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Autore: Giveme    03/03/2013    1 recensioni
Hope, una ragazza di soli 17 anni, non ha veri amici cambiando due o tre città all'anno, ora è costretta di nuovo a trasferirsi...
Joe, un ragazzo di 18 anni con una famiglia perfetta alle spalle...
Dopo aver sofferto tutti e due tanti anni, ma con un sorriso finto sempre sul viso, un incontro cambierà la loro vita...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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N.B.: Il recitatore di preghiere( quello con la croce in mano) è un anziano signore, scusatemi se vi ho fatto intendere altro.                    

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Mi sveglio, prima con una lieve carezza sul viso, poi con un brusco movimento sul braccio, che mi fa perdere equilibro, facendomi sbattere con la testa sulla spalla del mio bel compagno di aereo, che è già sveglio.

Mugugno qualcosa come uno scusa che, con la voce assonnata,non sono sicura che l’abbia sentito, ma mi sbagliavo.

-Non ti preoccupare- mi dice.

Mi accorgo subito dopo che l’hostess al mio fianco mi sta fissando e mi guarda con insistenza, le rivolgo una faccio come WTF, lei mi guarda ancora.

-Signorina, le prego di allacciarsi la cintura, per prepararsi all’atterraggio- indicandomi la cintura, la guardo e me l’allaccio subito.

-Grazie- dice l’hostessina con un fare menefreghista che mi fa venire la nausea.

-Signori passeggeri fra circa 5 minuti saremo all’aeroporto di Londra, vi prego di allacciare la cintura e di prepararvi all’atterraggio, grazie per la vostra attenzione- dice il comandante(?).

Osservo che il recitatore di preghiera, ora impugna ancora più saldamente la croce e la sta baciando con fare possessivo.

La mia curiosità su quel signore sta diventando una cosa non normale, ma vorrei chiedergli tante domande tra cui perché stringe la croce così.

O Mio Dio, mi guarda , forse avrò pensato ad alta voce, le mie guance sono rosse dall’imbarazzo e mi volto di là. (Mi capita spesso di pensare ad alta voce). Come sono scema, stupida, come? Lo vorrei proprio sapere, ma i miei pensieri e il mio respiro si blocca,quando la mano del recitatore di poesia si poggia sul mio braccio.

L’altra mano, oddiooo, si sta avvicinando al mio viso, mi ritraggo subito e mi giro per guardarlo negli occhi.

Quegli occhi che mi sembrano vedere delusione, tristezza.

-Ho sentito, la vuoi sapere davvero la risposta?- mi dice con occhi ancora più tristi.

Me ne sto in silenzio, ma poi decido di parlare.

-Sì, lo vorrei tanto sapere perché può sembrare buffo, per chi guarda da fuori-

-Me ne rendo conto, ma non credo che dopo avertelo detto, ti sembrerà buffo-

A quella risposta comincio  a pensare davvero tutto, ma non ho idee molto chiare, quindi rispondo …

-Okkei, lo voglio sapere davvero-

Alla mia risposta, il recitatore di preghiere si gira e guarda dal finestrino, comincia a parlare.


-Da piccolo vivevo in un orfanotrofio, mia mamma mi aveva abbandonato perché non aveva soldi per potermi mantenere, così mi affido a mia nonna, ma non le diedero il permesso di tenermi e accudirmi perché era troppo anziana e mio nonno era morto e mi serviva una figura paterna. Allora vissi lì, poi all’età di 13-14 anni una famiglia mi voleva adottare e dovevo prendere l’aereo per andare ad abitare con loro, lo presi e arrivai  a casa sano e salvo-

Fece una piccola pausa, ora i suoi occhi erano scuri, velati dalle lacrime, già ipotizzavo che in qualche modo l’aereo c’entrasse per qualcosa di brutto.

Continuò a parlare.


-In quella casa mi accudivano come un loro figlio, volevano più bene a me che piuttosto all’altro figlio, sangue del loro sangue. Il periodo di prova era finito e loro dovevano decidere, accettarono di adottarmi, ma dovevo fare un ultimo viaggio con loro per prendere i miei documenti-

In quell’attimo uscì una lacrima, ma la tolse subito con un gesto della mano.

-Salimmo sull’aereo, ritornammo all’orfanotrofio, ci diedero i documenti, andava tutto bene, finché al ritorno l’aereo si schiantò contro una montagna, su 125 passeggeri se ne salvarono 9-10 persone e tra questi non c’erano i miei genitori adottivi,perciò stringo questa croce che mi dà la forza di sperare che non succederà più un evento del genere-

-Ora tu ti stai chiedendo come faccio a ricordarlo ancora dopo essere passati
tantissimi anni, giusto?-



Annuì confusa, era proprio quello che stavo pensando in questo momento, come ha fatto?


-Quel ricordo mi ha segnato l’adolescenza soprattutto, ma anche tutta la vita, penso ancora che sia stata tutta colpa mia, ma so che mi sbaglio. E’ stato un periodo difficile della mia vita  e ne porto ancora il segno, che non si toglierà mai- disse con voce spenta e con qualche lacrima che scendeva dal viso.

A quelle parole lo abbracciai e cominciò a singhiozzare, mi pentì subito di tutte le cose che avevo pensato su di lui, di ridergli dietro.

Piansi di nuovo anche io, non augurai  a nessuno di vivere quella storia, neanche al mio peggiore nemico, perché tutti noi abbiamo bisogno di avere una vita  e viverla.

Il nostro abbraccio si sciolse quando il comandante dissi ai passeggeri di essere arrivati.


Presi la mia borsa con dentro il mio caro I-pod, salutai i miei compagni di viaggio, ma il bel vicino mi chiese di aspettarlo al ritiro dei bagagli.

Gli lanciai un’occhiata interrogativa e lui mi indicò il signore che teneva ancora la croce in mano.

Annuì e scesi dall’aereo dove aspettai mia madre, insieme ci recammo a prendere i bagagli.


Trovai l’aerea dove si ritiravano, dopo essermi presa le mie valigie mi sedetti su una poltrona.

-Tesoro, vado  a prendere quel coso dove si portano le valigie, aspettami qui  e guarda anche le mie valigie- mi disse mia madre

-Vabbene mamma, tanto devo aspettare un ragazzo che mi doveva dire una cosa-

Mi salutò e non la vidi più.

Stavo guardando la vetrina di un negozio quando mi accorsi che alle mie spalle  c’era qualcuno.


Era Lui, il ragazzo dai meravigliosi occhi azzurri, pronta per parlarmi, mi fa cenno di sedermi sulla persone e mi dici di aspettarlo per ritirare la sua valigia.

Ritorna e comincia a parlare.


-Scusa l’invadenza, ma perché alla fine hai abbracciato quel signore con la croce in mano?- mi domanda con voce dolce.


Allora mi stava guardando , infatti mi sentivo in un certo modo spiata e sentivo anche degli occhi addosso, ma credevo che era frutto della mia immaginazione, ma mi sbagliavo anche questa volta.

Gli raccontai tutto e i suoi occhi ora erano velati dalla tristezza e ci abbracciammo  dolcemente.

Sentì il suo profumo sulla mia pelle, mi piaceva era One Million di Paco Rabanne, i nostri occhi si incontrarono e i nostri visi si avvicinarono pian piano…
 
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Note dell’autrice:

Eccomi di nuovo qui, questo capitolo non mi convince più di tanto, ma lo metto lo stesso.

Il prossimo capitolo penso di pubblicarlo in settimana.

Grazie per chi mi segue, grazie tantissimo a Krystal Darlend, a elisatwilight e infine a super mimi per le recensioni.

Baci,

Give me:D

  
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