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Autore: yllel    03/03/2013    5 recensioni
Il seguito della storia "Conseguenze". un caso misterioso porta ad affrontare la questione principale: puo' tornare tutto come prima?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wow... un anno iscritta a EFP!
Ok, mi do un’ipotetica pacca sulla spalla e proseguo ringraziando Bored94, Efy e IrregolareDiBakerStreet per le loro recensioni puntualissime... grande soddisfazione.
 

L’ULTIMA AVVENTURA DI SHERLOCK HOLMES E MOLLY HOOPER
CAPITOLO 5

 
“Il cadavere di un uomo?” Statson spalanco’ gli occhi, poi scosse la testa “No, non c’e’ nessun cadavere, l’avremmo trovato… dove diavolo sta andando?” esclamo’ irritato alla vista di Sherlock che si muoveva velocemente verso alcuni alberi.
“A rimediare alla vostra inefficienza” rispose il consulente investigativo, fermandosi un attimo per inspirare profondamente “non ditemi che non lo sentite... il caro, vecchio odore inconfondibile di un cadavere in decomposizione” esclamo’ con un sorriso, riprendendo a muoversi.
Il caro...” ripete’ perplesso Glaves.
John sorrise a labbra strette.
“Lasci stare, davvero” disse al poliziotto con tono rassegnato “limitiamoci a seguirlo”.
Statson e i due raggiunsero quindi Sherlock dietro a un albero.
Lo trovarono chino sul cadavere di un uomo.
“Maschio, circa quarant’anni” comincio’ ad analizzare al pieno dell’eccitazione “un colpo di pistola al petto. Ovviamente non del posto: ha la stessa marca di scarponi del signor Statson e del capitano Glaves, ma e’ vestito con abiti non suoi, sono di una taglia piu’ grande e chiaramente adibiti ad un lavoro manuale e all’aperto, come quello dell’allevatore... che pero quest’uomo non faceva, guardate le sue mani, sono curate e senza callosita’.  Ha un orologio di marca, non si indossa una cosa cosi’ se si e’ abituati a lavorare con gli animali. Questo era un travestimento, il che spiega le pecore. Beh, questo e la traccia di escrementi sotto le sue scarpe”
“In che senso?” chiese John, storcendo il naso alla vista di Sherlock che annusava le scarpe della vittima.
“Erano una copertura. Qualunque cosa stesse facendo qui quest’uomo, non era legale. Voleva essere sicuro di avere un motivo plausibile per trovarsi da queste parti, se qualcuno l’avesse visto... ma i vestiti della misura sbagliata e l’esiguo numero di animali fanno pensare che sia stato un travestimento messo insieme all’ultimo minuto, dopo un necessario e improvviso cambio di programma. Doveva incontrarsi con qualcuno, guardate i rifiuti”
Statson si guardo’ intorno.
“I rifiuti?”
Sherlock si alzo’ in piedi spazientito.
“Si! Ma non vedete? Carte di caramelle e cioccolata, un sacchetto per alimenti che conteneva...” alzo’ dal suolo un oggetto bianco, studiandone l’etichetta “due panini al prosciutto. Ti aspetteresti una bottiglia di birra, guardate il suo stomaco gonfio da bevitore e invece... acqua” giro’ su se’ stesso e indico’ con il piede una bottiglia vuota di plastica “evidentemente l’incontro che doveva fare era importante, non poteva permettersi di farsi distrarre dal benche’ minimo quantitativo di alcol. Ha passato qui  per lo meno una notte, quella di tre giorni fa a giudicare dallo scontrino sul sacchetto dei panini. Una gastronomia di Eastbourne” si chino’ e frugo’ nelle tasche del morto, incurante dell’esclamazione contrariata di Statson.
“Ehi! Ci vuole il lavoro della scientifica!”
Sherlock si rialzo’ sbuffando.
“Per favore... quale scientifica?” agito’ con soddisfazione un pezzo di carta.
“Biglietto del treno da Londra a Eastbourne e ritorno, datato tre giorni fa! Adesso abbiamo una linea temporale: l’uomo e’ arrivato, si e’ procurato il travestimento, e’ salito fino a qui dove e’ rimasto per tutta la notte in attesa di qualcosa o qualcuno. La stessa notte in cui sono morte le pecore”
“Questo e’ il momento in cui ci dira’ che pero’ non e’ morto qui?” esclamo’ piano Glaves, che fino a quel momento era rimasto zitto ad ascoltare.
Sherlock si giro’ stupito verso di lui e lo guardo’ fisso per un attimo, poi lo invito’ a continuare con un breve cenno del capo.
“Lo stato di decomposizione non e’ cosi avanzato; due giorni fa ha piovuto, ma i vestiti non sono cosi’ inzuppati da far pensare che sia rimasto qui per tutto questo tempo. Inoltre sul terreno ci sono segni di trascinamento, e’ stato posizionato qui da qualcuno”
Sherlock fece un mezzo sorriso.
“Brillante” confermo’.
Glaves scosse le spalle con noncuranza.
“Grazie” rispose con fare modesto “lo prendero’ come un complimento per tutta l’inetta polizia di Birling, signor Holmes... perche’ le assicuro, che avremmo trovato il cadavere quando abbiamo fatto i sopralluoghi, se fosse gia’ stato qui. E per la cronaca, anche noi abbiamo un piccolo laboratorio per la scientifica... niente di straordinario, naturalmente, quindi ancora una volta sono contento di poter dire di essere felice che lei sia qui”
John rimase a bocca aperta: non aveva  mai sentito nessuno rispondere alle osservazioni di Sherlock in modo tanto pacato, quanto deciso.
Anche il suo amico sembrava colpito dal poliziotto, perche’ gli rivolse un altro sorriso.
“Bene!” esclamo’ quindi battendo le mani “ora non ci resta che effettuare l’autopsia per determinare la causa della morte!”
“Certo!’ ribatte’ sarcastico Statson “il fatto che abbia un buco di pallottola in petto non ci aiuta proprio, vero?”
Sherlock chiuse gli occhi un attimo e inspiro’ a fondo, come faceva sempre quando era sul punto di rilevare l’estrema idiozia di qualcuno, cosi’ John decise di intervenire prima che la discussione prendesse toni ancora meno amichevoli.
“L’autopsia determinera’ con certezza che e’ stato un colpo di pistola ad uccidere l’uomo” dichiaro’ con tono professionale “e forse potrebbe fare piu’ chiarezza sul perche’ chi l’ha assassinato si sia preso la briga di riportarlo qui. Inoltre, c’e’ ancora da determinare la causa della morte delle pecore, a cui quest’uomo sembra collegato.”
John si complimento’ internamente con se’ stesso per aver evitato una battuta al vetriolo di Sherlock, che pero’, decise di non lasciar correre.
“Naturalmente, se proprio vuole, puo’ passare la notte a cercare un bossolo di pallottola che non c’e’” dichiaro’ infatti il consulente investigativo a Statson, che assunse un’aria arrabbiata.
“Non sono un idiota! Interessa anche a me capire quello che sta succedendo! Non si dimentichi che sono il responsabile della sicurezza del centro di ricerca che si trova qui!”
Sherlock apri’ di nuovo la bocca per replicare, ma Glaves si intromise
“Dovremo far  venire un patologo da Eastbourne”
John gli rivolse uno sguardo grato per il cambio di argomento, che infatti attiro’ tutta l’attenzione di Sherlock.
“E perche’ mai?” domando’ con fare perplesso.
“Finche’ si e’ trattato delle pecore, ci siamo appoggiati al centro di ricerca e di questo li ringraziamo” dichiaro’ il poliziotto con tono fermo “ma ora si tratta di omicidio, compete a noi”
“E io sono qui in qualita’ di consulente” puntualizzo’ Sherlock, come se questo determinasse tutto il da fare.
“E di questo l’ho gia’ ringraziata” gli rispose Glaves “le assicuro che avra’ la possibilita’ di seguire l’autopsia e di avere accesso ai risultati prima di”
“Inutile” Sherlock agito’ una mano per aria “si da’ il caso che ci sia a disposizione la miglior patologa che conosca... non vedo perche’ dovrei lavorare con un estraneo che sicuramente non sara’ conforme agli standard richiesti”
John gemette internamente.
“Non capisco perche’ Molly dovrebbe farsi coinvolgere da questa storia!” si intromise Statson.
Sherlock si giro’ verso di lui.
“La Dottoressa Hooper e’ una professionista qualificata e conosce il mio modo di lavorare, non accettero’ di lavorare con nessun altro” torno’ a rivolgersi a Glaves “il patologo da Eastbourne potrebbe impiegare almeno due giorni, prima di essere disponibile e suppongo che abbiate una certa fretta di chiarire il mistero, vista l’imminenza della vostra sagra annuale, della quale se non sbaglio lei e’ uno degli organizzatori principali, basta guardare il suo cappello. Le assicuro, che ha a disposizione il meglio, non se lo lasci scappare”
Glaves sorrise.
“A lei non sfugge nulla, vero? Va bene, facciamo a modo suo... non conosco questa Dottoressa Hooper, ma se lei dice che e’ in gamba faro’ in modo di contattarla e”
“Lo faro’ io!” esclamo’ Sherlock, prendendo automaticamente il telefono dalla tasca, per poi fermarsi interdetto.
Non poteva chiamare Molly per convocarla per l’autopsia, non aveva il suo numero di telefono.
“Dovremo comunque aspettare fino a domani mattina... la Dottoressa Hooper sara’ gia’ tornata a casa” esclamo’ Statson e prima che Sherlock potesse protestare, continuo’ “inoltre, dobbiamo rimuovere il cadavere e a meno che non voglia farlo lei, signor Holmes, il capitano dovra’ organizzare una squadra e fare le cose per bene, giusto? Qui abbiamo dei tempi un po’ diversi... comunque avvertiro’ Molly”
“Lo faro’ io!” ripete’ deciso Sherlock, prima di aggiungere “credo invece che lei debba avvertire il mio caro fratello che qualcosa sta succedendo intorno a uno dei suoi preziosi centri di ricerca, non crede?”
Statson strinse gli occhi ma non replico’.
Glaves invece  fece un sospiro.
“E io avvertiro’ mia moglie...quando le diro’ che non torno a cena perche’ ho un cadavere fra le mani, pensera’ che sia la scusa piu’ assurda al mondo che potessi inventarmi per giustificare una bevuta con gli amici! Organizzo il recupero e poi vi accompagno al vostro albergo. La avvertiro’ non appena saremo pronti con il cadavere, signor Holmes.”
Si allontano’ con il cellulare fra le mani e Statson fece lo stesso. John ne approfitto’ per avvicinarsi a Sherlock.
“Che c’e’?” gli chiese quest’ultimo, notando il suo sguardo di biasimo.
John scosse la testa.
“Solo tu, Sherlock” commento’ “solo tu, saresti capace di aver bisogno un omicidio per avere ancora la scusa di avvicinare Molly”
Sherlock strinse le labbra offeso.
“Non ho bisogno di nessuna scusa! Capita semplicemente che le due cose si incrocino! Vorresti forse negare le qualita’ di Molly come patologa?”
John si limito’ a squadrarlo ancora per qualche secondo, poi annui’.
“Va bene, questo te lo concedo. Ma non hai detto nulla sul lavoro del tizio che ha fatto l’autopsia alle pecore, quindi suppongo che avrebbe potuto andare bene anche lui”
“Fino a che si trattava di animali” ribatte’ piccato Sherlock.
John sospiro’.
“Bene, allora dimmi che avevi gia’ deciso quale strategia utilizzare per approcciare di nuovo Molly, nell’eventualita’ che questo caso fosse stato davvero noioso come avevi preventivato e non ci fosse stato nessun motivo per fermarsi qui”
“Ti ho gia’ detto che ha semplicemente bisogno di essere convinta che”
“SHERLOCK! Neanche tu puoi essere cosi inetto da non capire che non puoi bellamente pretendere da lei che torni indietro cosi, su due piedi!” sbotto’ John al colmo della frustrazione.
Il suo amico ebbe la decenza di zittirsi.
Per quasi un intero minuto.
“Lavorare insieme le fara’ ricordare la totale positivita’ della sua precedente carriera e dell’assistermi nel mio lavoro. Non appena hai accettato di tornare a Baker Street, ha funzionato anche con te, dopotutto”
John chino’ il capo rassegnato.
Non c’era proprio verso.
“Io sono tornato perche’ mi facevi pena e perche’ l’appartamento e’ molto piu’ comodo, nonostante ci sia tu” dichiaro’ quindi, osservando con soddisfazione la smorfia di Sherlock.
“Fondamentalmente, non riesci a stare da solo,  nonostante me e nonostante un’esperienza coniugale infruttuosa” ribatte’ infine il consulente investigativo con tono di sfida.
I due si guardarono per un attimo e poi si scoppiarono a ridere (guadagnandosi un’occhiataccia di Statson, che era ancora al telefono).
John si avvio’ verso la macchina che li aveva portati fino a li.
“Non ti picchiero’ neanche stavolta, Sherlock. Ho troppo voglia di una doccia e di una buona cena”
“John?”
Il Dottor Watson si giro’ verso la voce lamentosa che l’aveva appena chiamato.
“Che c’e’???”
“Mi fanno male i piedi”

***

Glaves aveva mantenuto la parola.
Aveva fatto rimuovere il cadavere e l’aveva fatto portare al centro di ricerca.
Poi aveva procurato a John e Sherlock degli scarponi comodi.
L’aria del mattino era fresca e piacevole, mentre il possessore di un paio dei suddetti scarponi se ne stava impaziente ad aspettare fuori da un piccolo villino, che la sua inquilina ne uscisse per la sua passeggiata quotidiana.
Era una costruzione ad un piano, circondata da un piccolo giardino in fase di definizione, con qualche cespuglio di rose ancora da piantare.
Cucina, salottino, due bagni e due camere, catalogo’ brevemente Sherlock.
Sul retro, una piccola veranda con vista sul mare.
Molly Hooper apparve sulla soglia e chiuse piano la porta dietro di se’, poi si avvio’ lungo un sentiero.
“Mi sono sbagliato”
La ragazza fece un mezzo salto al suono improvviso della voce dietro di lei.
“Sherlock! Mi hai spaventata!”
“Oh, adesso sono di nuovo Sherlock? Non piu’ il Signor Holmes?” le chiese lui, avvicinandosi un po’.
Non era riuscito a trattenersi, tuttavia noto’ subito lo sguardo ferito di Molly e si diede dello stupido.
Non era davvero il caso di cominciare la loro conversazione facendola irritare: aveva passato la notte a catalogare tutti gli elementi del caso e poi, verso l’alba, il suo pensiero era tornato irrimediabilmente a Molly Hooper e al modo migliore per riportarla indietro.
L’unica soluzione possibile a quel viaggio.
Aveva aspettato anche troppo di riaverla al suo fianco, ora aveva la possibilita’ di ricordarle come fosse bello lavorare
(stare)
insieme e non avrebbe sprecato l’occasione.
Perche’ Molly Hooper gli... mancava.
Era stata una presa di consapevolezza abbastanza sconvolgente che Sherlock non aveva voluto approfondire piu’ di tanto con se’ stesso: all’inizio si era tuffato nel lavoro per cercare di combattere quella sensazione, ma ora che l’aveva rivista sapeva di rivolerla con se’ e nonostante continuasse a ripetere a John che Molly  aveva solo bisogno di essere convinta, una parte di lui aveva davvero paura che non volesse piu’ tornare.
“Le mie scuse.” Le rivolse un cenno del capo “non avrei dovuto spaventarti”
Lei si morse il labbro e abbasso’ lo sguardo, poi improvvisamente sorrise.
“Begli scarponi” commento’.
Sherlock si guardo’ i piedi e sorrise di rimando.
“Sono una calzatura piu’ adeguata per l’ambiente circostante. Posso?”
All’espressione confusa di Molly, lui le si avvicino’ ulteriormente.
“Ho sbagliato, ieri, deducendo che tu arrivassi al laboratorio a piedi... la strada e’ troppo irta per una camminata da qui. L’ho verificato di persona” fece una smorfia “Tuttavia, tu esci a fare una passeggiata tutti i giorni prima di andare al lavoro e cacci l’orlo dei tuoi pantaloni negli scarponi, quando ti ricordi di farlo. Ecco perche’ sono piu’ consumati sul fondo. Quello che ti stavo chiedendo, e’ se posso accompagnarti nel tuo giro, questa mattina. Vorrei... parlare”
Con Sherlock cosi vicino e i suoi occhi chiari a fissarla intensamente, tutta la risolutezza di Molly svani’ in un colpo: era semplicemente troppo bello, pensare di stargli vicino ancora un po’.
Annui’ piano e si avvio’ lungo il sentiero, lasciando che lui le si affiancasse senza parlare.
Per un po’ continuarono cosi, entrambi troppo indecisi su cosa dire.
Il sentiero fece una curva e si ritrovarono vicino alla spiaggia: Molly non si era ancora abituata alla diversita’ di quei luoghi rispetto alla citta’ e si meravigliava sempre del paesaggio intorno a se’, quando faceva le sue passeggiate. Era un’abitudine a cui non rinunciava neanche quando pioveva, le sembrava di cominciare la sua giornata in modo migliore e la aiutava a schiarirsi la mente.
Tuttavia, quella mattina c’era Sherlock Holmes con lei, per cui si sentiva molto meno serena.
Lui le si affianco’ e guardo’ il paesaggio, sorridendo involontariamente al profumo del mare.
“Da piccoli la governante ci portava al mare, in estate. Io e Mycroft facevamo immensi castelli di sabbia”.
Molly si giro’ a guardarlo, sorpresa per quell’improvviso ricordo condiviso e lui stesso si meraviglio’ di averlo ritrovato nella sua mente ed averlo verbalizzato.
Lei torno’ a guardare il mare.
Si fece coraggio e fece un profondo sospiro.
“Mi piace, qui” comincio’ convinta, ricordando i commenti di Sherlock del giorno prima “e’ vero, non conosco molta gente ma sono appena arrivata e il lavoro mi sta prendendo molto. Ma sto facendo qualcosa di importante, il professor Drewer e’ un genio, nel suo campo... ho studiato con lui all’universita’ e non posso pensare a qualcuno di diverso che possa coordinare il progetto. E’ un onore, collaborare con lui. Sento che posso essere davvero utile.”
Sherlock si giro’ finalmente a guardarla.
“Se io ti avessi contattata prima quando sono tornato, le cose sarebbero state diverse?”
Molly scosse piano la testa.
“Non lo so... mi spiace essermene andata senza salutare nessuno ma... tu dovevi ricostruire la tua vita, dovevi ritrovare un equilibrio e io... io non sapevo che posto avrei avuto in tutto cio’. Ero stanca, Sherlock. Non oso nemmeno immaginare come debba essere stato per te essere via per tutto quel tempo senza nessuno al tuo fianco, senza poter mai tornare...”
A quelle parole, Sherlock senti’ un nodo allo stomaco. Non era andata esattamente cosi.
“Io...” comincio’, ma Molly alzo’ una mano.
“No, aspetta... io voglio spiegarti. Non sono affatta pentita di averti aiutato, lo rifarei ancora ed ancora, se fosse necessario, ma e’ stata dura. E mi dispiace, mi dispiace tanto che ti ci sia voluto cosi tanto tempo”
Sul viso di Sherlock apparve un accenno di sorpresa: lei gli stava dicendo quanto fosse stato duro tenere il suo segreto e affrontarne le conseguenze, ma alla fine era dispiaciuta per lui, per tutto il tempo in cui aveva dovuto combattere per riavere la sua vita.
Non era arrabbiata, era solo convinta che non ci fosse altra soluzione che il suo allontanamento, anche se lui le aveva detto che lei contava.
Senti’ una sottile irritazione: perche’ lei non poteva capire quanto le parole che aveva pronunciato quella notte di due anni prima fossero importanti, per lui?
“Pero’ sono tornato. E ho bisogno di riaverti al Bart’s” replico’ d’impulso, rendendosi subito conto del suo errore.
L’espressione di Molly si fece triste.
“Il mio rimpiazzo non ti rende la vita facile, vero?” esclamo’ con tono rassegnato, convinta che fosse solo quello il motivo per cui Sherlock la rivoleva a Londra.
A lui sembro’ di sentire la voce di John che faceva capolino nella sua mente.
Non buono, amico... decisamente non buono.
Accidenti.
“Molly, ascolta...”
La suoneria del cellulare della ragazza arrivo’ improvvisa ad interromperlo.
Lei lo recupero’ dalla tasca.
“E’ il laboratorio” mormoro’, accettando la chiamata.
“Buongiorno, professore. Si, sono ancora a casa ma sono pronta... cosa? No, non sapevo nulla di questa autopsia” alzo’ brevemente lo sguardo su Sherlock “si, certo, sara’ importante... ma sono sicura che il Dottor Jones possa occuparsene piu’ che... oh. Proprio io.
In questo caso, va bene. No, le assicuro che non mi ci vorra’ piu’ della mattinata, saro’ in grado di continuare le colture questo pomeriggio. Sto arrivando, grazie” Molly chiuse la telefonata, la mano che tremava leggermente.
“Sembra che io sia stata richiesta per effettuare un’autopsia, ma suppongo che questo tu lo sappia gia’” dal suo viso era scomparsa l’espressione triste, rimpiazzata da una piu’ decisa.
Sherlock fece un sospiro.
“Te ne avrei parlato tra poco, prima volevo...”
“Non c’era bisogno che tu ti sorbissi questa passeggiata, bastava un sms, come sempre” commento’ lei, avviandosi di nuovo verso casa sua.
“Non ho piu’ il tuo numero di telefono” replico’ automaticamente Sherlock, facendo subito una smorfia per la sua  nuova gaffe.
Di male in peggio, cosi sembrava proprio che la passeggiata se la fosse dovuta sorbire sul serio.
Molly si blocco’ per un attimo, poi riprese a camminare con passo deciso.
Anche il telefono di Sherlock squillo’: una delle cose che erano cambiate con John dopo il suo ritorno, era che, qualche volta, quando lui lo chiamava sul cellulare gli rispondeva.
“Pronto?” esclamo’ rassegnato.
“Sherlock? Glaves ha mandato una macchina a prenderci, dice che il cadavere e’ pronto per l’autopsia. Adesso dobbiamo pensare a come chiedere a Molly di occuparsene, senza che pensi che sia l’unico motivo per cui sei ancora qui”
“Ah davvero? Credo che... potrebbe essere troppo tardi”
“Che significa? Un momento... dove sei?”
“Nel posto sbagliato, a quanto pare” Sherlock si avvio’ verso il suo albergo, mentre John emetteva un gemito.
Riattacco’ prima di cominciare a sentire i suoi rimproveri.
Non aveva bisogno di John Watson, per capire di aver commesso un errore.
Di nuovo.
Sherlock Holmes si ficco’ le mani in tasca e diede un calcio ad un sasso.

***

John si infilo’ gli scarponi e prese la giacca.
Il cellulare segnalo’ un sms.

ALLORA, COME STA ANDANDO? GL

John sospiro’ e digito’ velocemente la risposta.

UN VERO DISASTRO. JW
 
 
  
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