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Autore: LyraB    04/03/2013    3 recensioni
In un lussuoso collegio viene ritrovata morta la più brillante, carina e popolare delle ragazze. Il suo corpo ondeggia nell'aria ferma dell'auditorium dove stava provando lo spettacolo di Natale e la direttrice dell'Accademia si rifiuta di credere ad un assassino tra le sue studentesse. Ma mentre le feste si avvicinano e la città si riempie di luci, colori e carole natalizie, i poliziotti del CBI dovranno mettere da parte cenoni e regali e scontrarsi contro un ambiente che è solo all'apparenza sereno e di gran classe.
-- Seguito di "Pastelli Rossi"
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Al di là del rosso dell'arcobaleno'
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Con la prima tazza di caffè in mano, Teresa si sentiva un'altra.
La giornata era trascorsa per metà e già le indagini sembravano aver portato alcuni frutti: era certa che il caso si sarebbe risolto in men che non si dica e lei sarebbe riuscita a sbrigare tutta la burocrazia accumulatasi sulla sua scrivania prima delle feste. Sentiva il bisogno impellente di liberarsi delle faccende arretrate e ogni sera rimaneva più a lungo in ufficio per smaltire i fascicoli dei casi chiusi, ma ogni volta che si fermava a pensare cos'avrebbe fatto una volta libera dai doveri non riusciva a trovare una risposta.
Alla fine smetteva di pensarci e si rimetteva a lavorare: ciò che doveva fare andava fatto in ogni caso, no?
- Facciamo il punto della situazione. - Disse sedendosi al tavolo dell'open space assieme al resto della squadra.
Erano tutti seduti attorno a lei meno Patrick, il quale sorseggiava un tè seduto sul divano con gli occhi fissi nel vuoto, perso nei suoi pensieri.
- Scarlet Fontaine era una brava ragazza. - Iniziò Grace. - Ottimi voti a scuola, la migliore del suo anno in danza... pare che la Royal Ballet School di Londra avesse chiesto di vederne un'esibizione per candidarla ai corsi di perfezionamento dopo il diploma. Era il fiore all'occhiello della Vince Academy. -
- Amici, nemici, fidanzati? - Domandò Teresa.
- A scuola pare fosse amata da tutti. - Disse Wayne, scartabellando tra i fogli in disordine sul tavolo alla ricerca di alcuni appunti. - Le bambine più piccole l'ammiravano, quelle più grandi la apprezzavano e si facevano aiutare da lei. Pare che avesse legato particolarmente con due sue coetanee... oh, ecco. - Disse trionfante, trovando ciò che stava cercando. - Hailey Snow e Trisha Jackson. -
- Quanto ai ragazzi, niente da fare. - Intervenne Kimball - Studia al collegio da dieci anni e quando la scuola chiude per l'estate passa le giornate nella villa dei Fontaine ad Orange County, non c'è traccia di nessun ragazzo nella sua vita. -
- Mi sembra impossibile che una ragazza così perfetta non avesse nemmeno un nemico. Tutte le prime della classe ne hanno: compagne invidiose, ragazze a cui hanno soffiato il ruolo da protagonista tanto desiderato... - Iniziò Teresa.
- Non Scarlet. - Disse Wayne. - Non c'è traccia della benchè minima acredine tra lei e le sue compagne. Abbiamo interrogato tutti i professori della scuola: sono tutti concordi nel descriverla adorabile e gentile con tutti, una vera leader e un esempio per le altre ragazze. -
- Anche Scarlet aveva i suoi nemici. - Disse Patrick, continuando a sorseggiare il suo tè senza nemmeno voltare lo sguardo verso i poliziotti seduti al tavolo.
- Le prove dicono il contrario. - Rispose Grace.
- Le prove che avete raccolto non bastano. -
- Non possiamo interrogare le studentesse. - Sospirò Teresa. - O vuoi finire denunciato per abuso di potere dalla direttrice? -
- Hai paura di lei? - Sentenziò Patrick, voltandosi verso di lei e facendosi spuntare sul viso il sorriso sornione che riservava ai momenti in cui si rendeva conto di averla messa nel sacco.
- Io paura? Jane, chiudi il becco. -
- Allora torniamo là e intervistiamo le amiche di Scarlet, le sue compagne di classe, le ragazze che avrebbero ballato con lei. Troveremo sicuramente qualcuno che la prendeva in giro. -
Teresa si impose di ignorarlo categoricamente e si voltò di nuovo verso la squadra, dominando l'irritazione che il suo consulente riusciva a tirarle fuori anche quando era perfettamente calma.
- È arrivato il referto del medico legale? - Domandò Teresa.
- Non ancora. - Disse Grace. - Ho telefonato per affrettare i tempi, ma con l'avvicinarsi delle feste tutti chiedono di accelerare le cose e non sanno quanto ci metteranno. -
Patrick si alzò dal divano, posò la tazza sulla scrivania di Grace e fece per filarsela in sordina dall'open space. Teresa alzò gli occhi al cielo prima di alzarsi e raggiungerlo.
- Dove pensi di andare? -
- A fare una passeggiata. A comprare i regali di Natale. Ho visto una pianta bellissima che piacerebbe un sacco a Rigsby. A te cosa piacerebbe? -
Non bisognava essere un mentalista per capire che Patrick stava dicendo una bugia:
- Tu stai tornando all'istituto. - Fu la risposta di Teresa.
- No. Ok, sì. Puoi far finta di non avermi visto e venirmi a prendere per un orecchio riempiendomi di rimproveri tra una mezz'ora, se vuoi. Oppure puoi prendere la macchina, venire con me, affrontare la terribile miss Vince e scoprire qualcosa di veramente interessante su questo caso. -
- Non possiamo sempre fare di testa tua!. - Sbottò Teresa, girando sui tacchi e tornando nel suo ufficio con aria polemica.
- Ti aspetto nel parcheggio! - Rispose Patrick sorridendo trionfante.

Quando Teresa si ritrovò davanti alla Vince Academy, decise che tutto quello che poteva fare era limitare - almeno nel tempo - i danni che Patrick avrebbe certamente combinato in quel pomeriggio. Per cominciare, decise di prendere lei in mano la situazione. Salì le scale e si affacciò alla finestrella della guardiola, dove una robusta donna dai capelli color paglia li aspettava guardandoli con aria annoiata.
- CBI, dovremmo fare alcune domande. - Disse, mostrando il tesserino.
- Miss Vince ha lasciato detto che non può essere distrubata. - Disse la donna. - Da nessuno e per nessun motivo. -
- Sarà questione di un minuto e non sarà necessario disturbarla. Vorremmo parlare con le ragazze. -
- Non posso farvi entrare senza il suo permesso. -
Patrick fece un passo avanti e si allungò verso la donna con un sorriso. Teresa si voltò dall'altra parte: non voleva sapere come avrebbe fatto a manipolare quella povera donna per farsi aprire la porta. Certe cose è meglio non saperle.
- Sono certo... Jill - disse Patrick, leggendo rapidamente il nome della donna sulla targhetta appuntata alla divisa. - Che lei comprende la disgrazia capitata alla giovane Scarlet... sono certa che lei comprende la sofferenza della sua famiglia. Il dolore che li dilania, l'angoscia nel non sapere chi sia stato... lei vuole davvero prolungare l'agonia della famiglia solo per non aver ricevuto una semplice, piccola risposta d'assenso della direttrice? In nome della pietà questa sciocchezza le verrà giustificata certamente... -
Sedotta dal suono della voce dell'uomo, Jill non si rese nemmeno conto di essersi alzata e aver aperto il cancello della scuola. Li fece entrare con un'espressione corrucciata sul viso tondo e disse loro che le ragazze stavano facendo ricreazione: le avrebbero potute trovare in cortile o nella sala relax a pianterreno.
- Io vado in cortile e tu nella sala relax? - domandò Patrick mentre si avviavano verso i locali della scuola.
- Io vado dove vai tu, devo tenerti d'occhio. -
- D'accordo. -
L'ampio cortile della scuola rispecchiava la cura degli interni: prati con l'erba tagliata corta, grandi alberi dall'aria secolare e vialetti di ghiaia chiara perfettamente ordinati. Panchine smaltate e tavolini di pietra erano sparsi qua e là per il cortile fino all'alta inferriata munita di punte aguzze che delimitava il grande giardino rettangolare.
Le studentesse passeggiavano o chiacchieravano sedute sulle panchine e sui muretti, il tutto in una strana atmosfera di quiete e silenzio. Era innaturale vedere un gruppo di ragazze così giovani che non si rincorrevano nè schiamazzavano, in una giornata bella come quella: anche le più piccole, sedute in cerchio su delle panchine di pietra, giocavano compite e tranquille con le loro bambole.
Le loro divise - scamiciati grigi profilati di rosso, giacche rosse e camicette bianche dal taglio essenziale - non rendevano più gioviale la calma che si respirava nel giardino, e Teresa pensò con nostalgia alla confusione che regnava durante l'intervallo nel cortile della scuola pubblica dov'era cresciuta: i suoi compagni di scuola erano così chiassosi che era quasi impossibile parlare, in quel riquadro di erba e cemento dove tutti uscivano a prendere una boccata d'aria. Tutto il contrario di quel cortile silenzioso, pensò, indecisa se il suo era un pensiero d'invidia o di dispiacere.
Persa nelle sue riflessioni e nei suoi ricordi dolceamari, Teresa seguì docilmente Patrick lungo un sentiero lastricato fino a una panchina dove una ragazzina sui dieci anni stava leggendo un libro.
- Ciao. - Esordì Patrick
- Ciao. - La bambina lo guardò con gli occhi timidi di chi non era abituato ad avere a che fare con gli sconosciuti
- Cercavamo Trisha e Hailey, le amiche di Scarlet. Ci sapete dire dove sono? -
La bambina puntò il dito verso un trio di ragazze più grandi appoggiate a una fontana e poi rimase immobile, spostando gli occhi da Teresa a Patrick senza dire altro.
- Grazie. - Fu la risposta di Patrick, sorridendole appena e avviandosi verso il gruppetto indicatogli dalla bambina.
Le adolescenti attorno alla fontana erano ballerine di nome e di fatto: alte ed eleganti, snelle ed aggraziate, con lunghi capelli lucenti sciolti sulle spalle o stretti in crocchie e chignon sulla nuca. Al centro del trio stava una ragazza bionda che singhiozzava e tirava su col naso in modo molto poco elegante, mentre le due amiche al suo fianco cercavano di consolarla accarezzandole i capelli e sfiorandole le braccia con carezze gentili. Nessuno parlava e l'unico rumore che rompeva il silenzio erano i disperati singhiozzi della biondina al centro del cerchio.
- Scusate. - Iniziò Patrick, avvicinandosi timidamente.
Tutte si voltarono verso di lui e la ragazza in lacrime alzò gli occhi, facendo sussultare entrambi gli agenti. A Teresa ci volle un attimo per capire perchè aveva sussultato istintivamente: la ragazza che li stava fissando con gli occhi rossi colmi di lacrime e il viso stravolto dal dolore era Scarlet Fontaine. O per lo meno la sua copia esatta: gli stessi lineamenti delicati, gli stessi sottili capelli biondi e i medesimi occhi azzurro chiaro dal taglio leggermente a mandorla.
- Cosa volete? - Domandò con la voce rotta.
- Siamo del CBI, stiamo indagando sulla morte di Scarlet Fontaine. - Disse Teresa, mostrando il suo tesserino. - Era tua... -
- Era mia sorella, sì. - Rispose la ragazza, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime di nuovo e nascondeva il viso tra le mani per nasconderle.
- Gemella? - Domandò ancora Teresa.
- No, Susan è di un anno più giovane. - Rispose un'altra ragazza, alta e scura di carnagione, con i capelli corvini sciolti sulle spalle e grandi occhi neri da medio-orientale. - Io sono Trisha Jackson, la migliore amica di Scarlet. -
- Piacere di conoscerti, Trisha. - Disse Patrick, stringendole la mano e tenendola stretta tra le sue per un momento mentre la guardava negli occhi.
Trisha sottrasse la mano dalla stretta del consulente e lo guardò storto prima di tornare a passare un braccio attorno alle spalle della ragazza bionda accanto a lei.
- Tu devi essere Hailey, quindi. - Disse Teresa, rivolgendosi alla ragazza dai capelli castani che affiancava Susan dal lato opposto.
- Hailey Snow, sì. Anche io conoscevo bene Scarlet. - Disse la ragazza sottovoce, sbattendo le ciglia per scacciare le lacrime che le riempivano gli occhi lucidi.
- So che è un momento molto difficile per voi, ma se possiamo vorremmo farvi qualche domanda. - Disse Teresa con dolcezza.
- Qual è il primo aggettivo che vi viene in mente pensando a Scarlet? - Intervenne Patrick. - Il primo, così, sui due piedi, senza pensare. -
- Ambiziosa? - Propose Trisha.
- Io direi più... determinata. - Disse Hailey.
Patrick si fermò guardando Susan, la quale si asciugò gli occhi e lo guardò con aria triste.
- F-forte. È sempre stata un punto fermo per me. - Balbettò.
- E che tipo era? Sappiamo che era una che lavorava sodo, che aveva ottenuto il ruolo da protagonista nello spettacolo di Natale... -
- Se lo meritava. - Disse Hailey. - Se lo meritava, come l'ha meritato l'anno scorso e l'anno prima ancora. Scarlet era la migliore, nessuno avrebbe voluto prendere il suo posto. -
- Anche perchè nessuno poteva sognarselo. Con una così brava in giro non potevi sperare di brillare più di lei. Non fraintendetemi - si affrettò a precisare Trisha - Scarlet mi piaceva, le volevo bene. Sapevo di non essere brava quanto lei. La mia non è invidia, è una semplice constatazione. -
- Chiedete a chiunque, qui. Nessuno ammetterà di essere migliore di Scarlet. - Continuò Hailey.
- C'è qualcuno a cui non stava simpatica? Qualche nemico, qualcuno invidioso... - Propose Teresa.
Hailey e Trisha si scambiarono uno sguardo, poi Trisha scosse la testa.
- No, nessuno. Scarlet era adorabile, non si poteva non volerle bene. - Disse.
- Stai mentendo. - Intervenne Patrick.
- No! - Esclamò Trisha.
- Stai mentendo. Tu e Hailey sapete qualcosa che noi non dobbiamo sapere, non è vero? -
- Non so come le venga in mente una cosa del genere, ma sto dicendo la verità. -
- È sincera, Hailey? Davvero tutti amavano Scarlet? -
Gli occhi di Hailey erano sfuggenti, e quando annuì stava fissando intensamente il selciato sotto i suoi piedi.
- C'era qualcuno che non la sopportava, vero? Lasciatemi indovinare. Una vostra ex amica. Anzi, no. Una ragazza ambiziosa e determinata quanto lei. - Un impercettibile movimento nei lineamenti di Hailey lo fece sorridere. - Sì, una rivale. Qualcuno che probabilmente era sicuro di avere più stoffa di Scarlet e che quindi non sopportava di vederla primeggiare in tutto. Qualcuno che moriva d'invidia, che non si è mai sentita apprezzata... e che quindi ha deciso di eliminare la sua rivale una volta per tutte. Ho ragione? Ho ragione, Hailey? -
- Adesso basta! - Esclamò Susan, con la voce rotta e gli occhi di nuovo gonfi di lacrime. - Mia sorella Scarlet è stata uccisa e lei è qui a chiederci di dirle cose che non sappiamo senza rispettare il nostro dolore. Dovrebbe vergognarsi! -
Susan scoppiò di nuovo in singhiozzi e Trisha si chinò ad abbracciarla fulminando il consulente del CBI con uno sguardo gelido. Teresa afferrò Patrick per un braccio e lo obbligò a fare un paio di passi indietro, intimandogli con lo sguardo di non dire una sola parola in più.
- Scusateci, è il nostro lavoro. - Mormorò rivolta alle ragazze.
- Scusateci voi. - Disse Hailey con un filo di voce. - Amavamo Scarlet. È molto dura essere qui e sapere che lei non tornerà più. -
- Se vorrete contattarci, dirci qualcosa... questo è il numero che potete chiamare. - Disse Teresa porgendole un bigliettino da visita. - Ora andiamo. - Disse, più a beneficio del consulente alle sue spalle che delle studentesse davanti a lei.
Gli passò accanto con un'espressione che non ammetteva repliche e Patrick la seguì alzando le braccia, arrendendosi alle decisioni del suo capo.
Erano rientrati nell'edificio e stavano percorrendo un corridoio luminoso diretti all'uscita, quando il cellulare di Teresa vibrò nella sua tasca.
- VanPelt, dimmi. - Disse la donna, fermandosi per rispondere al telefono.
Ma non riuscì ad ascoltare le parole della ragazza dall'altra parte dell'apparecchio, perchè la sua attenzione fu attratta da quello che si vedeva da uno spiraglio di una porta aperta: al di là dell'uscio, su una grande parete a specchio, si vedevano riflesse una mezza dozzina di bimbette in body rosa e collant bianche che si dedicavano ad esercizi di danza. La scena le sarebbe risultata del tutto indifferente se non fosse stato per la bambina più vicina alla porta. Aveva i capelli neri legati in due codini e, sebbene il suo viso riflesso nello specchio fosse il più assorto e concentrato di tutti, i suoi movimenti erano incerti e in ritardo. Aveva due grandi occhi neri e quando l'insegnante si avvicinò per rimproverarla la sua espressione smarrita colpì Teresa con una forza tale da farla barcollare. Un attimo dopo la bambina era uscita dal suo campo visivo e l'agente si ricordò di essere al telefono.
- Capo? Ci sei? - La voce di Grace sembrava lontanissima.
- S-sì, ci sono. Ora... ora torniamo al CBI e ne parliamo. - Disse Teresa, cercando di non far capire alla ragazza di non aver ascoltato una sola parola del suo discorso.
Riattaccò e non fece in tempo a far sparire il cellulare in tasca che Patrick le si avvicinò.
- Ti manca, vero? - Domandò solamente.
- Non so di chi tu stia parlando. - Mentì Teresa, avviandosi lungo il corridoio.
- Quanto tempo è passato? Otto mesi? - Il silenzio della donna fu più eloquente di qualunque parola e Patrick continuò. - L'hai più vista? O sentita? -
- Ho chiamato il mese scorso l'assistente sociale. - Ammise Teresa - Mi ha detto che non è ancora stata data in affido. Nessuna famiglia la vuole con sè, dopo quello che ha passato. Hanno tutti... paura. -
L'espressione che si era dipinta sul suo viso era così diversa da quella determinata e sicura che era solita sfoggiare che Patrick non ebbe il coraggio di dire nient'altro.
Si avviarono lungo il corridoio in silenzio ed erano quasi arrivati all'uscita quando i passi di qualcuno che li stava raggiungendo di corsa li fecero voltare: davanti a loro stava una dodicenne dal viso tondo con i capelli biondi ondulati in disordine e gli occhi luccicanti.
- Volete sapere chi ce l'aveva con Scarlet? - Domandò.
Teresa guardò prima la ragazzina e poi Patrick, stupita.
- S-sì. - Disse.
- Elizabeth Nardi - Disse la ragazzina con un sorrisetto.
- E dove possiamo trovarla? -
La ragazzina si strinse nelle spalle, poi si voltò con una piroetta e scomparve correndo lungo il corridoio, lasciando i due agenti alle sue spalle.
- Credi che dovremmo cercare questa Elizabeth? - Domandò Teresa.
- Credo che dovremmo andare a mangiare qualcosa. - Rispose Patrick. - Mi offri un toast? -
Teresa lo guardò con aria di disapprovazione prima di seguirlo verso l'uscita.













Sì, lo so, gli aggiornamenti sono un po' lenti.
Ma sapete che non lascio mai a metà un racconto,
quindi non mi resta che chiedervi di portare pazienza.
(e nel frattempo spero che tutti vi stiate godendo la quinta stagione)
Al prossimo capitolo!

Flora
   
 
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