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Autore: Piumadinchiostro    03/03/2013    0 recensioni
Il caffé é un rituale mattutino che spesso accompagna le vite di ogni persona.
Chi lo vuole accompagnato dal latte, chi con qualche zolletta di zucchero in più, chi lungo o macchiato...
Ma per Elenoir, una comune studentessa universitaria di campagna, quella bevanda rappresenta qualcosa di più: una tradizione e un rito trasmessole dal caro nonno fin dalla sua infanzia ma che, a causa di un incontro ravvicinato con la morte, la porteranno a una serie di eventi indimenticabili che la segneranno per lungo tempo.
Le peripezie saranno tante da affrontare per la nostra protagonista e tutte messe in relazione con un destino sconosciuto e, spesso, di cattivo gusto che non guarda in faccia le sofferenze di chi sta intorno a lei.
Ma Elenoir ha sempre qualcuno su cui contare, in primis se stessa e la sua enorme forza di volontà e di orgoglio che la spingono a lottare fino all'ultimo sforzo.
Spesso gli eventi più disparati e meravigliosi nascono da piccoli incidenti quotidiani che, forse, cambieranno per sempre la storia di questa giovane ragazza.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Marion camminava di fronte a me, sempre spedita e sempre barbottante. Mi ricordava moltissimo una mamma papera che voleva essere sempre in testa per far da guida agli anatroccoli. Dove pervenisse questo suo senso materno innato, questo non lo seppi mai però avevo notato che si comportava nello stesso modo con tutte le persone...e, in particolar modo coi suoi gatti. "Attenta al palo, scema" mi redarguì un po' annoiata. Sobbalzai alla vista dell'asta di ferro di fronte a me e, per un pelo, la sfiorai. Ero solita a immergermi nei pensieri ed escludere tutto il resto /Dannazione a me/ imprecai con un sussurro, sperando che nessuno, oltre a Marion, si fosse accorto di quel che stavo per fare e della figura che mi sarei arrecata. "...Non ce ne era bisogno, grazie" mentii, sbuffando e affrettai il passo per poter camminare in fronte a me. Marion sorrise "Allora cerca anche di guardare non per aria ma per terra" continuò la ramanzina "Non sono i mortali più interessanti dei tuoi piccoli momenti di meditazione buddista?" La guardai malissimo e le detti un leggero spintone. "Come non detto" si azzittì con un sorrisino accennato. Non mi piaceva essere canzonata, anche se ne avevo bisogno. Non che io abbia mai incontrato una persona che amasse esserlo ma io lo odiavo a morte e, quando la mia amica lo faceva, non potevo fare a meno di sentire un piccolo brivido solleticarmi la gola per infiammare il mondo di cattive parole. Ma con Marion, questo fuoco si attutiva in un secondo. Lei mi conosceva e, anche se non da tanto, capivo che lo faceva per me. "Dovremmo essere vicini" sussurrai dopo un paio di minuti. Lei mi guardò e si fermò per un attimo "Ma come?" piegò leggermente la testa "Non avevi detto che ci avremmo impiegato un paio di minuti?" Feci spallucce e guardai un cancello pieno di inferrate "Devo fare prima una cosa, se non ti spiace" "Che tipo di cosa?" "Una cosa" risposi secca. "Ehy, siamo vicini ad un cimitero, non è un posto che dà la massima allegria, che devi fare?" "Vendere droga" "Cosa?!" sbattè gli occhi tre volte. Risi "A pregare, Marion, a pregare" spiegai "Che altro dovrei fare qui? Mica sono uno zombie o Dracula" Marion si azzittì per un po'. Creva sempre a tutto quello che le dicevo ma gli scherzi, che non fossero i suoi, la infastidivano. "Aspettami qui, se vuoi" mi guardai attorno "Vado solo a fare un salto, non ci vado spesso" "Come vuoi" tagliò corto. Ignorai un po' il tono duro e aspro della sua voce poichè ero sicura che dopo un paio di minuti si sarebbe dimenticata del'ipotetica offesa che le avevo recato e, piuttosto, mi indirizzai verso una bancherella di fiori proprio vicino al cancello mezzo arrugginito del cimitero.
  
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