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Autore: Amy In Wonderland    04/03/2013    1 recensioni
Lily, convocata nell'ufficio di Silente durante il suo settimo anno, s'imbatte in uno strano oggetto che le svelerà un futuro inimmaginabile e agghiacciante, il suo futuro da madre e moglie.
Come reagirà?
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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LOVE IS NOT A VICTORY MARCH

 

 

Se c’era qualcosa che aveva sempre inquietato l’animo di Lily Evans, quello era restare completamente sola nel misterioso ufficio di Silente.

 

Se c’era qualcosa che aveva sempre irritato immensamente Lily Evans, quello era dover affrontare una qualsiasi situazione che avesse anche solo vagamente a che fare con James Potter.

 

Se c’era qualcosa che Lily Evans non riusciva nemmeno a concepire, quello era trovarsi da sola nel misterioso ufficio di Silente per colpa niente di meno che di quel dannatissimo James Potter.

 

L’ufficio era avvolto nel silenzio e, come Lily, attendeva la condanna della ragazza per aver affatturato Potter per l’ennesima volta.

 

A dire la verità, Lily non capiva perché fosse necessario essere puniti direttamente dal Preside. Non che la ragazza fosse solita ricevere delle punizioni, ma da Caposcuola sapeva che queste, per quanto riguardava la casa di Grifondoro, erano assegnate dalla Professoressa Minerva McGranitt.

 

Eppure, senza darle alcuna spiegazioni, la Professoressa l’aveva portata nell’ufficio del Preside e se n’era andata. Lasciandola sola.

 

La ragazza sbuffò, tamburellando distrattamente con le dita sulla scrivania di legno di fronte a lei.

 

Alla sua sinistra Fanny, la bellissima fenice di Silente, se ne stava tranquilla a osservarla. 

 

Odio le punizioni, pensò la ragazza. Non sono fatta per essere punita.

 

Anche quella volta il capo espiatorio di tutte le sue pene era come sempre James Potter.

 

Neanche un mese della loro convivenza da Caposcuola e Lily non era riuscita a trattenersi dal dargli una lezione. In realtà la loro lite era stata abbastanza sciocca, di questo se ne rendeva perfettamente conto. Ciononostante, il ragazzo era stato in grado di irritarla abbastanza con le sue parole da farla scattare.

 

Come se a lei gliene importasse qualcosa se se la faceva con Amanda Tennant di Corvonero! 

Come si era permesso di insinuare che fosse gelosa?! Non doveva permettersi!

 

Lei gli aveva solamente ricordato che, da buon Caposcuola, avrebbe dovuto dare l’esempio e non starsene in mezzo ai corridoi del terzo piano a scambiarsi effusioni con la sua nuova ragazza!

 

Non che a le importasse, ovviamente. Era solo senso di pudore il suo, di decenza. Niente a che vedere con la gelosia. Solo una mente megalomane ed egocentrica come quella di James Potter poteva pensare che lei fosse gelosa.

 

E poi gelosa di chi? Di James Potter? Piuttosto avrebbe preferito farsi inghiottire viva dalla Piovra Gigante del lago del Castello!

 

Con uno scatto stizzito si alzò dalla sedia e iniziò a camminare avanti e indietro impazientemente. 

Che fine aveva fatto Silente? Guarda te se doveva perdere del tempo utile allo studio solo per l’idiozia di Potter!

 

Già... Per un istante aveva quasi pensato che il ragazzo fosse maturato, ne era addirittura rimasta colpita. Ma poi si era messo con Amanda-Miss-perfezione e se n’era andato in giro a fare le sue stupide sceneggiate, con la sua stupida ragazza, in quegli stupidi corridoi, con i suoi stupidi baci! Era il solito idiota, insomma.

 

Terribilmente agitata, Lily si avvicinò a uno scaffale dove erano disposti una serie di stranissimi oggetti argentati.

 

Lily li osservò con interesse, chiedendosi per ciascuno di essi cosa fosse e a cosa servisse. Si accorse che, nonostante avesse letto praticamente tutti i libri presenti in Biblioteca, non ne conosceva neanche uno.

 

Andando avanti a osservarli, improvvisamente il suo sguardo fu catturato da un oggetto in particolare.

 

Aveva le dimensioni di un piccolo specchio. Era costituito da una serie di cerchi concentrici argentati, gli uni dentro agli altri, sembravano quasi formare una sfera di fili argentati.

Al centro dell’oggetto, un cerchio dorato racchiudeva in sé una pietra blu brillante.

Dei simboli, simili a lettere sbiadite, erano presenti su ciascun cerchio.

 

Senza riuscire a fermarsi, Lily andò sempre più vicina all’oggetto, cercando di capire cosa significassero quelle scritte.

Senza accorgersene arrivò talmente vicino all’oggetto che il suo fiato, rimbalzando sulla pietra blu, tornò indietro sul suo volto.

 

Fu un attimo. 

 

Come se avesse un mancamento, la vista di Lily venne meno e, con un lampo bianco, la ragazza si ritrovò a terra.

 

Non capendo cosa fosse successo si guardò intorno spaesata. Probabilmente ci mise qualche secondo per realizzare di non trovarsi più nell’ufficio di Silente.

 

Ne prese coscienza effettiva quando, per alzarsi, la sua mano non toccò il parquet, ma sfiorò una morbida moquette color panna.

 

Immobile e terrorizzata, Lily si guardò intorno.

 

Si trovava in un salotto che non aveva mai visto prima. Davanti a lei c’erano delle scale che portavano al piano superiore di quella che sembrava essere una normalissima casa.

 

Il rumore del vento e della pioggia erano gli unici suoni che rimbombavano dentro quelle quattro mura. A giudicare dalla chiarezza con cui Lily le sentiva, o stava per arrivare un uragano, o la porta d’ingresso era spalancata. 

 

Si alzò lentamente, tremante e continuando a guardarsi incredula intorno.

 

Dove era finita? Proprio un attimo prima si trovava nel fin troppo tranquillo ufficio del Preside a imprecare mentalmente contro Potter e ora era lì. Cos’era quel posto?

 

Non capendo quale fosse la cosa migliore da fare, mosse un passo incerto verso le scale. Uno, due, tre, quattro passi e si ritrovò ai piedi di queste. Alle spalle, la porta spalancata lasciava passare il vento gelido e l’aria di tempesta.

 

Qualcosa di veramente brutto è successo qui. Non sapeva come facesse a esserne sicura, ma se lo sentiva. Nel profondo. Nel sangue. Lo sentiva nelle ossa. 

 

Senza un particolare motivo, come mossa dall’istinto, con un semplice movimento salì il primo gradino.

 

Alzò lo sguardo, cercando di scorgere qualcosa del piano superiore, ma non riuscì a vedere niente.

 

Deglutì e, ancora mossa da un’incomprensibile bisogno di sapere, la ragazza oltrepassò il secondo gradino. Poi il terzo, il quarto e così via.

 

Salì quelle scale con una lentezza incredibile, un po’ per la paura, un po’ perché sentiva che ciò che la attendeva al piano superiore era qualcosa di orribile.

 

Non passò molto tuttavia, che scorse una figura rannicchiata per terra.

 

Quando si avvicinò, quando neanche la penombra riuscì a coprire quell’orrore, Lily fu sicura di stare sognando.

 

Doveva essere così. Quello era un gran brutto incubo, un terribile incubo. Ma si sarebbe svegliata, quella non era la realtà.

 

Non era possibile, infatti, che lo stesso ragazzo per cui stava per essere punita, in quel preciso istante si trovasse ai suoi piedi. 

 

L’aveva visto al massimo un quarto d’ora prima, felice e spensierato per i corridoi della scuola. Stava di certo sognando. Ciononostante, quel sogno aveva un sapore di amara realtà.

 

Dorme, pensò. In realtà mentiva a se stessa. Sapeva che quegli occhi vitrei, distanti, così poco sbruffoni non erano affatto gli occhi di una persona che dorme.

 

Quegli occhi... Nonostante lo avesse odiato con tutto il cuore negli anni passati, quegli occhi nocciola le avevano sempre trasmesso sicurezza e gentilezza e virtù e... e qualcosa che non era mai riuscita a capire.

 

I capelli - quei bellissimi capelli ebano che tutt’ora sembravano essere nati per non avere un senso - toccavano la moquette insanguinata.

 

Le sue mani erano sempre state bellissime. Forti, ruvide, avide. Ora non potevano più esserlo.

 

“James” disse in un sussurro. A quel nome ogni singola fibra del suo corpo fremette nell’orrore della consapevolezza.

 

Si ritrasse da quell’orrore e sentì una fitta di dolore al cuore che per poco non la fece urlare.

 

Sbatté più volte le palpebre, come per voler fare scomparire quell’orribile vista. Quel corpo scomposto. Quel cadavere.

 

Si domandò quanti anni avesse. Doveva ammettere che sembrava più vecchio rispetto al James della realtà, ma non di molto. Sembrava solo più... uomo.

 

Qualcosa - un rumore - le diede la forza di distogliere infine lo sguardo dal ragazzo e di guardarsi intorno.

 

Uno stretto corridoio portava a quelle che sembravano essere tre porte bianche, una delle quali era aperta. Da questa filtrava la luce notturna.

 

Non avendo la forza di scoccare un’altra occhiata al cad-... a James, Lily si mosse verso quella direzione.

 

Non era più lei a guidare le proprie gambe. Si muoveva come se fosse un automa, privo di volontà e di consapevolezza. Non era neanche sicura di chi fosse veramente.

 

Tutto ciò che sentiva era quella sensazione di orrore che le riempiva il corpo e una grande tristezza che le straboccava dal cuore. Avrebbe detto che quella tristezza iniziava ad assumere i connotati di vero e proprio dolore.

 

Giunta alla porta spalancata, esitò qualche secondo prima di entrare nella stanza e di affrontare ciò che la aspettava.

 

Non si domandò neanche per un secondo chi avrebbe dovuto esserci accanto al cadavere di James Potter. Era come se lo sapesse già, come se fosse la risposta più naturale e ovvia del mondo. 

 

Non poteva essere altrimenti.

 

Prona, con il viso voltato verso destra, il cadavere di una giovane donna era steso accanto a quella che Lily avrebbe più tardi realizzato essere una culla.

 

Questa volta la consapevolezza fu istantanea. Non ci fu sorpresa, né sgomento, per il semplice fatto che non poteva essere altrimenti.

 

L’aveva saputo da quando aveva scorto James. Era stato palese fin da subito.

 

Capelli rossi, disordinati. Due occhi smeraldini spenti, assenti, privi di luce. 

Il corpo arreso alla morte, partito assieme a quello del ragazzo.

 

Il corpo di una donna più vecchia di lei di qualche anno.

Il corpo di una donna amata e che ha amato. 

Il corpo di una Mezzosangue, pura di coraggio.

 

Il suo corpo.

 

Lily sentì la tristezza esplodere, come una bomba, una miccia accesa dalla miseria.

 

Una lacrima, terrorizzata, infuriata, incredula. Solo una lacrima. 

Ma un’unica lacrima può essere una cascata.*

 

Quando Lily incontrò altri due smeraldi, chiusi in una culla e trasudanti innocenza, capì che quello non era affatto un sogno. 

 

Quei due smeraldi vivi la guardarono piangenti e gli occhi di Lily Evans ricambiarono quelli di suo figlio.

 

Poi, tutto sparì in un lampo bianco e Lily si ritrovò nuovamente seduta, questa volta su un parquet fortunatamente familiare. 

 

Forse passarono secoli, o forse solo pochi minuti quando sentì un rumore di passi alle sue spalle e una voce totalmente, meravigliosamente, assolutamente viva, la chiamò incerta.

 

“Lily...?”

 

Prendendo finalmente coscienza di essere tornata al proprio posto e non avendo ancora la più pallida idea di cosa avesse visto, al suono di quella voce il vuoto che fino a quel momento aveva posseduto il cuore della rossa fu sostituito da un’immensa gioia.

 

Con uno scatto e, ancora con le lacrime agli occhi, Lily Evans si alzò e guardò dritto in quei meravigliosi occhi vivi il suo malcapitato interlocutore.

 

Questo si ritrasse leggermente notando lo sguardo della ragazza e, un po’ confuso, fece per dire qualcosa. Tuttavia, poiché la celerità è donna, Lily non gli diede il tempo di pronunciare neanche una sillaba.

 

“James!”

 

Con il cuore che le scoppiava dalla gioia, la ragazza si fiondò sul povero Potter che, credendo di stare per beccarsi un bel pugno in faccia, tentò di sfuggire a quella che pensava essere l’ira della rossa. Tuttavia, nonostante i riflessi sviluppati con il Quidditch, James Potter non fu in grado di sfuggire a Lily Evans.

 

James chiuse gli occhi e si preparò, ma non arrivò nessun pugno. La ragazza, anzi, lo stritolò in un abbraccio eccitato e iniziò ad accarezzarlo sulla schiena e sulle spalle, come se non riuscisse a credere che lui fosse davvero lì.

 

“Ehm... Lily...?” domandò estremamente confuso, “Posso gentilmente sapere cosa diamine stai-”.

 

La ragazza pose una leggera distanza tra i loro due corpi e, incurante dell’espressione attonita dell’altro, la ridusse nuovamente fiondandosi sulle sue labbra.

 

James Potter aveva immaginato mille volte il primo bacio tra lui e Lily. Tuttavia, mai avrebbe creduto che sarebbe stato così.

 

L’amore che Lily riversò in quel bacio era palpabile nell’aria.

 

Perfino Silente, nascosto in un antro del suo ufficio, sorrise entusiasta e dimenticò per qualche secondo il motivo per cui aveva chiamato quei due giovani ragazzi quel pomeriggio.

 

Dimenticò per qualche secondo della proposta di entrare nell’Ordine della Fenice, dimenticò la guerra e - solo per un breve e piccolo istante - credette veramente che l’amore di quei due giovani sarebbe durato per l’eternità. 

 

Non avrebbe mai immaginato che, pochi anni dopo, esattamente in quel periodo, avrebbe chiamato Hagrid e gli avrebbe ordinato di prelevare il piccolo Harry Potter dalla casa di Godric’s Hollow. Non avrebbe mai immaginato che, per qualche minuto, il suo cuore avrebbe pianto e si sarebbe incolpato di aver firmato la sentenza di morte di quelle due giovani vite innamorate.

 

James avrebbe raccontato al proprio matrimonio che, quando lui e sua moglie si erano scambiati il primo bacio, lei probabilmente era sotto l’effetto di Amortentia.

 

Lily si sarebbe indignata ascoltando queste parole, avrebbe risposto con un “Taci, Potter!” e, per un minaccioso istante, avrebbe sentito tutta la tristezza provata quel giorno nell’ufficio del Preside.

 

Lily si sarebbe domandata più e più volte che cosa fosse accaduto quel giorno, si sarebbe domandata se fosse stato tutto un sogno o se fosse stato un avvertimento.

Si sarebbe addirittura incamminata da Silente per chiedergli spiegazioni, ma poi ci avrebbe ripensato e avrebbe deciso che era meglio non sapere.

 

Se Lily Evans avesse saputo che Silente aveva un debole per gli oggetti che potevano mostrarci le strade del futuro che avremmo potuto intraprendere, beh... Lily Evans non ne avrebbe intrapreso nessun’altra.

 

La sua strada, in un qualsiasi universo di futuri possibili, sarebbe stata quella. Accanto a James Potter, sconfiggendo il loro ultimo nemico: la Morte.**

 

 

 

*Citazione di “Every teardrop is a waterfall” dei Coldplay

** Citazione direttamente dalla tomba dei Potter 

 


*Il mio angoletto*

 

Ehm... okay, non potevo fare la mia entrata in scena in questo fandom con una one-shot peggiore XD Perdonatemi, questo è il frutto di un pomeriggio sano passato a confrontarmi con le leggi ponderali della Chimica. Come potete vedere, il mio cervello non ne è uscito illeso e ha prodotto come sfogo questo obbrobrio. 

Beh, che dire su questo schifo? E’ una semplice one-shot sulla mia coppia di HP preferita! 

Perché il Jily è stupendo, non c’è storia ragazzi ù.ù
Mi sono sempre chiesta, infatti, come avrebbe reagito Lily nel sapere prima cosa le sarebbe accaduto. E così la mia mente è partita per la tangente XD

Okay, recensioni contenenti critiche costruttive o complimenti sono bene accette, ma non pretendo così tanto XD

Un bacio! Dopo aver pubblicato questo schifo vado a nascondermi!!

   
 
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