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Autore: iusip    19/09/2007    3 recensioni
Una nuova città, New York. Kaori non crede all'amore, nè agli uomini. Eppure sarà presto costretta a ricredersi...
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Saeko Nogami/Selene
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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SONO TORNATA!!!! Da quanto tempo non aggiornavo questa storia?? Troppo…vi chiedo scusa!! Spero che mi perdonerete per il ritardo, e spero soprattutto di non aver perso la mano, visto che sono quasi due mesi che non aggiornavo questa fanfic!! Prima di lasciarvi alla lettura, facciamo un piccolo riepilogo: Ryo e Kaori, soli nel capanno, hanno lasciato cadere le reciproche difese e hanno condiviso una notte di passione e di tenerezza. Purtroppo, però, Kaori non può abbandonarsi totalmente alle sensazioni che Ryo le suscita, perché è preoccupata per la sorella minore, Sayuri, che si trova alla mercé di suo marito. La prima parte dell’ultimo capitolo si conclude con le parole di Ryo che dice a Kaori di non poter mai accettare che lei torni da suo marito. Ma, due giorni dopo, Mark Duvall viene avvisato dai suoi uomini che Kaori è stata ritrovata e che si trova in ospedale. Cosa sarà successo in quel breve arco di tempo? E come reagirà Mark al ritrovamento di sua moglie? Lo scoprirete solo leggendo!! ^.^ Un’ultima cosa: vi ringrazio davvero di cuore per i commenti all’ultimo cap di Senza sangue, non potete immaginare il piacere immenso che ho provato leggendo le vostre bellissime parole!! Spero che anche questo capitolo non deluda le vostre aspettative…e adesso è davvero tutto. Buona lettura, e a presto!!! Baci






Stesa nel lettino bianco dell’ asettica stanza d’ospedale, Kaori osservava il vento muovere le fronde dell’albero secolare che si ergeva proprio fuori dalla sua finestra.

Le avevano detto che suo marito stava arrivando, e che era stravolto dalla preoccupazione. Certo, come no…

Ripassò velocemente nella mente la patetica scenetta che avrebbe dovuto recitare davanti a suo marito, mentre in realtà avrebbe voluto fare una sola cosa, e cioè lasciare quella stanza e raggiungere l’unica persona di cui aveva davvero bisogno in quel preciso istante.

Ryo…chissà cosa stava facendo in quel momento.

Le aveva promesso che sarebbe tornato a riprenderla, e lei era certa che lo avrebbe fatto.

Era sconcertante la semplicità con cui quell’uomo aveva abbattuto tutte le sue barriere in quei pochi giorni che avevano trascorso insieme, la metà dei quali, per la verità, sprecati a litigare. Mai fidarsi degli uomini, questo le aveva insegnato la vita, e aveva sempre cercato di applicare quel precetto che aveva imparato sulla propria pelle fin da piccola.

Ma Ryo Saeba, nonostante tutte le ombre che scorgeva nel suo sguardo, era fondamentalmente un uomo buono, e questo le bastava ampiamente per fidarsi di lui. In realtà, nutriva molto più che semplice fiducia nei confronti di quell’uomo, ma aveva fatto un patto con sé stessa: aveva deciso che avrebbe pensato ai suoi sentimenti per Ryo in un secondo momento, quando non ci sarebbe stato più nessun impedimento alla loro relazione, e soprattutto quando sua sorella sarebbe stata al sicuro.

Il solo pensiero di Sayuri, e di quello che suo marito avrebbe potuto farle per vendicarsi di lei, le provocò una contrazione alla bocca dello stomaco. Se Mark avesse anche solo sospettato che lei e Ryo erano diventati amanti, sarebbe stata sua sorella a pagarne le conseguenze. Kaori sapeva che, a modo suo, Mark la amava. Certo, la amava come poteva amare la sua macchina, i fiori della sua serra o il suo cane, ma comunque la considerava una sua proprietà, e quindi non le avrebbe fatto niente di male. Ma i rapporti tra Sayuri e Mark non erano mai stati particolarmente felici: la ragazzina era troppo esuberante per il rigido contegno di suo marito, e Sayuri, allo stesso tempo, non faceva segreto dell’insofferenza che nutriva nei confronti di Mark.

Entrambi cercavano di andare d’accordo in quelle rare occasioni in cui si trovavano a condividere la stessa stanza, ma Kaori era ben consapevole che lo facevano soltanto per amor suo. O meglio, si corresse, Sayuri lo faceva per amor suo, mentre Mark sfruttava la sua simulata accondiscendenza con la sorella minore solo per avere poi una buona occasione per ricattare sottilmente la sorella maggiore.

Kaori sospirò, portandosi una mano al collo, lì dove Ryo l’aveva colpita quella stessa mattina.

Sorrise, ricordando quanto lui si fosse opposto alla sola idea di farle del male, e di come lei, ricorrendo a tattiche che lui aveva definito “sleali”, lo aveva convinto, tra un bacio e l’altro, dell’efficacia del diversivo.

Alla fine avevano deciso che l’unico modo per risolvere la situazione era ritornare a casa da suo marito. Lei avrebbe dovuto mostrarsi spaventata e scioccata per quanto era successo, ma nello stesso tempo avrebbe cercato di impedire a Mark di vendicarsi su Ryo. Sperava di convincerlo che sarebbe stato meglio per tutti e due dimenticare quella brutta faccenda, far finta che niente fosse successo e tornare alla vita di prima. Poi gli avrebbe chiesto di vedere sua sorella, e avrebbe parlato a Suor Maira dei suoi problemi con suo marito e della necessità di fuggire il più lontano possibile da New York. Era sicura che la suora avrebbe compreso, e che non le avrebbe mai negato il suo aiuto. Nel frattempo Ryo, travestito da prete, sarebbe venuto a prenderle dal collegio religioso e avrebbero lasciato insieme il Paese.

Negli ultimi giorni avevano pianificato tutto in ogni minimo dettaglio, ma il rischio che qualcosa non andasse come avevano stabilito era molto alto, soprattutto perché si stavano mettendo contro l’uomo più potente e influente della città, che tra l’altro era anche suo marito.

Kaori era terrorizzata all’idea che Mark scoprisse che lei l’aveva tradito con il suo più acerrimo nemico, così aveva proposto a Ryo di colpirla, in modo che nessuno potesse nutrire dei dubbi sul fatto che lui l’aveva usata esclusivamente come esca per attirare suo marito in trappola. Ryo l’aveva baciata a lungo, facendola tremare dalla testa ai piedi, prima di poggiarle la mano di traverso sul collo. L’aveva guardata negli occhi, un sorriso colpevole aleggiava sulle sue labbra, ma i suoi occhi erano duri come l’acciaio.

“Kaori, ti prometto che tuo marito la pagherà anche per avermi costretto a fare questo.”

Lei lo aveva guardato negli occhi, e aveva capito che lui non si sarebbe fermato davanti a niente pur di riaverla al suo fianco. Ne era stata così commossa da non riuscire nemmeno a ringraziarlo per quegli attimi felici dal sapore dolce-amaro che lui le aveva regalato.

L’aveva baciata sul collo un’ultima volta, poi l’aveva colpita con un gesto secco e preciso della mano. Ryo aveva deciso di lasciare il suo corpo incosciente sulla riva della palude, dove gli uomini di Duvall l’avrebbero trovata nel giro di poche ore.

Infatti si era risvegliata al suono della voce di Bob che avvertiva Mark che sua moglie era stata ritrovata. Si era guardata intorno e aveva capito subito che si trovava in ospedale, o meglio nella clinica privata più costosa della città, la Westhill Clinic. Probabilmente gli scagnozzi di suo marito avevano scelto proprio quella clinica per la fama dei medici che lavoravano lì, che potevano diventare estremamente smemorati, se qualcuno offriva loro delle bustarelle. Quindi, come aveva pensato, la stampa non era a conoscenza del suo rapimento.

Le sue riflessioni furono interrotte dalla porta della stanza che veniva aperta con furia. Suo marito si precipitò all’interno, il viso era una calcolata maschera di dolore e di preoccupazione, ma Kaori sapeva che nessuna di quelle emozioni era autentica.

Mark si avvicinò a lei, e Kaori si sforzò di sorridergli con aria mesta e sottomessa, proprio come piaceva a lui. Ancora pochi giorni e poi sarebbe finito tutto, e non avrebbe dovuto più umiliarsi davanti a quell’uomo odioso…

Gli occhi di Mark erano azzurri e acquosi, niente a che vedere con gli abissi scuri e profondi degli occhi di Ryo.

Il suo volto le tornò in mente, quel volto che poteva esprimere così tante emozioni: le pareva quasi di averlo davanti, mentre sorrideva malizioso appena prima di baciarla, oppure concentrato mentre elaboravano il piano per “rapirla” una seconda volta, o intenso mentre la guardava soltanto senza dire niente, o determinato mentre le diceva che suo marito l’avrebbe pagata

Si impose di smettere di pensare a lui, per timore che suo marito leggesse in fondo ai suoi occhi una verità che avrebbe condannato senza appello lei e sua sorella.

Quando suo marito si chinò verso di lei per abbracciarla, Kaori ricambiò l’abbraccio e si lasciò docilmente baciare da Mark.

Suo marito la scostò da sé e la fissò negli occhi per qualche secondo, un lasso di tempo che le sembrò non avere mai termine. Sostenne il suo sguardo, deglutendo nervosamente. Poi, però, Mark le sorrise e le chiese come si sentisse.

Kaori sospirò per il sollievo. Per fortuna Mark non aveva intuito niente, altrimenti non le avrebbe sorriso, si disse. Eppure c’era qualcosa nello sguardo dell’uomo, nella bianchezza inquietante dei suoi denti scoperti, che la mise in allarme. Chiuse la mente a tutto il resto, concentrandosi solo sulla scena che avrebbe dovuto recitare a uso e consumo di Mark. Non poteva permettersi di sbagliare, doveva convincere Mark che Ryo non l’aveva mai nemmeno sfiorata. Se non fosse riuscita nel suo intento, sua sorella sarebbe morta.





Mentre camminava lungo il corridoio dell’ospedale diretto alla camera dove sua moglie era stata ricoverata, Mark Duvall pensava che forse esisteva ancora una possibilità che, nonostante il rapimento, tutto tornasse come prima, tra lui e sua moglie. Aveva detto a McKinsley di aspettare la sua telefonata, prima di fare quello che avevano convenuto il giorno prima. Forse, se sua moglie fosse stata ancora integra, avrebbe potuto decidere di revocare il piano che aveva affidato a Fabian. Forse, non sarebbe stato necessario ricorrere a misure così drastiche.

Ma nel momento stesso in cui aveva guardato Kaori negli occhi, anche quel debole spiraglio di compassione si era chiuso all’istante, perché nonostante lei mormorasse il suo nome e gli sorridesse debolmente, Mark aveva capito che Saeba l’aveva avuta.

Quel figlio di puttana…avrebbe potuto anche graffiare la sua Porche nuova o dare fuoco alla serra, già che c’era…

Aveva coltivato Kaori per anni, fino a farla diventare una perfetta cortigiana, e poi era arrivato quel giapponese di merda e aveva rovinato tutto. L’aveva contaminata, l’aveva irrimediabilmente violata. Adesso niente sarebbe più potuto essere come prima.

Sorrise a Kaori, chiedendole come si sentisse. Avrebbe tanto voluto urlarle in faccia i progetti che aveva in serbo per lei e per il suo amante, giusto per vedere come avrebbe reagito.

Nascondendo la propria ripugnanza all’idea che il corpo di sua moglie fosse stato preso da un altro uomo, la strinse a sé. Cercò di assumere un tono spaventato e preoccupato.

“Amore mio…grazie a Dio sei tornata a casa sana e salva. Se penso a quello che hai passato…”

Si interruppe, fingendo di avere la voce strozzata dall’emozione. “Cosa ti ha fatto quel figlio di puttana?”, chiese, con una rabbia che stavolta non era simulata.

La ascoltò distratto mentre lei gli raccontava tutto del rapimento, e di come un proiettile vagante l’avesse colpita allo stomaco.

“Ma ormai la ferita è guarita. Sto bene, sono soltanto molto stanca.”

“E Saeba non ti ha toccata, vero amore?”

Come aveva previsto, lei si affrettò a negare, scuotendo velocemente la testa.

“Non mi ha maltrattata, e non ha cercato di violentarmi, se è questo che intendi. Voleva soltanto usarmi come esca, mi ha ripetuto più volte che il mio rapimento aveva l’unico scopo di farti un torto.”

Mark chiamò l’infermiera, poi chiese una sedia a rotelle per accompagnare sua moglie fino alla macchina. Visto che lei lo guardava in maniera interrogativa, le spiegò che voleva riaverla a casa il prima possibile, e che i giorni senza di lei erano stati un inferno. Naturalmente non le raccontò che la sua segretaria l’aveva tenuto molto impegnato quelle notti, ma d’altronde anche lei se l’era spassata con Saeba senza farsi troppi scrupoli.

“Lo ucciderò, quel bastardo.”

Kaori gli posò una mano sul braccio, guardandolo teneramente, ma Mark notò che i suoi occhi erano pieni di panico. Avrebbe dovuto pensarci prima di aprire le gambe a Saeba, pensò con stizza.

“Lascia stare, Mark. Te l’ho detto, Saeba non mi ha nemmeno toccata. Vorrei solo lasciarmi alle spalle questa brutta storia e ricominciare come se niente fosse successo. Che ne dici, amore?”

Mark represse nuovamente il disgusto, sorridendole senza rispondere. Poi l’aiutò a sedersi sulla sedia a rotella, e la accompagnò fuori, nel parcheggio della clinica, dove Bob li stava aspettando con la macchina.

“Come mai ti ha lasciata andare?”, le chiese, mentre l’auto partiva.

“Non lo so”, mormorò Kaori con voce roca. “Stamattina mi ha svegliata presto e mi ha detto che mi avrebbe liberata. Non mi ha spiegato perché avesse preso questa decisione. Forse si sentiva braccato…probabilmente adesso ha già abbandonato gli Stati Uniti.”

“Mi piacerebbe vedere il capanno dove ti ha tenuta in ostaggio. Saresti in grado di portarmici?”

Sua moglie scosse la testa, ma Mark l’aveva già preventivato. Quella puttana non avrebbe tradito il suo nuovo amante.

“Mi dispiace, Mark, ma quando mi ha rapita ero bendata, e stamattina prima di liberarmi mi ha colpita alla nuca e sono svenuta sul colpo.”

Si portò una mano al collo, forse sperando di impietosirlo, ma Mark non si fece ingannare dalla sua aria stanca.

“Hai cercato di scappare?”

Kaori lo fissò con sdegno. “Naturalmente! Ho anche rischiato di affogare!”

Gli raccontò di come Saeba non le avesse creduto quando gli aveva detto di non saper nuotare, ma quando si era reso conto che non aveva mentito si era precipitato ad aiutarla.

“Dopo quella volta, mi ha ammanettata. Ma adesso finalmente sono qui con te, sana e salva, e questa è l’unica cosa che conta.”

Gli fece scivolare le braccia attorno al collo, e Mark dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non schiaffeggiarla.

“Mark, è inutile continuare questa faida tra te e Saeba. Sarebbe inutile. Voleva soltanto fare un torto ad un uomo molto più potente di lui, ma alla fine ha deciso di lasciar perdere. Lascia perdere anche tu, considera tutto quello che è successo come un brutto sogno e nient’altro. Sono sicura che Saeba non ci darà più fastidio.”

Stanco di sentirla perorare la causa del suo amante, Mark la mise a tacere con un bacio violento, ma poi si ritrasse di colpo.

Si accorse che Kaori ne era rimasta sorpresa. Forse si aspettava che lui se la portasse a letto come se niente fosse successo, dopo che un altro uomo l’aveva macchiata con il suo seme?

Aveva una voglia matta di riderle in faccia, ma non era ancora il momento. Al momento opportuno, avrebbe guardato sua moglie affondare insieme a Saeba e si sarebbe fatto una bella risata.

Bob stava parcheggiando nel giardino della villa. Erano arrivati a casa.

Mark la aiutò a scendere dalla macchina, accompagnandola di sopra, nella loro camera da letto.

“Adesso ti lascio riposare, mia cara. Ti voglio in forma per il ricevimento di domani.”

Kaori lo guardò, con un misto di sorpresa ed incertezza.

“Quale ricevimento?”

“Quello che ho organizzato in tuo onore, naturalmente. I miei amici sanno che sei stata molto malata in questi ultimi giorni, e si sono preoccupati molto per te. Ma adesso che stai bene potrai rassicurarli tu stessa sulla tua salute, non credi?”

Le sorrise, mellifluo.

“Riposa, adesso. Oh, a proposito, ho tolto il telefono affinché tu non venga disturbata da nessuno.”

Kaori lanciò un’occhiata al comodino, e Mark fu deliziato dall’espressione di puro panico che le comparve sul viso.

“Vorrei chiamare Sayuri. È molto tempo che non la sento, di sicuro sarà in pensiero per me.”

La voce di sua moglie tremava. Bene. Avrebbe imparato una volta per tutte che non doveva nemmeno pensare di prenderlo per il culo come se niente fosse.

“Ho raccontato anche a lei una piccola bugia. Le ho detto che avevi un’infezione alla gola, ma l’ho rassicurata che saresti guarita in pochi giorni.”

Kaori si alzò dal letto, andandogli incontro e circondandogli la vita con le braccia.

“Vorrei vederla comunque, amore mio. Potrei andare a trovarla domani, così poi avrei tutto il tempo per prepararmi per la festa.”

Lo baciò sulle labbra, ma lui si scostò, infastidito.

“Vedrai tua sorella quando non sarà più in punizione. Ne avevo abbastanza del suo caratteraccio, così mi sono permesso di vietarle qualsiasi visita, compresa quella di sua sorella.”

“Ma, Mark…”

“Non discutere le mie decisioni”, le ordinò, perentorio.

Cercò di addolcire il tono di voce, anche se la rabbia gli ribolliva nelle vene come lava.

“Adesso riposati, Kaori. Ho dato istruzioni alla servitù di non venire a disturbarti per nessuna ragione al mondo. Soltanto io verrò a vedere come ti senti, durante la giornata.”

Le sorrise, le lanciò un bacio e uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.

Kaori lo sentì armeggiare con la serratura, e con un brivido di terrore si rese conto che lui aveva chiuso la porta a chiave dall’esterno, imprigionandola nella sua stessa camera.
  
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