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Autore: dearjoseph    03/03/2013    4 recensioni
Danae prese la pesante macchinetta fotografica appesa al collo e la puntò appena più in alto.
Ecco, era quella la lente in grado di ricordarle che non poteva essere sempre tutto nero, bianco e grigio.
La conferma che di colori il mondo ne offre in quantità, ma che spetta ad ognuno scegliere su dove puntare l’obiettivo; se sul rosso fuoco di un papavero, il blu profondo del mare, o il bianco candido della neve.
Irrilevante, freddo, noioso bianco.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Nine
 
Quando Joseph voltò lo sguardo verso il sole, vide che questo si era abbassato di parecchio, il che gli fece pensare che era rimasto seduto accanto all’albero molto più tempo di quanto in realtà avesse percepito. Quella vista, però, venne presto sostituita da una altrettano ammaliante. Che lo rapì di piacere.
Joseph non riusciva a staccare gli occhi dai capelli fluenti che Danae aveva raccolto in una morbida treccia che pendeva sulla spalla destra. I raggi del sole facevano uno strano effetto sui capelli intrecciati, e il cielo del tardo pomeriggio che iniziava a colorarsi dell’arancione del tramonto non faceva altro che incrementare il tutto. Era come se avessero preso vita, come se emanassero calore. Erano diventati del colore delle fiamme, come i carboni ardenti del camino che rimangono quando ormai la legna è già tutta bruciata.
“Ciao“ disse lui, prima che riuscisse a mettere una dietro l’altra qualche parola in più.
Con una più attenta osservazione, il moro notò che diversi ciuffi ramati erano sfuggiti alla semplice acconciatura e ora le ricadevano sulla fronte. Troppo corti per essere intrecciati, e troppo lunghi per essere lasciati liberi di svolazzare davanti al viso. Danae si preoccupò subito di ricacciare i capelli dietro l’orecchio prima di ricambiare il saluto con un tono amichevole (atteggiamento che Joe vedeva ora per la prima volta).
Il tono sicuro della rossa sarebbe potuto sembrare quasi sincero; se non fosse per il fatto che la giovane continuò a toccare insistentemente i suoi capelli anche dopo che questi, ormai saldamente sistemati dietro l’orecchio, non avevano più nessuna libertà di movimento, nonostante il vento fosse aumentato.
Joe incrociò lo sguardo di Danae per la prima volta dal suo arrivo, prima che la sua attenzione venisse di nuovo attirata da qualcosa che era del tutto nuova per lui ma che non riusciva bene a focalizzare. Gli bastò un attimo in più per capire a cosa era dovuta quella strana sensazione di novità: Joe aveva visto i capelli di Danae solo sotto la luce bianca e artificiosa dell’asilo nella quale la vedeva ogni giorno e ogni tanto scambiava qualche chiacchiera (che non andava mai oltre a questioni esclusivamentelavorative). Ecco perchè quel colore tanto intenso e quelle sfumature vivaci lo disorientavano un pò. Dopo tutto il tempo che aveva passato ad osservarla, giorno per giorno, pensava di sapere quello che c’era da sapere, su di lei.
Naturalmente, non pensava di conoscere davvero tutto, del suo corpo. Solo ciò che un estraneo è tenuto a vedere di un altro estraneo.
Il pensiero che seguì lo mise in agitazione, così tentò di approcciare un discorso, uno qualsiasi. Tutto pur di evitare che i suoi pensieri prendessero quella piega.
“Bel tempo, oggi. Vero?”
Il tempo. Ecco come annientare una conversazione sul nascere.
Insomma, a nessuno interessa mai parlare del tempo. Nonostante tutti dicano che sia un modo per riempire gli imbarazzanti vuoti di una conversazione, non è altro che il modo peggiore per procurarsene altri. Nessuno riuscirebbe mai ad incentrare una buona conversazione sulla situazione meteorologica del giorno, neanche il migliore degli oratori. Parlare del tempo è come gridare al mondo ‘ehi, mi interessa così poco di te che preferisco guardare il cielo, piuttosto che la tua faccia’. O forse peggio.
Danae corrucciò la fronte, poi sorrise come a sperare di nascondere la sua perplessità. Troppo tardi.
In quel momento Joseph desiderò solo prendersi a schiaffi da solo senza sembrare uno psicopatico agli occhi di Danae. O almeno rimpicciolirsi fino a scomparire, evaporare. Naturalmente nulla di tutto ciò accadde.
“Si, se non fosse per il fatto che ci saranno meno di cinque gradi” rispose lei, scossa da un breve brivido dovuto alla vista del ragazzo con addosso solamente una leggera maglia a maniche corte. La rossa si chiese come facesse a resistere in quelle condizioni mentre lei, chiusa nel solito pesante cappotto color panna, era diventata un ghiacciolo vivente. Ebbe voglia di chiederglielo, ma poi si trattenne pensando che, avendo le scarpe da ginnastica e pantaloncini larghi e comodi, probabilmente aveva terminato ora di allenarsi o cose del genere. Poi notò anche che non c’erano segni di sudore sul viso, al contrario della maglietta.
Il resoconto più che dettagliato sulle condizioni fisiche del ragazzo di fronte a lei le fece pensare che forse l’aveva osservato un pò troppo. Ma stranamente il pensiero non la disturbò come avrebbe fatto normalmente.
In fondo, non era quello che stava facendo anche lui in quel preciso istante?
Infatti, dall’altro interlocutore, ad arrivare erano più sguardi, che parole.
Cos’era? Quella strana conversazione senza parole? Nessuno dei due lo sapeva, in verità, ma in quel momento ad entrambi sembrava andare bene così.
Ogni tanto lo sguardo di Joe era ancora attirato dai giochi di colore che i capelli della ragazza facevano ad ogni spostamento, anche minimo. Era incantevole. In seguito cercò di non perdere più il contatto con i suoi occhi.
“Qualcosa non va?” chiese Danae, corrucciando le fine sopracciglia dello stesso colore dei capelli, quando il tempo degli sguardi-senza-parole iniziò a risultare troppo prolungato anche per loro due.
“No” si affrettò a rispondere Joe “No, tutto a posto. Sono solo un po’ stanco, per la corsa”
La rossa annuì, poi strinse le labbra con fare improvvisamente imbarazzato. Nascoste nelle maniche del cappotto, le sue dita giocavano freneticamente con la pelle scorticata che aveva sollevato attorno ai pollici.
Era lei ad essergli andata incontro, quindi Joe si aspettava sicuramente qualcosa.
Sobbalzò leggermente quando, con un movimento esasperato, tirò via la pellicina di un pollice. Cercò disperatamente una continuazione a quella conversazione senza parole prima di pensare al bruciore che partiva dal punto in cui la pelle era stata violentemente tirata via. Sensazione sgradevole che era moltiplicata per cinque, dieci, mille volte, in quella situazione tutt’a un tratto altrettando sgradevole e innaturale.
Però non rimpiangeva affatto di essere andata.
Ricordò di essere lì per un motivo preciso, e questo pensiero le fece recuperare un pò del suo innato autocontrollo.
“Joseph...” cominciò, prima di essere immediatamente interrotta dalla voce del proprietario di quel nome.
“Joe. Puoi chiamarmi Joe” sorrise lui. Danae avrebbe voluto dirgli che le piaceva di più chiamarlo Joseph, ma sI sforzò di seguire la sua richiesta perchè, dal suo sorriso,poteva capire quanto ci tenesse. Forse voleva allontanare la formalità che si era impossessata dell’aria tutt’attorno a loro. O forse i suoi amici lo chiamavano Joe, e questo era un modo per capire se potevano diventare amici anche loro, un giorno o l’altro.
“Joe, sono qui per scusarmi” disse, prima che un lungo silenzio prendesse il posto delle parole. Durante questo, per un attimo le sembrò di vedere un lampo di delusione nel volto del ragazzo. Si aspettava sicuramente qualcosa in più di quelle quattro stupide parole.
Perchè? Pensava forse che fossi venuta per accettare l’appuntamento?  Si chiese.
“Per stamattina” continuò prima che il senso di colpa per averlo inconsapevolmente illuso le facesse dire qualcosa che non era nel copione attentamente studiato.
“Non mi sono comportata bene. Insomma, mi sono comportata come...”
“Come un bambino dell’asilo?” la incalzò Joseph.  Quella frase le diede fastidio, perchè sapeva che stava dicendo la verità, ma lei si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo o dal fare qualsiasi cosa che potesse farla apparire sgarbata ancora una volta.
“Si, proprio così” rispose allora con un sorriso sardonico "Dovevo almeno darti una risposta"
"Si, dovevi" Joseph la guardò, poi chiese “Beh, sei qui per rimediare allora?” alzò un sopracciglio istintivamente.
Si, stupida Danae. Credeva proprio quello, si disse, cercando poi di nascondere a lui il senso di colpa che ormai non riusciva più a sopprimere. Per fortuna era brava, a nascondere le cose. Lo era quasi con tutti.
“Veramente sono qui solo per questo. Per chiederti scusa”
“E quello lo hai già fatto” le fece notare lui. Danae tirò fuori le mani dalle tasche prima che le potesse scorticare entrambe.
“Avanti, non puoi essere venuta fin qui, senza neppure avere la certezza di trovarmi, solo per farmi delle scuse che avresti potuto fare anche domani mattina”
“Certo che posso” rispose subito lei, sulla difensiva “Non mi piace passare per una maleducata, tutto qui”
“Tutto qui” ripetè Joe, ridacchiando. “Allora dimmi perchè non hai voluto accettare il mio appuntamento”
Questa volta Danae non riuscì a trattenersi dal roteare gli occhi in tono teatrale.
Perchè hai una figlia e quindi una moglie o una fidanzata nei dintorni, pensò, ma non lo disse.
“Ho capito. Non vuoi avere a che fare con uno con la fedina penale sporca. Rubare macchine non è poi cosa da poco”
“Cosa?” Danae socchiuse gli occhi, come a capire se quello che le era stato detto era vero o no. “Mi stai prendendo in giro” constatò infine, e Joe sorrise.
“Si, ti sto prendendo in giro. Ma devi ammetterlo, ti sarebbe piaciuto. Sarebbe stato eccitante” solo dopo averlo detto si rese conto della situazione imbarazzante nella quale si stava cacciando.
“... Sai, guidare come Fast and Furious” continuò, facendo poi una buffa imitazione di un pilota da corsa per smorzare la tensione che la sua frase precedente aveva creato. Per fortuna sembrò riuscirci, perchè Danae rispose "Non dirmi che guardi quei film idioti! Ho fatto bene a dirti di no, allora” con un espressione più rilassata di quella che aveva avuto fino ad allora e Joseph scoppiò in una risata, posando una mano a coprire lo stomaco. Quel gesto fece partire una leggera risata anche a Danae, mentre lo guardava curiosa di scoprire altri suoi gesti abituali, movenze, frasi, particolari del suo corpo e sfumature del suo carattere che avrebbero potuto contribuire ad allungare la misera lista che si era ritrovata a fare la mattina sulle ‘cose che so di Joe Jonas’.
Nonostante non fosse lo scopo per il quale si era recata da lui, Danae scoprì di aver voluto fin dall’inizio conoscerlo come in quel momento stava imparando a fare.
Così, quando si sedettero l’uno di fronte all’altra sull’erba ancora un pò bagnata, fu felice di ascoltarlo mentre parlava del suo lavoro nello studio di registrazione, mentre vedeva i suoi occhi illuminarsi quando parlava della sua piccola Jenn e ridere quando raccontava di qualche suo pasticcio. Notò anche che quando lo faceva, quando rideva di gusto, portava spesso la mano sullo stomaco come aveva visto qualche minuto prima, e aggiunse mentalmente questo particolare alla sua lista.
Un’altra cosa che scoprì era la sua innata simpatia, il suo sorriso onnipresente che avrebbe potuto colorare un intero mondo dipinto solo di grigio, e il suo sembrare totalmente privo di difetti;  così privo di difetti da intimorirla. 
Mentre parlavano,mentre il cielo prendeva le tonalità del blu, mentre la gente passava ed andava via, le sembrò perfino facile parlare di sè: gli raccontò della scuola, del perchè era stata costretta ad iniziare il lavoro nell’asilo per pagarsi gli studi, di Joshua, gli disse quale era il suo colore preferito e quanto amasse fotografare i paesaggi.
Per un pò, la sua vita le sembrò così semplice.
 
 
Erano le 10 quando Joseph tornò a casa. Dopo il non-appuntamento con Danae, era dovuto scappare un attimo alla casa discografica per dire al suo capo di non poter fare straordinari, il giorno dopo, per l’impegno nel locale di Marcus. Poi era passato a casa di Kevin, per prendere Jennifer. Ma la piccola si era già addormentata e i due sposi avevano tanto instistito perchè Joseph la lasciasse dormire lì, per quella notte. In fondo non era la prima volta che Jennifer dormiva a casa degli zii. A volte era necessario, quando Joe aveva da fare in sala di registrazione, o era in giro per qualche locale da quattro soldi, o ancora aveva semplicemente bisogno di una serata libera. Una serata da passare come tutti i suoi amici: da ragazzo, e non da padre single.
Joe aveva accettato, anche perchè il clima era diventato troppo rigido e non voleva assolutamente correre il rischio di far ammalare la figlia, con un tale sbalzo di temperatura.
Dato che la mattina dopo lui (come tutte le mattine, d’altronde) si sarebbe dovuto svegliare molto  presto, Kevin e Danielle avevano insistito affinchè fossero loro ad accompagnare Jennifer all’asilo, e l’uomo, nonostante non fosse del tutto convinto, aveva finito con l’accettare anche quella proposta. Sorrise nel pensare che non solo lui si sarebbe svegliato di buon ora, la mattina seguente. Ma in fondo, l’avevano voluto loro.
Sapeva quanto Jennifer avesse bisogno di passare più tempo con altre persone, oltre a lui. E sapeva anche quanto a suo fratello e a sua moglie facesse piacere la presenza di una bambina nella loro casa vuota e troppo grande per due persone. Joseph si fermò a pensare a quanto fosse strano, il fato. A quanto fosse ingiusto che loro due non fossero ancora riusciti ad avere dei bambini, nonostante tre anni di matrimonio e decine di visite mediche e trattamenti; mentre Jennifer era arrivata senza nessun preavviso dall’amore con una ragazza anche fin troppo giovane.
 
 
La mattina seguente Danae si recò al lavoro con un’insolita energia, che non fece altro che aumentare quando Maila le si era avvicinata sorridente e raggiante con in mano una busta bianca.
“Questo è il tuo primo mese di paga. Sei ufficialmente dei nostri, adesso” aveva detto la donna che, prima che se ne fosse resa conto, si era ritrovata le braccia di Danae al collo e la sua risata felice che le risuonava nell’orecchio.
“Grazie” aveva risposto la rossa, dopo essersi staccata da quella che doveva essere la sua datrice di lavoro ma che si era dimostrata più un’amica, che un autorevole capo. Era un bene, perchè aveva proprio bisogno di un’amica con cui parlare quel giorno.
La notte non era riuscita a prendere sonno, e non era stata causa di uno dei suoi soliti incubi. Mentre si girava e rigirava nel letto, non aveva potuto fare altro che pensare che durante la loro conversazione Joe non aveva mai fatto riferimento ad un’ipotetica madre di Jennifer. Quindi forse si era sbagliata. Non aveva senso essere così trattenuta nei confronti di quel ragazzo, perchè forse l’idea che Joe non avesse una ragazza o una moglia non poteva essere del tutto scartata.
Peccato che tutta la sua teoria crollò quando vide entrare Jennifer, imbottita nel suo cappottino giallo lime, accompagnata da una ragazza che poteva avere si e no l’età di Joe. Aveva lunghi capelli castani e mossi, e Jennifer l’abbracciava come se la conoscesse da quando era nata.
A quanto pare, il pensiero della madre di Jennifer non era poi così ipotetico.
 
 
Ma saaalve bellezze.
Questa volta ho aggiornato relativamente presto, e spero che il capitolo piaccia perchè (non lo dico  quasi mai) questa volta piace tanto anche a me. Forse è un pò inconcludente, e l’inizio può sembrare noioso, ma questa è la prima vera conversazione/contatto tra Danae e Joe, e intendevo soffermarmici quanto ritenevo giusto.
Pooi, volevo dirvi che (in una noiosa giornata) ho deciso di fare un video/trailer della storia.
Ve lo farò vedere appena lo avrò postato da qualche parte.

Ah, dimenticavo! Credo che abbiate tutti saputo dell'incidente della ragazza che stava andando al suo primo concerto dei Jonas Brothers. Se non l'avete ancora fatto, vedete il video della canzone che i ragazzi le hanno dedicato. Io ho pianto a dirotto e lo faccio ancora se ci penso.

Beh, aspetto le vostre considerazioni.

Un bacione
- Peppa (come richiesto da una di voi AHAHAHAH)
  
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