Erano le 7:25 del mattino. Tra mezz’ora avevo scuola ed ero ancora in pigiama.
Molti di voi penseranno che stessi lì ad urlare e a dimenarmi per fare in fretta, invece non è così.
Stavo tranquillamente scegliendo che cosa mettermi. Certo, la divisa era quella, non si poteva cambiare, ma potevo aggiungerci dettagli che avrebbero arricchito il mio stile. Non che m’interessasse il parere degli altri, sia chiaro. È solo che anche io avevo il mio stile e volevo rispettarlo. Misi i pantacollant  neri sotto la gonna della divisa blu, gli stivali neri anch’essi con borchie color argento e oro, e i miei guanti senza dita di pelle nera. Andai con molta calma in bagno, e mi lavai i denti. Controllai che le sopracciglia fossero a posto, e poi mi truccai: una spessa linea di matita nera sotto l’occhio, eyeliner, mascara e ombretto nero. Pettinai la mia folta e lunga chioma bruna, misi gli orecchini a forma di croce, neri come al solito, e mi specchiai.
Sbuffai. Mi sentivo totalmente ridicola con quella divisa. Non riuscivo ad abituarmi neanche dopo due anni che la indossavo. Non avevo mai messo una gonna a parte quella della divisa scolastica, e la prima volta che l’avevo indossata, avevo deciso di cambiare scuola. Poi mia madre mi aveva parlato, e mi aveva fatto capire che anche se sarei andata in un'altra scuola, avrebbero avuto anche lì una divisa.
Ero così felice quando i miei mi dissero che ci saremmo dovuti trasferire qui a Bradford, in Inghilterra.
Era il mio sogno: andare via dall’Italia.
Certo, non avevo mica calcolato il fatto che avrei dovuto fare i conti con la mia stupida femminilità sepolta da qualche parte dentro di me. Anzi, in realtà non so nemmeno se avessi mai avuto un po’ di femminilità, ma ne dubito fortemente.
Lentamente distolsi lo sguardo dallo specchio e mi misi il giubbotto. Non credo ci sia bisogno di dire il colore..
Con rammarico m’incamminai verso la scuola, che si trovava a circa 15 minuti da casa, a piedi ovviamente.
Guardai l’ora sul cellulare: le 7:53. Grandioso, avrei ritardato, come al solito.
Vidi l’autobus sorpassarmi e fermarsi poco più in là, per raccogliere altri studenti. Mia madre mi aveva chiesto se doveva farmi il tesserino per l’autobus, ma io le avevo risposto che dato che la scuola era abbastanza vicina non mi serviva. In realtà odiavo gli autobus. Erano pieni di persone, ed io odiavo i posti affollati, mi sentivo sempre giudicata e presa in giro.
Trattenni il respiro, e cercai di rendermi invisibile, non appena sentii il famoso rumore. Il rumore del motore di una cabriolet rossa fiammante, che proprio in quel momento mi stava passando accanto.
Continuai a camminare a testa bassa, facendo finta di niente, facendo finta di non vedere quell’idiota che la guidava e quella….quella….quella sottospecie di persona che doveva essere la sua ragazza…o meglio, la sua ragazza di questa settimana.
Ma fu tutto inutile, come al solito suonò il clacson e l’idiota gridò: “Ciao dep!”



Eccomi qui, sono tornata dopo tanto tempo. Scusatemi se vi ho lasciato in sospeso, ma ho avuto parecchi problemi :|
Comunque ora sono qui, con una nuova fan fiction.
Ci terrei a sapere i vostri pensieri, ditemi se pensate che debba proseguire o no.
Vi ringrazio se avete letto, e siete arrivati fin qui, vi stimo. (:
-BluHiro