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Autore: Iris214    03/03/2013    5 recensioni
Liza torna a Mystic Falls, la città in cui è nata e dove vivono i suoi fratelli, Stefan e Damon, che la credevano morta. La vampira attira subito l'attenzione di Klaus e Kol Mikaelson e l'antipatia di Rebekah. Quella di Liza, però, non è una semplice rimpatriata. E' tornata per un motivo ben preciso, ha un piano che è determinata a portare a termine. Ma gli imprevisti, si sa, sono sempre in agguato...
- Dal quinto capitolo -
Se solo potessi sentire ancora battere il mio cuore...
Si disse, mentre con tutta la forza che aveva in corpo, continuava a spaccare la legna davanti a sé. Lo faceva con i calci e con le mani nude, rapidamente e con disperazione. Liza non aveva scelto di essere un vampiro e avrebbe bramato per sempre quell'umanità perduta...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dark Paradise'
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Kol & Liza


Conosci il tuo nemico



"Quando non si può tornare indietro,
bisogna soltanto preoccuparsi
del modo migliore per avanzare."

Paulo Coelho



Kol entrò in camera sua e si sfilò la giacca, la cravatta e la camicia, gettandole nervosamente sul letto. Rebekah si affacciò sull'uscio e osservò tutta la scena con aria divertita.
«La principessa ti ha servito il due di picche? Capita, fratello.»
Disse, entrando nella stanza e avvicinandosi al letto su cui giacevano i vestiti. Il suo sguardo cadde sulla camicia bianca e sull'evidente strappo nella stoffa provocato dal paletto e contornato da macchie di sangue.
«Accidenti!» Esclamò con una smorfia. « E' davvero triste vedere una camicia di Armani ridotta in questo stato.»
Sorrise sghemba, voltandosi verso il fratello. Kol le rivolse un'occhiata gelida.
«Lo trovi divertente, vero? Eppure non c'è niente di cui ridere. Quella donna è troppo forte e rapida per essere una vampira di appena più di un secolo e mezzo.»
Disse, sedendosi sul letto e continuando a guardare Rebekah negli occhi.
«Avrei dovuto piantarle un paletto nel cuore senza alcuno sforzo, e invece...»
«E invece una bella lezione l'ha data lei a te. Devo ammettere che comincia a starmi simpatica la gemellina.»
Kol scosse la testa. Evidentemente era l'unico a sentirsi minacciato da Liza e non poteva nemmeno biasimare sua sorella, dato che un paletto nello sterno lo aveva rimediato lui.
«Liza nasconde qualcosa. I suoi occhioni scuri e le sue ciglia lunghe non mi incantano. Devo scoprire di che si tratta!»
«Sei paranoico.»
La voce di Klaus risuonò nella stanza e Kol si alzò dal letto. Rebekah incrociò le braccia al petto e si mise in disparte: era certa che non fosse lì per lei, poteva leggerglielo negli occhi. Era arrabbiato.
«La gemella di Stefan mi ha quasi ammazzato, Nik. Ti sembrano paranoie queste?»
Klaus non disse nulla, ma si limitò ad avvicinarsi a Kol e, quando fu abbastanza vicino da braccarlo, gli sferrò un pugno in pieno volto. A causa del colpo, il vampiro balzò dal lato opposto della stanza e finì contro un vecchio armadio, frantumandone lo specchio. I vetri gli caddero addosso, ma lui si rimise in piedi senza scomporsi troppo. Klaus lo fulminò con lo sguardo.
«La prossima volta che ti verrà in mente di venire a disturbarmi mentre sto ballando o parlando con Liza, sarò io stesso a mettere fine alla tua inutile vita. Fratello
Così dicendo, sorrise obliquo e, lanciando una piccola occhiata anche a Rebekah, si voltò e lasciò rapidamente la stanza. La vampira sospirò.
«Risparmiatemi l'ennesimo nauseante triangolo, vi prego.»
Storse il naso e uscì anche lei dalla stanza, lasciando Kol da solo, alle prese con alcuni pezzi di vetro che aveva nei capelli. Ne sfilò un paio, senza curarsi dei tagli sulle dita e, sbuffando, raggiunse il bagno per fare una doccia. Da quel momento in poi, lui e Liza avrebbero avuto un bel conto in sospeso. La vampira si sarebbe presto resa conto del grande sbaglio commesso nel tornare in quella città.

«Okay. Vediamoci al Grill tra mezz'ora. Sii puntuale.»
«Con chi... stai parlando?»
Liza mise via in fretta il suo cellulare e si voltò verso Stefan, sorridendogli. Suo fratello la guardava incuriosito, la testa inclinata leggermente di lato e un sorriso dolce sul viso.
«Matt Donovan.» Mentì. «Ieri sera abbiamo chiacchierato un po' e... mi ha detto che è single e che gli piacerebbe approfondire la conoscenza. Insomma... sembra molto interessato alla mia storia. Ti stupisce?»
Stefan le si avvicinò, scostandole una ciocca di capelli dal viso. I capelli di Liza erano neri e setosi, proprio come li ricordava lui.
«No. Ma piacerebbe anche a me sapere come hai trascorso gli ultimi centoquarant'anni. Sei stata troppo vaga, Liza... Io e Damon credevamo fossi morta!»
Liza scosse la testa e si liberò del tocco di Stefan.
«Se a te e Damon fosse davvero importato qualcosa di me, non mi avreste mai abbandonata senza nemmeno una parola. Quando ti vidi uscire dallo studio di nostro padre, dopo che lo avevi ammazzato, il mio cuore sembrò fermarsi. Come potevi essere vivo? Ti avevo visto con i miei occhi, steso sui marmi della cripta, accanto a Damon. Eri morto. Eravate entrambi morti. Non sapevo che Katherine avesse contribuito alla vostra trasformazione, me lo disse lei anni dopo... quando anch'io ero, ormai, divenuta un vampiro.»
Stefan trasalì.
«Ed è stata... lei a trasformarti?»
«No. A differenza vostra, io sono riuscita a sfuggire al suo abbraccio mortale
Rise, ma di un sorriso amaro.
«Ma non a quello dell'altro vampiro, quello che è riuscito a renderti immortale. Com'era? Alto, bello e con gli occhi di ghiaccio?
Damon comparve alle loro spalle, col solito sorriso sghembo sul viso.
«Mh... direi che quello sei tu.»
Rispose Liza, ricambiando l'ironia delle sue parole.
«Scusatemi, ma adesso devo proprio andare. Matt mi aspetta!»
Accarezzò una guancia a entrambi e scappò via. Damon guardò Stefan, sollevando un sopracciglio.
«Matt
Stefan fece spallucce. Damon sospirò.
«Credo che stare lontana dai suoi fratelli per un secolo le abbia fatto davvero male.»
«Stare lontani da lei ha fatto male anche a noi.»
Damon guardò negli occhi suo fratello e annuì.

Liza entrò al Grill e i tacchi alti dei suoi stivali riecheggiarono, a ogni passo, all'interno del locale semivuoto. Raggiunse il bancone e ordinò un whiskey doppio. Poi tirò fuori dalla borsa il suo cellulare e uno specchietto e controllò che i suoi capelli fossero a posto. Quando ripose l'oggetto nella borsa e alzò lo sguardo, il suo drink era già pronto.
«Grazie.»
Disse al barista, ammiccando come solo lei sapeva fare. Il ritorno a casa era stato meno traumatico del previsto: le aveva fatto piacere rivedere i suoi fratelli, anche se non poteva dimenticare la sofferenza dell'abbandono a cui l'avevano sottoposta. Da vampira aveva imparato a ignorare il dolore e a fare a meno di loro, ma li aveva sempre amati. Non avrebbe potuto spezzare quel legame, nemmeno se l'avesse desiderato con tutta se stessa. Portò alle labbra il bicchiere e bevve un sorso di whiskey. Ma per poco non le andò di traverso.
«Chi non muore si rivede. Mai detto fu più detestabile.»
Sbuffò. Kol Mikaelson era seduto accanto a lei, sorrideva e sembrava essere piuttosto tranquillo. Liza sollevò un sopracciglio.
«Sul serio, non ti è ancora bastato?»
Kol rise e scosse la testa.
«E' che adoro le ragazze grintose. Sei la vampira più interessante che abbia mai conosciuto.»
«E tu il più ruffiano.»
Disse lei risoluta, prima di digitare un sms sul suo cellulare. Con Kol al Grill, non era più opportuno incontrare la persona con cui aveva appuntamento. Scrisse il messaggio e lo inviò. Kol sembrò non gradire quel gesto, ma decise di fingersi quanto più indifferente. Voleva mostrarsi gentile, nonostante la voglia di staccarle la testa dal collo.
«Hai un fidanzato segreto?»
Domandò, lasciandosi vincere dalla curiosità, dopo aver ordinato un whiskey anche per sé.
«Uno solo? Non saprei che farmene.»
Rispose la vampira, con aria alquanto snob. Kol era piuttosto irritante, lo aveva constatato dopo i primi dieci secondi in sua compagnia. Klaus, al contrario, era molto più galante e affascinante. Decisamente più simile agli uomini che le piaceva avere intorno e nel letto.
«Che ne diresti di deporre l'ascia di guerra e di ricominciare da zero?»
Liza ridusse gli occhi a due piccole fessure, poi fece roteare il busto sullo sgabello, voltandosi completamente verso Kol. Il vampiro fece scivolare lo sguardo sulle gambe di lei, fasciate in un pantalone nero e aderente. Poi sorrise e tornò a guardarla negli occhi.
«Voglio dire... Non vedo il motivo per cui dovremmo odiarci... io e te
Liza continuò a guardare Kol con sospetto. Era più giovane di lui, ma non era una sprovveduta. Se credeva che sarebbe stato facile ingannarla, si sbagliava di grosso.
«Okay. Ricominciamo da zero.»
Disse, sfoderando un finto sorriso raggiante.
Kol appoggiò il bicchiere sul ripiano del bancone e porse la mano a Liza col palmo rivolto verso l'alto. Lei, dopo un attimo di esitazione, vi adagiò la sua.
«Kol Mikaelson, lieto di fare la tua conoscenza.»
Disse poi, baciandole elegantemente la mano. Liza continuò a sorridere e Kol a tenere i suoi occhi scuri incollati a quelli di lei. Liza, per un istante, desiderò di potergli leggere la mente e scoprire quali pensieri diabolici stesse tessendo. Forse era eccessivamente prevenuta nei suoi confronti, ma era più forte di lei: non riusciva proprio a fidarsi.
«Piacere mio, Kol. Da questo momento in poi, però, segui il mio consiglio: stammi alla larga!»
Ammiccò e, ritraendo a sé la mano, porse una banconota al barista e si voltò, raggiungendo velocemente l'uscita. Lei i suoi drink li pagava, anche se avrebbe potuto sbrigare ogni faccenda soggiogando chiunque avesse di fronte. Forse era poco furba, ma preferiva comportarsi da semplice umana, quando poteva. Kol osservò ogni suo gesto, compreso l'ancheggiare del suo fondoschiena che si allontanava, con un ghigno divertito sul viso. Non aveva alcuna intenzione di starle lontano, quindi la seguì e la trovò piuttosto in fretta.
Liza stava camminando nel parcheggio, ma i passi dell'originario arrivarono alle sue orecchie come il ronzare fastidioso di un insetto. Si voltò e lui era di fronte a lei. La vampira incrociò le braccia al petto, lanciando a Kol un'occhiata torva.
«Cosa non è chiaro quando ti dico che devi starmi alla larga?»
Kol sorrise sghembo e, con aria strafottente, si avvicinò a Liza ancora di più, fino ad azzerare ogni distanza tra i loro corpi.
«Questo...»
Disse in un sussurro, attirando la vampira a sé e appoggiando le labbra su quelle di lei.
Liza strinse il pugno, afferrando, d'istinto, il colletto della sua T-shirt. Poi cercò di divincolarsi dalla stretta dell'originario e, con un forte spintone, ci riuscì. Kol si allontanò di qualche metro, ma non perse il sorriso, né la sua inconfondibile aria insana.
«Sei disgustoso! Fallo un'altra volta e giuro che ti stacco la testa dal collo!»
Gli urlò contro, prima di scomparire, veloce come un lampo, dalla sua visuale.



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Eccomi tornata con il secondo capitolo. Sono sempre piuttosto critica verso me stessa e rileggo ciò che scrivo più di una volta, se mi è sfuggita qualche correzione, però, chiedo scusa!! Spero che il capitolo vi piaccia :)
   
 
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