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Autore: shadowsymphony    04/03/2013    1 recensioni
"Adesso mi odierai ogni volta che ti dirò 'va bene'?" chiese lei, sorridendo, appoggiando la testa al suo petto. "Potrei farlo" rispose lui, ridendo. "Ti odio" rise anche lei. "Capisco. Sfoga pure la tua rabbia su di me". "Allora preparati alla tortura" ridacchiò, e si alzò in punta di piedi per baciarlo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alle 2 bussarono di nuovo alla porta. Taylor andò ad aprire, ed era Judy, con un passeggino e una culla trasportabile in mano. “eccomi di nuovo! Matty non vede l’ora di stare un po’ con te” sorrise, e il bimbo nella culla fece dei versi gioiosi. “hey piccola peste!” prese la culla per il manico e salutò il piccolo, che allungò le manine verso il suo viso. “te lo lascio fino alle 4, va bene? Ti ho portato anche il passeggino, se volete fare un giro. Sotto c’è la giacca e tutto quello che serve” disse la donna, dandogli anche il passeggino. “perfetto. Non ti preoccupare, ci divertiremo noi due!” sorrise lui. “fate i bravi però! Grazie ancora, ci vediamo dopo” disse, e dopo aver salutato il figlio, scese le scale e uscì dal condominio. Il ragazzo portò in casa la culla e il passeggino e chiuse la porta. “Allora, Matty, vuoi che usciamo subito?” chiese al piccolo, appoggiando la culla sul tavolo. Il bambino sorrise e fece dei versi. “benissimo” con delicatezza, tirò fuori Matthew dalla culla e lo fece sedere nel passeggino. Il bimbo rise. Controllò nello scomparto sotto il sedile e trovò la giacchetta e il berrettino, e li infilò al bambino. “va bene così? Allora andiamo” sorrise, si mise addosso la giacca imbottita e riaprì la porta.

Dopo aver fatto preparare l’aereo e l’autista in fretta e furia, Gaga si vestì velocemente. Ci avrebbero messo un’ora a raggiungere l’aereo, ma non ce la faceva ad aspettare. Indossò una felpa e dei pantaloni, le sue vecchie Converse nere piene di borchie, prese il suo giaccone, gli occhiali da sole e la borsa e uscì. Liquidò la madre con poche parole e andò a prendere la macchina in garage. Non era ancora bravissima a guidare, ma non avrebbe aspettato l’autista. Si diresse subito verso l’aeroporto.

Chicago era insolitamente tiepida, nonostante avesse nevicato fino a poche settimane prima. Con Matthew ben coperto e sicuro nel suo passeggino, Taylor lo portò di fuori; non era la prima volta che portava un bambino a fare un giro, ma gli sembrava sempre una cosa un po’ strana, non ci era ancora abituato. Scesero per strada e, spingendo il passeggino lentamente, andarono in centro. Il piccolo sembrava divertirsi, con tutte quelle luci e quei colori, e ogni tanto rideva e allungava le braccine. Intanto il ragazzo gli faceva vedere i negozi, gli oggetti nelle vetrine e gli diceva i nomi delle cose che vedeva. “guarda Matty, quello è un palloncino!” gli disse, quando si fermarono davanti a un negozio di giocattoli: c’erano alcuni palloncini appesi alla porta d’entrata. Il bambino guardò il palloncino colorato ondeggiare al vento, con un sorriso. “uuh guarda quanti animali!” gli indicò la vetrina del negozio, dove erano esposti tantissimi peluche. Matthew iniziò a fare dei versi eccitati e allora disse “ne vuoi uno? Andiamo”. Entrarono nel negozio e Taylor gli comprò un gattino bianco di peluche. Il bambino lo strinse nelle sue piccole mani ridendo felice, e i due continuarono la passeggiata. Passarono davanti a una gioielleria, e il bimbo sembrò interessato agli strani oggetti luccicanti nella vetrina. Il ragazzo si fermò per farglieli vedere un po’ più da vicino e notò un braccialetto d’oro con perle e pendenti pieni di pietruzze e cristalli: era identico a quello che aveva regalato alla sua ragazza per il compleanno, esattamente un anno prima. Rimase a fissarlo per una decina di secondi, poi senza pensarci entrò nel negozio con il passeggino. Con Matthew che rideva contento, circondato da tutte quelle cose brillanti che non aveva mai visto, Taylor si guardò attorno e si poi si fermò davanti alla vetrinetta degli anelli. “buongiorno signore, posso aiutarla?” chiese la commessa, da dietro il bancone. “ehm… sì… ehm… questi sono gli anelli da fidanzamento?” chiese lui, indicando la vetrinetta. “sì signore” disse la commessa, andando a mostrarglieli. C’erano 4 mensoline. “Questi qua sotto sono da fidanzamento, quelli sopra da matrimonio”. Il ragazzo lì guardò uno per uno. Erano tutti stupendi, d’oro o d’argento, semplici o arricchiti con cristalli e pietre colorate. Posò lo sguardo su un anello d’oro rosa, pieno di piccoli diamanti incastonati. “questo qui è da matrimonio?” chiese. “sì” rispose la commessa “oro rosa 18 carati con 25 diamanti”. Fissò il gioiello per un attimo, poi disse “prendo quello”. “perfetto” la donna sorrise “arrivo subito”. Mentre la commessa andava a prendere l’anello, Taylor spinse il passeggino vicino al bancone. “quell’anello è per una signora molto speciale, lo sai? Che si arrabbierà se scoprirà che non le abbiamo comprato un regalo di compleanno” sorrise, facendogli vedere i gioielli esposti nella vetrina del bancone. Il bimbo fece dei versi.  La commessa tornò poco dopo con una scatolina di velluto bianco. La aprì e gli mostrò l’anello che aveva scelto. “questo?”. “sì sì, perfetto” rispose, poi prese la scatolina e la fece vedere al bimbo “guarda come luccica, Matty! Alla signora piacerà di sicuro” lo ridiede alla commessa, che sorrise, pensando che fosse per la madre del bambino. “devo aggiungerci un messaggio?” chiese. “no, va bene così” disse il ragazzo, e la donna allora impacchettò il gioiello. Lo mise in una borsa e la consegnò al ragazzo “sono 3200 dollari, signore”.

Arrivata all’hangar del suo jet, Gaga parcheggiò quasi di fronte all’entrata. Fuori c’erano due dei suoi bodyguards. “cosa ci fate qui?” chiese lei, in malo modo, uscendo dall’auto “devo andare da sola. Andate via”. “dove devi andare?” chiese uno dei due. “non t’interessa, voglio andare da sola, voi rimanete qui” rispose, entrando nell’hangar aperto. Il jet era quasi pronto per partire, il pilota era già al comando. “ma non puoi andare da sola!” ribatté l’altro, seguendola. “non dirmi cosa devo o non devo fare, o ti licenzio! Vado da sola, punto e basta. Andate via”. Incontrò l’assistente di volo, che le aprì la porta del jet e lei entrò. I bodyguards rimasero di fuori. Appena entrata nel suo aereo, si rese improvvisamente conto che non sapeva dove andare. Aveva detto al pilota che voleva andare a Chicago, ma non era sicura che fosse lì. Forse era andato dai suoi genitori a Lancaster. Fu tentata di telefonargli, ma la paura di parlargli dopo tutto quel tempo la paralizzò all’istante. Ci sarebbe voluta solo mezz’ora per arrivare a Lancaster, non era un problema. Avvisò il pilota e poi si sedette in uno dei posti dell’aereo. Era completamente vuoto. Non aveva mai viaggiato nel suo aereo da sola, era una sensazione magnifica. Appoggiò la testa allo schienale e chiuse gli occhi mentre l’aereo decollava.

Usciti dalla gioielleria, Taylor e il piccolo Matthew continuarono la passeggiata. All’improvviso il cellulare squillò: era Judy. Rispose. “ciao Taylor. Abbiamo fatto in fretta, Kit è a posto. Arriviamo a casa fra mezz’ora, ok? Dove sei? Come va con Matthew?”. “qui tutto bene, ci stiamo divertendo da matti. Dopo ti racconto. Siamo in centro adesso, torniamo indietro allora. In meno di mezz’ora siamo a casa” rispose lui. “perfetto. A dopo, ciao!” e la donna riattaccò. “Cambio di programma, Matty. Mi dispiace ma dobbiamo tornare a casa, la mamma sta arrivando” disse al bambino, e girò il passeggino. Mentre tornavano indietro, Matthew vide i fiori colorati esposti fuori da un fiorista e il ragazzo glieli fece vedere. “ne prendiamo qualcuno per la mamma?” propose. Il bambino fece dei versi e si girò verso dei tulipani arancioni. “ti piacciono quelli? Allora li prendiamo”. Entrarono nel negozio e si fece preparare un mazzetto di tulipani. Mentre il commesso li sistemava, vide un bellissimo bouquet di rose bianche, rosa e rosse. Fu tentato di comprarlo, ma poi prese solo i tulipani e si avviò verso casa.

In meno di mezz’ora il jet raggiunse l’aeroporto di Lancaster. Gaga era rimasta tutto il tempo a guardare fuori dal finestrino, e appena toccarono terra fu assalita dall’eccitazione. Non era sicura che lui fosse proprio in quella città, ma la paura di parlargli fu spazzata via dal pensiero che – forse – erano vicini dopo tanto tempo. Disse al pilota di rimanere lì, nel caso avesse avuto bisogno di andare in un altro posto, e uscì dall’aereo aiutata dallo steward. Un taxi era pronto ad aspettarla fuori dall’hangar. Era da moltissimo tempo che non prendeva il taxi da sola, e si sentiva molto vulnerabile, come una bambina che attraversa la strada per la prima volta senza la mano della mamma. Scacciò i brutti pensieri e salì, buttando la borsa sul sedile. Diede all’autista l’indirizzo della casa dei genitori di Taylor e partirono.

Taylor rientrò in casa un quarto d’ora prima di Judy. Diede da mangiare a Matthew e lo cambiò, con poche difficoltà; ormai ci aveva preso la mano. Il bambino, dopo aver bevuto del latte caldo, si era subito addormentato nella sua culla e, mentre aspettava l’arrivo della madre, il ragazzo tirò fuori dalla borsettina la scatola con l’anello e la aprì. Era un gioiello magnifico, niente a che vedere con il braccialetto che le aveva regalato l’anno precedente. E anche con l’anello di fidanzamento, un semplice solitario d’argento. Sicuramente le sarebbe piaciuto l’oro rosa, a lei che amava le cose un po’ “diverse dal normale”. Però all’improvviso gli venne l’idea che lei forse non aveva nessuna voglia di vederlo. L’aveva lasciata lui. Ma aveva anche accettato pacificamente, sembrava addirittura d’accordo. Non poteva andare da lei e dirle “non volevo, perdonami, ritorniamo insieme, ho anche l’anello”, lo avrebbe mandato affanculo e ne avrebbe avuto tutte le ragioni possibili. Era pure il suo compleanno, sicuramente in quel momento si stava preparando per una festa con tutti i suoi amici e non avrebbe minimamente pensato a lui. Non sarebbe mai riuscito a inviarle un messaggio o a telefonarle, non ne aveva il coraggio. Pazienza, doveva vederla. Aveva aspettato troppo. Prese il telefono e, dopo un attimo di esitazione, chiamò la compagnia aerea che usava sempre e prenotò un biglietto per New York.
   
 
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