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Autore: Welt    03/03/2013    2 recensioni
-Donghae esci da quella maledetta porta e giuro che non avrai un migliore amico dopo!- Disse urlando mentre sentiva con chiarezza il cuore del suo migliore amico creparsi ancora ed il suo fare altrettanto. Sapeva che sarebbe andato da lei, nonostante gli avesse implorato di stare lì e di vedersi un film con lui.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate!
Ci ho messo un po' per postarvi il capitolo, ma perché non ero sicura di come fosse.
Neanche adesso lo sono in realtà, ma dettagli.
Credo sia un po' scontato come evolversi, ma spero lo stesso che possa piacervi in qualche modo.
Ringrazio, come sempre, PatheticRomance che mi aiuta e si fa un mazzo per correggermi le storie.
Ringrazio chiunque abbia letto e commentato il capitolo precedente, siete eccezionali davvero!
Che dire più, le vostre opinioni sono fondamentali per me di qualsiasi natura siano.
Spero a presto con l'altro capitolo, che sicuramente sarà meno un parto.
Grazie ancora per l'appoggio che mi date!
A presto,
W.





4 Capitolo.
 
I loro corpi stretti nel letto avevano inizialmente fatto scalpore nel dormitorio, ma poi quella era diventata una routine e neanche più i loro amici se ne rendevano conto.
Dormivano così, abbracciati nello stesso letto senza una vera ragione, forse per colpa del freddo, o forse semplicemente perché a nessuno dei due piaceva stare da solo, o forse, ancora, perché nonostante il loro essere adulti il buio spaventava entrambi, anche se non l’avrebbero mai confessato.
Fatto sta che ormai erano abituati a vederli in atteggiamenti un po’ più intimi del normale, come abbracci, baci sulla guancia o molto vicino alle labbra, gelosie del tutto poco normali e poi, beh, dormire insieme in quel modo decisamente fuori dal comune. Perché dormire così stretti l’uno all’altro, quasi come se fossero un unico corpo, era davvero fuori dal normale per due semplici amici.
Ma i Super Junior sapevano che erano solo amici, no? I due ragazzi erano molto uniti, ma non significava niente. Certo, ma nessuno sapeva in realtà quanto Eunhyuk fosse perso totalmente per l’amico, solo il diretto interessato e da quel che sembrava Siwon, mentre Donghae fingeva di non essere perso e di amare follemente quella ragazza che si portava dietro. In realtà, entrambi si erano nascosti dietro questa loro intensa amicizia fingendo che finisse lì e che non fosse nient’altro che una classica relazione tra due amici.
Tutti quegli strani comportamenti sembravano essere normali per quei due, che di certo non avevano intenzione di cambiare i loro atteggiamenti nei confronti dell’altro. Nessuno dei due ragazzi, però, si sarebbe mai aspettato che quel loro intenso e forte legame si potesse trasformare in amore. Anche se, un paio di volte, ci erano andati quasi vicini a capirlo, ma erano decisamente poco svegli tutti e due per afferrare quel semplice concetto.
La paura, inizialmente di entrambi, aveva bloccato il loro sentimento sul nascere, poi il timore di uno solo aveva spezzato il lungo filo che li univa ed il cuore di Hyuk.
Perché si, Donghae era totalmente e perdutamente innamorato, ma non sarebbe mai riuscito ad ammetterlo.
Avevano continuavo a coccolarsi dolcemente sotto le coperte per un tempo indefinibilmente lungo, fino a quando, un giorno, era finito tutto, ed adesso? Adesso cosa gli rimaneva da fare? Continuare ad ignorare il fatto che si mancassero terribilmente e maledire il giorno in cui Hyuk gli aveva detto la verità?
Sembrava l’unica soluzione plausibile per il cuore di entrambi. Il problema era che ad entrambi mancava l’altro, ma non riuscivano davvero a fare il passo successivo. Andare a chiedere scusa ed ammettere la verità per Donghae sembrava costare troppo, mentre Hyuk, beh, lui pensava davvero che non avrebbe mai più parlato civilmente con il suo migliore amico, anche se avrebbe venduto l’anima al diavolo pur di tornare a prima di tutta quella situazione.
Sospirò quest’ultimo ancora amaramente davanti al bancone del primo bar aperto che gli era capitato davanti. Hyuk non sapeva perché fosse entrato, forse per colpa del freddo o perché l’idea di affogare i suoi dolori nell’alcol l’allettasse più di quanto volesse ammettere, nonostante il fatto che lui l’alcol proprio non lo reggesse.
Da quando era scappato da quella loro lite non faceva che avere quel pensiero, anche se quella gli sembrava una cosa di uno squallore unico al mondo, per non parlare poi di quanta poca dignità avrebbe dimostrato, ma non gli importò niente e per la prima volta, dopo lungo tempo, iniziò a sentire come infondo fare qualcosa di poco consono non era poi così male come si aspettava. Soprattutto quando aveva compreso che far cadere quella maledetta maschera di tranquillità che indossava da tempo fosse una cosa decisamente salutare, poi sapere che la maggior parte delle persone neanche sembrava averlo riconosciuto gli faceva pensare che fosse tutto fatto di proposito per lui.
Certo, qualcuno, soprattutto le ragazze, lo stavano guardando, ma l’essere decisamente diverso da come appariva di solito al pubblico aveva sviato la maggior parte dei dubbi. Aveva una faccia decisamente fin troppo spenta, per non parlare di come fosse coperto e sorrise amaramente per quella strana opportunità che il destino aveva voluto offrirgli.
Continuava a domandarsi come stava Hae, se anche lui stesse soffrendo come lui in quel momento. Ma alle sue domande non voleva risposta avrebbe patito troppo dolore nel sapere che infondo a quel ragazzo davvero non interessava proprio più nulla di lui. Si aspettava solo quel tipo di risposta, niente di differente e quella consapevolezza bruciava decisamente.
Siwon girava disperato per la città cercando e sperando che il ragazzo non avesse fatto sciocchezze. Aveva il timore che la situazione potesse sfuggirgli dalle mani, infondo lui sapeva la verità su quei due, non perché qualcuno dei due glielo fosse andato a dire, ma perché i loro occhi parlavano chiaramente. Sì, anche quelli di Donghae.
Solo dopo le peggiori ore della sua vita, passando per un locale con delle grandi vetrate e dall’aspetto abbastanza curato, vide che all’interno si trovava il suo amico, con davanti due o tre bicchieri vuoti, che normalmente non avrebbero reso ubriaco nessuno, nessuno tranne il biondino.
Meglio ubriaco che altro. Pensò amaramente entrando e aspettandosi numerose lacrime e isterismi. Invece Hyuk quando lo vide sorrise leggermente consapevole che, quello che aveva fatto non era di certo un atto molto maturo e della preoccupazione che aveva creato a casa. Il suo sguardo continuava a essere spento, su questo non c’era dubbio, ma almeno aveva sorriso. Forse era solo l’effetto dell’alcol che era in circolo nel suo corpo, senza il forse, derivava tutto da quello.
-Torniamo a casa, Hyuk?- La voce del povero ragazzo era sempre dolce e paziente, nonostante avesse passato una pessima serata e avesse voglia di mandarli al diavolo quei due e di fregarsene una volta tanto pensando solo a se stesso.
Il biondo annuì debolmente, ma quando si mise in piedi si rese conto di essere forse poco stabile. La scena che ne seguì per quanto potesse essere ridicola fu necessaria. Siwon prese quasi di peso il “piccolo” Eunhyuk e fermando un taxi lo caricò all’interno. Quest’ultimo non disse niente ne fece qualcosa per rendere il viaggio dal bar al loro appartamento pessimo. Anzi, se ne rimase quieto e silenzioso in un angolo, forse per alcuni minuti si addormentò anche.  Solo quando arrivarono a casa si agitò e gli occhi si riempirono quasi di grosse lacrime. Dov’era quel forte ragazzo che era pronto a farsi a pezzetti per tutti? Non riusciva a capire il comportamento di quei due e, più si sforzava, meno si avvicinava a risolvere quel quesito che torturava tutti i vari ragazzi che, silenziosi, li aspettavano nel loro appartamento il ritorno del fuggitivo.
Cosa li aveva allontanati così violentemente? Non poteva essere solo colpa del fidanzamento di Donghae. 
Avrebbe potuto chiederglielo adesso da ubriaco e sperare che gli avrebbe risposto, ma poi?
Poi si sarebbe sentito in colpa per avergli estrapolato una cosa così intima in quel modo. Abbandonò quell’idea e l’aiutò a scendere dalla macchina e a salire le scale, dopo aver pagato una somma di denaro decisamente alta. Quel ballerino dei suoi stivali aveva un’ottima resistenza e correva decisamente troppo per i suoi gusti. Si era girato la città a piedi sperando di non essere riconosciuto da nessuno e sperando anche che lui non facesse scemenze, era stata davvero una serata da dimenticare. Quando le acque si sarebbero calmare l’avrebbe “rinfacciato” sicuramente ad entrambi, perché le acque si sarebbe aggiustate prima o poi, no?
-E’ a casa?- Il sussurro preoccupato quasi gli consigliò di non farlo entrare, di richiamare il taxi e farlo dormire fuori, o poteva anche lasciarlo morire sulle scale al freddo, sarebbe stata una vendetta, ma lui non era quel tipo di persona. L’avrebbe fatto dormire in camera sua male che andava e lui avrebbe dormito sul divano o sull’altro letto libero. Annuii impercettibilmente e lui abbassò il viso rimanendo sempre un ubriaco molto “sobrio”, anche se vide gli occhi non riuscire più a mantenere le lacrime che iniziarono a rigargli il volto. Quanto stava piangendo quel ragazzo? Troppe lacrime in un periodo troppo breve della sua vita. Se continuavano così uno dei due sarebbe impazzito e l’altro si sarebbe depresso. Ed era facile capire quale dei due sembrava meno propenso alla felicità.
-Grazie Siwon, davvero sei un buon fratello.- Lo sguardo vacuo ed ancora lacrimoso di Hyuk gli faceva capire quanto fosse ubriaco in realtà, ma sembrava così limpido comunque, come sempre cercava di mantenere quel suo eccessivo autocontrollo. Non volle saperne di andare a dormire in una camera differente dalla sua, nonostante ci fosse Donghae dentro. Voleva affrontare i suoi scheletri nell’armadio, anche se da ubriaco.
Fecero più rumore di quanto fosse consigliabile e il moro fece finta di svegliarsi con uno sguardo tra il rasserenato nel veder star bene il suo migliore amico ed il finto scocciato, si vedeva in lontananza quanto stesse mentendo e quanto fosse felice di vedere che respirava ancora. –Scusa, non volevamo svegliarti, è ubriaco.- Disse a bassa voce Siwon mentre il biondo si andava a stendere sul suo letto vestito così com’era senza degnarlo di uno sguardo. Si mise sotto le coperte ignorando le proteste del suo salvatore. -Io sarò anche ubriaco, ma lui è un gran bastardo- Mormorò a mezza voce mentresi accucciava e si addormentava dopo pochissimi istanti da quella sua affermazione, forse così stanco per colpa dell’alcol o delle poche ore che aveva dormito in quei giorni.
Siwon mantenne a stento un sorrisino, non sarebbe stato opportuno scoppiare a ridere, mentre Donghae ignorò le parole dell’addormentato, evitando così altri litigi.
In realtà rimase zitto perché non riusciva realmente a controbattere alle sue parole, aveva assolutamente tutte le ragioni del mondo per chiamarlo così, ma lui non ci riusciva, per quanto volesse non riusciva a sistemare la situazione.
-No, sta tranquillo, nessun problema.- I due si guardarono e fu ben visibile nello sguardo di Donghae del dolore, forse simile a quello che vedeva negli occhi di Eunhyuk. Ma allora perché non chiarire? Cosa li teneva così distanti? Qual era il segreto, che si portavano dietro entrambi, così grande da compromettere la loro amicizia? Perché la loro amicizia era qualcosa di assurdo e non poteva finire così, non per delle parole non dette e silenzi raccapriccianti.
 -Non hai ancora intenzione di chiarire con lui, ah?- Siwon era sempre stato molto calmo e riflessivo, non si era mai permesso di offendere nessuno dei suoi compagni né tanto meno di far soffrire qualcuno. Era una persona di una calma esemplare ed anche in quella sua domanda non c’era rabbia e non lo stava giudicando, voleva solo sapere fino a che punto si sarebbero spinti entrambi e fino a che punto lui e gli altri avrebbero potuto aiutare sia l’uno che l’altro, perché anche se al moro sembrava che quest’ultimo in particolar modo avesse una forte attenzione per Hyuk, non immaginava quanto fosse in realtà in pena anche per lui. Si conoscevano ormai bene ed avevano imparato a distinguere i propri comportamenti con estrema facilità, per questo sapeva che neanche Donghae era felice di quella situazione e che stava lottando con tutto se stesso per rimanere in piedi e non cadere straziato dal dolore.
Doveva ammettere poi Hae che vedere come Siwon era corso dietro al suo migliore amico quasi l’aveva fatto infuriare e li aveva aspettati svegli sperando di non dover aspettare ancora per molto il loro rientro. Perché gli stava così dietro? Era noiosa come situazione, avrebbe voluto intimargli di stargli alla larga ma non poteva farlo, doveva mantenere una certa dignità e coerenza con le sue azioni.
-Siwon… Ti voglio bene, lo sai, ma questa cosa non la puoi proprio risolvere.- Non era vero, lui se solo gliene avesse parlato sarebbe stato molto d’aiuto, ma non voleva. Voleva che quelle parole che Hyuk gli aveva detto rimanessero solo a lui, voleva custodirle gelosamente nel proprio cuore. La verità era che per quanto fosse legato alla sua ragazza provava una specie di amore incondizionato verso quel maledetto biondo che adesso respirava pesantemente nel letto al suo fianco. Lui era sempre venuto al disopra di tutto e tutti, ma quando si era reso conto che la situazione gli era sfuggita di mano era troppo tardi. Si era innamorato di lui, dei suoi occhi e del suo sorriso splendido che parecchi avevano provato a criticare e che lui aveva sempre difeso.
Allora perché non accettare i suoi di sentimenti? Perché il terrore di perderlo come amico, il terrore di non avere più quel legame con lui e perché, infondo, non sapeva se era pronto ad esporsi anche in quel senso con lui avevano preso decisamente il sopravvento su tutto il resto. Era stata la paura a guidare la sua razionalità. La stessa paura che gli impediva di andare da lui e di chiedergli scusa, implorare il perdono asciugare le lacrime che rigavano il bellissimo volto e baciarlo finalmente e saziare la voglia che aveva di lui e che Hyuk certamente aveva di Hae. Certo, lui l’avrebbe anche fatto preso dal dolore e dalla gelosia se la paura di un rifiuto, adesso più che meritato dopo quello che gli aveva fatto patire, non gli impedisse anche di respirare la sua stessa aria per paura di infastidirlo troppo. Era una situazione scomoda che avrebbe dovuto risolvere in qualche modo se non voleva perderlo per sempre.  
L’aveva allontanato perché lui non era in grado di sopportare l’amore che gli avrebbe donato e l’amore che provava per lui. Per questo si era rifugiato in una relazione più normale, meno travolgente, dove l’unica cosa che poteva rischiare era una rottura di cui, poi in fin dei conti, non ne avrebbe sofferto molto, non come se avesse perso lui, la sua unica ed effettiva motivazione per respirare.
Una relazione classica quella con Miyon, niente di particolarmente complicato o intenso, niente di paragonabile alla passione travolgente che l’avrebbe preso con Hyuk. Era scappato praticamente dall’unica persona che avrebbe mai amato, si sentiva un codardo per questo.
Aspettò che il premuroso ragazzo se ne andasse e, senza neanche rendersi conto di compiere quei movimenti, sgattaiolò nel letto del biondo. Lo liberò dalla giacca, delle scarpe e da qualsiasi vestito potesse dargli fastidio durante la notte ed infine si accoccolò sotto le coperte con lui, come quando facevano quando andava tutto bene. La reazione del suo amico non fu neanche tanto inaspettata, sentì il suo corpo tendersi verso di lui per trovare il suo effettivo posto tra le braccia. Sorrise decisamente colpito da quella cosa, nonostante non dormissero insieme da tempo certe cose non erano per nulla cambiate.
Si ripeteva che si sarebbe svegliato prima di lui e che era troppo ubriaco per ricordarsi del suo gesto e quindi avrebbe pensato che fosse solo un sogno. Si ripeteva quelle parole e continuava a soffocare la sensazione di totale benessere vicino a lui, neanche si era reso conto di quanto toccare quel corpo gli fosse mancato. Aveva il timore che distaccandosene di nuovo avrebbe dimenticato la sua consistenza e cercava di imprimersi come meglio poteva nella sua mente com’era tenerlo tra le braccia, perché sapeva che non sarebbe stato così facile farlo ancora. Gli mancava così tanto e non riusciva a sopravvivere così lontano da lui, per quanto apparisse freddo nessuno, neanche lui stesso, aveva immaginato quanto anche un semplice contatto, come quello di due mani che si sfioravano, potessero fargli partire il cuore. Si addormentò velocemente mentre stringeva il suo migliore amico tra le braccia, sentendosi finalmente a casa e gustandosi quella sensazione di benessere che non era riuscito a scacciare via come invece avrebbe voluto.
La sveglia fu solo un sogno e quando delle urla, ed il contatto improvviso con il freddo pavimento, lo portarono nel mondo reale capì di essersi cacciato in una situazione più che complicata.
  
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