03/03/2013
3 recensionisteam;
Antonio fissò il suo sguardo sul bambino dinnanzi a lui, totalmente confuso.
Il suo ambasciatore, colui che l'aveva portato in quel regno di cui non conosceva quasi l'esistenza, lo aveva abbandonato lì in compagnia del biondo.
«Ho impegni con la regina in persona -aveva detto con l'aria di qualcuno che andava di fretta- Voi potete rimanere qui e presentarvi a lui. Non sarebbe una cattiva idea.»
E l'ispanico l'aveva capito solamente dopo, a chi si riferiva con quel lui. Ed era, esattamente, il bambino biondo che gli stava davanti con un'aria truce sul volto. Insomma, era la Svezia in persona.
Antonio si grattò la testa e si alzò, rabbrividendo appena. Faceva davvero freddo, lì nelle terre del nord, ma almeno all'interno del castello le braci facevano il loro dovere.
Ma al momento il problema era ben altro.
Come doveva presentarsi?
Doveva fare un inchino come usavano fare i più prodi cavalieri fra loro?
Doveva abbozzare un sorriso e cercare di ripetere le elaborate frasi che recitavano sempre i nobili a corte?
Alla fine l'ispanico si decise e fece il primo passo, anche perchè l'altro, di muoversi, non sembrava proprio averne intenzione.
«Piacere di conoscerti. Mi chiamo Antonio.»
Optò per il modo più semplice, puerile e meno pomposo possibile, ma dopotutto non c'era nessun nobile a ricordargli della sua posizione e di tante altre noiose storie, no?
Tese la mano destra al biondo e, con un sorriso stampato in faccia, aspettò che si presentasse a sua volta.
Lo svedese, dal suo canto, non fece nulla per parecchio tempo, limitandosi a fissarlo.
Il bruno aveva parlato con un così forte accento spagnolo da essergli risultato un difficile compito quello di discernere una parola dall'altra. Sembrava quasi un dialetto distante, ed era molto buffo. Gli sarebbe piaciuto sentirlo ancora.
Prese un breve sospiro, così poco accennato che risultò invisibile ai verdi occhi del suo ospite, e alzò il braccio destro con calma.
«B'rwald.»
Disse semplicemente in risposta, e le loro dita s'incontrarono.
A detta di tutt'e due la parti, fu qualcosa di abbastanza curioso.
Le fredde dita come il mare del nord dell'uno andarono ad allacciarsi a quelle calde come il sole del sud. Fu un contatto alquanto fugace, tant'è che tutt'e due le giovani nazioni non seppero trattennere un gemito di sorpresa e ritirare le mani.
E mentre Berwald guardava la sua con fare esterrefatto, subito Antonio porse nuovamente la propria, con un largo sorriso ad illuminargli il volto.
«Facciamolo ancora!»
Lo incitò tutto eccitato, sembrava quasi che saltellasse sul posto.
Berwald, ancora titubante, gli porse nuovamente la mano, e al loro incontro sussultarono ancora. E poi ancora, ancora e ancora, sembravano aver scoperto qualcosa di grandioso, fra quelle noiose mura.
Quel giorno Antonio e Berwald si salutarono ben quindici volte, durante le quali l'ispanico rise come davanti al più strano dei giochi, e sorprendentemente, anche lo svedese lo imitò, anche se le sue risate erano mascherate da timidi sorrisi.
Di sicuro, dopo tutte quelle presentazioni, non si dimenticarono mai più l'uno dell'altro.
Note: Asdjfsd. SveSpa, what else? Beh, si meriterebbero molto più amore e asdhgfsjhdf ma... ho sfornato questo, Lol. Note completamente inutili come sempre, ma 'k, cià.
Ah sì, Steam è il nomignolo che dò io al pairing. Perchè? Vediamo se riuscite ad immaginarlo, tanto è talmente banale e stupido che avrete sicuro conclusioni più logiche della mia <3