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Autore: chocosrainbow    03/03/2013    3 recensioni
Ci sono molte persone al mondo che si fermano all'apparenza guardando solo in superficie. Giudicano senza conoscere, per il semplice gusto di farlo.
Ci sono poche persone, invece, che riescono a guardare nell'essenza degli uomini, scavando nella loro anima alla ricerca della loro perfezione e trovare la meraviglia che racchiude i loro corpi.
Le persone notano ‘il diverso’, additandolo con istinto di superiorità che neppure hanno.
Louis Tomlinson era speciale come pochi, ed Harry sapeva che non avrebbe trovato nessuno così imperfettamente perfetto, e sapeva anche che lo avrebbe amato senza fine.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Imperfettamente perfetto.
 

Il suono dolce della chitarra gli arrivò ovattato alle orecchie. Harry aprì gli occhi e si strinse maggiormente tra le coperte a causa del freddo che si faceva sentire nonostante le finestre fossero chiuse. Si voltò verso il letto adiacente al suo guardando il suo compagno di stanza, Niall, che in boxer strimpellava una canzone che gli parve di aver già sentito qualche altra volta.
“Ricordami perché sono il tuo compagno di stanza.” gemette frustato il riccio. Avrebbe voluto passare tutta la mattina a letto e ci sarebbe anche riuscito se l’altro non avesse iniziato a fare rumore.
Niall ridacchiò cercando di non strozzarsi con una patatina che aveva messo in bocca. “Perché Zayn russa e tu hai il sonno leggero?” Harry sospirò, concordando con l’amico.
Il riccio si tolse le coperte da dosso e si alzò dal letto intenzionato a vestirsi. “Devi smetterla di andare in giro nudo, Styles!” Il biondo gli lanciò un cuscino mirando alle parti intime di Harry. Quest’ultimo rise, tirando fuori dal cassetto un paio di boxer puliti.
                                             
Harry lavorava nella panetteria dei suoi genitori da ormai due anni. Aveva deciso di abbandonare gli studi all'età di sedici anni a causa del suo scarso rendimento scolastico e il suo totale disinteressamento verso la maggior parte delle materie. A volte, quando pensava ai suoi genitori o al proprio futuro, si pentiva della scelta intrapresa. Anche se suo padre e sua madre non gli avevano fatto pesare quella sua decisione, Harry sapeva che in minima parte li aveva delusi con il suo comportamento. Il riccio aveva cercato di rimediare aiutandoli in panetteria, e anche se il lavoro era alquanto faticoso, egli lo svolgeva sempre con un sorriso sulle labbra. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per i suoi genitori. Doveva ammettere che passare la sua intera vita lavorando in una panetteria, non era di certo il massimo delle sue aspirazioni. Harry voleva fare il cantante, amava cantare più di ogni altra cosa. Lui e Niall erano una coppia a dir poco originale: il biondo suonava la chitarra e lui cantava. Era così che passavano le loro serate davanti al camino. Nell’ultimo periodo si erano anche esibiti in un locale della zona, ed erano stati acclamati con grande successo. Harry così aveva deciso che per il momento la sua vita poteva essere occupata dal lavoro in panetteria di mattina, e cantare, cioè che amava fare da sempre, di sera. La sua vita era quasi perfetta.
 
Dopo aver indossato una felpa con un cappotto, una sciarpa e un cappello a tenere a bada i suoi ricci, Harry decise che era il momento di uscire. Quel giovedì mattina la panetteria era chiusa per giorno libero e il riccio, sfidando il freddo pungente e la neve, aveva deciso di concedersi una passeggiata per la città prima di recarsi al supermercato.
Fuori era ancora buio a causa del tempo grigio che caratterizzava le giornate di Londra. Harry rabbrividì sentendo il gelo di quella giornata fargli perdere sensibilità alle mani: aveva dimenticato i guanti a casa. Cercò di riscaldare le dita infilandole nelle tasche del cappotto pesante e si sentì rincuorato quando, dopo una mezzoretta, intraprese una strada illuminata dai lampioni. Appena intravide una panchina, ci si sedette sopra, poiché aveva iniziato a sentire i piedi pesanti a causa della neve che imbrattava il suo percorso. Chiuse gli occhi sentendo i muscoli del corpo tesi e contratti e li spalancò di botto per la paura quando sentì dei respiri affannati e irregolari provenire dietro di lui. Strinse la mano sulla panchina in cerca di protezione, facendo diventare le nocche ancor più bianche di quanto lo fossero prima. Harry deglutì rumorosamente e si alzò tenendo gli occhi puntati davanti a sé. Si girò a destra e a manca cercando un luogo sicuro in cui rifugiarsi ma tutto ciò che vide fu una casa con le luci spente, un’officina che a quell’ora ancora non era stata aperta e una biblioteca di sicuro spopolata a quell’ora del mattino. Si fece forza e girò il capo cercando colui che lo stava spaventando.
L’unica cosa che vide però, una volta voltatosi, fu una figura rannicchiata su una panchina che distava di pochi metri da quella su cui era seduto lui poco prima.
La persona, dalla statura immaginò fosse un uomo, aveva le gambe strette al petto e le braccia a coprire il viso, probabilmente dal freddo di quella giornata invernale.
L’uomo indossava dei jeans stretti che gli lasciavano scoperte le caviglie, una maglia a maniche lunghe a fasciargli le braccia, anche se dal tessuto non sembrava propriamente adatta per quella stagione, e delle bretelle, una leggermente scesa lungo le braccia a causa della posizione in cui si era rannicchiato.
Ad Harry sembrò l’immagine perfetta di tutto ciò che era sbagliato al mondo.
Il ragazzo tremava, continuando però a dormire e il riccio, mosso da un moto di compassione e tristezza verso di lui, si avvicinò alla panchina e si levò il cappotto posandolo su quel corpo magro e slanciato, ben sapendo che in quel momento ne aveva più bisogno di lui.
Harry vide i muscoli del senzatetto rilassarsi al contatto con la stoffa pesante e quando il ragazzo tolse le mani dal viso per cambiare posizione, il moro vide per la prima volta i tratti del suo volto. La forma di questo era leggermente allungata, e allo stesso tempo tonda, di un colore abbastanza chiaro. Il naso leggermente pronunciato verso l’infuori e le labbra dolci e sottili. La cosa che più colpì Harry fu quel leggero sorriso che si increspò su di esse, nonostante le infinite sofferenze che la vita gli aveva di sicuro inferto, e in quel momento, il moro non sentì freddo nonostante l’assenza della giacca.
Dopo minuti interminabili passati a guardare quella figura dormire, il riccio si allontanò recandosi al negozio di musica, ben sapendo che i suoi pensieri sarebbero stati rivolti tutta la mattina a quel senzatetto.
Tre ore dopo, quando ormai era stato anche al supermercato per fare la spesa, si ritrovò a fare lo stesso percorso di prima, a ritroso.
Le macchine sfrecciavano veloci sulle strade, non badando a quei pochi passanti che camminavano frettolosamente sui marciapiedi per sfuggire al temporale che ci sarebbe stato di lì a poco.
Harry sfregò le mani sulle braccia cercando di infondersi un minimo di calore.
Appoggiò delicatamente la busta con il cibo per terra, si tolse la sciarpa appoggiandola sul sacchetto e infine si aggiustò il cappello che stava per volare via a causa della corrente d’aria.
Fece per riafferrare la sciarpa, ma una folata di vento, più forte delle altre, la fece volare via mentre un Harry, infreddolito, cercava di recuperarla con scarsi risultati. Gemette frustato per la figura imbarazzante e si lanciò avanti cercando di afferrarla, cadendo però con un tonfo sordo sulla neve, la faccia premuta sul manto bianco e dei fiocchi che venivano giù posandosi sul suo corpo magro.
Ringhiò, arrabbiato e alzò la testa. I suoi occhi intercettarono una mano che gli stava porgendo la sua adorata sciarpa verde. “Mi scusi, questa mia sciarpa era volata via..” Sussurrò Harry imbarazzato prendendo l’accessorio dalle mani del ragazzo, senza neanche guardarlo in viso a causa della vergogna che stava provando in quel momento. Quella figura rise di cuore alla faccia del riccio e questo sbarrò gli occhi quando alzando la testa, vide il senzatetto porgergli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
L’afferrò quasi fosse la sua àncora di salvataggio. Una volta in piedi si scrollò la neve dai jeans e prese la busta della spesa iniziando a camminare a passo lento.
“Comunque io sono Louis.” Gli porse la mano il castano e Harry la strinse perdendosi in quei profondi occhi blu. “Io Harry.” Si presentò.
Non aveva mai visto degli occhi blu così incredibilmente meravigliosi.
“Dove l’hai lasciata la giacca?” continuò Louis affiancando il riccio nella sua camminata.
La stai indossando tu. Avrebbe voluto dirgli.
“L’ho dimenticata a casa.” Disse invece. Nel guardarlo notò che gli stava a pennello, lo rendeva quasi.. sexy. Scosse la testa e arrossì ai pensieri che aveva appena avuto.“Vuoi ehm.. venire a casa mia? Cioè ci sono anche i miei amici, se non hai nulla da fare..” Mozzicò le parole come un balbuziente.
“No, ma grazie lo stesso. Torno anche io a casa, si prospetta una bufera.” Il sorriso che seguì quelle parole fu di quanto più falso Harry avesse mai visto.
“Sicuro? Insomma.. i tuoi potrebbero anche aspettare.” Sussurrò incerto, non sapendo esattamente che reazione aspettarsi da quel ragazzo appena conosciuto.
Louis si morse il labbro inferiore cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscire ogni qualvolta veniva toccato quel tasto dolente. Una sfuggì al suo controllo e lui la scacciò con la manica del cappotto senza farsi notare ma Harry, che aveva intravisto il gesto con la coda dell’occhio, si fermò di botto facendolo voltare verso di sé. Mosso da un impeto di affetto, che nemmeno lui sapeva spiegarsi, verso quello sconosciuto, l’abbracciò forte quasi volesse proteggerlo.
“Scusa, scusa, scusa, io non volevo.. ti ho anche visto sulla panchina.. io non volevo farti piangere, scusami Louis.” Continuò a cullarlo tra le sue braccia, quasi sull’orlo delle lacrime. Il più grande si irrigidì ma appena comprese la situazione si lasciò andare liberando quelle lacrime amare che stava trattenendo, ormai, da troppo tempo.
“Non è colpa tua Harry.” Si asciugò le ultime gocce salate e sciolse delicatamente l’abbraccio, strofinandosi gli occhi con le dita. Quella visione era un colpo al cuore di Harry, non trovava possibile che una così bella persona avesse sofferto così tanto.
Harry sorrise, intristito. “I miei amici ti piaceranno, vedrai.” Tentò di distrarlo e Louis sorrise, stavolta sincero e grato al ragazzo che gli stava offrendo il suo cuore, come se lo conoscesse da sempre.

***

“Cosa ci fa uno sputo sulle scale? Saliva!” Erano seduti al tavolo e cenavano tutti insieme mentre Niall faceva battute squallide raccontate già tante volte, ma alle quali lui rideva sempre. Louis, si stava sbellicando dalle risate e si teneva le mani sulla pancia cercando di trattenere gli attacchi di risa che gli facevano quasi fare pipì addosso.
“Cosa fa un drogato nella lavatrice? Il bucato.” E giù altre risa dei due. Gli altri ridacchiavano di tanto in tanto non per le battute, quanto più per la reazione dei due nel sentirle.
“Perché il bue è contento quando si fa male? Perché si fa la bua.” Continuò Niall contorcendosi su se stesso per il troppo ridere. “Basta, sto per farmi la pipì addosso.” Disse Louis tornando serio. Fissò tutti gli altri che lo guardavano divertiti e appena si voltò verso Niall non riuscì a trattenersi e scoppiò di nuovo a ridere seguito poco dopo dal biondo. Gli altri scossero la testa con finto tono scocciato.
“Hey Lou.. facciamo una partita a pes?” Zayn cercò di salvare la situazione finchè era in tempo. Aveva visto una puntata di Spongebob nella quale questo era andato in ospedale perché gli si era rotta la scatola delle risate, non che credeva a ciò che veniva detto nei cartoni animati, ma non si sa mai.
“Va bene, andiamo.” Louis abbandonò la cucina seguendo il moro nel salone dove c’era in bella mostra, su uno scaffale, la playstation.
Il più piccolo digrignò i denti quando dopo quattro partite, ne aveva perso ben tre.
“Nessuno mi batte.” Mise il broncio posando il joystick sul divano. Aveva deciso di avere la sua rivincita il giorno seguente, di sicuro quella non era la sua giornata fortunata.
“A quanto pare Louis ci è riuscito.” Ridacchiò Niall in direzione di Zayn che lo guardò storto. Questo si alzò dal divano e prese a rincorrerlo per tutta la casa mentre Liam cercava di fermare il moro che però aveva tutta l’intenzione di far rimangiare le parole dette a Niall.
 “Lou, vieni.. ti mostro la tua stanza.” Harry ridacchiò alla vista di quei due e guidò il più grande su per le scale. “Questa è la camera di Liam e Zayn, questo il bagno, e questa la stanza in cui puoi stare.” Il riccio aprì varie porte facendogli fare un giro della casa veloce, mostrando infine una stanza vuota che conteneva solo un letto su un lato.
“E’ deprimente, lo so. Sposteremo il letto nella mia stanza.” Annuì Harry, convinto della sua supposizione. Quella parte della casa non era mai stata utilizzata da nessuno, per questo sapeva di chiuso e di muffa.
“Va bene anche qui, tanto è solo per stasera.” Sorrise Louis, riconoscente. Era difficile da ammettere, ma amava il modo in cui Harry si era preoccupato di lui quel giorno come se fossero amici di vecchia data.
“Puoi restare quando vuoi. Mi casa est tua casa.” Disse sbagliando ogni singola parola, provocando le risa del più grande. Harry mise su un broncio adorabile che Louis avrebbe tanto voluto mettere via con un bacio. Avrebbe tanto voluto mordergli quelle labbra leggermente carnose per sentirne la consistenza.
Arrossì di botto e si diede mentalmente dello stupido per aver fatto dei pensieri sconci su un ragazzo che per quanto fosse bello, era sicuramente etero. “Davvero Harry, va bene questa stanza.” Risposte dopo essersi ripreso.
“Come vuoi.” Si arrese l’altro. “Vieni, ti faccio vedere la mia stanza.” Lo spinse verso la porta adiacente e appena entrò un odore di muschio lo pervase.
“E’ bella.” Disse semplicemente sedendosi su uno dei due letti e osservando le foto che erano appese al muro. La maggior parte di quelle ritraevano Harry insieme a Liam, probabilmente avevano un rapporto più stretto. Cercò di ignorare la stretta allo stomaco. “Suoni?” continuò poco dopo vedendo la chitarra appoggiata sull’altro letto.
“No, è di Niall. Lui è l’artista.” Sorrise il moro vedendo gli occhi blu del suo interlocutore brillare di gioia.
Louis sospirò. “Sei davvero una bella persona Harry.” fissò i suoi occhi in quelli verdi. Non avrebbe mai potuto ringraziarlo a sufficienza per tutto l’affetto che gli stava donando. “e io sono stato fortunato ad incontrarti. Davvero, non avrei potuto chiedere di meglio.” Terminò guardando gli occhi di Harry velati dalle lacrime che premevano per uscire.
Louis lo fissò, trovava quegli occhi verdi così tremendamente magnetici. Mosso da un sentimento indefinibile avvicinò le sue labbra a quelle del moro, sfiorandole appena. Il più piccolo gemette frustato, e insoddisfatto da quel semplice sfioramento colmò la distanza con la sua bocca e prese a muoverla, dolcemente, contro quella di Louis. Questo socchiuse gli occhi facendo scontrare le loro lingue e mosso da un impeto di passione incontrollabile mise le mani tra i ricci del suo amante, stringendoli tra le dita come a volerne sentire la morbidezza. Harry gemette. Leccò il labbro superiore del più grande e morse quello inferiore volendone sentire appieno il sapore.
“Harry?” parlò Louis dopo essersi staccato da lui. Avevano entrambi il fiatone e un’erezione ben evidente dopo che entrambi avevano lasciato vagare le proprie mani sul corpo dell’altro.
“Si?” chiese piano il riccio, temendo il peggio.
“Grazie per ilcappotto.” Sorrise, scompigliandogli i capelli e dandogli un bacio a stampo.
 “Louis?” Harry si sdraiò sul letto facendo segno all’altro di stendersi accanto a lui e questo prese a giocare con i suoi ricci, facendolo rilassare lentamente.
“Si?” Ridacchiò per aver utilizzato lo stesso tono di voce dell’altro.
Harry si mosse un po’ girandosi su un lato per poter riflettere i suoi occhi in quelli azzurri. “Posso chiederti perché non hai una casa?” si morse il labbro temendo di aver osato troppo.
Lo sguardo di Louis catturò il suo gesto e lo baciò non riuscendo a trattenersi. “Smettila di morderti il labbro” sussurrò sulle sue labbra per poi riprendere a baciarlo con tanta passione da togliergli tutto il fiato. Si staccarono, entrambi ansimanti.
“Non c’è molto da sapere.” Iniziò Louis e Harry drizzò le orecchie. “Qualche mese fa ho detto a mio padre di essere gay.” Il riccio lo fissava, cogliendo ogni piccolo gesto. “Mia madre già lo sapeva da un po’ di tempo, mi aveva visto mentre mi baciavo con un ragazzo.” Un nodo all’altezza dello stomaco face contrarre il più piccolo. La consapevolezza che Louis aveva avuto già delle esperienze con persone del suo stesso sesso gli provocò uno strano imbarazzo. “Non aveva detto nulla. Non era contenta, ma rimanevo comunque suo figlio. Mio padre invece non la pensava allo stesso modo. Mi vedeva come un fallimento. Avresti dovuto vedere i suoi occhi quanto mi disprezzavano, mi guardavano come se fossi una nullità, come se io non contassi nulla. Ero feccia per lui, capisci?” un sorriso amaro gli increspò le labbra e la consapevolezza di tutto quello che aveva dovuto passare quei mesi lontano dalla sua casa, da quella che considerava la sua famiglia, si fece prepotente nella sua testa.
“Vuoi sapere come mi ha cacciato poi?” prese un lungo respiro cercando di non piangere. Harry lo fissava con occhi spenti, avrebbe tanto voluto abbracciarlo ma sapeva che poi sarebbe scoppiato in lacrime, e, egoisticamente, voleva sapere il continuo di quella storia. Annuì con la testa, facendogli segno di continuare.
Cosa ci fai ancora qui? Non sei degno di restare in questa famiglia, frocio. Che disonore averti concepito. Che vergogna..” imitò malamente la voce del padre. Una lacrima aprì il corso a tante altre. Harry l’abbracciò, sentendosi impotente. Avrebbe dato di tutto pur di vederlo felice, e invece in meno di ventiquattrore che l’aveva conosciuto, l’aveva già visto piangere due volte.
“Lou.. non piangere, mi fai stare male.” Sussurrò il riccio sentendo il petto dell’altro alzarsi e abbassarsi velocemente, scosso dai singhiozzi. “Lou..” Harry gli prese il viso tra le mani imprigionando i propri occhi nei suoi. “Hai me, è questo quello che conta ora. Non ti abbandonerò mai.” Gli disse e premette le labbra sulle sue, come a sigillare quella promessa.
“Harry.. me lo prometti?” chiese l’altro, insicuro. Possibile che un ragazzo appena conosciuto potesse fargli una simile promessa?
“Lou.. te lo giuro. Ci conosciamo da pochissimo ma mi sembra di saper tutto di te. Sei una persona fantastica e non so spiegarti esattamente quello che provo, ma sento di non poter più far a meno di te. Forse era destino che dovessimo incontrarci..” terminò schioccandogli un bacio sulle labbra sottili. Louis lo fissò sinceramente colpito da quelle parole e gli sorrise, sincero.
Harry prese a tirargli qualche ciocca, giocando e di tanto in tanto lasciandogli qualche bacio.
“Lou?” chiese a bassa voce, temendo che stesse già dormendo.
“Mh?!” mormorò in risposta l’altro, stava quasi per addormentarsi.
“Grazie a te, per tutto.” E lo strinse forte, mentre sentì l’altro accennare ad un sorriso e rilassarsi tra le sue braccia. Poi il sonno ebbe la meglio, e per la prima volta entrambi si sentirono vivi.
..ora la sua vita era perfetta.

Ci sono molte persone al mondo che si fermano all’apparenza guardando solo in superficie. Giudicano senza conoscere, per il semplice gusto di farlo.
Ci sono poche persone, invece, che riescono a guardare nell’essenza degli uomini, scavando nella loro anima alla ricerca della loro perfezione e trovare la meraviglia che racchiude i loro corpi.
Le persone notano ‘il diverso’, additandolo con istinto di superiorità che neppure hanno.
Louis Tomlinson era speciale come pochi, ed Harry sapeva che non avrebbe trovato nessuno così imperfettamente perfetto, e sapeva anche che lo avrebbe amato senza fine.
                                               

Salve salvino c:
Ciao a chi mi conosce, piacere a chi non mi conosce (?)
Prima OS larry che scrivo.
Non mi piace molto, insomma.. mi piace solo il tema trattato AHAHAHAHA
Nel caso in cui non si fosse capito: I'M A LARRY SHIPPER, BITCH! 
Non sono perfetti insieme? cc ..io li amo.
Il mio cuore squaqquarea per loro. lol
Adios, bella cccccente.

  
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