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Autore: Mayonaka no Ame    04/03/2013    0 recensioni
Lei poteva sentire il desiderio di strangolarlo quanto lui voleva ammanettarla a un radioatore e gettare via la chiave. Comunque era confortante sapere che, se ne avessero sentito il bisogno, non sarebbero mai stati troppo lontani...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A STONE'S THROW
scritta da Mayonaka no Ame, tradotta da Alessia Heartilly
Parte II

"Come in natura, come nell'arte, così nella grazia; è il trattamento duro che dà alle anime, come alle pietre, il loro splendore."
- Thomas Guthrie

Rinoa si avvolse le braccia intorno per scacciare il freddo mentre camminava attentamente sulle punte attraverso la piana, cercando di evitare le numerose rocce e radici che sembravano determinate a mandarla a gambe all'aria. Non aveva alcuna intenzione di dare a quel selvaggio ambiente di Centra la soddisfazione di un altro livido. Soprattutto dato che dovevano spostarsi verso le spiagge più civilizzare dell'orfanotrofio di Edea il giorno dopo, alzando leggermente le scarse possibilità di trovare una scusa per andare a nuotare insieme.

Il lato logico del suo cervello la schernì automaticamente a quell'idea, eppure era ancora adombrato da quel fastidioso ottimismo per cui Rinoa era famosa.

Dopotutto, Squall Leonhart aveva fatto cose più strane.

Una volta.

Al rumore dei suoi passi, lo vide prepararsi per il suo arrivo sistemando la posizione della lanterna, sottintendendo silenziosamente di sedersi accanto a lui sullo spiazzo d'erba invece che sulla terra sporca dove le scatole dei reperti erano state messe. Sorrise al gesto. Erano queste piccole cose all'apparenza insignificanti che le ricordava che gli importava, sempre poste convenientemente proprio quando lei iniziava a dubitare.

Quelle telefonate a tarda notte, apparentemente mirate a curare la durezza delle pause che Cid lo costringeva a fare durante le missioni, la svegliavano proprio quando il suo browser internet iniziava a vagare su altre opportunità di lavoro. Le richieste per avere compagnia a pranzo arrivavano al suo dispositivo di comunicazione proprio quando aveva appena fissato con un po' troppo desiderio una promozione per tariffe ferroviarie ridotte per posti molto lontani. E la più preziosa di tutte, un invito a ballare (sempre un ballo standard e precoreografato, si badi) veniva sempre sollecitata al punto inevitabile di ogni festa del Garden in cui decideva di non potercela più fare.

Squall aveva sempre il miglior tempismo. O forse, quando si trattava della sua felicità globale, il peggiore.

Poteva solo sperare, solo pregare, che alla fine ne sarebbe valsa la pena. E presto. Una ragazza aveva pazienza solo fino a un certo punto.

Rinoa scosse la testa per allentare l'inevitabile frustrazione a quei pensieri, mentre faceva gli ultimi passi per arrivare al suo fianco. Al di sopra della spalla di Squall, notò che aveva ancora il lucchetto di bronzo sul ginocchio mentre finiva di prendere appunti, con la penna che si muoveva agile sulla pagina, con la stessa decisione con cui avrebbe scritto un esame a tempo limitato. Non scriveva, si rese conto quando si avvicinò di qualche altro centimetro, ma disegnava.

"Wow," non poté evitare di sussurrare mentre si sistemava accanto a lui, con una meraviglia sincera che invadeva la sua voce. "Sei davvero bravo. Mamma mia."

Squall aggrottò le sopracciglia mentre continuava ad aggiungere dettagli all'intricato lavoro metallico del gioiello, con la semplice penna a sfera che catturava sfumature e ombre con velocità e accuratezza senza sforzo. "Ti dà fastidio?"

"No, no. Certo che no!" Irritata con se stessa per aver fatto nascere il loro solito imbarazzo con la prima frase, Rinoa lottò per spiegarsi. "È solo che... hai talento. In molte cose. Cosa che scopro costantemente. Tutto qui. Non smetti mai di sorprendermi. Voglio dire, sei semplicemente così..."

Incredibile? No. Troppo potenzialmente offensivo.

Scrupoloso? No. Chiunque e pure il loro cane sapeva che era scrupoloso.

Bravissimo con le mani? ...No! Per ovvie ragioni.

...Perfetto?

Con un grugnito di irritazione, aggiunse alcune nuove cose alla lista di ciò che non potevano dirsi. Quindi la frase venne abbandonata nel limbo, mentre fingeva una distrazione trascinandosi la cassa più vicina fino ai piedi. Era un metodo in un certo senso ineducato, molto ispirato da Squall, di evitare le cose, che aveva iniziato ad avere nell'ultimo anno. Anche se, ovviamente, funzionava solo con persone come Squall; una categoria che includeva un solo individuo, fino a quel momento.

Come previsto, lui non insistette. Prova che uno degli aggettivi più adatti per descriverlo sarebbe sempre stato 'prevedibile'.

Guardando nella scatola, Rinoa notò alcuni frammenti di metallo, alcuni cavi e quelli che sembravano resti mummificati di un picnic. Decisamente non la merce standard che si troverebbe in vetrina nel museo locale.

"Devi seriamente descrivere e disegnare tutta questa roba?"

Squall annuì. "È procedura standard. Il laboratorio verificherà se ha senso inviare una squadra adatta a raccogliere materiali rari o oggetti significativi. Il Garden di Esthar intende posizionare degli avamposti in questo continente a breve, e vogliamo assicurarci di aver studiato tutto quello che c'è da studiare prima che qualsiasi sito storico venga... 'aggiornato'."

Rinoa ridacchiò, del tutto consapevole e divertita dallo sdegno a malapena contenuto di Squall per le nuove forze SeeD e i loro tentativi di ridisegnare gli standard mondiali del Garden. Era come avere una bambina ignorante, costosa e ridicolmente concentrata sulla moda che lo combatteva ogni due per tre. Come assistente del Comandante, era al massimo della sua utilità quando faceva la mediatrice tra loro, visto come la milizia esthariana doveva ancora imparare come essere cortese con le persone oltre i loro confini, e Squall doveva ancora imparare come essere cortese con chiunque e dovunque.

"Amano le cose nuove e luccicanti laggiù, eh?"

"A un livello virtualmente accecante, sì."

"Oh! Hai già visto le loro nuove uniformi?" Era uno degli standard a cui avevano semplicemente rifiutato di aderire, visto che i gusti erano così drasticamente diversi, e Squall aveva ceduto a malincuore dopo svariati giorni del dibattito più futile della sua vita. Comunque, era riuscito a porre il veto sulle loro proposte, e Rinoa moriva dalla voglia di vedere cosa si erano inventati. "Sono argentate? Si accendono?"

"Non lo so. Probabilmente."

"Uhm..." Rifletté, picchiettando esageratamente il dito contro le sue labbra, come se stesse pensando profondamente. "Mi chiedo se c'è qualcosa nella loro dieta che li fa pensare che una tale pacchianeria sia bella? Forse soffrono di scoppi frequenti di..." Fece una pausa per avere un effetto drammatico, "flash-ulenza?"

Con un sorriso ridicolmente enorme e soddisfatto di sé, Rinoa attese quel raro sorriso che a volte faceva capolino quando diceva qualcosa di sciocco. Ma Squall sospirò soltanto e scosse la testa, tornando al suo disegno come fosse offeso dalla stupidità della battuta.

Scoraggiata, risistemò velocemente la sua espressione. "Ok. Era terribile. Lo ammetto. Ma sono davvero curiosa!"

"Sai, potresti aiutarmi a finire invece di snobbare un'intera cultura."

"Sì, come no. Mi hai vista disegnare, Leonhart. Selphie una volta ha pensato che il mio uomo di bastoncini fosse una banana."

"Tutto a posto. Al laboratorio potrebbe servire una sfida, per tenersi svegli. Tieni." Le allungò il suo blocco note e frugò nella scatola, togliendo quello che una volta poteva essere stato una parte di un decanter per vino, con un piccolo tomberry per tappo, o una semplice sfera di cristallo. Era un oggetto vago fino a quel punto.

Lo fissarono entrambi per un minuto intero, con Squall che lo spolverava mentre lo girava da entrami i lati, sperando che ci fosse una qualche specie di marchio che lo distinguesse. "Alloooora..." lo interruppe infine Rinoa, essendosi annoiata da tempo. "Come si fa? Cosa scrivo? Cosaacaso numero cinquecentoottantatré?"

Di nuovo, Squall sospirò.

Sembrava che fosse il suo metodo di comunicazione in quegli ultimi due mesi, oltre a premersi la fronte sul palmo della mano o ignorarla completamente. Forse l'anno successivo, se fosse stata incredibilmente fortunata, avrebbe avuto un aggiornamento al borbottio.

Per la millesima volta nella sua breve ma intensa vita al Garden, Rinoa si chiese cosa cavolo vedeva in un tipo come lui, e perché le importava rimanergli accanto.

Certo, lui era attraente senza alcuno sforzo, in maniera quasi innaturale. Soprattutto perché sembrava del tutto ignaro di questo fatto. Ricordava una volta che erano andati a bere qualcosa insieme a Dollet, se non altro perché avevano una presentazione la mattina successiva, e la connessione wireless della stanza di Squall era imperdonabilmente scadente. Dopo che un'ospite particolarmente ardente ebbe fatto scivolare sul loro tavolo una chiave magnetica, l'inconsapevole Comandante, senza battere ciglio o anche solo alzare lo sguardo dal computer, l'aveva gettata sul vassoio di una cameriera di passaggio con un brusco 'qualcuno ha perso questa'.

Onestamente non sapeva se avrebbe dovuto schiaffeggiarlo perché era così indifferente o abbracciarlo perché riusciva a restare così anormalmente ingenuo.

Sì, il suo aspetto era decisamente un fattore chiave. Ma non poteva essere tutto.

D'altro canto, forse erano le sue capacità ad attrarla a lui? Non c'era dubbio, aveva un disturbante debole per i soldati decorati (cosa che non osava psicoanalizzare mai) e Squall era il meglio del meglio.

Forse era la sua intelligenza? Amava davvero guardarlo dibattere con politici di lunga data, bombardandoli con una serie di fatti strappati ai più oscuri testi di legge per vincere inevitabilmente ogni discussione (a parte la crisi di moda della 'battaglia delle cinture' esthariana). La faceva sentire orgogliosa lavorare fianco a fianco con un tale prodigio.

Innegabilmente, erano legati per sempre solo per essere sopravvissuti a una tale esperienza insieme. Sarebbe sempre stato il suo eroe, il suo Cavaliere. Ma quel titolo non aveva necessariamente una connotazione romantica; bastava prendere Seifer ed Edea come esempio recente. Era una posizione che poteva essere assunta da chiunque fosse coraggioso, forte e degno di fiducia. Aveva persino sentito di un caso, in passato, in cui una donna aveva accettato quel ruolo per aiutare la sua amica d'infanzia. Le Streghe del passato sceglievano i loro protettori attraverso tornei impersonali.

No. Nessuna di quelle ragioni, di per sé, poteva giustificare i mesi che aveva passato a torturare se stessa per rimanere sia insieme a lui e disponibile.

Quello che molto probabilmente aveva sigillato il patto della sua ossessione, con suo infinito dispiacere, era l'incidente, ovviamente.

La festa dopo la Compressione Temporale.

Il ricordo la fece sorridere involontariamente, e iniziò ad attorcigliarsi una ciocca di capelli al dito. All'improvviso era tornata la scolaretta leggera che avrebbe potuto diventare facilmente e permanentemente, se il destino l'avesse benedetta con un'infanzia normale.

Di tutti gli uomini belli, capaci, intelligenti e coraggiosi che aveva incontrato nella sua vita, nessuno di loro si era avvicinato a farla sentire così. Era quello che li separava. In quell'unica notte, in quell'unica occasione in cui il suo dannato decoro era volato fuori dalla finestra, era diventata subito dipendente. Qualcosa della rarità della sua passione aveva reso il tutto ancora più... appassionato. In mancanza di un termine migliore.

Nonostante tutto questo, la turbava vedere quanto fossero vane tutte queste risposte. Tutte le proprietà che certe donne cercavano in un marito da piedistallo che le facesse stare bene fino alla vecchiaia, o, dall'altra parte, una gioia pericolosa, da una notte, per attirare l'attenzione del padre. Nessuna delle due cose era anche solo vicina ai suoi obiettivi. Non che avesse obiettivi. Non che avesse anche solo un vero scopo, ormai...

"Rinoa?"

"Mmh?" Come se leggesse i suoi pensieri, lui la interruppe prima che la sua mente si addentrasse un po' troppo in quell'argomento pericoloso. Tempismo perfetto, come sempre.

La stava guardando con quella che sembrava una combinazione di stanchezza e pietà, con l'oggetto ancora non etichettato tra le dita di una mano, mentre si passava l'altra sui capelli e sulla nuca.

"Fanculo," sussurrò finalmente dopo qualche intenso secondo di sguardo fisso. Il possibile decanter/testa di tomberry/sfera fu rigettato nella sua scatola, che venne richiusa, prima ancora che Rinoa fosse in grado di ricordare come muovere le labbra per formare delle parole. "Hai ragione. Ci penserò quando torneremo indietro."

A questa frase, Rinoa non poté evitare di assumere un'espressione incredula. Di tutti gli aggettivi per descrivere Squall Leonhart, 'procrastinatore' decisamente non c'era. "Non è molto Comandante-resco da parte tua, sai?"

"Sono in vacanza," si giustificò lui lasciandosi cadere sull'erba, con le mani che gli facevano da cuscino dietro la testa. "Non devo essere Comandante."

"Ho detto Comandante-resco."

"E io ho scelto di ignorare il tuo continuo abuso della lingua."

"Tch. Non sei per niente divertente."

"Ne sono consapevole."

Nonostante ciò che aveva detto, Rinoa non poté evitare di ridacchiare mentre si appoggiava all'indentro per unirsi a lui.

Cercando di non essere troppo evidente, lo guardò con la coda dell'occhio, mentre lui guardava le stelle. All'apparenza era in pace, ma anche, inspiegabilmente, un pochino perso. Hyne, era difficile capirlo a volte. Beh, era sempre stato difficile da capire. Ma ultimamente lo era più del solito. Cosa strana, dato che gli affari del Garden e del Consiglio Mondiale finalmente avevano iniziato ad andare meglio, grazie a migliaia di ore di incontri ostinati, bozze, revisioni, telefonate e discussioni. Al momento avrebbe dovuto mostrare segnali di qualunque fosse la sua versione di 'festoso'. Anche se tutto quello che includeva era fare smorfie meno spesso.

"A cosa stai pensando?"

Dannazione. Rimpiangeva quelle domande cretine non appena le uscivano dalle labbra, sapendo quanto lui odiasse un esame così vago e inutile. Per quanto lui avesse cercato di aprirsi di più in quell'ultimo anno, lei aveva tentato il contrario. Quella notte stavano entrambi fallendo miseramente. Era contro la loro natura.

L'acqua e la pietra semplicemente non potevano scambiarsi le caratteristiche.

Come previsto, il Comandante non rispose affatto per lunghi secondi sempre più imbarazzanti; a quanto pareva doveva pensare a cosa stava pensando, un'attività che solo Squall poteva fare.

"Onestamente," iniziò a dire infine, con un profondo respiro come se stesse parlando di un qualche segreto straordinario. "...Pudding."

A quella rivelazione, Rinoa non poté evitare di girare la testa e fissarlo duramente. "Stavo cercando di essere seria."

"Sono serio. Non sono un gran cuoco, con o senza il fattore 'selvaggio'. Il pensiero di un'altra settimana con pasti simili a quello di stasera è deprimente. Quindi sto pensando al pudding. Quello al cioccolato fondente che servono alla Mensa di martedì. È così strano?"

Voltò la testa per incontrare il suo sguardo, a quel punto, con gli occhi azzurro pallido stranamente luminosi mentre riflettevano il cielo notturno. Lei non vide un grammo di scherzo o allegria, solo la solita confusione che compariva non appena si avventuravano in argomenti che non fossero diagrammi e legislatura. Le aveva detto a cosa stava pensando, una domanda che secondo lui non aveva regole, e lei sembrava comunque scontenta della risposta. Avrebbe mai capito come soddisfarla?

"Mmh." Come se stesse valutando se i suoi motivi erano accettabili, lei strinse le labbra ed esaminò il suo viso. Anche se era successo per coincidenza, di fatto non gli era stata più così vicina da quella notte molti mesi prima. Era ancora in ogni cellula il giovane soldato sano di prima, ma gli indizi dello stress avevano lasciato il loro marchio, sottolineati orribilmente dalla luce fioca della lanterna. C'erano cerchi scuri sotto i suoi occhi, aveva le ossa del viso più sporgenti, le labbra erano pallide e screpolate, eppure, a pochi centimetri di stanza, la tentavano come sempre.

"Immagino che tu sia umano, dopo tutto," sussurrò, con un lento sorriso birichino. Le sue dita, come se avessero una propria volontà, si trovarono a iniziare ad avvicinarsi a lui. E non era la sua inclinazione per quel raro snack zuccheroso che sperava di violare quella sera.

Tutto quello che lui doveva fare... era lasciare che succedesse.

"Sai che lo sono," rispose lui bruscamente senza alcun umorismo. Anzi, sembrava turbato dalla frase. Come se ammettesse un handicap. "Tra tutti, sei quella che lo sa meglio."

Qualcosa nel suo tono la rese immediatamente pensosa. Abbastanza da far cadere la sua mano impaziente, come un pesce morto, tra i loro corpi. Tornando a guardare il cielo, fece un profondo respiro tremante.

Se rovinare l'atmosfera fosse stato uno sport, Squall ne sarebbe stato un campione da record. Avrebbe persino avuto punti extra per aver evocato il completo e totale abbandono della causa.

Non c'era da meravigliarsi che eccellesse nella politica.

"Sono stanca," confessò alle stelle. Avrebbero saputo cosa intendeva dire.

"Dovresti andare a letto, allora."

Rinoa respirò bruscamente e chiuse gli occhi. "Tra un minuto."

Con tutto il potere che aveva, cercò di dimenticare che qualcuno di nome Squall Leonhart esistesse, figurarsi che le incasinasse anche le emozioni. Era un posto carino, che la confondeva molto meno. Anche se non abbastanza lontano dalla realtà da potersi rilassare completamente.

Non sapeva quanto a lungo fossero rimasti lì, ma ricordava il suono delle onde che si infrangevano sulla spiaggia quando si alzò la marea, i grilli che iniziavano la loro sinfonia di mezzanotte e il brusio della lanterna che si spegneva quando finì l'olio.

Sognò, quella notte.

*~*~*~*~*

Sognò che ballavano. Il calore della mano di Squall che copriva la sua, così stranamente vita a vita, mentre volteggiavano sul pavimento.

Sognò che ridevano come in passato. In quei meravigliosi pochi giorni prima che la vera situazione del governo mondiale fosse rivelata, e tutto, non richiesto, gli era stato cacciato a forza sulle spalle ancora in via di guarigione.

Sognò che lui la stringeva, e quanto calda, al sicuro e dannatamente felice si fosse sentita in quel momento mentre si addormentava tra le sue braccia.

Questo non era giusto.

Questo non era giusto!

Questo non-

*~*~*~*~*

Rinoa spalancò gli occhi quando un gabbiano emise un grido tenue. A giudicare dal volume, poté solo dedurre che fosse appollaiato sulla sua spalla sinistra, o che si fosse fatto un nido nei suoi capelli ingarbugliati. Nessuna della due cose era un'opzione rassicurante.

"GAH!" Istantaneamente, balzò su a sedere agitando furiosamente le mani per scacciare l'animale, solo per scoprire di essere protetta dalla tenda, e che l'uccello altro non era che una forma solitaria in lontananza. Prendendosi un momento per scacciare il sonno e riprendere fiato, Rinoa esaminò infine ciò che la circondava, con l'ultimo ricordo di essere stesa nell'erba che contraddiceva in modo imbarazzante la situazione attuale. Soprattutto visto che i suoi stivali, i calzini, la giacca e persino il nastro per capelli erano stati tolti ed erano piegati ordinatamente in fondo al suo sacco a pelo. E lei non aveva mai piegato ordinatamente qualcosa. Era praticamente contro la sua religione.

"Squall?" chiamò concisa, mentre armeggiava con la porta in tessuto della tenda, senza sapere se era più arrabbiata che lui l'avesse portata lì senza permesso o che l'avesse fatto solo dopo che lei si era addormentata. "Squall! Che dia-"

Le parole le mancarono quando vide il loro accampamento. Almeno, quello che una volta era il loro accampamento.

Anche se i primi raggi di sole avevano a malapena iniziato a salire all'orizzonte, tutti i segni della loro presenza erano misteriosamente svaniti, tranne la tenda di Rinoa. L'altra tenda, lo spazio per mangiare, l'equipaggiamento per gli scavi... tutto scomparso. Persino la buca per il fuoco era stata così perfettamente riempita e sistemata, con le rocce del perimetro sparse, che non avrebbe potuto indicare dove fosse in origine nemmeno se qualcuno le avesse puntato un Exeter alla tempia.

Fu la delusione, non il panico come si sarebbe aspettata, a invadere all'inizio i pensieri di Rinoa. Dopo tutto, sin da quando lui le aveva chiesto se voleva unirsi a lui in un lontano progetto di scavi da soli, era risaputo che lui avrebbe alla fine capito le implicazioni e se la sarebbe in qualche modo svignata in silenzio. Idealmente, sarebbe dovuto succedere prima di lasciare davvero il Garden, ma non poteva comunque biasimarlo se aveva una mente lenta su questa faccenda, tra le migliaia che lottavano per dominare la sua testa. Era, come aveva detto la sera prima, soltanto umano.

E quindi Rinoa fece l'unica cosa che poteva fare. Si sedette sui talloni e attese, sapendo che lui alla fine si sarebbe accorto che lasciarla bloccata in una landa desolata non era il più comprensivo modo di lasciarsi, e come minimo avrebbe mandato qualcuno a prenderla. Aveva il telefono satellitare con sé. Qualunque SeeD con la patente necessaria a guidare la Lagunarock avrebbe potuto essere lì in tre ore. Selphie, con le sue 'speciali' capacità di guida, poteva farlo in un'ora sola.

Aveva appena finito di scrivere il proprio nome nella sabbia senza usare le mani, un esercizio magico che praticava spesso quando era annoiata, quando qualcosa la colpì. Non fisicamente, ma nello stagno sfocato dell'occhio della sua mente. Era come se un masso fosse stato gettato nell'acqua, increspando tutta la sua coscienza così che non potesse concentrarsi su nient'altro. Il suo nuovo potere agiva come una specie di radar emotivo che, quando spinto a limiti che non osava mettere alla prova, le permetteva di tradurre segnali simili in frasi reali e udibili.

Con un respiro veloce, innalzò le sue difese prima di poter convertire una sola parola. Sin da quando aveva scoperto quel potere, era diventata sua immediata abitudine bloccarlo. Soprattutto dopo aver accidentalmente captato una volta di troppo un'opinione casuale di Irvine. D'altra parte, da quando lo aveva detto agli amministratori SeeD, erano stati tutti addestrati a capire se e quando i loro pensieri venivano invasi. Per Rinoa, non c'era alcun desiderio né alcun senso di impicciarsi dei segreti di qualcuno. Ma comunque, a volte, se era disattenta e qualcuno vicino a lei mandava segnali abbastanza forti, non poteva evitarlo.

In questo caso, anche se la sua mente era riuscita a censurare le parole, la eccitava notare - riconoscere- il potere emotivo del colpo. Era un cocktail familiare di frustrazione, ansia, rabbia, e giusto un pizzico di disgusto di sé. Semplice ma potente. Abbastanza da farle fare una smorfia, come faceva sempre quelle poche volte che lui dimenticava di proteggersi.

Era ancora vicino. Grazie a Dio.

Dopo essere saltata in piedi ed esserci avvicinata di qualche passo all'acqua, Rinoa riuscì a vedere una figura indistinta verso la curva a est della spiaggia, che era stata invece invisibile al tramonto. Là c'era quello che poteva essere solo Squall, insieme a tutto il loro equipaggiamento. Sorrise scuotendo la testa, rimproverandosi per aver dubitato. Dopo tutto, abbandonarla avrebbe voluto dire che si era arreso ai sentimenti; una reazione che era tanto probabile quanto il fatto che lui alzasse bandiera bianca a un Lesmathor.

In dieci minuti, Rinoa si era cambiata, aveva ficcato nello zaino tenda e sacco a pelo ed era diretta alla spiaggia, proprio mentre il sole rivelava tutto quell'ambiente sereno. Nonostante il calore estivo che l'aveva portata a indossare solo pantaloncini di jeans e un semplice top bianco, osservò che Squall era coperto di pelle e cinture, inclusa la sua ormai famosa giacca con il colletto di pelo.

La maggior parte delle persone lo avrebbe classificato come pazzo o eccessivamente pudico perché si copriva costantemente, sempre a scegliere la cautela rispetto alla comodità. Ma Rinoa era ben abituata a ogni sua idiosincrasia. Sapeva delle cicatrici che gli coprivano la maggior parte del corpo, sbiadite ma ancora visibili, della loro battaglia con Artemisia, che lui preferiva non far vedere. Sapeva che ogni giorno, da quando erano tornati, sentiva un gelo inaccessibile che gli rendeva difficile concentrarsi senza essere vicino a una fonte di calore. Sapeva che la pelle lo faceva sentire al sicuro, intoccabile, come se ogni abuso verbale e fisico che gli venisse gettato addosso rimbalzasse semplicemente senza ferirlo. Sapeva che poteva davvero cadere a pezzi senza un frammento di armatura, che fosse la sua spada o l'uniforme SeeD o il ciondolo di Griever, che lo teneva metaforicamente insieme.

Si diceva che la sua esperienza nella Compressione Temporale lo avesse reso, letteralmente, uno con il sangue freddo. Forse era vero. La cosa la rese solo più determinata a forzare, alla fine, un po' di calore nelle sue vene.

"Buongiorno!" gridò quando lui poté sentirla, agitando con vigore una mano sopra la testa. Squall, nel mezzo del gesto di chinarsi per prendere qualcosa dalla spiaggia, si voltò per salutarla.

Doverosamente, lei rallentò mentre lui la guardava dalla testa ai piedi. Dalla maggior parte degli uomini, avrebbe considerato uno sguardo del genere come lascivo, ma Squall molto probabilmente si stava solo assicurando che lei non indossasse nulla che le rendesse più semplice affogare.

"'Giorno," rispose lui mentre continuava a raccogliere qualcosa dalla sabbia e si tirava su. La guardò dalla testa ai piedi ancora una volta mentre lei faceva gli ultimi passi, e socchiuse gli occhi, critico. "Avrai freddo."

"No invece." Con un grugnito, Rinoa gettò lo zaino sulla pila di roba che aspettava di essere raccolta, e poi si pulì le mani dalla terra. "Ci sono tipo venti gradi, e si sta scaldando. Sarai tu a bollire."

"Strati," spiegò lui indicando la maglietta bianca con lo scollo a V visibile dal colletto. Anche se entrambi sapevano che la probabilità che si togliesse un indumento era pari a zero. "Chiave per viaggiare nelle zone selvagge. Giuro di avertelo detto un milione di volte."

"Infatti. Probabilmente."

"Allora prendi una giacca, non si sa mai. Che ne dici di quella impermeabile che ti ho comprato?"

Rinoa fece una smorfia, rubando uno sguardo al suo zaino mentre ricordava il caos costretto al suo interno. "Preferirei correre semplicemente il rischio."

"Andremo in barca. Ti bagnerai."

"Forse mi piace bagnarmi?"

A quel punto, con un ultimo sguardo furioso, Squall cedette e le voltò le spalle. Rinoa fece un sorrisetto.

Troppo facile.

Rimasero in silenzio alcuni minuti mentre il sole sorgeva completamente all'orizzonte, bagnando entrambi di un'ondata di calore dorato, che fece sudare immediatamente Rinoa. Senza che nessuno si sorprendesse, Squall rimase imperturbabile.

"La barca è in ritardo," borbottò ruotando qualcosa tra le dita. "Ricordami di non lasciare la mancia."

"Non importa, no? Non è che abbiamo appuntamenti nel posto desolato dove andremo."

"Vero. È solo..." Fece un movimento improvviso, veloce e feroce. Come qualunque altro dei suoi attacchi perfettamente calcolati. Lei fu a malapena in grado di capire il lancio prima che fosse completato, e l'oggetto, una pietra, volò sulla spiaggia. In un arco perfetto e fluido colpì l'acqua e rimbalzò immediatamente. Rimbalzò ancora e più veloce di quanto lei avesse mai visto, in una successione di almeno sei bellissimi salti prima di essere inghiottita dal mare.

"Irritante," terminò la frase lui, con gli occhi bassi già alla ricerca di una nuova pietra. "La puntualità è un requisito base di queste attività. Me lo aspetto, come minimo."

Rinoa voleva rispondere, ma si trovò con la bocca fissa spalancata, e incapace di fare altro che aprirla e chiuderla come un pesce.

Era impossibile.

Due giorni. Due giorni interi che aveva provato a trovare qualsiasi tipo di roccia su quella spiaggia che rimbalzasse sull'acqua, e aveva fallito. Doveva essere un colpo di fortuna. La fortuna del principiante. Nessuno era così-

Come per sfidare i suoi pensieri, Squall si chinò e prese un'altra vittima apparentemente casuale dalla spiaggia. Senza pensarci due volte, la gettò verso l'oceano. Di nuovo, funzionò. Ancora meglio questa volta, con la pratica. Dieci salti completi. Rinoa incrociò le braccia sul petto con rabbia a malapena celata.

Era ridicolo.

"Lo stai facendo male," non poté evitare di criticare fingendo noncuranza mentre lui si chinava a prendere un'altra pietra. "Stai troppo abbassato, fai tiri troppo deboli e, sinceramente, i tuoi vestiti sono troppo stretti per una lancio abbastanza fluido."

Squall incontrò i suoi occhi, lanciandole uno di quei sorrisetti sicuri di sé che le faceva stringere i denti e fluttuare il cuore. "Non sapevo che mi stessi dando dei voti, signorina Heartilly."

"Non è così.. Ti conosco e basta. E so che se vuoi fare qualcosa, vuoi farla bene. Giusto?"

Squall annuì. "La maggior parte delle volte, sì. Ma di solito non applico questi principi a cose praticate soprattutto da bambini. Nessuno si allena per creare la pallina bagnata di sputo più impressionante."

"Palline bagnate di sputo. Granate. Considerale sorelle. Sei stato tu a insegnarmi che non vale la pena fare niente se non la fai bene. Ora allarga di più le gambe."

Il Comandante sollevò un sopracciglio, incredulo, ma non vedendo alcun umorismo negli occhi di lei, fece come gli era stato ordinato. Continuò a stringere forte il sasso che aveva scelto.

"Ora." Rinoa osò avvicinarsi di un passo, stranamente tutta professionale mentre gli prendeva la mano e lo costringeva a portarsela al petto. "Questa è l'altezza che vuoi avere. All'incirca a un angolo di trentacinque gradi da terra. Questo per via dell'aria. Se non ce ne fosse, se lanciassi su un lago tranquillo, dovrebbe essere quarantacinque gradi. Comunque, dovrebbe colpire l'acqua a circa dieci-venti gradi. Capito?"

Di nuovo lui annuì, stavolta con un respiro esagerato. "Capito."

"Bene. Dovresti anche essere perpendicolare al lago." Senza pensare, si allungò per toccargli i fianchi e metterlo in posizione, ma Squall intuì ed evitò la mossa.

"So cosa vuol dire perpendicolare," borbottò come fosse scocciato, ma un inevitabile rossore gli sfiorò le guance mentre si metteva in posizione. Rinoa sorrise di fronte all'evidenza che, di fatto, non poteva avere il sangue freddo.

"Bene. Bene. Ora ovviamente devi scegliere una pietra adatta. Una che sia liscia e piatta, senza imperfezioni."

Guardò quella che teneva in mano e si imbronciò subito. "Quella decisamente non va bene."

Squall aprì il palmo e guardò la sua arma prescelta, confuso. Era piatta. Era liscia. Non era perfetta ovviamente, con strani segni e graffi, ma decisamente abbastanza buona. "Questa andrà bene," insistette, sistemando le dita in quella che gli sembrava la posizione più naturale per un lancio. Ma Rinoa era stranamente severa su questo elemento.

"Non va abbastanza bene," insistette, esaminando la spiaggia alla ricerca di un'alternativa adatta. "Le imperfezioni prenderanno le onde e la faranno affondare. Non ha senso."

"Non ha senso comunque," ribatté lui. "Stiamo lanciando pietre, non facendo un intervento chirurgico."

"Non vuoi farlo bene?"

"Considerando che si fa per perdere tempo, lo stiamo facendo bene. Mostrami e basta come lanciare, se sei così brava."

"Leonhart..." grugnì lei.

"Heartilly..." ribatté lui.

Si fissarono l'un l'altra per un minuto buono, sfidando l'altro a cedere. Non vedendo altra scelta se voleva partire prima del prossimo secolo, Rinoa scelse infine di cedere, aspettandosi un completo fallimento. Fece un passo accanto a lui, più vicina di quanto avesse mai osato prima, e lo circondò per coprire la sua pietra imperfetta con le mani.

Questa volta lui non la respinse. Rimase lì e basta, solido come una statua, e la lasciò lavorare.

"Il pollice e l'indice," iniziò lei, prendendogli le dita nelle mani. "Dovrebbero stare sul bordo stretto, prendendolo da tutti e due i lati. Lo senti? È sicuro?"

Dopo un profondo respiro, lui annuì. "Sì."

"Bene. Ora... per prima cosa, devi essere più vicino all'acqua." Insieme, barcollarono per qualche altro passo lungo la spiaggia, fino ad avere la marea quasi sulle punte dei piedi. "Come ho detto, gambe larghe e perpendicolari. Venticinque gradi sopra l'acqua. Tira forte e tira veloce. Il giro è più importante della velocità. Ora... vai e basta!"

Con un tempismo degno della sua reputazione, Squall fece come ordinò lei con esecuzione perfetta. La pietra atterrò all'angolo ideale di dieci gradi sull'acqua, e rimbalzò non una, non due, ma ventisei assolutamente strabilianti volte. APPENA sotto il suo record, dopo anni sia di pratica che di competizioni con tutti i ragazzi di Deling City. Non poté fare altro che guardare con occhi spalancati e confusi mentre lui faceva un rilassato passo indietro sulla spiaggia e si metteva le mani in tasca, con lo sguardo fisso sulle onde.

"Mmh," fece lui dopo un silenzio stranamente lungo. "Chi l'avrebbe detto... avevi ragione."

Un'istantanea irritazione per il suo apparente shock fu sufficiente a riscuoterla. "E perché sembri così sorpreso?"

"Per via della faccenda del sasso." Poi si chinò per prendere un'altra pietra a caso dalla spiaggia, sollevandola tra le dita perché potessero esaminarla entrambi. Come la sua scelta di prima, questa era liscia e piatta, ma segnata da graffi e imperfezioni che la rovinavano. "Hai detto che ti serve una pietra perfetta, o non ha senso. Anche se non lo faccio da molto, non sono d'accordo."

Di nuovo, Rinoa incrociò le braccia sul petto a mo' di sfida. "Non lo fai da quando lo faccio io. Preferisco non basare il risultato sulla fortuna."

"Non è affatto fortuna," spiegò lui, gettando la pietra in aria e riprendendola. "I segni sono ciò che la rende perfetta, noto. È molto più semplice da stringere e farle fare un buon giro, a differenza di una pietra perfettamente liscia. Ecco." Gliela lanciò e lei non ebbe altra scelta che afferrarla in maniera un po' imbranata. Con un sorrisetto, lui annuì verso l'oceano. "Provaci. Buttala."

Anche se la sua reazione iniziale fu di gettarla a terra, alzare gli occhi al cielo e dargli del pazzo, Rinoa inghiottì tutti quegli istinti offensivi e osò crederci. Senza altro incoraggiamento, si mise in posizione e si preparò. Una dolce rotazione, un caratteristico stringere delle dita sul bordo ruvido della pietra, un giro, un rilascio ed eccola partita! La guardò con il respiro sospiro mentre roteava verso l'acqua.

Alla fine, rimbalzò una volta. E poi due. Il sorriso di Rinoa divenne quasi doloroso quando continuò per tre, otto, quindici, venti, ventisei, trentaTRÉ volte! Oltre il suo record! Non poteva crederci! Infatti, non ci credette.

"Squall!" strillò a volume quasi inumano, stringendogli entrambi i lati della giacca mentre lo attirava più vicino. "Dimmelo adesso. Quante volte ha rimbalzato?"

"Trentasei," confermò lui con occhi pieni di confusione, senza sapere perché importasse.

"Trentasei!" urlò Rinoa, e continuò con una risatina innaturalmente stridula che cercò velocemente di soffocare con la mano. "Scusa. Solo che - non posso crederci! Trentasei! Per tutta la vita..." Con una sforzo tremendo, inghiottì lo sproloquio su come infrangere quel record fosse stato il suo unico obiettivo dell'infanzia sin da quando era morta sua madre. Non voleva che sapesse quante ore aveva passato su così tante rive semplicemente a cercare di rompere il mistero della sua mancanza di miglioramento. Francamente, era un comportamento compulsivo e leggermente folle che nessuno avrebbe dovuto divulgare liberamente. Soprattutto con qualcuno che si sperava che, alla fine, l'avrebbe accettata come compagna.

Poi, con grande sforzo, gli lasciò andare la giacca e lisciò le pieghe che aveva fatto stringendo. Fingendo che lui non avesse confermato nulla di più eccitante del suo numero di scarpe.

"Avevi ragione," concesse, sempre evitando i suoi occhi mentre gli toglieva sabbia invisibile dalle maniche. "Una danneggiata ha finito per essere perfetta. Più che perfetta. E pensare a tutto il tempo che ho perso a cercare-"

Senza avvertimenti, lui alzò la mano per stringerle la sua, proprio mentre lei iniziava a pulirgli la spalla. Rinoa alzò gli occhi spalancati su quelli di lui, insieme spaventati e inesplicabilmente pieni di energia. Un'altra ondata di emozione le permeò la mente, più forte che mai a quella distanza ravvicinata. E anche se, come d'abitudine, bloccò una traduzione, le emozioni presenti erano in qualche modo un miscuglio più disordinato del solito. La frustrazione e l'ansia che si aspettava c'erano, ma sembravano nascere da qualcos'altro, stavolta. Era qualcosa di nascosto da molto, seppellito nel profondo dentro di lui, che stava cercando con gli artigli di uscire. Qualcosa di feroce e primordiale che lui lottava per contenere, ma stava proprio cominciando ad arrendersi.

La pura forza di questa cosa che spingeva contro qualsiasi barriera la spaventava un poco. Ma solo un poco. Ancora di più, desiderava di vederla libera. Solo per vedere cosa sarebbe successo. A prescindere da cosa le sarebbe costato.

Con un respiro profondo, guardò mentre lui si sporgeva un pochino verso di lei.

Invece no. Non l'avrebbe fatto. Era il caldo, decise, che le incasinava la testa. Poteva sentire che iniziava a consumarla, il sole sulla sua pelle creava subito gocce di sudore ovunque la toccasse. La mano di Squall sulla sua si spostò per intrecciare le loro dita. Era freddo come il ghiaccio, anche attraverso la pelle dei guanti. Così godibile. Cosa non avrebbe dato per avere quella freddezza che le avvolgeva le spalle, i polpacci... tutto.

"Rinoa," sussurrò, con un tono basso e gutturale nella voce che non sentiva da quasi un anno.

Un unico rumore fortissimo interruppe il momento.

Se in effetti c'era un momento da interrompere. Con disinvoltura, come se lo facesse ogni giorno, Squall portò lentamente in basso le loro mani, prima di lasciarla andare. Senza nulla più che una smorfia di scusa sulle labbra, si mosse poi verso la pila del loro equipaggiamento, lasciando Rinoa senza parole a fissare l'oceano.

Dopo aver sbattuto le palpebre alcune volte per schiarirsi i pensieri, notò il piccolo yacht che usciva dalla nebbia dell'alba e si dirigeva verso di loro. Un altro colpo di sirena, e confermò di essere il malvagio interruttore. Tardi, ma non tardi abbastanza.

Dannazione.

"Rinoa," la chiamò Squall, con qualsiasi traccia di vicinanza svanita. Con un sospiro si voltò a guardarlo, aspettandosi del tutto un ordine abbaiato di sistemare lo zaino come si doveva o, forse, buttarsi nella schiuma per fare cenno alla barca di fermarsi. Non pensava che non fosse da lui, nessuna delle due cose.

Invece, con suo shock e gioia, lui le allungò la sua proprietà più preziosa; la custodia del suo gunblade. Il peso la fece barcollare un poco, ma quando recuperò l'equilibrio lo fissò ad occhi spalancati e increduli.

Di nuovo, come faceva solo per lei quando lei faceva qualcosa di divertente o sciocco, Squall sorrise.

Hyne le perdonasse l'idiozia, ma avrebbe perdonato qualsiasi cosa anche solo per la possibilità di vedere quel sorriso.

"Occhio per occhio," disse lui prima di picchiettare affettuosamente sulla custodia. "Mi hai insegnato come far rimbalzare pietre. Forse, se ti va, potrei insegnarti qualche manovra difensiva una volta che arriviamo da Edea. Ci stai?"

Rinoa sbatté le palpebre. Per Squall, fare cose con il suo gunblade era ancora più solenne che farsi toccare in qualsiasi altro punto. Era abbastanza per far paura al cuore di qualunque creatura a sangue caldo. Per non parlare del fatto che Quistis e Cid erano stati abbastanza severi sul fatto che, come civile senza addestramento appropriato, lei facesse sforzi genuini per evitare di incasinare qualsiasi arma disponibile al Garden.

Nonostante questo, non poteva evitare di essere curiosa. Ed era Squall, il Comandante, a chiederglielo. Non un qualche studente casuale e cattivo. E forse, solo forse, questo "addestramento" era una scusa. Visto come era quasi finita con il lanciare pietre, forse... solo forse...

"Sì o no, Rinoa," la interruppe con impazienza, visto che lo yacht era a meno di un minuto di distanza. "Non è una domanda così difficile."

"Sì!" esclamò lei entusiasta, stringendosi la custodia al petto come fosse un prezioso animale di pezza. "Certo che sì! Gr-grazie."

"Non ringraziarmi ancora," rispose lui con un sorrisetto. "Speriamo che non ti spari."

E detto questo, corse lungo la spiaggia, indicando la pila di roba che aspettava di essere raccolta. Con la facilità di un uomo che passava più ore a muoversi che a star seduto, Squall sollevò due dei bagagli più grandi sulle spalle, e andò a incontrare la piccola imbarcazione sulla spiaggia.

Da sola con i suoi pensieri per un minuto di cui aveva davvero bisogno, Rinoa posò la testa contro il simbolo di Griever che adornava la custodia e sospirò un sospiro di genuina contentezza.

Una sola settimana di vacanza insieme rimasta, stavolta senza la distrazione di un progetto di scavi, e la promessa di una simulazione di battaglia da batticuore il giorno dopo.

Rinoa sorrise.

Non vedeva l'ora.

*****
Nota della traduttrice: questa storia, come c'è scritto anche nel capitolo 1, è da considerare un prequel a un'altra storia della stessa autrice, Possession. La storia è tuttora incompleta in inglese, ma quando verrà terminata sarà anche tradotta (abbiamo già il permesso). Alcuni comportamenti di Squall e Rinoa in questa storia sono più comprensibili alla luce di ciò che succede in Possession (ad esempio perché sono così "distanti"). Tra l'altro, l'inizio di Possession è praticamente ambientato subito dopo questa storia - ovvero quando sono da Edea.
Grazie a Little_Rinoa per il betareading e come sempre, i commenti saranno tradotti e inviati all'autrice. Alla prossima! - Alessia Heartilly

  
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