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Autore: Elyis    04/03/2013    5 recensioni
Reika Heilas è una ragazza strana. Amante dei Pokèmon spettro, il suo sogno è di poterli catturare tutti. Ma c'è un segreto, che lei nasconde e che deve, al contempo, proteggere: il tesoro delle Rovine d'Alfa, un luogo misterioso caduto sotto gli occhi di Natural, il capo del Team Plasma di Unima, luogo di nascita della protagonista.
L'aiuto di uno sbruffone dai capelli rossi (un po' OOC) per lei sarà fondamentale, ma il suo passato trafelato renderà l'avventura dei due unica, inimitabile e, assolutamente, da leggere. ;)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Nuovo personaggio, Silver
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Il mistero delle Rovine.

-Forza, spara. - Fece Silver. Era ancora sdraiato sul divano, anche se la sua caviglia si era quasi del tutto guarita.
-Si tratta di una leggenda che da anni circola a Unima. Essa racconta che una delle bestie leggendarie, il Pokèmon Vulcano, si nasconda negli intricati labirinti delle rovine. Ho saputo che Natural mira alla cattura delle tre bestie leggendarie per far uscire Ho-Oh allo scoperto e impossessarsi del suo potere.
-Non mi hai ancora detto chi è l’ambientalista.

-Oh, scusa. Natural Harmonia Gropius è il capo del Team Plasma, organizzazione criminale che opera nella regione di Unima. Il suo obiettivo è di creare due mondi separati: uno per gli umani, e uno per i Pokèmon.
-Per i Pokèmon deboli, spero.
-La prossima volta vedi di risparmiartele queste battute.- Rispose Reika Schietta, sorseggiando il suo caffè. –Allora, sai confermarmi la veridicità di questa leggenda?
-Beh, sì. E’ tutta colpa di quel cazzone di Red. Blue gliel’aveva detto, ma lui no, ha voluto fare di testa sua, solo perché vuole diventare il miglior allenatore di Pokèmon del mondo. Puah!
-Frena la lingua e spiega. Chi sono Red e Blue?
-Bah, Red è un tizio di Biancavilla e Blue il suo rivale, nonché nipote del professor Oak.
-Ok, ma come mai è tutta colpa sua? Intendo dire, che ha combinato?- La faccenda la incuriosiva sempre di più.
-Stappa quelle orecchie che è una storia lunga e non ho intenzione di ripetertela due volte, chiaro?- Lo Yamask di Reika lo guardò male, ma si nascose tra le braccia dell’allenatrice quando Silver gli ricambiò l’occhiataccia. –E’ cominciato tutto in questa città, esattamente due anni fa. Red era appena arrivato in città, lo so perché ci siamo incrociati proprio difronte alla Torre Bruciata, l’antica Torre d’Ottone, andata in fiamme perché colpita da un fulmine anni e anni orsono. In quell’incendio morirono tre Pokèmon a cui Ho-Oh restituì la vita: Entei, Raikou e Suicune, i cani leggendari. Essi si erano impossessati delle rovine della Torre d’Ottone e avevano stretto un patto silenzioso con i cittadini di Amarantopoli: semplicemente non dovevano varcare i confini.  Io e Blue abbiamo cercato di avvertirlo, ma lui si è messo a correre come uno spaccone ed è sceso nei sotterranei. Io l’ho sfidato, ma mi ha...- Silver strinse i denti.
-Brucia ancora, eh?- Sghignazzò Reika.
-Magnemite. Una pappamolle, debole come pochi. Ma non è questo il punto: Red è entrato nei sotterranei della Torre Bruciata e i tre cani leggendari sono fuggiti. E mentre Ho-Oh è andato alla ricerca di un allenatore dal cuore puro, Raikou e Suicune vagano ininterrottamente per Johto. Entei invece si è nascosto nelle Rovine d’Alfa, ma per raggiungerlo è necessario sconfiggere gli Unown, Pokèmon che somigliano a delle lettere che spopolano nelle rovine. Sono dovunque.
-Capisco. Ma se Red lo sapeva che non doveva tentare di raggiungere i tre Pokèmon, perché l’ha fatto?
-Perché è un coglione. “Li catturerò tutti!” diceva. Come no, se non fosse stato per Blue non sarebbe neanche sopravvissuto. Dopo la fuga dei tre Pokèmon era rimasto impalato come un ebete a fissare il nulla, e quando una trave stava cadendo Blue l’ha strattonato per evitare che si ferisse. E lui nemmeno l’ha ringraziato, si è limitato a correre al centro Pokèmon per rimettere in sesto il suo Pikachu.
La storia turbò leggermente Reika, ma contemporaneamente aumentò la sua curiosità nei confronti di quella regione sconosciuta.
Aspettò che Silver finisse il suo caffè e si apprestò a lavare le tazze. Mentre strofinava energicamente l’immagine del Clefairy dipinta sulla porcellana le venne un’idea bizzarra.
“Perché no?” si disse, e si rivolse al rosso, ancora sdraiato sul divano, con una domanda. –Che ne dici di fare squadra?- In fondo, qualcuno che l’accompagnasse alle rovine le avrebbe fatto davvero comodo, e inoltre Silver le stava già simpatico, forse proprio per quel suo fare da scorbutico.
-Sei diventata idiota così, di getto? Non se ne parla nemmeno, carina.- Il ragazzo alzò un sopracciglio, come a voler sottolineare il suo pensiero.
-In effetti immaginavo una risposta del genere. Facciamo così, ti sfido ad una lotta Pokèmon. Quando sarai guarito ci vedremo fuori dalla città, e se vincerò io tu dovrai venire con me.
-E se vinco io?
-Ti basterà la soddisfazione di avermi battuto?- Reika sfoggiò un sorriso tanto raggiante quanto finto.
-Pensavi di averla scampata così, eh? Se vinco io dovrai abbandonare quel cerino che mi hai scagliato contro prima. I Pokèmon deboli non meritano di stare accanto a un allenatore. Reika si bloccò. Gli occhi le si riempirono di calde e salate lacrime, e una riuscì perfino a fuggire dal suo occhio destro, ma lei fu tanto veloce a lasciarla andare quanto ad asciugarla con la manica della felpa che indossava. Stava quindi per rifiutare la sfida quando Silver, in tono crudele, aggiunse:
-Ovviamente, se molli ora è come se avessi vinto io, carina.
Yamask si mise di fronte alla ragazza e la guardò intensamente negli occhi, che le si rivoltarono leggermente all’indietro.
Non mollare, so che ce la puoi fare.
La morbida voce del Pokèmon spettro, che stava comunicando con lei tramite Psichico, rimbombò nella sua mente.
-Hai ragione!- Disse quindi lei, e fissò il ragazzo. –Accetto la sfida.
Silver scosse le spalle e si alzò dal divano. Raggiunse zoppicando la porta e, prima di chiuderla alle spalle, disse: -tra due giorni alle tre nel percorso 38.
La ragazza, ormai sola, crollò. Pianse per diversi minuti finché, trascinandosi fino al suo letto, si addormentò e sognò di come aveva incontrato Litwick.
 

Era una serata piuttosto tranquilla. Reika aveva solo, e mentre era di ritorno dal centro Pokèmon di Quattroventi, a cui si era recata per acquistare delle pozioni, si trovo partecipe di una scena piuttosto raccapricciante.
Un allenatore che aveva appena perso una lotta Pokèmon si era infuriato con un piccolo Pokèmon spettro a forma di candela.
-Litwick, sei un buono a nulla!- Urlò, mentre la fiammella violacea del piccolo Pokèmon tremolava in modo alquanto instabile, quasi innaturale. –Non meriti di stare al mio fianco!- Urlò ancora, colpendo il Pokèmon spettro con uno schiaffo violento. –E’ la terza volta che perdo una lotta a causa tua e ora sono al verde! Vattene, non sei degno di stare nella mia squadra.
Il Pokèmon piangeva, e la ragazzina soffriva nel vederlo così. Si lanciò quindi nella direzione di Litwick e lo strinse tra le braccia, dando all’allenatore che lo aveva abbandonato del perfido e del vigliacco, ma questi non se ne curò.
Sempre correndo, con i capelli che le frustavano il viso, sfrecciò verso il centro Pokèmon percorrendo a ritroso il sentiero sterrato su cui ancora si intravedevano le orme che lei stessa aveva lasciato poco tempo prima.
-Sei arrivata giusto in tempo.- Disse l’infermiera Joy alla ragazza dopo aver stabilito che le condizioni di salute del piccolo Pokèmon erano piuttosto critiche. Dobbiamo fare un piccolo intervento, ma tra due giorni questo piccolino sarà pimpante come non mai.
Reika stette affacciata per molto tempo alle finestrelle di vetro che permettevano di sbirciare cosa avveniva al di là della porta bianca che collegava la hall ai corridoi che portavano alle camere di degenza e alla sala operatoria, ma finalmente dopo un’oretta un ridente Audino prese la mano della ragazzina e la condusse verso la stanza in cui riposava il piccolo Pokèmon.
La sua fiamma era viva come non mai, e il piccolino sembrava aver ripreso un po’ di colorito. Sopo alcuni minuti il Pokèmon spettro aprì gli occhi e guardò intensamente Reika, la quale gli chiese se volesse diventare un suo compagno d’avventure.
-Liiitwick!- Rispose lui, sorridendo, ma con gli occhi velati di malinconia.
-Lo so, io non sono il tuo vecchio padrone, ma credo che se crederai in me potremo perfino diventare amici!- Gli occhi della ragazzina luccicarono di felicità all’esclamazione del Pokèmon, e promise, a lui come a se stessa, che sarebbero stati amici per sempre.
 
 
Quindi, con la sua immagine impressa nella mente, si svegliò.
Era già mattina.







Notepad:
Ebbene, sono tornata con il secondo capitolo di Ghost!
Abbiamo conosciuto la storia della Torre Bruciata e finalmente capito cosa sta cercando N a Johto! Inoltre, mi sono permessa di aggiungere, come avete notato, la storia di come Reika e Litwick si sono conosciuti. 
Che dire infine?
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, mi raccomando!

Un abbraccione a tutti, eh
◕ ‿ ◕

Elyis
 
   
 
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