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Autore: _Pocahontas_    02/03/2013    3 recensioni
Allyson è una scrittricedi trent'anni.
Dave, il ragazzo che stava per sposare, l'ha piantata alcuni giorni prima del loro matrimonio; nonostante la delusione e la rabbia che Allyson prova verso il ragazzo, i sentimenti positivi che per lui provava, non sono scemati.
I due sono costretti a vedersi ai pranzi e durante le feste organizzate dalla madre di Allyson, che segretamente, ancora spera in un ritorno di fiamma dei due.
Ma se un giorno Dave si presentasse a casa con un'altra ragazza?
E se Allyson si riscoprisse desiderosa di volerlo riconquistare?
E se ad aiutarla ci fosse un affascinate quanto irritante vicino di casa?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sulla porta di casa di mia madre, dovrebbero scriverci la seguente citazione dantesca:

“Lasciate ogni speranza o voi che entrate”

Ed io la mia l’ho lasciata a casa a nascondersi sotto il letto impaurita.

L’atmosfera durante il pranzo non è delle migliori; mia madre, Caroline, degusta la sua zuppa di funghi accompagnandola di tanto in tanto con qualche crostino, imitata a sua volta da Julia. Matt annuisce tra una cucchiaiata e un’altra ai discorsi di Garrett, mio padre, che racconta con trasporto e passione i progressi in azienda.

Mary è totalmente spalmata su Dave che ricambia imbarazzato lanciandomi qualche occhiata preoccupata di tanto in tanto.

Io, invece, mi ritrovo a faccia china a fissare la zuppa, come fosse un’opera d’arte, mentre spio da sotto le ciglia il mio quasi marito e l’oca giuliva che siede al suo fianco, fingendo che tutto vada meravigliosamente e che lo stomaco non mi si sia chiuso per il disgusto.

-Allora cara, so che ti stai occupando della stesura di un nuovo romanzo.

Julia rompe l’atmosfera pesante esordendo con una frase a metà tra una domanda e un’affermazione.

Alzo lo sguardo dal piatto incontrando i suoi occhi scuri così simili a quelli del figlio.

-Si, in verità non ho ancora iniziato ma mi ci dedicherò stasera!

Mi sorride materna e sulle sue guance si formano due piccole fossette.

-Ci puoi anticipare qualcosa, cara?

Il sorriso non abbandona le sue labbra sottili e il dubbio che le sia venuta una paresi facciale mi sfiora la mente per un attimo.

-Preferirei di no. Io stesso ho le idee molto confuse al momento, si schiariranno solo una volta davanti al mio portatile.

Poso nuovamente il mio sguardo sul piatto e prendo una generosa cucchiaiata di zuppa stando attenta a non sporcarmi le labbra.

-Allyson è sempre stata molto brava a scrivere e fantasticare! Ho sempre creduto che le piacessero più i suoi racconti che la realtà.

Quell'affermazione detta da Dave sembra quasi un rimprovero.

Schiarisco la voce e affondo il cucchiaio nel piatto per poi portarlo vicino alle labbra.

-Magari è davvero così.

Ingerisco.

Mi guarda e so che i suoi occhi stanno cercando di comunicarmi qualcosa, ma nel nero di quelle iridi così profonde riesco solo a perdermi per non trovarmi più.

Dave, il mio Dave.

Il ragazzino timido con cui giocavo da bambina quando Julia e Matt venivano a trovarci.

Il mio migliore amico durante tutta l’adolescenza.

Il ragazzo che segretamente amavo.

Il ragazzo che segretamente mi amava.

Dave, che mi ha dichiarato il suo amore alla festa dei miei diciotto anni.

Dave, che mi faceva ridere dopo l’ennesima litigata con i miei.

Dave, che mi incoraggiava a rincorrere i miei sogni.

Dave, che mi ha chiesto di convivere con lui.

Dave, che mi amava, mi amava davvero.

Dave, e le notti insonne a far l’amore.

Dave e la sua tenerezza.

Dave, e la proposta di matrimonio in quel ristorantino dove stavamo festeggiando i nostri dodici anni passati insieme.

Dave, e le sue lacrime mischiate alle mie dopo il sì.

Dave, e i nostri progetti sul futuro.

Dave, e i nostri sogni in comune.

Dave, che mi ha lasciata.

In quegli occhi, posso rivedere ancora tutto questo, come un filmino vecchio in bianco e nero.

Mi chiedo come si possa dimenticare un’intera vita insieme con così tanta facilità.

Mi chiedo se l’abbia dimenticata davvero come dice.

Dove finisce tutto l’amore che uno prova? In quale angolino del suo cuore l’ha archiviato?

Il mio è troppo ingombrante per nasconderlo, per essere ignorato.

O forse, ha solo deciso di non amarmi più; ma si può scegliere chi amare e chi no?

Si può convivere con dei sentimenti di troppo che ti fanno male?

Forse, non si smette mai di amare qualcuno, forse è solo questione di scegliere: rimanere dove sei o andare avanti.

Mary, se è possibile, si spalma ancora di più su di lui richiamando la sua attenzione e rompendo l’incanto che ci ha legati poco prima, e con esso, le mie domande.

-Amore-

Sussurra lui, sorridendo lievemente.

Mary sorride soddisfatta lanciandomi qualche occhiata di sottecchi.

Dave non mi ha dimenticata. Quando i nostri occhi si sono incontrati, l’ho sentito quel legame che credevo fosse andato perduto, che credevo spezzato quando ad occhi bassi e con l’animo pesante, mi ha lasciata.

Sembra quasi ieri; le valige vicino alla porta, lo sguardo sfuggente incapace di osservare le mie lacrime, le sue spalle curve che si allontanavano, le mie grida di dolore, la sua corsa per le scale per raggiungermi di nuovo, quella carezza sul viso, leggera, quel “mi dispiace” sussurrato.

-Dave, come procede il tuo lavoro?

Mio padre mi sorride mentre porge una domanda a quello che doveva essere mio marito.

Sorrido anche io cogliendo le sue intenzioni.

-Molto bene Garrett, lo studio va avanti egregiamente e il lavoro non manca.

Papà annuisce interessato e aggrotta la fronte formando delle piccole rughette.

Dave è un avvocato.

E’ sempre stato il suo sogno, fin da quando era un’adolescente con l’acne; ricordo ancora quando me ne parlava, gli occhi accessi di passione, il sorriso sulle labbra carnose, l'entusiasmo con cui mi raccontava quello che avrebbe voluto essere, quello che avrebbe voluto fare.

-Molto bene!

Papà sorride contento; nonostante la fine del nostro rapporto, mio padre ha sempre considerato Dave come uno di famiglia, lo stesso è stato per mia madre; Dave è praticamente cresciuto con noi, con me, e amarlo è sempre stato facile.

D'altronde, puoi odiare davvero qualcuno solo perchè ha smesso d'amarti?

-Allyson, non hai mangiato quasi nulla!

La mamma mi guarda costernata notando quanto poco abbia mangiato; Caroline è una donna forte, rigida per certi versi, ma mi vuole bene ed io ne voglio a lei, nonostante i suoi evidenti tentativi di scegliere sempre per me. So cosa desidera, so che piega vuole dare al mio futuro, so che vorrebbe vedermi sposata con Dave.

Lo vorrei anche io, ma non posso decidere da sola.

Stano però come questa regola valga solo per il lasciarsi; bisogna essere in due per amarsi, ma basta che uno dei due smetta per far si che tutto finisca.

-Non ho molto appetito!

Sorrido serena cercando di non far preoccupare mia madre; so che ci soffre anche lei, so che capisce quel che provo, so che il suo è solo un tentativo per farmi recuperare ciò che ho perso.

Sta combattendo la mia battaglia.

Non c'è niente di più sbagliato.

La mamma annuisce, le labbra strette in una linea dura.

Il pranzo passa "tranquillo", per modo di dire, tra una portata e un'altra; papà ha continuato a parlare con Matt di lavoro cercando di includere nella discussione anche Dave che, invece, sembra molto distratto, la mamma e Julia hanno farneticato tutto il tempo passando da argomenti come il gossip alla letteratura come fossero annessi tra di loro, il mio cibo è rimasto quasi intatto nel piatto e Mary mi ha studiata per tutto il tempo rimanendo nel suo mutismo.

- Che ne dite se per il caffè non ci spostiamo in salotto?

Chiede mia madre.

I commensali annuiscono e man mano si alzano dalle sedie.

- Se non vi dispiace, dovrei allontanarmi per pochi attimi.

Mia madre annuisce.

- Non metterci molto.

Continua poi.

Sorriso per poi allontanarmi in direzione del balcone; ho bisogno di prendere aria, la testa duole e la vista di Dave con la sua ragazza, mi infastidisce terribilmente.

Fuori, la brezza leggere mi scompiglia i capelli; la primavera è alle porte e il clima non è più così rigido.

E' la stagione che preferisco, né troppo calda né troppo fredda.

Ha un suo equilibrio, quello che vorrei anche io in questo momento.

-Ehi!

Il sussurro che proviene alle mie spalle mi fa sussultare; riconoscerei la sua voce anche se la sentissi in mezzo ad altre mille.

-Ehi..

Sussurro senza voltarmi.

Dave si avvicina e si posiziona al mio fianco, solo pochi centimetri a dividerci; la mia pelle brucia, scotta come se fosse a contatto con la sua, avverte la sua presenza. Il cuore corre, corre veloce, sembra quasi voglia uscire e raggiungere quello dell'uomo a pochi passi da me.

- Sta arrivando la primavera..

Sento il suo sguardo addosso, il coraggio viene meno così mi limito a fissare l'orizzonte.

-Già!

Sussurro lieve, incapace di dire altro.

-Mi dispiace per Mary, ha insisto per venire e non ho saputo dirle di no. Se ti può aiutare nemmeno i miei ne erano entusiasti.

Le sue parole mi disturbano, mi disturba il fatto che lui conosca ancora così bene i miei sentimenti, mi disturba sentirmi così fragile davanti a lui, così vulnerabile, così debole.

-Non importa, sta passando. Non ti aspetterai mica che dopo tutto quello che è successo io possa amati ancora?!

La mia voce è carica di un risentimento che vorrei non fosse trapelato.

Odio e amore.

- Ci siamo lasciati per questo. Siamo stati così tanto tempo insieme e dovevamo capire se quello che ci legava era amore o abitudine.

- A conti fatti mi hai lasciata tu, a pochi passi dal matrimonio per giunta. Forse questa domanda avresti dovuto porgertela prima, non credi?

Sento le lacrime pungermi; devo andar via prima che sia troppo tardi.

Non aspetto una sua risposta, esco dal balcone diretta in salotto con l'intenzione di salutare tutti prima che gli argini si aprano e rovinino la maschera che ho costruito in questi mesi.

-Scusate, devo scappare!

Gli occhi di tutti si spostano su di me; mia madre mi guarda sospettosa, mio padre mi fissa confuso, Mary sembra sollevata, solo i genitori di Dave, sembrano aver capito, i loro occhi mi guardano dispiaciuti.

-Non preoccuparti cara, se hai un'impegno vai, non farti problemi!

Dice Julia con voce materna.

Mia madre posa la tazzina di caffè sul tavolino posto di fronte al divano dove tutti sono seduti.

-Ti accompagno alla porta.

Si alza aggiustandosi la gonna dal taglio classico color nero e viene verso di me.

Il suono dei suoi tacchi risuona nel silenzio della sala.

-Andiamo!

Annuisco.

Una sua mano si posa sulla mia spalla e mi conduce fuori per recuperare giacca e borsa.

-Ci vediamo domenica prossima?

Sorrido.

-Certo mamma!

Mi bacia le guance e le sue labbra si piegano in un sorriso accennato.

 

 

Nel silenzio della mia vettura, la pace regna sovrana, sopratutto nel mio cuore.

Metto in moto e mi allontano da casa dei mie, da Dave e da quella discussione che mi ha ferita, ancora.

Una lacrima scende leggera, scappata al mio controllo, la fermo con la mano stretta a pugno.

Non voglio piangere più.

Ho pianto troppo negli ultimi mesi e tutto ciò mi fa sentire stupida; vale davvero la pena straziarsi l'anima per un uomo che non sa più se mi ama o se sta con me per abitudine? Che ha scelto di porsi questa domanda pochi giorni prima del nostro matrimonio? Che mi ha voltato le spalle, come fosse semplice, come se dietro di lui, non ci fosse stato nulla, come se non ci fossi stata io e la vita che insieme abbiamo costruito.

Riuscire a buttare tutto nel cesso, con tanta facilità.

Il mio cervello mi ricorda di essere razionale ma le mie emozioni sono più forti, infrangono la maschera che avevo messo su e le lacrime scendono, senza controllo, senza misure.

Parcheggio sotto casa, sono arrivata.

Con la mano scaccio via gli ultimi residui di pianto dal mio viso; respiro profondamente, afferro la borsa posta sul sedile del passeggero, apro la portiera e scendo.

-Ranocchietta!

Neanche il tempo di mettere il piede fuori dall'auto che la voce bassa e rauca di Ethan mi raggiunge.

Ci mancava solo lui oggi!

E' in piedi di fronte a me, i suoi occhi verde oliva mi guardano carichi di ilarità, come fossi il suo passatempo preferito. Punto i miei occhi su di lui e non posso fare a meno di notare quanto sia bello nonostante il suo caratteraccio che lo rende così odioso. Mi soffermo a guardare il suo abbigliamento; ha una camicia bianca, un gilet dal tessuto scuro tendente al blu e un jeans scuro aderente.

Mi piace.

-Continuerai a chiamarmi così per molto?!

Rispondo stizzita.

-Non ti piace?

Mi provoca.

-No!

Ride divertito ma la sua allegria si spegne presto e il suo sguardo mi studia confuso.

-Hai pianto?

Chiede serio.

-Non sono affari che ti riguardano!

Rispondo acida.

Chiudo la macchina e lo supero dirigendomi nel portone; salgo le scale velocemente con il timore che possa seguirmi e possa indagare. Ethan è l'ultima persona al mondo con cui mi confiderei, meglio il mio labrador retriever a questo punto!

Entrando in casa, Puky mi viene incontro sbattendo la coda; amo i cani, a loro bastano due coccole e un pò di cibo per rimanerti fedeli per tutta la vita, per amarti anche quando li lasci per ore da soli in casa.

-Ciao amore della mamma, hai fame?

Puky mi fissa inclinando la testa di lato.

Mi dirigo in cucina lasciando la borsa sul tavolo e il cappotto sulla sedia.

-Puky, vieni che è pronta la pappa!

Apro l'anta del mobile posto sotto il lavandino e ne esco una confezione di cibo per cani. Puky trascina la ciotola con il naso ed io verso i croccantini dentro di essa.

Lui vi si fionda come se non avesse mangiato per giorni interi, mi fa ridere.

-Bravo cucciolone!

Mentre il cane mangia, ripongo i croccantini nel mobile in noce scuro e recupero il portatile che risiede sul divano in salotto; lo accendo e mentre si avvia, comincio a pensare su cosa verterà il mio prossimo romanzo.

Di fronte alla pagina bianca di word, le mie dita iniziano a digitare velocemente i tasti e il cervello si spegne:

 

"Amy sedeva scomposta sul letto della sua camera; sorrideva parlando al telefono con la sua più cara amica, June.

Erano amiche praticamente da sempre, come le loro madri, prima di loro.

- Insomma, lui è venuto verso di me e mi ha detto "amore, oggi è ufficialmente un anno che stiamo insieme, ti va di festeggiare?"

Squittì June con fare civettuolo.

Amy annuì conscia di non poter essere vista mentre con le dita arricciava una ciocca di capelli castano ramati sfuggita alla coda.

- E tu?

Chiese con finto entusiasmo.

Amy amava June, era come una sorella per lei, l'aveva sempre amata e sempre l'avrebbe fatto. Tuttavia, da qualche tempo a questa parte, Amy si era resa conto di provare dei sentimenti per Christian, il ragazzo della sua migliore amica, e questo rappresentava un grosso problema.

Christian e June erano una coppia splendida, da copertina di qualche settimanale importante; lei alta, magra, capelli biondo cenere e due occhi azzurro cielo. Lui altrettanto bello nel suo fisico statuario con un paio di occhi verde smeraldo e la chioma bruna perennemente in disordine.

Le piaceva, terribilmente; quando si erano incontrati la prima volta in una caffetteria della città di Seattle, Amy non aveva idea di chi fosse, non sospettava minimamente che il ragazzo di cui la sua amica June parlasse tanto fosse lui.

Ricordava quel momento come fosse successo qualche giorno prima e non un anno fa. Se solo si fosse concentrata, avrebbe potuto sentire l'odore di brioche calde e caffè di cui era impregnato il locale, il chiacchiericcio della gente che parlava tranquilla seduta ai tavoli sorseggiando un cappuccino o mangiando un muffin ai mirtilli.

Proprio come loro, lei era seduta a bere un caffè e scrivere al piccolo computer portatile, intenta a finire la ricerca sui romanzi classici di fine ottocento che doveva consegnare entro lunedì alla professoressa di lettere. Si era alzata, spinta dal delizioso profumo di ciambelline fritte che si era propagato nell'aria, tenendo gli occhi fissi sul monitor e non badando al mondo esterno compiendo qualche passo con il caffè ancora tiepido stretto tra le mani, sbattendo poi, come spesso le accadeva, contro qualcuno.

Aveva biascicato scuse a testa china per tutto il tempo, maledicendo mentalmente la sua goffaggine, fino a quando lo sconosciuto con cui si era scontrata e che non aveva avuto il coraggio di guardare, non parlò.

- Non preoccuparti! Tu piuttosto, ti sei fatta male?

Disse.

Il suo tono caldo e rassicurante l'avevano spinta ad alzare il viso e ad incontrare il suo sguardo, solo dopo si rese conto di non essere preparata a quel che vide; un paio di occhi color smeraldo, la fissavano divertiti, le labbra carnose piegate in un sorriso sghembo.

- N-no, v-va tutto b-bene grazie!

Biascicò imbarazzata.

Il ragazzo sorrise e la invitò a sedersi con lui, con la promessa che le avrebbe offerto un altro caffè.

Avevano riso e scherzato, come fossero due amici di vecchia data che si rincontravano dopo tanti anni.

Amy, tornando a casa, aveva fantasticato in un loro nuovo incontro, magari proprio nello stesso bar in cui si erano scontrati.

Le sue fantasia non risultarono poi così poco reali, ma a presentarli quella volta fu Jude, la sua migliore amica."

 

Il rumore del campanello interrompe il mio lavoro.

Sbuffo, mi alzo dal divano e con passo pesante mi dirigo verso la porta.

-Amore, Ethan mi ha mandato da te, ha detto che stavi piangendo!

L'invasore risulta essere la mia migliore amica, sorella dell'unico essere umano che detesto, che mi inonda di parole lasciandomi intontita.

Mi afferra per un braccio e mi trascina in salotto.

-Dobbiamo parlare!

 

Premetto che questo capitolo non è il massimo, perciò mi scuso

Ho aggiornato prima del previsto perchè la settimana prossima sarà piena e non avrò proprio il tempo di mettermi a scrivere.

Grazie a coloro che mi seguono e a chi mi lascia un suo pensiero! =)

  
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