sfuocata mentre alle sue orecchie arrivavano suoni confusi di cui non sapeva dare una spiegazione.
-Ehi, Neji! Stai bene?-
Una voce familiare lo accolse di nuovo nel mondo reale. Una voce che, però, non doveva esserci. Velocemente cercò di individuarne il proprietario.
-Ti avevo detto di andartene Lee- cercò di rimproverarlo -devi starne fuori-
-Non questa volta- rispose l’altro.
Poi si sentì sollevare. Le mani del ragazzo lo afferrarono per le braccia e lo costrinsero a stare in piedi. Barcollando per qualche istante, ritrovò l’equilibrio e lentamente le forze cominciarono a tornargli.
-Hai subito un bel colpo. Pensavo di essere arrivato troppo tardi. Ma tu sei Neji Hyuga, non è vero?-
-E tu sei un idiota- ribatté alterato l’altro -ora farà fuori anche te. Bravo, mi complimento, ero riuscito a salvarti la pelle, adesso guarda che hai combinato-
-E’ inutile che urli, non cambierò idea. Io questa volta combatto insieme a te- si impuntò Lee -la morte non spaventa quei giovani grintosi ed energici come me e te! Specialmente se combattono per una buona causa!-
-Gai morirà se non vai a cercare un medico, esaltato di un ninja!-
-Non preoccuparti, il sensei è abbastanza forte da resistere- fu la sua sbrigativa risposta -concentriamoci su Hiashi, ora-
-Ne sei certo, Lee?-
-Più che certo!- esclamò pieno di determinazione -siamo una squadra, Neji. Uno per tutti, tutti per uno!-














....Chiedo venia per il ritardo, Dryas

   
 
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