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Autore: la ragazza del pane    04/03/2013    9 recensioni
Mio padre lavora come avvocato a Cincinnati, che dista 32 km da Union, e spesso e volentieri fa tardi. Perciò trovarmi seduta a tavola con gli Hutcherson almeno cinque sere su sette è del tutto normale. Da quando i miei genitori hanno divorziato, si è buttato a capofitto nel lavoro. Forse non era del tutto pronto a lasciare mia madre. Non come diceva lui.
Ho incontrato Connor un paio di mesi dopo il divorzio, il primo giorno di scuola superiore.
Eravamo entrambi in un momento di totale smarrimento della nostra vita. Suo fratello si era appena trasferito a Los Angeles per lavoro e a lui mancava terribilmente. Così, quando ci eravamo trovati seduti allo stesso tavolo della mensa avevamo cominciato a chiacchierare come se ci fossimo conosciuti da sempre. Da quel giorno siamo sempre seduti vicini, in qualsiasi occasione.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il fratello del mio migliore amico
 
“Pronto?Ciao, sono Josh e diventerò una star del cinema”
Josh quando, a nove anni,
chiamò un agente dall’elenco telefonico.
 
Capitolo tre

 
<< Allora rimani a scuola oggi>> dice Connor, mentre prendiamo posto ad uno dei tavoli fuori da scuola.
Adoro il cortile, soprattutto alla fine di settembre. La nostra scuola è attrezzata con alcuni tavoli in legno, come quelli da pic-nic, che possiamo utilizzare nella pausa pranzo per mangiare, o nel pomeriggio fino all’ora di chiusura.
Annuisco, scostandomi i capelli dal viso:<< Sì, ho una riunione con il giornalino della scuola. Scusa se non te l’ho detto ieri, me ne sono proprio dimenticata. Possono venire a prenderti?>>
<< Tranquilla, mio fratello ha detto che non c’è problema. Viene tra poco>>
<< Meno male, mi sarei sentita in colpa>>
Restiamo in silenzio, fino a che Connor non si alza, stampandosi una mano sulla fronte:<< Ho dimenticato il cellulare nell’armadietto!>> e corre verso l’entrata della scuola.
Sorrido, scuotendo la testa e prendo l’agenda dalla tracolla, ricontrollando i punti della riunione che dovremmo affrontare oggi.
Io ho finito il mio articolo e francamente spero che verrà pubblicato. Non sempre i miei articoli vengono presi in considerazione, perché dicono che tratto argomenti non sempre vicini agli adolescenti. Secondo me è perché a volte affronto temi forti. Ma io continuo con la mia idea.
<< Ehi, ciao Sam!>>
Alzo la testa e vedo Josh che mi viene incontro, con quel sorriso stupendo. Fa girare le chiavi dell’auto tra le dita e si siede al tavolo.
<< Ciao, Josh>> ricambio il sorriso e metto i fogli da parte.
<< Connor dov’è?>>
<< Ha dimenticato il cellulare nell’armadietto. Arriverà tra un secondo>>
Annuisce con il capo e poi resta a guardarmi. E io lo guardo. È una situazione abbastanza imbarazzante, perché nessuno dei due sa che cosa dire.
Poi lui inizia a cercare qualcosa nelle tasche dei pantaloni e tira fuori un bigliettino tutto spiegazzato.
<< La mamma mi ha chiesto se hai bisogno di comprare qualcosa, perché quando torno a casa va a fare la spesa>> e mi porge il foglietto, dove Michelle ha già appuntato alcune cose.
<< Michelle è il mio angelo>> dico, prendendo una penna e aggiungendo ciò che mi serve << Se non ci fosse lei mio padre non toccherebbe una birra da anni>>
Gli restituisco il biglietto e lui lo rimette in tasca:<< Vieni da noi questa sera?>>
<< No, no. Tornerò a casa e ordinerò una pizza. Ogni tanto Connor fa bene a disintossicarsi da me>> spiego.
Josh ride, poi torna serio e fissa i suoi occhi nei miei:<< A proposito di questo… volevo dirti grazie>>
<< Grazie?>> ripeto, piegando la testa di lato.
<< Sì, grazie. Tu sei stata la sua roccia. Quando… quando mi sono trasferito a Los Angeles, tu gli hai dato una mano ad andare avanti. Siamo sempre stati molto legati e separarci è stato… difficile>>
Gli afferro la mano sul tavolo e gliela stringo:<< Lui ha fatto altrettanto. Mi ha aiutato, mi ha dato tutto quello che mio padre non è riuscito a darmi dopo il divorzio. Ci siamo salvati a vicenda*>>
Sorride e poi guarda le nostre mani intrecciate, e io mi affretto subito a ritirare la mia.
<< Sei sicura che tra te e mio fratello non ci sia niente?>>
<< Sicurissima. E se vuoi saperlo a Connor piace Mary. Ne sono più che convinta>>
<< Mary?>>
<< La mia vicina di casa. Quella che era con me sul pick-up l’altra mattina>>
<< È australiana?>>
<< Esatto. Segue con lui il corso di tedesco>>
<< Ho capito! Mi ha fatto vedere una sua foto un paio di giorni fa>> batte le mani << Oddio il corso di tedesco. Come se non bastasse a quello che già fa, BUM! Un corso di tedesco>>
Scoppio a ridere, annuendo con il capo.
<< State ridendo di me?>>
Connor è davanti a noi, con le braccia incrociate al petto e un sopracciglio inarcato. Io e Josh lo guardiamo, poi ci guardiamo a vicenda e… incominciamo a ridere.
So che non è molto rispettoso nei confronti di Con, ma davvero non riusciamo a smettere. Continuiamo per alcuni minuti, poi incominciamo a fare dei respiri profondi per calmarci. Prendo il cellulare e controllo l’ora:<< Sono ufficialmente in ritardo!>> esclamo, alzandomi e raccogliendo le mie cose. Schiocco un bacio sulla guancia di entrambi e mi dirigo alla riunione.
 
<< Qualcuno ha delle idee?>>
Nicole Carter è la caporedattrice del giornalino scolastico. È una vera e propria giornalista d’assalto. Quando i Green Day hanno suonato a Cincinnati l’anno scorso, dopo il concerto è riuscita ad entrare nel back-stage e ad ottenere una rapida intervista con la band, prima che due omoni grandi e grossi la buttassero fuori, come ordinato dal manager.
Non vedrei mai nessun’altro al suo posto come caporedattore.
<< Josh Hutcherson è tornato in città>> dice Hilary, girandosi una ciocca di capelli tra le dita << Potrei chiedere a suo fratello se lo posso vedere per un’intervista>>
Ecco, ci sono un paio di persone che proprio non mi vanno giù. È normale, umano. Beh, Hilary è una di quelle. Ciò che non sopporto di lei è il suo modo di atteggiarsi con i ragazzi.
<< Non è una pessima idea>> ammette Nicole, scostandosi i capelli da davanti agli occhi << Cosa ne pensi, Sam? Tu l’hai già incontrato>>
Mordicchio il cappuccio della penna:<< Io… io non credo che Josh voglia rilasciare interviste>>
Hilary mi lancia un’occhiata glaciale:<< Sarebbe solo un’intervista per un semplice giornalino scolastico>>
Nicole simula un colpo di tosse, come per ricordare che per lei quel semplice giornalino scolastico è importantissimo.
<< Josh è tornato qui a Union per staccare la spina. Non credo proprio che voglia rilasciare interviste. Anche se si tratta di un giornalino scolastico>> replico con freddezza.
Non ce la faccio proprio ad essere gentile con lei. È come una zanzara fastidiosa che continua a ronzarti intorno alla testa, aspettando il momento migliore per colpire.
<< Non importa. Troveremo qualcos’altro da fare. Ma ho una sorpresa!>> fa Nicole, andando verso la porta. Posa una mano sulla maniglia << Indovinate chi ci darà una mano con le foto del giornalino>>
Scuotiamo le mani urlando ‘ooooooooh’ per aumentare la suspance.
<< Dite ‘bentornato’ ad Alex!>>
 
Hai presente quando sogni e vorresti muoverti o urlare, ma non ci riesci perché sei bloccato? Io mi sto sentendo nello stesso identico modo. Da quella porta è appena entrata l’ultima persona che avrei voluto vedere: Alex. Alex Anderson. Il mio ex ragazzo. Quello a cui Connor ha spaccato il setto nasale.
Alex ci saluta, sorridendo, ma non appena i suoi occhi incrociano i miei, io distolgo velocemente lo sguardo. Perché diavolo deve essere così carino? Okay, non è bello. No. Ma è un “tipo”. E i “tipi” sono i peggiori.
Hilary gli rivolge un sorriso malizioso e il mio stomaco si contorce. Che bastarda.
<< Ciao a tutti, ragazzi>> esordisce lui, cercando di nuovo un contatto visivo con me. Oh no. Non gliela darò vinta.
La riunione continua e finalmente riusciamo a deciderci sugli articoli del prossimo numero del giornalino. Nicole ha detto che pubblicherà il mio.
Appena finiamo, raccolgo le mie cose ed esco, senza salutare nessuno.  Sto per salire sul mio pick-up quando una voce mi ferma.
<< SAM!>>
Faccio finta di niente e salgo, ma Alex si piazza davanti all’auto, impedendomi di fare manovra.
<< Levati Alex, o ti metto sotto>> ringhio.
<< Possiamo parlare?>>
<< No>> nego, perché so che se lo ascoltassi mi lascerei abbindolare di nuovo << Non voglio. Spostati>>
<< Sam, per favore…>>
<< No, Alex. Vattene. Sul serio>> sospiro, esasperata. Lui china il capo, rassegnato, e si sposta. Sto per premere sull’acceleratore, quando Alex si appoggia al finestrino.
<< Mi sei mancata, Sam>>
Giro il volante e lascio il parcheggio, mentre ricaccio indietro le lacrime.
 
Mi sono lasciata con Alex un anno fa, dopo otto mesi insieme. E devo dire che il finale è stato uno di quelli indimenticabili, che ha per colonna sonora il rumore del suo naso fracassato.
Sono stati otto mesi memorabili. Sono marchiati a fuoco nel mio cuore. Dal nostro primo bacio, in gelateria, a quando si è trasferito per lavoro a New York. Alex ha quattro anni più di me e, sebbene la prima volta che ci eravamo parlati non lo sopportavo, sono finita con il non poter fare a meno di lui. Per questo quando è andato a New York, accettando un impiego da grafico per un magazine molto importante, ho sentito qualcosa incrinarsi dentro di me, rompendosi definitivamente quando lui è tornato a Union con una biondina ossigenata dalle mesh rosa shocking e le labbra colorate di un rosso volgare. Mi ha lasciata così, su due piedi, dicendo che aveva trovato l’amore della sua vita. Purtroppo è arrivato nel posto sbagliato al momento sbagliato e Connor gli ha tirato un pugno sul naso. Non ho nemmeno cercato di fermarlo. Ero allibita. Non capivo perché avrebbe dovuto lasciarmi, dopo aver continuato a ripetermi che per lui ero l’unica. E, per la cronaca, l’amore della sua vita l’ha lasciato dopo un mese.
Scuoto la testa, scacciando tutti quei ricordi. Per me ora lui vale meno di uno zero. Prendo un libro e sto per sedermi sul divano, quando suona il campanello. Vado ad aprire la porta, chiedendomi perché papà sia già qui. Eppure sulla soglia non c’è un uomo sulla quarantina, bensì un ragazzo di circa vent’anni che mi guarda sorridendo.
<< Ciao, Sam. Ti ho portato la spesa>>
Josh alza le mani, alle quali sono appesi due sacchetti di plastica, pieni di cose da mangiare.
<< Grazie mille, Josh! Non dovevi, sarei passata domani>> dico, prendendogli le buste dalle mani.
<< Tuo padre sarebbe rimasto senza birre troppo a lungo>> scherza, sorridendo.
Ricambio:<< Quanto ti devo?>>
<< Ha detto mamma che non c’è problema e che ci pensate domani a fare i conti>>
Rimaniamo in silenzio a guardarci per un paio di minuti, io dondolandomi sui piedi, lui mordicchiandosi il labbro inferiore. Questi momenti di imbarazzo sono odiosi.
<< Vuoi bere qualcosa? Pensavo di fare un tè>> lo invito, facendogli cenno di accomodarsi.
<< Grazie, molto volentieri>> accetta, pulendosi le scarpe sullo zerbino.
Ora no pensate che io sia una maniaca del tè, semplicemente in casa mia non si beve caffè. L’unica che lo prendeva era mia madre, ma dopo il divorzio…
<< Mi dispiace non poterti offrire un caffè>> mi scuso, disfacendo le borse della spesa e riponendo ogni cosa al suo posti << Ma non lo beviamo né io né mio padre>>
<< Non ti preoccupare. Anzi, scusa il disturbo>>
Metto l’acqua a riscaldare e ci sediamo al tavolo della cucina.
<< Avevi una riunione con il giornalino scolastico oggi, vero?>> mi chiede, per intraprendere una conversazione.
<< Sì, eravamo un po’ nelle canne, perché non sapevamo cosa pubblicare nel prossimo numero. A proposito>> dico, ripensando all’idea di Hilary << Qualcuno aveva proposto un’intervista a te, ma io ho spiegato loro che eri qui per staccare la spina e che non mi sembrava opportuno>>
Josh mi sorride, riconoscente:<< Hai fatto benissimo. Grazie mille>>
Non diciamo nulla per circa trenta secondi, poi lui fa uno dei suoi splendidi sorrisi:<< Quindi a Connor piace Mary, eh?>>
 
Il campanello suona e io corro ad aprire con Josh alle calcagna. L’ho invitato a restare a cena. È stata una cosa abbastanza istintiva e le parole mi sono sfuggite da sole dalle labbra.
<< Pago io!>> dico, scivolando con i piedi sul pavimento, raggiungendo la porta.
<< No, pago io!>> ribatte lui, già con il portafoglio in mano.
Stringe un braccio intorno al mio bacino e mi sposta di lato, aprendo la porta con un sorriso strafottente. Il fattorino sulla soglia per poco non sviene, riconoscendolo.
<< Ciao>> lo saluta Josh << Quanto ti devo?>>
<< Qui-quindici dollari>> balbetta il ragazzo, porgendogli i cartoni con la pizza.
Il fratello del mio migliore amico estrae una banconota da cinquanta dollari e gliela porge, prendendo le pizze.
<< Grazie mille. Tieni pure il resto>>
Il fattorino strabuzza gli occhi, come se si fosse ripreso all’improvviso:<< Può.. può farmi un autografo?>> gli chiede porgendogli un foglio di carta tutto spiegazzato e una penna. Josh, sempre sorridendo, li prende:<< Come ti chiami?>>
<< T-Tom>>
Scrive velocemente una dedica, che da quel che riesco a capire suona più o meno così: “A Tom, il re dei fattorini. Josh Hutcherson”.
Tom saluta, augurandoci buona serata. Quando Josh chiude la porta e si gira verso di me, io lo sto guardando con gli occhi spalancati:<< Hai pagato cinquanta dollari per due pizze. Cinquanta dollari>>
<< Poverino, sembrava che avesse visto un fantasma>>
<< Aveva visto te>>
<< Sono davvero così brutto?>> domanda, facendo una faccia da cucciolo. Adorabile.
Scoppio a ridere, tirandogli un leggero prugno sul braccio, e poi lo porto in cucina. Solleva il coperchio del primo cartone di pizza e storce il naso:<< Vegetariana>> e me la passa.
Faccio per prendere i piatti, ma lui mi ferma:<< Mangiamo qua dentro, non sporcare nulla inutilmente>>
Lo ringrazio mentalmente e ci sediamo al tavolo. Mangiamo, raccontandoci un paio di storie su Connor, e un paio di volte rischio di soffocarmi da quanto rido. Se Con ci sentisse, non ci rivolgerebbe più la parola.
Quando finiamo io butto via i cartoni e josh toglie le bottiglie d’acqua.
<< Sarà meglio che torni, o Connor penserà che gli stia rubando l’amica>> scherza, infilandosi cellulare e portafoglio nelle tasche posteriori dei jeans. E il mio sguardo non può fare a meno che cadere proprio lì.
<< Tranquillo, non succederà>>
Lo accompagno nell’ingresso:<< Torna quando vuoi, Hutcherson. Ma la prossima pizza la pago io>>
<< D’accordo>> sorride, poi si china su di me e mi lascia un bacio sulla guancia << Grazie della bella serata>>
<< Grazie a te>>
 
 
 
 
bancone della ragazza del pane
 
Eccomi qui, finalmente!
 
Allora, avrei postato moooooolto prima se non avessi i soliti problemi con Internet -.-
 
Innanzitutto voglio ringraziare per le splendide recensioni. Siete così dolsciose :3
 
Allora, avete capito che anche Sam ha i suoi scheletri nell’armadio. Come tutti. Il personaggio di Alex è ispirato ad un ragazzo realmente esistente che ogni tanto vorrei prendere a testate sul naso da quanto è stronzo e non ha quattro anni più di me, ma otto. Infondo però gli voglio bene.
 
Anche Hilary è ispirata ad una ragazza che conosco, che prenderei anche lei a testate.
 
Sto diventando violenta.
 
Josh e Sam sono dolsciosissimi :3 prendono troppo in giro il povero Connor. E a proposito di Connor: un sacco di voi lo adorano! Io lo trovo semplicemente adorabile. E twitta più del fratello!

Per chi ha twitter ricordo che sono @iceweasley
appena non avrò più il following limit vi seguirò c:

Bene, quest’oggi un solo asterisco (che amarezza .__.) che dedico tutto ad Arcadia_, la mia guru degli asterischi, che ha compiuto 18 anni :D
 
*citazione da Hunger Games. Ma sono sicura che ve ne eravate accorte :3
 
me ne vo’ :3
 
un abbraccio stritola-costole
 
la ragazza del pane
  
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