Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Yuki Delleran    03/03/2013    0 recensioni
"C’era una volta, tanto tempo fa, un territorio misterioso suddiviso in quattro regni: il Regno di Cuori, il Regno di Fiori, il Regno di Quadri e il Regno di Picche. Monarchi potenti governavano su queste regioni e la magia, loro prerogativa, era ancora una realtà viva e tangibile. Nonostante la reciproca prosperità, i quattro regni erano spesso in conflitto tra loro a causa delle ambizioni dei loro signori che miravano alla conquista di nuovi territori a discapito dei vicini. Le vicende qui narrate racconteranno la storia di uno di questi conflitti e delle conseguenze su uno dei regni."
[Cardverse AU]
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Royalty of Spades
Fandom: Axis Powers Hetalia / Cardverse AU
Rating: giallo
Personaggi: Arthur Kirkland (Inghilterra), Alfred (America), citati:Francis (Francia), Kiku (Giappone), Yao (Cina), Ivan (Russia)
Pairings: America/Inghilterra
Riassunto: "C’era una volta, tanto tempo fa, un territorio misterioso suddiviso in quattro regni: il Regno di Cuori, il Regno di Fiori, il Regno di Quadri e il Regno di Picche. Monarchi potenti governavano su queste regioni e la magia, loro prerogativa, era ancora una realtà viva e tangibile. Nonostante la reciproca prosperità, i quattro regni erano spesso in conflitto tra loro a causa delle ambizioni dei loro signori che miravano alla conquista di nuovi territori a discapito dei vicini. Le vicende qui narrate racconteranno la storia di uno di questi conflitti e delle conseguenze su uno dei regni."
Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Note: Un doveroso grazie a Hina che ha messo insieme il mio caos informe di idee creando una trama che avesse un senso. Questa storia è sua quanto mia.
Beta: MystOfTheStars
Word count: 2929 (fdp)



Capitolo 2


Il primo lavoro di cui occuparsi al mattino, Arthur lo aveva imparato a sue spese da anni, era smistare la corrispondenza. Non sarebbe stato divertente ricevere le rimostranze di un nobile o addirittura di un altro sovrano perché la sua missiva era stata dimenticata tra una tazza di tè e un bacio del buongiorno. Aveva tentato di insegnarlo anche ad Alfred, ma il suo Re la mattina aveva una scarsa propensione per il lavoro, preferendo dedicarsi alle coccole o a programmare i momenti liberi della giornata.
Quel giorno, tuttavia, il suo sguardo era focalizzato su una busta con l’emblema di Quadri abbandonata sul tavolo accanto alla tazza di Arthur. La Regina stava finendo la propria colazione ignorando palesemente la missiva, ma sul volto di Alfred permaneva un’espressone imbronciata.
«Hai intenzione di tenermi il muso ancora per molto? » brontolò Arthur ad un certo punto.
Anche lui mal sopportava le lettere di Francis, ma non vedeva motivo per un tale comportamento.
«Almeno fin quando quel damerino profumato del Re di Quadri non capirà che hai un consorte e non la smetterà di mandarti lettere d’amore camuffate da accordi politici. » ribatté Alfred, cocciuto.
Era quasi tenero, grande e grosso com’era, con le guance gonfie come un bambino arrabbiato, e Arthur dovette sforzarsi di non sorridere per non rischiare di offenderlo.
«Se parli in questo modo mi fai sorgere il dubbio che tu sia geloso. » si limitò a commentare con un sorrisetto serafico.
«Non sono affatto geloso, che sciocchezza! » fu la prevedibile risposta. «Non ne ho motivo! »
Arthur rimase in silenzio a fissarlo per alcuni istanti, scrutandolo con i suoi profondi occhi verdi, finché Alfred non arrossì, incrociò le braccia e gli voltò le spalle.
«Certo che sono geloso, dannazione! Quello vuole portarsi a letto la mia Regina! »
A questo punto gli fu impossibile mantenere un’espressione seria e Arthur scoppiò inevitabilmente a ridere, suscitando il disappunto del Re.
«Smettila di ridere! Accidenti, Arthur, è una cosa seria! »
«Va bene, va bene, mi dispiace. »
Prese fiato e si asciugò una lacrima birichina.
«In ogni caso non ti devi preoccupare, non ho nessun interesse a sperimentare nuovi generi di alleanze. Vogliamo vedere cosa scrive? Se ti va, potrai rispondergli tu. »
Arthur stava ancora ridacchiando quando dispiegò davanti a sé il foglio coperto della calligrafia fine ed elegante di Francis. Il sorriso, però, gli morì sulle labbra non appena identificò il reale contenuto della missiva.
“Pressione ai confini”, “invasione”, “dichiarazione di guerra”…
Arthur sbiancò al punto da far preoccupare Alfred e farlo accorrere al suo fianco.
«Che succede? »
«Re Francis richiede un incontro immediato. Le truppe del Regno di Fiori hanno violato i suoi confini e si apprestano a varcare anche i nostri. Un’invasione non autorizzata equivale ad una dichiarazione di guerra. »
Arthur lasciò ricadere il foglio sul tavolo, accanto alla tazza ormai dimenticata: non pensava che si sarebbe giunti a questo punto. Era vero, c’erano stati degli screzi e delle scaramucce tra soldati, ma una guerra vera e propria era un’altra cosa. Il regno aveva da poco ritrovato la sua stabilità con il nuovo Re, non era pronto ad affrontare una situazione del genere. Lui non era pronto. Durante l’ultima guerra, quella nel corso della quale la famiglia di Alfred era stata catturata, era stato solo un ragazzino, figlio di nobili di basso rango, ma ricordava perfettamente l’ansia e lo smarrimento dei suoi genitori davanti al reclutamento forzato. Non poteva permettere che accadesse di nuovo una cosa del genere. Inoltre colui che li stava attaccando era lo stesso che aveva fatto del male ad Alfred e la sola idea che il suo Re si scontrasse con lui gli provocava dolorose fitte di panico.
«Arthur! Arthur, ehi, stai tranquillo! » esclamò Alfred circondandogli le spalle con un braccio. «Non è ancora successo niente, è solo un incontro, forse esiste il modo di evitare il peggio. »
La Regina scosse la testa, a disagio: quella era un’ipotesi troppo ottimistica, era praticamente impossibile che si realizzasse, e in ogni caso il Regno di Quadri era loro alleato, quindi avevano il dovere di scendere in battaglia al fianco di Francis.
«Lasciami almeno provare. » continuò Alfred. «Parlerò con Francis, magari è ancora possibile salvare il salvabile. Anche se ho una gran voglia di prendere a calci Ivan, non per questo permetterò che il tuo regno venga messo in pericolo. »
La mano che si posò sopra quella del Re si era fatta notevolmente più fredda rispetto a pochi minuti prima.
«Questo regno è tuo quanto mio quindi non devi chiedermi nulla. Puoi agire come più ritieni opportuno. »
Ovviamente Alfred aveva partecipato ad altri incontri diplomatici ed Arthur gli aveva insegnato a cavarsela in ogni situazione mettendo in risalto quanto fossero buone le sue idee. Non era quello che temeva, e nemmeno il fatto che le Regine non fossero invitate a presenziare al meeting. No, il suo timore era che la situazione stesse sfuggendo di mano a tutti troppo velocemente e che lui stesso non avesse la più pallida idea di come porvi rimedio.
Ne ebbe la dolorosa conferma alcuni giorni dopo. Alfred era partito per il luogo dell’incontro, situato al confine con il Regno di Quadri, e Arthur era rimasto a palazzo ad occuparsi di tutte le altre questioni di governo. Erano stati giorni silenziosi e carichi d’ansia, che gli avevano mostrato chiaramente l’impossibilità di ritornare alla sua precedente condizione di solitudine. Si era abituato così tanto all’allegra presenza di Alfred da non poterne più fare a meno, e non solo perché avere una persona accanto riempiva le sue giornate, ma anche perché l’iniziale attrazione, suscitata solo dal loro reciproco potere, era definitivamente sbocciata in un sentimento tanto forte da non poter essere più negato. L’idea di poter perdere Alfred lo atterriva. Ad ogni squillo di tromba, ad ogni brusio sospetto, ad ogni movimento anomalo, Arthur abbandonava le carte su cui stava lavorando e correva alla finestra per controllare se il suo Re era di ritorno, e a fine giornata si rinchiudeva in camera sperando che un libro potesse fargli compagnia o concigliargli il sonno, ma finendo per rimanere sveglio per buona parte della notte.
Fu proprio durante una di queste notti, in cui aveva addirittura rispolverato il vecchio hobby del ricamo per passare il tempo in assenza di sonno, che uno dei domestici bussò discretamente alla porta.
«Mia Regina, mi duole disturbarvi, ma Sua Altezza il Re è tornato. »
Arthur non se lo fece ripetere due volte, si alzò di scatto abbandonando il lavoro sulle lenzuola ancora intatte nonostante l’ora tarda e si vestì di tutto punto, curandosi anche di indossare il fiocco bianco al collo, che completava il suo abbigliamento ufficiale.
Non si precipitò nell’atrio principale del palazzo strillando come una ragazzina e gettandosi tra le braccia del suo Re come un perverso istinto gli suggeriva di fare, ma attese quietamente nella sua stanza, in piedi di fronte agli ampi finestroni, finché non fu lui a raggiungerlo.
«Uffa, Arthie, pensavo che mi saresti corso incontro piangendo e invece sei qui che guardi il soffitto!» si lagnò Alfred entrando. «Come sei freddo. »
Arthur gli lanciò uno sguardo di sottecchi, alzando un sopracciglio.
«Bentornato. E non sono affatto freddo, ho solo un briciolo di dignità in più dell’ultima delle cameriere. »
Alfred glissò completamente sull’acidità del commento e gli circondò la vita con le braccia, stringendolo a sé.
«Sono felice di essere a casa. » gli mormorò all’orecchio. «Ti sono mancato? »
Arthur arrossì e distolse lo sguardo.
«Figurati. Sono abituato a stare da solo. »
«Sarà, però eri ancora sveglio a ricamare a quest’ora di notte. » sghignazzò Alfred additando il lavoro abbandonato sul letto. «Senza di me al tuo fianco non riesci a dormire? »
Scostò le ciocche bionde birichine che gli sfioravano il collo e vi posò un bacio malizioso.
«Oh, ma che sciocchezza… Non è affatto vero…»
La protesta però suonò talmente flebile e poco convinta da venire completamente ignorata. Le mani di Alfred scivolarono lungo il suo corpo, sulle spalle, sul petto, sui fianchi, risalendo poi a sciogliere il fiocco che portava al collo.
Qui Arthur lo fermò.
«Smettila, Al, dai. Voglio sapere com’è andato l’incontro. È molto più importante della mia insonnia e delle tue voglie. »
«Ma sono tornato in fretta e furia solo per vederti il prima possibile. Mi sei mancato e poi ho la testa piena di pensieri, ho bisogno di un po’ di pausa per essere più lucido. All’incontro mi sono comportato da perfetto sovrano, non mi merito nemmeno un bacio di bentornato? »
Davanti a quelle pretese bambinesche Arthur sospirò e gli prese il volto tra le mani.
«Va bene, ma solo uno. »
Nell’ultimo periodo aveva capito meglio come funzionava il suo potere: non si trattava affatto di una fonte inesauribile di energia, come aveva pensato all’inizio, ma attingeva direttamente alla sua forza per sostenere il Re. Ogni volta che accettava lo scambio si faceva carico della sua stanchezza e dei suoi eventuali malesseri, e lo aveva accettato volentieri perché significava che poteva essere concretamente d’aiuto e di supporto al suo Re.
Anche quella volta, quando le sue labbra si unirono a quelle di Alfred, poté sentire le energie fluire da un corpo all’altro e un profondo languore simile alla spossatezza impossessarsi di lui. Per contro Alfred sembrava molto meno provato.
«Grazie! » esclamò continuando a tenerlo abbracciato. «Però non esagerare, o finirai per stancarti troppo. A volte puoi anche baciarmi in modo normale, apprezzo ugualmente! »
«Oh, smettila di tergiversare. Adesso parlami dell’incontro. Sei riuscito a convincere Francis? Le truppe del Regno di Fiori si sono ritirate? »
Per tutta risposta, Alfred lo prese in braccio e lo portò a letto come aveva fatto la sera dell’incoronazione, si sdraiò accanto a lui e lo tenne stretto.
«Mi dispiace. » mormorò tra i suoi capelli, e quelle semplici parole bastarono a mandare in pezzi le sue speranze.
Per il resto della nottata Alfred riferì parola per parola quello che si era deciso alla riunione con i rappresentanti del Regno di Quadri. La situazione era ormai troppo compromessa per sperare di evitare il conflitto, le truppe di Fiori avevano attaccato apertamente alcuni villaggi al confine di Quadri e, quasi per ripicca, questi avevano bloccato una carovana diretta al Regno di Cuori. A far precipitare le cose era stata la scoperta che su di essa viaggiava nientemeno che la Regina di Cuori, considerata ora ostaggio politico. A questo punto era praticamente certo che Re Ludwig si sarebbe schierato al fianco di Ivan.
Alfred aveva fatto il possibile per promuovere la neutralità del Regno di Picche, ma era impensabile che funzionasse. In quanto alleati del Regno di Quadri era loro dovere affiancarli.
Arthur ascoltò in silenzio, con espressione sempre più angosciata.
«Spero che Kiku stia bene. » disse ad un certo punto alludendo alla Regina di Cuori.
«Credo di sì. » rispose Alfred rassicurante. «Lo conosci? »
«Sì, eravamo amici… prima che le alleanze tra regni decidessero diversamente. È un parente di Yao, anche se non so dirti di che grado. »
Alfred annuì.
«Quindi andrai in battaglia. » mormorò la Regina a voce bassa.
«Già. Ti prometto che farò del mio meglio per proteggere te e tutto il nostro regno. »
«Preoccupati piuttosto di proteggere te stesso, io e il regno ce la caveremo. »
Arthur non chiuse occhio per il resto della notte, rimanendo sdraiato accanto ad Alfred, che poco dopo si era assopito. Restò con gli occhi spalancati, fissi sul soffitto del baldacchino, ad ascoltarlo respirare contro la sua spalla. Il senso di oppressione lo attanagliava e nella sua mente scorrevano le immagini dei peggiori scenari possibili: una guerra portava morte e distruzione, avrebbero potuto uscirne in ginocchio. Avrebbero potuto non uscirne affatto. La giovane vita che riposava tra le sue braccia avrebbe potuto essere spezzata con una facilità impressionante e il solo pensiero lo atterriva, non tanto perché il regno avrebbe perso la sua guida, ma perché lui, Arthur, avrebbe perso il suo compagno di vita. Gli si sarebbe spezzato il cuore e sarebbe morto a sua volta, ne era certo.
Quando l’alba sorse, carica dei suoi sentimenti di ansiosa attesa, aveva ormai preso la sua decisione.

Dal mattino successivo al rientro del Re, i preparativi proseguirono instancabili per le settimane a seguire. C’era un esercito da armare, non era cosa da poco, e il primo distaccamento da organizzare in tutto e per tutto in modo che fosse pronto da inviare al fronte il prima possibile.
Arthur coordinò tutte le operazioni in prima persona, con un’efficienza che nessuno si sarebbe mai aspettato da una persona più incline allo studio che alle armi. Vennero commissionate armature, divise, spade e balestre, ogni scorta di cibo venne suddivisa e razionata, compresa quella del palazzo. Arthur non voleva che la sua gente pagasse mentre lui viveva nel lusso, era direttamente coinvolto quanto loro quindi era giusto che facesse la sua parte. Se fosse dipeso da lui, sarebbe sceso in battaglia a sua volta, ma Alfred non aveva voluto sentire ragioni: all’inizio aveva tentato di blandirlo affermando che si preoccupava per la sua incolumità ma, successivamente, data la cocciutaggine della Regina, aveva dovuto fare appello al suo senso del dovere facendogli notare che se fossero partiti entrambi non sarebbe rimasto nessuno ad occuparsi dell’amministrazione del regno.
«Ho bisogno di sapere che c’è qualcuno che aspetta il mio ritorno. » aveva detto, e quelle parole avevano fatto definitivamente capitolare Arthur.
Quest’ultimo, pur di non pensare all’imminente separazione e ai pericoli a cui andavano incontro, si era buttato anima e corpo nell’organizzazione e s’impegnava talmente tanto che la sera crollava addormentato, esausto per la stanchezza. Inoltre stava tentando di non coinvolgere troppo Alfred, in modo che risparmiasse le forze e che, allentando il loro legame poco a poco, il distacco non risultasse troppo doloroso per entrambi. Era un ragionamento contorto, ne era consapevole, ma non aveva mai dovuto affrontare nulla di simile prima d’ora e non sapeva come muoversi per non ferire né Alfred né sé stesso.
Tutta la sua teoria finì in pezzi quando giunse la vigilia della partenza. Quel giorno Alfred sembrava non volergli dare tregua e lui non aveva più la forza di allontanarlo. Cielo, non gli importava nulla di soffrire dopo, voleva abbracciarlo, voleva stringerlo e sentirsi suo! Fu con questo spirito quindi, che congedò gli ultimi generali che gli avevano confermato l’effettiva partenza per l’indomani. Alla sola idea sentiva un nodo doloroso che gli stringeva lo stomaco e diventava una sofferenza anche solo posare lo sguardo sul consorte.
«Sei stato piuttosto sbrigativo, eh? » lo prese in giro Alfred una volta rimasti soli nella loro stanza.
«Ne avevo abbastanza, sono settimane che non faccio altro che parlare con i generali. Ora voglio del tempo da passare con il mio Re. » fu la risposta.
Alfred ridacchiò, buttandola sullo scherzo per tentare di allentare la tensione.
«Certo che sei lunatico! Non hai fatto che evitarmi per giorni! »
Ma non riuscì a proseguire su quella linea perché Arthur lo abbracciò con uno slancio quasi disperato e s’impossessò delle sue labbra: un attacco a tradimento che lasciò Alfred basito, quasi quanto l’ondata di energia che sentì attraversare il suo corpo.
«Art… Arthur! Che stai facendo?! » esclamò allontanandolo. «Smettila! »
«Ma avrai bisogno di essere in forze per affrontare la battaglia! »
«Sto bene, non ho bisogno di queste cose. » rispose Alfred in tono più calmo. «Te l’ho già detto, non voglio che esageri, non è necessario. »
«Ma…»
Arthur lo fissò con espressione desolata: quella notte avrebbe voluto imprimere su di sé il calore del corpo di Alfred, quella vicinanza spirituale ancora prima che fisica, ma probabilmente aveva fatto la mossa sbagliata.
«Ascolta bene, zuccone. » continuò Alfred tenendolo stretto. «Non voglio che ti faccia del male, capito? Santo cielo, io ti amo. Non pensavo potesse succedere davvero, invece è accaduto ed è straordinario. Non m’importa niente dello scambio delle energie e del ruolo di Re e Regina, voglio abbracciarti, voglio baciarti e voglio stare con te, ma non come se fosse l’ultima volta, sotto la minaccia di una guerra! Non dev’essere ora o mai più! »
Arthur rimase ad ascoltarlo in silenzio, sentendo il nodo in gola stringersi sempre di più e battendo le ciglia per tentare invano di trattenere le lacrime. Si era sempre vergognato di manifestare i propri sentimenti e il proprio desiderio verso Alfred, ma la naturalezza con cui l’altro si era dichiarato lo aveva commosso al punto da impedirgli di rispondere in qualunque modo articolato. Per questo riuscì solo ad affondare il volto nel suo petto, celando gli occhi umidi.
Alfred lo tenne stretto a sé, accarezzandogli piano la schiena.
«Ehi, Arthie. Dai, non fare così, andrà tutto bene, vedrai. »
Arthur annuì, conscio che quelle non erano altro che parole prive di fondamento, ma che in quel momento aveva bisogno di crederci.
«Sarò sempre con te, il mio potere me lo permette. » disse. «Se ti ferirai, ti aiuterò a guarire. Certo, dovrai fare comunque attenzione, ma in questo modo anch’io potrò dare il mio contributo. »
Alfred asciugò le piccole lacrime che gli inumidivano le ciglia.
«Se questo ti fa stare più tranquillo, allora va bene, però promettimi che non farai colpi di testa. Anzi, non ne avrai bisogno, perché li sbaraglieremo tutti e poi, finalmente, nel tuo regno tornerà la pace! »
Le mani di Alfred indugiarono sulle sue spalle, sciogliendo il fiocco che aveva al collo.
«E quando tornerò voglio che mi prepari una torta! Sarò affamato e voglio assaggiare qualcosa di cucinato da te! »
Arthur sorrise suo malgrado, mentre gli toglieva il proprio nastro dalle mani e glielo legava attorno a un polso.
«Torte, biscotti, ti preparerò tutto quello che vuoi! Basta che poi non ti lamenti della scelta! »
Prese un respiro e abbassò gli occhi.
«Al… stai attento. »
«E tu non esagerare, promettimelo. »
Parole sentite tanto tempo prima tornarono in quel momento alla mente di Arthur, che si trovò a pronunciarle come un’oscura profezia.
«A te il mio amore, a me il tuo dolore. Questo è il giuramento della Regina. »
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Yuki Delleran