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Autore: CowgirlSara    18/09/2007    10 recensioni
Erano passati tre anni da quell’estate. Tre anni da quando aveva incrociato per la prima volta i profondi occhi scuri di un ragazzo magro e bellissimo, rendendosi immediatamente conto che non avrebbe più potuto cancellarli dal proprio cuore. Seguito ufficiale di "Summer Game".
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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like summertime -4
Ah, l’ultimo capitolo! Ci siamo e non resta che postarlo, no? Visto anche che in tanti me lo avete chiesto. ^__^ Che dire, questo finale è vagamente appiccicoso di melassa… Ebbene sì, anche il mio spirito sarcastico a volte si piega al romanticismo più sfrenato. Sopportate in silenzio e poi lavatevi i denti, che vi devo dire. Spero di non aver esagerato.
Spero anche di aver dato un finale degno a questa storia che, secondo me, se lo meritava, ma questo sta a voi dirlo. Aspetto i vostri commenti.
Adesso vi lascio alla lettura. E vi rimando ai titoli di coda per note e ringraziamenti.

Grazia ancora a tutti
Un bacione
Sara

CAPITOLO 3 – BUONGIORNO FUTURO

Frenzy si svegliò quando qualcosa di delicato e dal morbido tepore le sfiorò il viso. Sbatté le palpebre, cercando di adattare la vista alla luce della stanza, se pur pallida, quindi mise lentamente a fuoco la figura che aveva davanti.
Era Bill, che, seduto sul bordo del letto, le sorrideva con calore, accarezzandole la guancia. Il cantante indossava un kimono nero, lucido, con dei draghi bianchi ricamati sulle maniche. La cinta era lenta e i lembi erano aperti sul suo petto nudo; anche il suo ginocchio e la coscia, che erano appoggiati sul materasso, erano scoperti e s’intravedeva il bordo dei boxer neri. Il candore della pelle contrastava col colore della vestaglia e delle lenzuola.
La ragazza osservò anche i suoi capelli, che non aveva mai visto così: li aveva legati, quelli più corti sulla sommità della testa, in un codino spettinato, mentre il resto era raccolto in una coda bassa sulla nuca. Gli davano un’aria birichina.
“Ciao, splendore…” Mormorò Frenzy, con la voce ancora arrochita dal sonno.
“Buongiorno a te.” Rispose lui, scostandole un ciuffo di capelli dal viso.
“Sai che sei veramente sexy, con questo kimono?” Gli disse la ragazza, stiracchiandosi sotto le lenzuola. Bill prima si sorprese, poi sorrise compiaciuto.
“Trovi?” Le chiese, sistemandosi subito con un movimento elegante delle spalle.
“Ti dona il nero…” Replicò languida lei, con uno sguardo eloquente.
Bill si lasciò cadere leggero accanto a Frenzy, con un sorriso, poi la strinse a se e le carezzò guancia e collo. La ragazza sospirò, socchiudendo gli occhi e accomodandosi tra le sue braccia.
“Si sta bene, eh?” Le domandò lui poco dopo, cullandola.
Frenzy annuì contro il suo petto. “Già, è… perfetto…” Sussurrò poi. Bill le baciò la fronte.
“Ho ordinato la colazione.” Annunciò quindi il ragazzo.
“Bravo! Ho una fame!” Commentò allegra lei, senza staccarsi dal suo corpo.
“Se poi vuoi fare una doccia, sulla poltrona ci sono degli asciugamani puliti.” Le disse allora, indicando verso la porta del bagno.
“Ma tu mi stai viziando!” Esclamò Frenzy sorridendo.
“Voglio farlo!” Ribatté lui. “È così bello essere viziati!” Aggiunse, stiracchiandosi, poi abbracciò di nuovo la ragazza e si baciarono.
“Mh… è intossicante, svegliarsi con te…” Mormorò la ragazza, quando si lasciarono. “Mi sto abituando male…”
“Voglio renderti completamente dipendente…” Affermò Bill, continuando a baciarle collo, spalla e seno, ormai scoperto. “Non potrai più fare a meno di me…”
Il ragazzo, però, pronunciata quella frase, si fermò, come se gli fosse venuta in mente una cosa. Alzò il viso e fissò lei negl’occhi, con espressione un po’ triste.
“Frenzy, io…” Tentò quindi.
“Shhh…” L’interruppe lei, posandogli l’indice sulle labbra. “Ne parliamo dopo, eh?” Lo supplicò poi, lui annuì. L’argomento distacco, presente nei pensieri di entrambi, era meglio rimandarlo.
“Scendo a prendere la colazione, allora.” Dichiarò Bill e Frenzy annuì.
Lo guardò alzarsi, sistemare la vestaglia, sorriderle e uscire dalla stanza. La ragazza, quindi, sbuffò, stendendosi sui cuscini. Come avrebbe fatto ora, a lasciarlo di nuovo?   

Bill scese con calma al piano di sotto, ma quando fu a metà scala sentì dei rumori e si voltò indietro. Sotto le scale, proprio davanti alle vetrate, era installato un impianto home theatre, con maxi schermo al plasma, degno della villa di un multimilionario, davanti al quale troneggiavano due ampie e comode poltrone. La televisione era accesa e qualcuno, sprofondato tra i cuscini, ridacchiava, guardando antichi ma ancora divertenti episodi di Willy Coyote.
Bill arrivò in fondo alla rampa e l’aggirò, per dirigersi verso la persona seduta davanti allo schermo.
“Tomi?” Fece interrogativo, quando riconobbe il fratello.
“Oh.” Rispose quello, reclinando il capo sulla spalliera della poltrona; era seduto scomposto, coi capelli sciolti e abbracciava un cuscino.
“Che cosa stai facendo?” Domandò perplesso il fratello.
“Sto guardando i cartoni animati.” Affermò l’altro, stringendosi con noncuranza nelle spalle.
“Lo vedo, ma sono solo le otto del mattino, credevo dormissi ancora…” Replicò Bill, sedendosi sul bracciolo dell’altra poltrona.
“Beh, ecco…” Mormorò il gemello, abbassando lo sguardo e rivolgendolo altrove. “…c’è lei che dorme, su…” Aggiunse, quasi infastidito, indicando il piano superiore.
“Ah.” Commentò Bill. “Ho capito…”
“No, non hai capito…” Intervenne Tom alzando una mano.
“E invece sì.” Annuì l’altro. “Dimmi se sbaglio.” Continuò poi. “Stamattina ti sei svegliato e Babi era ancora lì, tu non sei abituato a certe cose e non sai come comportarti.”
Tom sbuffò e roteò gli occhi. Lui cercava sempre di non portare le ragazze nella propria camera, per poter scappare presto, o provava a liquidarle prima dell’alba. Stavolta non c’era riuscito. Aveva ragione Bill. Cazzo, a volte era dura avere un gemello, una persona che ti conosce così bene, persino meglio di quanto conosci te stesso!
“Non sbagli.” Ammise infine, pur riluttante. “Avevo pensato di uscire e andare a correre per un paio d’ore, poi mi sono detto che io non corro…” Bill represse una risatina, Tom scrollò il capo. “Così ho pensato che potevo comunque uscire, fare un giro, ma piove…”
“Tomi, hai pensato di fare la cosa più normale in questi casi?” Gli chiese il fratello.
“Sarebbe?” L’interrogò l’altro, aggrottando la fronte.
“Parlarci.” Rispose netto Bill.
“Ma scherzi?!” Sbottò Tom. “E che cosa le dico?!”
“Per esempio: buongiorno?” Suggerì ironico il cantante.
“La fai facile te!” Ribatté il chitarrista, voltando il capo dall’altra parte.
“Tom, è facile!” Esclamò il gemello. “Cos’hai? Ansia da prestazione?” Aggiunse poi, provocatorio.
Tom alzò subito il capo, in uno scatto d’orgoglio. “Le mie prestazioni sono sempre al top, sappilo!” Proclamò gesticolando. In quel momento suonavano alla porta.
“E allora di che hai paura!” Affermò Bill, allargando le braccia, mentre si alzava per andare ad aprire. “È arrivata la colazione.” Annunciò raggiungendo la porta.
“Oh, bene, muoio di fame…” Commentò il fratello.
“Scordatelo, questa è per Frenzy.” Lo gelò l’altro.
“Sai che ti odio, vero?”
Bill ridacchiò retorico, mentre apriva la porta. Ritirò il carrello dal cameriere e lo salutò, quindi spinse tutto al centro del salone, dove c’era l’enorme divano bianco di pelle. Prese, quindi, il vassoio che c’era sul carrello e si diresse alle scale.
Tom era in piedi accanto alla rampa, appoggiato mollemente al corrimano. Il gemello lo guardò negl’occhi, poi sorrise.
“La colazione per te è nel vassoio che sta sotto.” Gli disse e cominciò a salire. “È meglio se chiami Babi, prima che si freddi tutto.” Gli consigliò poi.
“Io, chiamarla?!” Esclamò allibito il fratello, indicandosi. “Scordatelo.” Aggiunse scuotendo il capo.
“Allora la chiamo io.” Dichiarò Bill, ormai giunto sopra.
“Che?!” Realizzò l’altro con un attimo di ritardo; il cantante si stava già dirigendo alla sua camera, dopo aver posato il vassoio su un mobile. “No, no, no!” Gridò allarmato Tom, salendo le scale due alla volta. Bill, però, stava già bussando.
“Sì?” Fece una voce stentata dall’interno.
“Babi, sono Bill, è arrivata la colazione.” Le disse il ragazzo, ormai raggiunto dal fratello, che faceva esagerati gesti di supplica.
“Oh, grazie!” Rispose la ragazza. “Un minuto e arrivo!”
“Bene.” Annuì il cantante soddisfatto, poi si girò verso il gemello sorridendo.
Tom era davanti a lui, con espressione torva e mani sui fianchi. “Io lo capisco Caino, sai.” Dichiarò serio, Bill gli rivolse un’occhiata scettica. “Forse Abele era proprio come te, magari si truccava…”
Il fratello lo ignorò e riprese il vassoio, deciso a godersi la colazione con la sua ragazza. Prima di entrare in camera, però, si voltò di nuovo verso Tom.
“Per una volta fai la cosa giusta, Tomi, affrontala.” Gli disse risoluto. “Dopo ti sentirai meglio, credimi.” Aggiunse facendogli l’occhietto.
“Sì, ma se poi…” Provò l’altro.
“Potrebbe stupirti.” Soggiunse Bill con un mezzo sorriso, quindi gli chiuse la porta in faccia e Tom non poté fare altro che sospirare arreso.

Quando Babi scese di sotto, indossando una maglietta di Tom, lui era seduto in un angolo del divano bianco. La colazione posata sul tavolino di cristallo davanti a lui. Lo raggiunse.
“Buongiorno.” Salutò la ragazza.
“Buongiorno…” Rispose lui, alzando appena gli occhi e si accorse della maglietta.
“Ti dispiace?” Domandò lei, afferrandone un lembo.
“No, no.” Fece lui, scuotendo il capo.
Babi si sedette all’altra estremità del divano, dopo aver preso una brioche dal vassoio della colazione. Si mise a spiluccarla, lanciando ogni tanto occhiate a Tom. Il chitarrista, seduto come sempre in modo disordinato, teneva le braccia stese sulla spalliera e guardava il vuoto con aria assorta. La situazione e il silenzio stavano mettendo a disagio la ragazza.
“Tom, senti…” Esordì infine.
“Eh?” Fece lui.
Il ragazzo aveva risposto con tono quasi allarmato, ma non tanto perché lei aveva finalmente parlato, soprattutto perché si era avvicinata. Babi però gli fece un sorriso rassicurante.
“Questa situazione imbarazza anche me, che credi.” Gli disse poi.
Dio, se era carina, pensò Tom. I capelli biondi ancora un po’ spettinati, senza trucco, ma con un colorito invidiabile e un bel sorriso fresco. E la maglia le arrivava proprio nel punto più giusto per mostrare le sue bellissime gambe. Il chitarrista chinò il capo.
“Scusa, non volevo essere maleducato.” Mormorò con sincerità. “È solo che non mi capita spesso di svegliarmi assieme alla ragazza con cui ho passato la notte, e…”
“Immagino.” Commentò lei, ma senza ironia. “Non devi giustificarti.”
Tom alzò gli occhi sorpreso. Cavolo, diplomatica… non l’avrebbe detto. Si fissarono per un attimo, poi gli sorrise di nuovo, tranquilla.
“Sai, è stata una bella notte, mi dispiacerebbe che ci fossero dei problemi a salutarsi, adesso.” Affermò quindi, mentre si versava una tazza di caffè.
“No, perché problemi?” Soggiunse lui, negando anche con le mani. “È stato bello anche per me.”
Babi bevve un sorso di caffè, poi tornò a guardarlo. “Però, mi dispiacerebbe anche perdere di nuovo tutto…”
Una morsa immediata attanagliò lo stomaco di Tom. Lo sapeva, erano tutte uguali! Questo era il tipico discorso che portava a quelli sulle coppie stabili. Tutta la sua vita futura gli passò davanti alla velocità di una comica: impegni, fidanzamento, matrimonio, figli, cene coi parenti, cane e villetta con giardino… Oddio, meglio morto! Cominciò a sudare freddo.
“Certo, c’è anche il fatto che in questo momento io non voglio impegni…” Continuava, nel frattempo la ragazza. Quella frase, però, colpì Tom come una mazza colpisce il gong.
“Come?!” Esclamò incredulo, girandosi di scatto verso di lei, che sussultò.
“Eh?” Fece Babi, sorpresa. “Ho detto che non voglio impegni, in questo periodo.”
“Ah, beh… nemmeno io.” Replicò Tom, improvvisamente rilassato e sorridente.
“Quindi che si fa?” Chiese la ragazza, accomodandosi voltata verso di lui.
“Eh, non lo so…” Biascicò il chitarrista, mentre cercava di capire dove voleva arrivare l’essere indecifrabile che aveva di fronte.
“Senti, io avrei una proposta da farti.” Affermò allora la ragazza, accoccolandosi sull’ampio sedile.
“Una… proposta?” Fece lui, sospettoso. Lei annuì.
“Noi due abbiamo già fatto degli accordi in passato.” Stavolta fu Tom ad annuire. “Quindi possiamo sempre farne un altro.”
“Direi di sì.” Accettò il chitarrista, incuriosito.
“Allora, noi adesso ci scambiamo i numeri di telefono…” Iniziò a spiegare Babi. “…così, quando tu capiti da queste parti, intendo in Italia, o nei pressi, tipo Canton Ticino, mi fai uno squillo e io arrivo.” Esponeva la sua idea con tranquillità e lui la guardava con un sopracciglio alzato. “Questo sempre se ne hai voglia, senza impegno…”
“Senza impegno.” Ribadì Tom. Cominciavano ad essere le sue due parole preferite.
“Totalmente.” Confermò Babi con un gesto eloquente delle mani. Il ragazzo sorrise in modo furbo.
“Mi piace questo accordo…” Affermò quindi, porgendole la mano.
“Anche a me…” Replicò lei, stringendola con uno sguardo malizioso.
Tom, però, non si limitò a stringerle la mano, ma la tirò a se e la coinvolse in un lungo bacio, prontamente accettato. Si ritrovarono quasi subito mezzi distesi sul divano.
“Molto meglio di una stretta di mano…” Sussurrò Babi, quando si staccarono.
“Dobbiamo suggellare un accordo, facciamolo bene, no?” Ribatté Tom, prima di ricominciare a baciarla. Lei rise sulle sue labbra.

Frenzy uscì dal bagno, dopo essersi vestita e trovò accesa la musica. La ragazza sorrideva, perché aveva riconosciuto subito la canzone che usciva dalle casse del moderno ed elegante lettore cd posto sulla cassettiera. Era «Total eclipse of the heart» e troppi ricordi belli erano legati a quel brano, perché lei non lo ascoltasse con piacere.
Bill, che era al centro della stanza, le porse una mano, come per invitarla a ballare. Frenzy la prese e fu coinvolta subito in un dolce lento, tra le braccia del cantante.
“Perché hai messo questa?” Gli chiese la ragazza, mentre si muovevano tranquilli nella melodia.
“Non è la nostra canzone?” Replicò lui con un sorriso.
“Credevo che fosse «La isla bonita»…” Fece lei, ricordando il sottofondo del loro primo bacio.
“Dopo mettiamo quella.” Affermò Bill, facendole fare una giravolta.
Frenzy rise allegra, mentre girava su se stessa, per poi tornare tra le braccia del ragazzo, che la strinse a se, cullandola piano, al ritmo della musica.
“Ascolta, Frenzy…” Fece ad un certo punto Bill, diventando serio. Lei fece per bloccare le sue parole con le dita sulle sue labbra, ma lui le respinse. “No, stavolta mi farai parlare.” S’impose quindi, la ragazza abbassò gli occhi.
“D’accordo…” Mormorò quindi.
“Quello che sto cercando di dirti…” Riprese il cantante. “…è che non voglio perderti di nuovo.” Frenzy voltò appena il capo, come se non volesse sentire. “Ascoltami.” La supplicò però lui, stringendola ancora tra le braccia. “Ciò che provo per te è molto importante, Frenzy, non posso più negarlo e so che è lo stesso per te…”
“Bill…” Tentò lei.
“Ti prego!” L’interruppe ancora il ragazzo. “Dobbiamo provarci, so che ce la possiamo fare…”
“Bill, ti rendi conto che, oggettivamente, è un pochino difficile?” Riuscì ad affermare lei.
“Sì, me ne rendo conto!” Esclamò il cantante. “Ma io non posso perderti di nuovo! Se c’impegniamo, se ci crediamo davvero, io so che ce la faremo!” Aggiunse, stringendola per le spalle.
“Ma io devo studiare e tu sei sempre in giro per il mondo, circondato dalle fan…” Ribatté la ragazza, dando inconsapevolmente voce alle sue paure.
“Credi davvero che io potrei pensare ad un’altra?” L’interrogò lui, aggrottando la fronte. “E la distanza… oh, Dio, non ha cambiato niente in tre anni, pensi possa farlo ora?”
“Bill, non credo in questo tipo di relazioni…” Dichiarò la ragazza.
“Frenzy, ti supplico! Dammi una possibilità!” Replicò lui, quasi disperato. “Farò in modo che tu mi raggiunga ogni volta che sei libera e, quando lo sarò io, verrò subito da te, lo giuro.” Continuò serio. “Sono pronto a fare qualsiasi sacrificio, pur di stare con te…”
Frenzy aggrottò le sopracciglia, combattendo con la commozione. Respirò a fondo e strinse le labbra, poi gli accarezzò il viso. “Bill, tu sei così dolce, ma…”
“No, no! Ti prego!” L’interruppe lui, deciso a non arrendersi. “Non frantumare di nuovo le mie illusioni! Ho già scritto una canzone, quante vuoi che ne scriva?!” Si vedeva che stava per piangere, ma riuscì lo stesso a sorridere.
“Sei testardo come un mulo!” Sbottò lei con un piccolo sorriso.
“Sì!” Ammise Bill quasi con violenza. “Perché non so più come dimostrarti che sono innamorato di te!” Frenzy spalancò la bocca, stupita, a quelle parole.
“Stupido…” Mormorò poi, abbassando gli occhi con un lieve sorriso. “Potevi dirmelo e basta…”
“Lo faccio adesso.” Dichiarò lui. La ragazza gli prese il viso tra le mani e gli diede un breve bacio.
“Se me lo dici così, sono costretta a…” Gli sussurrò poi, sulle labbra. “…confessare che anche io, beh, credo di essere innamorata di te…”
Bill l’abbracciò forte, sospirando sollevato tra i suoi capelli, poi si baciarono, carezzandosi il viso reciprocamente, con dolcezza.
“Che fai a Natale?” Le chiese allora il cantante.
“Perché?” Domandò lei con un sorriso.
“Volevo proporti un viaggio in Germania…” Rispose lui, cullandola contro di se.
“In Germania dove?” Fece la ragazza, sprofondata nel suo petto.
“A casa mia…” Soffiò Bill al suo orecchio.
“Mhh…” Gongolò Frenzy, con la fronte contro il collo di lui. “Dovrò controllare la mia agenda e annullare quell’impegno col sultano del Brunei, ma…” Quindi sollevò il capo e lo guardò negl’occhi, seria. “Dimmi che ce la faremo, Bill, io non sono molto coraggiosa, sai…”
Il ragazzo le sorrise, rassicurante. “Tranquilla, quando mi pongo un obiettivo di solito lo raggiungo, niente mi può fermare.” Le garantì sicuro. “Credimi, è il destino…”
“Se mi sorridi in questo modo, come faccio a non crederti?” Dichiarò lei, abbandonandosi di nuovo tra le sue braccia. Il suo posto preferito, da ora in avanti.

Turnaround,
Every now and then I know there's no one in the universe
as magical and wonderous as you…

“Molla quel pancake!” Gridava Tom inseguendo Gustav che aveva una frittella mezza in bocca. “È la mia colazione questa, se avete fame ordinatevela!”  
“Andiamo, Tom.” Fece Georg, seduto sul divano ad imburrarsi una fetta di pane tostato. “C’è un sacco di roba…”
“Sì, ma è la mia roba!” Proclamò il chitarrista, fermandosi in mezzo alla stanza con le mani sui fianchi. “Voi due siete… dei tritarifiuti!”
“Ha parlato quello che riesce a sbafarsi una confezione intera di cremini!” Sbottò Gustav, ingoiando l’ultimo pezzo di pancake. “Quella roba fa cariare i denti col solo odore!”
“Ma poi sono pesi, con quella crema di meringa…” Rincarò il bassista, spalmando distrattamente la marmellata.
“Oh, andiamo!” Sbottò Tom, roteando gli occhi.
“Fanno schifo persino a Bill…” Affermò il batterista, versandosi il caffè.
“Già! E lo sappiamo tutti cosa mangia Bill…” Confermò Georg, addentando finalmente la sua fetta di pane. Entrambi i musicisti annuirono con espressione saggia.
“E cazzo! Va bene, mangiatevi tutto allora!” Sentenziò il chitarrista, con sguardo adirato.
“Litigate già di prima mattina?” Domandò qualcuno alle loro spalle. Si voltarono.
Bill scendeva con eleganza le scale. Si era vestito con maglietta e jeans, aveva gli stivali in mano e i piedi scalzi. Gli altri tre componenti del gruppo attesero che la sua entrata trionfale avesse termine.
“Hn… Tom è la solita fava…” Fece Georg, che non si era scomposto un minimo alle proteste del chitarrista; Gustav ridacchiò, annuendo a conferma.
“Ma parlate per voi, cazzoni!” Reagì Tom, incrociando le braccia.
“Falla finita, Tomi…” Lo gelò il gemello, mentre si sedeva sul divano; lui gli lanciò un’occhiata incendiaria, ma Bill lo ignorò, infilandosi lentamente e con cura i calzini.
“Le ragazze?” Domandò allora il chitarrista al fratello.
“Stanno finendo di vestirsi.” Rispose il cantante, mentre metteva il primo stivale.
“Ah, così ieri sera avete trovato entrambi da fare…” Intervenne Georg, continuando a mangiucchiare roba dal vassoio.
“E certo, mica siamo due sfigati come voi!” Commentò Tom, gettandosi accanto al fratello.
“Guarda che io ho la ragazza…” Precisò Gustav.
“Eh, appunto! Come lo vuoi chiamare uno che, a quest’età, ha già la donna da due anni!?” Sbottò il chitarrista, roteando gli occhi.
“E ce l’ha anche Georg.” Affermò il batterista, indicando l’amico. Tom spalancò gli occhi.
“E da quando?” Domandò poi, rivolgendosi al bassista.
“Beh… sono circa tre mesi…” Rispose il ragazzo un po’ imbarazzato.
“Quando l’avresti conosciuta?” L’interrogò interessato il chitarrista, sporgendosi verso di lui, cosa che gli procurò una gomitata da parte di Bill, che s’infilava l’altro stivale. Tom reagì con uno scappellotto al fratello. Si picchiarono per qualche secondo.
“La conoscevo già, però, al compleanno di Franz abbiamo parlato e… sai com’è… una cosa tira l’altra…” Spiegò Georg, gesticolando. Era un po’ rosso in faccia e non guardava l’altro.
“La conosco?” Fece allora Tom, incuriosito. E poi adorava mettere in crisi la gente, ci godeva proprio. Il bassista, da quel lato, gli stava dando delle soddisfazioni.
“La conosci sì.” Intervenne però Bill, facendolo voltare verso di se. “È Katy!”
“Katy?!” Esclamò incredulo il chitarrista.
“Sì, Katy, nostra cugina.” Confermò il cantante tranquillo.
Tom, a quel punto, si girò di nuovo verso Georg e lo fissò con gli occhi spalancati. “Ti scopi mia cugina?!” Chiese quindi, minaccioso.
“Detto così pare brutto…” Rispose Georg, grattandosi imbarazzatissimo la nuca.   
“Sei un mostro Tom…” Commentò il gemello.
“No, dico, hai capito o no che si ripassa nostra cugina?!” Gli domandò allora lui.
“Ma quanto la fai tragica.” Affermò Bill con aria rilassata. “Per quanto ne so è una cosa seria.” Aggiunse quindi
“Già.” Confermò Gustav, mentre scriveva il solito messaggino sdolcinato del mattino alla sua ragazza.
“Lo sapevate tutti, allora?” Fece stupito il chitarrista, quando comprese che fratello e batterista erano a conoscenza di quell’inaspettato risvolto.
“Bah, dura da un po’ ormai…” Fu tutto ciò che disse Georg.
“A me lo dissero la sera stessa.” Raccontò Gustav. “Ne sono stato proprio contento, sono una bella coppia…”
“Io Katy, ogni tanto, la sento, e…”
“Cazzo!” Imprecò Tom, interrompendoli. “Sono sempre l’ultimo a sapere le cose, qui? Che sono, la ruota di scorta del gruppo?!” Continuò, gesticolando nel suo stile. “Siete dei cospiratori! Non mi dite mai nulla!” E proclamato questo si alzò dal divano aggirandolo.
“E meno male che eri te la Regina del Melodramma…” Commentò Gustav, rivolto a Bill.
“Gemelli, ricordi?” Soggiunse quest’ultimo.
“E poi…” Riprese Tom tornando indietro. “Non so se mi piace che Georg sta con Katy.”
“Perché?” L’interrogarono in coro cantante e batterista.
“Perché? Basta guardarlo, sembra un bravo ragazzo…” Spiegò Tom, indicando il bassista. “…ma guarda che occhietti furbi, eh sì…” Annuiva, continuando ad indicare l’amico che lo fissava incredulo. “Sì, sì, lo tiene ben nascosto il suo lato oscuro…”
“Tom, per favore…” Commentò sconsolato Bill, passandosi una mano sugl’occhi.
“Non è mica come noi due…” Insisteva però il chitarrista, rivolgendosi ora al fratello. “…che basta guardarci in faccia per capire che siamo dei merdaioli…”
“Che?!” Fece Bill allibito.
“Sì.” Annuì convinto Tom. “È inutile che continui a fare l’angioletto con le ali candide, lo so io chi sei te…” Il gemello assunse un’espressione scandalizzata. “Certo, fai quella faccia, che tanto, sotto sotto, sei peggio di me, infido serpente tentatore!”
Gustav, nel frattempo, stava ridendo, quasi piegato su se stesso. Georg cercava di non fare lo stesso, ma con pessimi risultati. Quando a Tom partiva la bussola c’era da divertirsi! Bill fissava il gemello con una faccia sconvolta, ma anche lui sull’orlo della crisi di riso.  
“Tom, ma stamattina hai bevuto caffè corretto col gin?” Gli domandò infine il cantante.
A quella battuta anche Georg, che si era trattenuto, scoppiò a ridere, scivolando dal divano. Gustav era ormai in posizione fetale con le lacrime agli occhi.
“Sì, ridete pure!” Proclamò Tom offeso. “Siete tre pezzi di merda e te, Bill, sei il peggiore!” Aggiunse, dando una spinta al fratello, che rideva a crepapelle, accartocciato contro la spalla del batterista. “Fanculo! Me ne torno a guardare i cartoni!” Dichiarò quindi Tom.
Quando Tom ebbe riacceso la tv e le risate si furono un po’ calmate, Bill si alzò dal divano, sbuffando e aggiustandosi i capelli. Aveva ancora la faccia arrossata dal troppo ridere.
“Humpf! Io vado a chiamare Saki, voglio che faccia riaccompagnare le ragazze a casa.” Affermò, prima di dirigersi al telefono della sala, installato su un tavolo di cristallo vicino alla porta.

Frenzy stava finendo di prepararsi con in sottofondo le note di «La isla bonita». Bill alla fine aveva trovato il modo di metterla su. Entrambi la canticchiavano.
Il ragazzo, ad un certo punto, le intimò a gesti di aspettarlo e sparì nella cabina armadio. Lei si fermò in mezzo alla stanza, incuriosita. Bill tornò dopo pochi secondi e… aveva intorno al collo il boa di piume nero che, anni fa, gli aveva regalato Gitta.
Frenzy si portò le mani al viso, coprendosi la bocca; tentò di trattenersi un attimo, ma poi scoppiò a ridere. Bill faceva scene da diva, muovendo le mani e avvolgendosi con l’ingombrante oggetto. La ragazza aveva ormai le lacrime agli occhi.
“Oddio, ma ce l’hai ancora?!” Riuscì a domandare tra le risate.
“Certo!” Esclamò lui orgoglioso. “Pensi che avrei mai potuto buttarlo via?!”
“Ahahah! Tu sei… una drag queen mancata!” Commentò la ragazza senza riuscire a smettere di ridere, visto che Bill faceva delle pose degne di Joan Crawford.
“Oh, no! Non potrei mai essere una drag queen!” Replicò il cantante, che però smentiva le sue stesse parole, avvolto vezzosamente nelle piume. “Non mi vedrei con quelle tettone gonfiate, mi piace il mio piattume…”
Frenzy si avvicinò a lui con un sorriso dolce e Bill le avvolse le spalle con le proprie braccia e i lembi del boa, affogando anche lei nelle piume. La ragazza fece scorrere le dita sotto la sua maglia.
“Sai cosa? Anche a me piace il tuo piattume…” Bill le sorrise e quindi si baciarono con tenerezza.
“Ma non hai freddo con solo quella canottiera?” Domandò il ragazzo, quando si scostarono e si accorse di come era vestita lei.
“Beh…” Rispose Frenzy, aggiustando la leggera magliettina, assolutamente inadatta a quella fresca mattina autunnale. “…un po’ sì, ma non so che fine a fatto la mia roba…”
Bill le sorrise e si diresse di nuovo verso l’armadio. “Ti do una delle mie felpe e poi cerchiamo le tue cose.” Affermò tranquillo.
“Sei sicuro?” Fece lei ironica. “Non vorrei privarti di un fondamentale capo d’abbigliamento…”
“Ma scherzi?” Ribatté il cantante, mentre si dirigeva col suo passo danzante verso l’anta scorrevole. “Ci vogliono due persone e un carrello solo per le mie valige!” Frenzy scosse il capo e cominciò a ridacchiare. Lui era assolutamente incorreggibile.
Erano le dieci passate da poco, quando finalmente Babi, Frenzy e Bill scesero al piano di sotto. Saki aveva già recuperato gli zainetti delle ragazze, ma il cantante insisté perché la sua ragazza tenesse la felpa che le aveva dato poco prima. Venne il momento dei saluti.
Tom, braccia conserte, era appoggiato alla balaustra delle scale. Babi lo guardò di sottecchi, con un sorrisino malizioso, poi lo salutò con la mano. Lui rispose con un cenno del capo.
Le ragazze salutarono cordialmente Georg e Gustav, poi seguirono il bodyguard verso l’uscita. Bill, però, trattenne Frenzy, attirandola vicino a se.
“Allora… alla prossima volta?” Le disse. Il suo tono era incerto, ma i suoi occhi no.
“Alla prossima volta, sì.” Annuì la ragazza, con un timido sorriso. “Spero che sia presto…”
“Fidati di me.” La rassicurò lui, stringendola per le spalle.
“Mi fido.” Affermò Frenzy, con un sorriso più sicuro. Bill, allora, l’abbracciò e le baciò la fronte, restarono così per qualche minuto.
“Hem…” Tossicchiò Babi, attirando l’attenzione dell’amica. “Dobbiamo proprio andare, il treno per Parma è all’una.” Le ricordò quindi.
I due innamorati si guardarono ancora una volta negl’occhi. Bill sorrise in modo ottimistico e Frenzy cercò di fare altrettanto, poi lui l’accompagnò fino alla porta tenendola per mano. Le loro dita non si lasciarono finché lei non fu troppo lontana dalla soglia per tenerle ancora, ma allora furono gli occhi a non staccarsi. Almeno fino a quando le porte dell’ascensore non si chiusero.
Bill, allora, rientrò nell’appartamento, chiuse la porta e ci si appoggiò; Frenzy, nel frattempo, osservava il cielo grigio attraverso i vetri dell’ascensore. Tutti e due stavano pensando che il calore di quella stretta di mano si era dissolto troppo presto.

So touch me baby touch my heart
And I never lose you again
And you
You must surrender to the fate
It's destiny

Believe me it’s destiny
Our destiny

Babi e Frenzy erano sedute sul sedile posteriore del lussuoso Suv che le stava riaccompagnando a casa. La ragazza mora guardava fuori dal finestrino. Pioveva, ma Milano continuava a vivere frenetica fuori da quei finestrini oscurati. L’amica la osservava da un po’ e comprendeva, in un certo senso, il suo stato d’animo.
“Frenzy…” La chiamò piano. Lei si girò con un sorrisino stanco.
“Sì?” Fece, dimostrando scarso interesse.
“Non mi domandi niente?” Provocò Babi ammiccante. In realtà, più che altro, cercava di distrarre l’amica dai tristi pensieri.
“Oh… ok!” Si arrese l’altra, ben sapendo che non c’era controffensiva sufficiente per Babi. “Com’è andata?” Le chiese quindi.
“Ahhhh…” Sospirò l’amica, giungendo le mani con aria sognante. “È stata una notte favolosa! Sono moooolto soddisfatta!” Frenzy scosse il capo: Babi non si smentiva mai!
“E di Tom che mi dici?” Le domandò poi, dato che lei moriva certamente dalla voglia di dirglielo.
“Beh…” Dichiarò Babi, con atteggiamento esperto. “…è stato più tenero di quanto mi aspettavo, certo anche focoso, eh… Diciamo che si merita a pieno la sua fama di SexGott! Ci sa proprio fare!” Concluse divertita e maliziosa.
“Sei sempre la solita!” Commentò Frenzy ridendo.
“Tu che mi racconti di Bill, invece?” Chiese poi Babi, facendosi più seria; in fondo voleva molto bene alla sua amica ed era un po’ preoccupata.
Frenzy spostò lo sguardo di nuovo fuori del finestrino. “Se non tieni conto che sono perdutamente innamorata di lui e che ho una gran voglia di piangere…” Esordì, tornando a guardare l’altra. “…direi che ha smentito la sua, di fama…”
“In che senso?” Fece l’amica incuriosita.
“Nel senso che ha dimostrato di essere decisamente maschio…” Sentenziò divertita la ragazza, con uno sguardo eloquente.
“Ah!” Esclamò Babi, cominciando a ridere. “Hai capito la suorina! E poi dice a me!” Frenzy rideva composta, con le guance un po’ colorite. “Giurami che vi rivedrete, siete troppo carini insieme!” Aggiunse più pacata.
Frenzy abbassò gli occhi, facendosi improvvisamente seria. “Me lo ha promesso e io… mi fido di lui.” Affermò senza tentennamenti. Babi le sorrise e annuì concorde.
L’amica rispose a sua volta con un sorriso e poi infilò le mani in tasca. Non si aspettava, però, di sfiorare qualcosa di duro e freddo con le dita. Ritirò fuori la mano e vide ciò che aveva afferrato. Era un lettore Mp3, nero, lucido, con l’aria di essere anche piuttosto costoso.
“Oh, guarda, Bill ha lasciato il lettore nella felpa…” Fece Frenzy, piuttosto stupita.
“Che problema c’è?” Replicò Babi stringendosi nelle spalle. “Lo lasci all’autista, glielo riporterà lui.” Aggiunse pratica. “Intanto sentì cosa c’è dentro, tanto con questo traffico ci vorrà un po’ per arrivare.”
La ragazza pensò che l’amica aveva ragione. Perché non ascoltare qualche canzone, selezionata personalmente dal ragazzo che amava e che era anche una star, mentre attraversavano la città? S’infilò le cuffie e pigiò il tasto play. Ma non fu musica quello che sentì. Era la voce di Bill.

“Ciao,
Ti domanderai perché ho messo su questa cosa e hai ragione. Ora penserai che sono matto, o forse lo pensavi già prima, dato come vado in giro… beh, ad ogni modo, ti devo qualche spiegazione.
Stanotte mi sono svegliato ed ho passato qualche minuto a guardarti mentre dormivi, ripetendomi quanto ero fortunato. Sì, perché non saprei come altro chiamare quello che mi, che ci è successo. Ritrovarsi così, dopo tre anni di lontananza e scoprire di amarsi ancora è un miracolo secondo me, sempre se si può chiamare amore quello che c’è stato allora. Ma io credo di sì, a questo punto.
Oddio, spero che tu stia capendo quello che dico, perché quando comincio a parlare a mitraglietta a volte mi perdo… È che sento di amarti, Frenzy. Non vorrei sembrarti esagerato, ma è un sentimento potente e… Dio, spero che tu provi lo stesso!
Sono le quattro del mattino e io sono sceso in soggiorno col portatile per registrare questa cosa e non so nemmeno se avrò il coraggio di dartela. Devo, però, spiegarti almeno perché l’ho fatta.
So che domattina dovrò salutarti e che forse non ci vedremo per molto tempo. Ho paura che non avrò la forza di lasciarti andare, quindi ho registrato questo messaggio. Spero che possa darti conforto mentre saremo lontani. Forse ti farà solo piangere e allora è meglio se non te lo do! Non so cosa fare, ma continuo a parlare in questo microfono… ha ragione Tom quando dice che sono logorroico… Ma ti amo e voglio che tu lo sappia, sempre.
Desidero farti un regalo, alla fine di questo discorso senza troppo senso. Tu, ormai, sai che «Destiny» l’ho scritta per te, ma non sai che ci è voluta tutta la persuasione di Tom per convincermi ad inciderla, per questo non era nel primo disco che abbiamo fatto dopo il nostro incontro, anche se l’avevo già scritta. A quei tempi, però, un’incisione la facemmo. Solo io e Tom, voce e chitarra. Solo per te, perché nessun altro l’ha sentita. Frenzy, questa è la prima e unica registrazione di «Destiny» in tedesco. E la dedico a te.
Spero che tu non stia piangendo adesso, perché io lo farei e odio quando mi cola il trucco! Ma so che sei più forte di me. Quindi goditi la canzone.
Ah, sappi una cosa. Potrò sembrarti niente di più che un chiacchierone narcisista, la regina dei boa di struzzo o solo un cantante da strapazzo, ma se ho una certezza nella vita è che noi staremo ancora insieme. Se non riuscirò a dirtelo a voce, dovrai farti bastare questo. Ma noi staremo ancora insieme. Credimi, è il destino. Il nostro destino.

A presto, ragazza dagli occhi grandi.
Ti amo.”

Le parole lasciarono spazio alle note vibranti di una chitarra acustica. Era una melodia che Frenzy conosceva bene. Era la canzone che lei aveva sentito sua fin dal primo ascolto. La canzone che era sua. La voce di Bill cominciò ad intonare le parole. Era bassa, sensuale e carica di emozione, mille volte più bella quando cantava nella sua lingua e con poca musica. Le arrivò dritta al cuore e non poté trattenere le lacrime dal salirle agli occhi. Si coprì la bocca con le mani.
“Frenzy, che c’è?” Le domandò preoccupata Babi che, vedendola coi lucciconi, le aveva toccato un braccio, sporgendosi verso di lei.
“Nulla… nulla…” Rispose l’amica con voce rotta, asciugandosi una lacrima con la mano.
La ragazza, quindi, prima che l’amica insistesse, si asciugò gli occhi e prese il cellulare. Tirò su col naso e digitò velocemente un messaggio.
“Sei un pazzo, ma ti adoro per questo. È bellissima… talmente bella che non so cosa dirti… Non dovevi farlo, quando ci rivedremo te la farò pagare! A presto, ragazzo col boa di piume. Ti amo.”
Inviò il sms con un sorriso, poi ripose il telefono nella tasca dei jeans e si strinse nella felpa nera che indossava. Il profumo di Bill l’impregnava e, mentre ascoltava di nuovo la canzone, immaginò di essergli vicino. Stavolta non aveva bisogno di altre conferme. Era certa che sarebbe durata.

Sarebbe durata a lungo.

FINE
---------------

TITOLI DI CODA
(sulle note di «Hungry heart» di Bruce Springsteen)

-    I Tokio Hotel continuarono la loro carriera, tra alti e bassi, escursioni soliste, incertezze e soddisfazioni. Tutti i ragazzi ebbero le loro storie.
-    Babi, un paio d’anni dopo l’ultimo incontro con Tom, conobbe un ragazzo australiano e se n’andò con lui nel suo paese. Lei e Tom non si videro mai più.
-    La storia tra Frenzy e Bill durò diversi anni, tra lontananze, nostalgie, copertine di giornali, grande passione e tenerezza. Per entrambi fu un amore con la A maiuscola.

Everybody needs a place to rest
Everybody wants to have a home
Don't make no difference what nobody says
Ain't nobody like to be alone
Everybody's got a hungry heart...

*****

Scritto e diretto da CowgirlSara

Produzione: David Jost

Trucco: Brigitta – Gitta – Mueller

Acconciature: Armand (detto Giobbe, per la pazienza biblica)

Per le musiche si ringraziano: Bruce Springsteen, Bonnie Tyler, Madonna e naturalmente… i Tokio Hotel!

RINGRAZIO ANTICIPATAMENTE E CON TUTTO IL CUORE COLORO CHE COMMENTERANNO L’ULTIMO CAPITOLO DI QUESTA STORIA E TUTTI QUELLI CHE HANNO LASCIATO RECENSIONI FIN QUI:

RubyChubb
Judeau
Ruka88
Gufo
Dark lady
Elychan
Be Mine
Starfi
Ubibi
Muny_4Ever

Un PENSIERO particolare per Sarakey, fantastica ragazza che sogna di essere il prosciutto in un panino fatto di Kaulitz. Un bacione per te e grazie per le chiacchiere e le risate. Ho trovato proprio una preziosa amica!

Una MENZIONE particolare per Francine, gran donnino che forse non leggerà mai questa storia, ma che mi ha fornito il fondamentale suggerimento per la scena del Mp3. Un giorno finirò quella storia sui Cavalieri. Fino ad allora… Shura Rulez!

Grazie anche a quelli che hanno solo letto.

ARRIVEDERCI A PRESTO!
Sara




   
 
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