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Autore: fraVIOLENCE    03/03/2013    1 recensioni
"E.. dio, non so nemmeno perchè io stia dicendo questo, non è da me! Io.. Io sono Tom Delonge, diamine! Non ho bisogno di dire queste cose!"
Ambientata nell'estate 1999, dopo l'uscita di Enema of the State.
La protagonista è Jennifer, la migliore amica dei tre ragazzi californiani, una ventunenne che presto si ritroverà a fare i conti con un nuovo mondo: quello dell'amore.
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Jennifer.
Mi svegliai di soprassalto, respirando affanosamente e passandomi una mano sul viso sudato.
Avevo il cuore che batteva a mille: lo avevo sognato.
Cercai di calmarmi e mi girai su un fianco, stringendomi al cuscino.
"Jen, sei sveglia?" - sussurrò mia madre, aprendo lentamente la porta.
Non le risposi, non avevo voglia di parlare con nessuno.
Lei sospirò e venne a sedersi al mio fianco, sistemandomi i capelli.
"Vuoi che mi prenda un giorno di ferie dal lavoro e stia con te?" - mi chiese dolcemente.
Scossi la testa, richiudendo gli occhi.
"No mamma, grazie" - sussurrai con voce roca.
"La prossima volta che lo vedo mi sente quello stupido di Thomas. Ma chi diavolo si crede di essere? Nessuno deve far star male la mia bimba" - disse lei.
"Ti prego, mamma.. Non nominarlo. Non voglio più sentir parlare di lui. Okay?" - dissi con voce tremante.
Sentivo che le lacrime stavano per ricominciare a scendere.
"Va bene.. Se hai bisogno di qualcosa chiama in ufficio e torno subito. Va bene?" - disse, alzandosi.
Annuii poco convinta e aspettai che lasciasse la stanza, prima di scoppiare nuovamente a piangere.
Affondai la testa nel cuscino, sbattendo il pugno destro contro il materasso.
Non mi ero mai sentita così.
Ero vuota, spezzata. Avvertivo un dolore costante all'altezza del cuore.
Non avevo le forze nemmeno di alzarmi dal letto. Non volevo avere contatti con nessuno.
Piansi per circa un'ora stretta al cuscino, finchè non fui costretta ad alzarmi: avevano suonato alla porta.
Sospirai e con molta calma mi alzai. Mi sistemai la maglia, mi asciugai le lacrime e raccolsi i capelli in una coda alta.
Scesi le scale e aprii la porta, per poi richiuderla subito dopo.
Il mio cuore aveva perso un battito: era Tom.
"Jennifer, apri! O ti giuro che butto giù la porta!" - urlò lui.
"Tom ti ho detto che devi lasciarmi stare! Non voglio parlarti mai più!" - strillai.
"Lasciami spiegare almeno, cristo!" - urlò nuovamente, arrabbiato.
Aprii di scatto la porta, guardandolo con disprezzo.
"Cosa mi devi spiegare? Tom, non devi spiegarmi niente! Vi ho visti!" - ribattei, ricacciando indietro le lacrime.
"L'ho incontrata mentre stavo venendo da te. Mi ha trascinato da starbucks. Abbiamo iniziato a parlare del più e del meno e.."
"E ovviamente ti sei dimenticato di dirle di noi" - lo interruppi.
"Lasciami finire! Ad un certo punto si è messa a ridere, mi sono venuti in mente tutti i soprannomi che le hai dato. Mi sei venuta in mente tu e le ho detto che dovevo incontrarti. Lei mi ha chiesto se poteva darmi un bacio. Mi sono avvicinato per farmi dare un bacio sulla guancia e lei mi ha infilato la lingua in gola!" - disse Tom tutto d'un fiato.
"Mi ha infilato la lingua in gola" - sussurrai.
Quella frase mi fece rabbrividire e venni colpita da un senso di nausea tremendo. Per un momento mi girò la testa e chiusi gli occhi, lasciando scorrere le lacrime sul mio viso.
"Ti prego Jennifer, lo sai che ti amo!" - esclamò.
Riaprii gli occhi e lo guardai con odio, spingendolo con forza.
"Smettila di dirlo, non è vero!" - strillai. - "Non ti credo più!" - sussurrai tra le lacrime.
Tom sospirò, continuando a guardarmi. Fece un passo avanti e fece per prendermi la mano, ma io indietreggiai.
"Non ti faccio niente, giuro" - mormorò lui, prendendomi delicatamente la mano e portandosela al proprio petto, per farmi sentire i battiti del suo cuore.
"Lo senti?" - mi domandò, avvicinandosi maggiormente a me e tenendo gli occhi puntati sul mio viso.
Annuii, deglutendo e abbassando lo sguardo.
"Batte solo per te. Senza di te non so come farei" - appoggiò la fronte sulla mia e io risollevai lo sguardo.
Ci guardavamo negli occhi senza dire nulla, con il respiro dell'uno sulle labbra dell'altro.
Tom si decise ad accorciare quella distanza tra noi, ma appena le sue labbra premettero contro le mie, mi ritrovai a spingerlo.
"No.. Devi sparire" - urlai, sbattendogli la porta in faccia.
Era difficile guadagnare la mia fiducia e una volta persa, riottenerla era quasi impossibile.
Amavo ancora Tom, forse lo avrei amato ancora per tanto tempo. Ma non avevo intenzione di perdonarlo.
Mi aveva ingannato, mi aveva tradita. Si era dimenticato di me e questo non mi sarebbe mai passato inosservato.


Tom.
Uscii dal viale di casa di Jennifer e presi le chiavi della macchina, aprendola ed entrando, sbattendo con rabbia lo sportello.
Appoggiai la fronte sul volante e sospirai, chiudendo forte gli occhi.
Dovevo trovare un modo per farmi perdonare, il più presto possibile.
Mancavano due giorni alla partenza per l'Australia, e non sarei stato due settimane senza di lei in quelle condizioni.
Ad un certo punto mi venne in mente un'idea. Misi in moto la macchina, ingranai la marcia e partii.
Dopo circa dieci minuti parcheggiai davanti ad un'agenzia di viaggi. Scesi dalla macchina ed entrai.
C'era in gioco il mio destino.
  
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